lunedì 20 aprile 2015

Non si smette di essere ultramaratoneta, o si è o non si è

Chi sceglie di essere ultramaratoneta e di partecipare a gare estreme sembra che non abbia limiti, vuole andare avanti, vuole cercare competizioni sempre più dure, difficili, e solo l’infortunio, l’incidente, un malessere può fermarli. Quindi si smette per motivi di salute, per logorio, impossibilitati a continuare. Si smette a malincuore, si vorrebbe essