martedì 25 novembre 2014

Aspetti inerenti la resilienza e le modalità per svilupparla

Ciò che non mi uccide mi rende più forte”
Friedrich Nietzsche

In fisica il termine resilienza indica la proprietà di un materiale di resistere a stress, ossia a sollecitazioni ed urti, riprendendo la sua forma o posizione iniziale. (Immaginate di schiacciare pallina di tennis)
Sono molteplici le definizioni psicologiche del concetto di resilienza:
Rutter (1985) “the ability to bounce back or cope successfully despite substantial adversity”, cioè la capacità di “rimbalzare” (pallina tennis) o far fronte con successo alle avversità (sconfitte-disabilità);
Gordon (1995) pone l’enfasi “sull’abilità di crescere bene, maturare e aumentare le proprie competenze di fronte alle circostanze avverse”.
Walsh (2003):
l’abilità di resistere e far fronte (rebound) alle sfide distruttive che a volte la vita impone, come un processo che coinvolge aspetti dinamici che sostengono, incoraggiano e promuovono l’abilità di lottare, superare gli ostacoli e andare avanti del soggetto al fine di poter vivere e amare pienamente
La resilienza è la capacità di un oggetto di recuperare la propria forma dopo un urto.
Per un individuo, essere resiliente significa essere in grado di tornare a vivere dopo aver “subito l'urto” di un evento spiacevole.
Rialzarsi dopo una malattia, dopo la perdita di una persona cara.
La resilienza è la dimostrazione che i punti di forza (fattori di protezione) possono superare i punti di debolezza (fattori di rischio).
Tecniche autobiografiche: raccontandosi gli individui fanno il punto sulla vita, riappropriandosi delle proprie risorse.
Perché si possa parlare di resilienza devono essere presenti un antecedente e un conseguente:
  • L’antecedente è rappresentato dalla situazione di avversità, di crisi significativa o trauma.
  • Il conseguente, invece, rappresenta il risultato (outcome) di tale organizzazione, come ad esempio l’adattamento positivo all’ambiente.
Generalmente la persona resiliente:
  • tende a “leggere” gli eventi negativi come momentanei e circoscritti e ritiene di possedere un ampio margine di controllo sulla propria vita e sull’ambiente che lo circonda; (locus of control interno-dipende da me)
  • tende a vedere i cambiamenti come una sfida e un’opportunità, piuttosto che come una minaccia.
  • di fronte a sconfitte e frustrazioni questi individui sono capaci di non perdere la speranza (traggono insegnamenti)
Abraham Maslow: “Lo stress è in grado di annientare le persone se queste sono fin dall’inizio troppo deboli per tollerare l’ansia e le difficoltà; altrimenti, se sono già sufficientemente forti da affrontare le avversità a viso aperto, esse le supereranno e si ritroveranno rafforzate, temprate e ancora più forti”
La resilienza, il cui significato è: “mi piego ma non mi spezzo” (mentre mi piego mi preparo).
Chi è resiliente, infatti, non si lascia abbattere da una sconfitta ma ne esce rafforzato, analizza i suoi errori e trova le giuste soluzioni per tornare a vincere.
È grazie a questa dote del carattere che si diventa campioni: alcuni ci nascono altrimenti la si può sempre coltivare.
Il concetto di resilienza è presente anche nelle persone che subiscono traumi, quelli che possiedono questa caratteristica non vanno incontro a stress acuti, o disturbi post traumatici di stress, ma ne escono più forti, con un valore aggiunto. (I resilienti individuano risorse e chiedono anche aiuto).
Se il vostro è un lavoro da “macho” (per esempio, se fate i muratori, i poliziotti o i vigili del fuoco), nella cultura del gruppo potrebbe esserci una norma non scritta secondo la quale esprimere, a voce o per iscritto, i propri sentimenti è un segno di debolezza.
Le ricerche hanno documentato Un miglioramento delle capacità di far fronte alle difficoltà quando le persone sotto pressione esprimono regolarmente per scritto ciò che provano.
Quanto più si diventa capaci di riconoscere, esprimere a parole e gestire i sentimenti, tanto meno si sarà inclini a perdere il controllo emozionale o a sviluppare patologie cardiovascolari.
(Cosa sento in questo momento, dove, com’è)
Elencate esperienze positive: Che cosa mi diverte fare? Che cos’è che scatena il mio entusiasmo?
C’è qualcosa che vorrei fare e che invece continuo a rimandare?
Con chi amo condividere le belle esperienze?
Ci sono aspetti positivi della mia vita che tendo a ignorare?
Riducete le esperienze negative. Se sentite costantemente sul collo il fiato del vostro capo, invece di trattenervi in mensa potete andarvene a fare una passeggiata. Se le immagini di morte e distruzione che trasmettono i telegiornali della sera vi mettono a disagio, non dovete far altro che spegnere la TV
Diventate osservatori. Osservate con attenzione i modi in cui reagite agli altri. Cercate di guardarvi come farebbe un testimone esterno, come se si trattasse di una scena teatrale da riprendere con una vido-camera. Cercate di individuare le varie possibilità alternative di risposta.
Chiedete aiuto. Anche se in famiglia avete sempre rappresentato la figura “forte” di riferimento, non c’è niente di male a chiedere ai vostri familiari di aiutarvi, di sostenervi emozionalmente e di incoraggiarvi. (In questo momento ho bisogno di aiuto).
Ci si riprende meglio se si manifestano i propri sentimenti ai familiari, a un amico o a un gruppo di sostegno. (defusing, debriefing, alcolisti anonimi) Un amico vi starà ad ascoltare, se cedete al pianto – una reazione spesso utile – saprà aspettare.
Chiunque si sforzi di agire come se non si sentisse mai alterato o infelice è in realtà più fragile di chi ammette apertamente di avere bisogno di consigli e aiuto.
Moltiplicate le esperienze positive. Le esperienze positive e piacevoli, infatti, rivitalizzano, rafforzano le difese contro le tossine emozionali e forniscono nuove energie per mantenersi forti nelle circostanze avverse.
Lo psichiatra William Glasser Ha intervistato decine di persone uscite in eccellenti condizioni da svariate esperienze di pressione estrema, nel tentativo di scoprire come hanno fatto a evitare l’esaurimento (il cosiddetto burnout).
E’ emerso che la maggior parte di costoro era affetta da una sorta di “dipendenza positiva”, ossia avevano un’attività prediletta, come per esempio la bicicletta o il jogging, che si sentivano tenuti a praticare.
Tra le attività emozionali gradevoli si possono annoverare iniziative come trascorrere del tempo in compagnia di un caro amico, portare i figli in posti che amano, cucinare una cenetta per una persona che ci piace, godersi una festa in famiglia, vedere un film divertente o fare qualcosa di speciale con la persona che si ama.
Ridere è una potente medicina!
Rollo May affermava che “l’umorismo ha la funzione di preservare il senso di sé (…) E’ la strada maestra per porre una distanza tra sé e il problema, un modo di starsene da parte e di guardare il proprio problema con distacco”. (Mario Farnè, Guarir da ridere La psico-biologia della battuta di spirito, Bollati boringhieri, Torino, 1995, p. 117).
I processi di guarigione e riparazione dell’organismo operano al meglio quando non si fa niente.
Ecco alcune attività passive:
  • sedersi ad ascoltare musica con gli
  • meditare,
  • farsi fare un massaggio,
  • rilassarsi nella vasca da bagno o nella sauna,
  • farsi un pisolino, riposare o semplicemente sedere all’aperto senza far nulla.
Le persone più resilienti sono come bambini mai cresciuti. Uno spirito curioso e giocoso contribuisce direttamente alla resilienza, perché il non prendere le cose troppo sul serio e il porre domande aiuta a scoprire come uscire da circostanze difficili.
Gli individui che dopo aver vissuto un evento negativo attivano un processo resiliente non rimangono “intrappolati” nel dolore ma risanano le ferite assumendosi il controllo della propria esistenza e riorganizzando la propria vita.
Essere resilienti implica il percepire al tempo stesso il dolore e il coraggio, affrontando le difficoltà grazie alle proprie risorse personali, relazionali e contestuali.
Come reagite voi a situazioni di estrema difficoltà?
  • Alcuni esplodono a livello emozionale: vanno in escandescenza, vorrebbero scaricare su chiunque li circondi la loro rabbia e frustrazione. C’è anche chi si abbandona a violenze fisiche.
  • Altri si comportano in modo opposto: implodono, entrando in uno stato di confusione e ottundimento. Si sentono così impotenti e travolti dagli eventi da non tentare neppure di affrontare la situazione.
  • Alcuni tendono a raffigurarsi come vittime, rimproverando agli altri di distruggere la loro vita.
  • C’è un gruppo, quello formato dalle persone che superano la difficoltà contingente, si sintonizzano rapidamente sulla nuova realtà e affrontano immediatamente le sfide che questa pone. Costoro si rimettono prontamente in piedi e spesso innescano una spirale positiva, più forti e migliori di prima.
Le persone dotate di alta resilienza sono flessibili, sanno adattarsi con prontezza a nuove situazioni, prosperano nel turbine del cambiamento.
Quando si comprende con prontezza l’inattesa nuova realtà, la resilienza si rafforza e, al contrario, si indebolisce se si ha difficoltà a capire la nuova situazione. Che stiate facendo una passeggiata o reagendo a un’emergenza, siete sempre aperti, all’erta, ricettivi rispetto alle circostanze esterne, agli eventi o nuovi sviluppi.
Quando vi imbattete inaspettatamente in una grave difficoltà, elencate domande del tipo:
Che cosa sta accadendo? Qual è la gravità di quel che accade? Di quanto tempo dispongo? E’ urgente? Devo fare qualcosa? Qual è il mio ruolo in questa faccenda? Poi cercate le risposte più in fretta che potete.
Il non fermarsi davanti a imprevisti, il non mollare, il “piegarsi ma non spezzarsi”, l’essere resilienti permette di rialzarsi più forti e determinati di prima ogni volta che c’è un impedimento, permette di ricominciare con più entusiasmo di prima, con più coraggio, con più esperienza, con più sicurezza.
Infatti è importante essere consapevoli nel “qui e ora” di quello che si fa, momento per momento, facendo ogni cosa con la massima attenzione e concentrazione, non lasciando niente al caso, curando i minimi particolari, senza distrazioni.
Si definisce resilienza la capacità di resistere alle frustrazioni, agli stress, in generale alle difficoltà della vita. La resilienza permette la ripresa dopo un evento traumatico, dopo un infortunio, dopo una sconfitta. La persona resiliente possiede propensione a ricercare strategie creative di fronte alle difficoltà, di fronte alle difficoltà bisogna studia, documentarsi, informarsi su cosa fare, come fare, su chi rivolgersi e ci si impegna per questo, per essere protagonista.
La persona resiliente possiede risorse personali, autostima, attitudine ad apprendere dall’esperienza, importanti relazioni familiari, amicali e una buona rete di relazioni formali e informali.
L’avere accesso a relazioni supportive, più o meno prossime, è un fattore protettivo.
Bisogna sapere su chi contare, su chi rivolgersi per ottenere sostegno, per ottenere supporto.
La persona resiliente affronta i problemi in modo costruttivo, sa uscire dalle situazioni difficili.
Essere resilienti significa essere duttili e flessibili, accettando di sbagliare, sapendo di poter rivedere e correggere le proprie azioni.
Sentimenti come il piacere, l’allegria, l’appagamento, la soddisfazione per il proprio lavoro, l’amore e l’affetto, unitamente a qualche bella risata e a momenti calorosi trascorsi con gli amici, rafforzano le capacità mentali essenziali alla soluzione dei problemi.
Ridere abbassa la pressione, è un toccasana per l’umore aiutando l’individuo a liberarsi delle emozioni spiacevoli. Alcuni tipi di attività gradevoli accrescono la forza di resilienza. Il gioco, per esempio, contribuisce a sviluppare capacità fisiche, autocontrollo e conoscenze, oltre a migliorare la salute.
I piacevoli momenti trascorsi con gli amici rafforzano il sistema immnunitario e arricchiscono il patrimonio di risorse sociali cui si può attingere in tempi difficili.
Le energie accumulate nelle fasi positive sono durevoli. Restano a nostra disposizione per quando saremo colpiti da un evento avverso o ci troveremo ad attraversare un lungo periodo di difficoltà.
Prendersi il tempo per ridere, apprezzare i momenti piacevoli e godere delle piccole cose sono atteggiamenti che influiscono sul cervello e sul sistema nervoso potenziando le abilità di problem solving e questo, a sua volta, rafforza la resilienza.
Tra i fattori individuali che promuovono la resilienza vi sono:
  • avere relazioni sociali intime;
  • flessibilità/adattabilità (essere cooperativi, amabili e tolleranti e inclini al cambiamento);
  • essere assertivi e saper chiedere aiuto;
  • sensibilità interpersonale;
  • autoefficacia;
  • locus of control interno;
  • capacità di porsi obiettivi e di trovare strategie adeguate per conseguirli;
  • progettualità futura;
  • ottimismo;
  • senso dell’umorismo;
  • rete sociale di supporto informale.

Bibliografia
Bonfiglio N.S., Renati R., Farneti P.M., La resilienza tra rischio e opportunità. Un approccio alla cura orientato alla resilienza, Alpes, Roma, 2012.
Mario Farnè, Guarir da ridere La psico-biologia della battuta di spirito, Bollati boringhieri, Torino, 1995.
Hart William, LA MEDITAZIONE VIPASSANA come insegnata da S.N. Goenka Un’arte di vivere, Edizioni ARTESTAMPA, 2011, Modena.
Idea Sport, Notiziario della Confsport Italia, Anno IV, n. 12, Dicembre 2012, pp. 9-11.
Sielbert A., Il vantaggio della resilienza, come uscire più forti dalle difficoltà della vita. Edizioni AMRITA, Torino, 2008.
Simone M., Psicologia dello sport e non solo, Aracne editrice, Roma, 2011.
  • Psicologia dello sport e dell’esercizio fisico. Dal benessere alla prestazione ottimale, Sogno Edizioni, Genova, 2013.
  • O.R.A. Obiettivi, Risorse, Autoefficacia. Modello di intervento per raggiungere obiettivi nella vita e nello sport, Edizioni ARAS, Fano, 2013.
  • Sviluppare la Resilienza Per affrontare crisi, traumi, sconfitte nella vita e nello sport.

Psicologo Psicoterapeuta
380-4337230

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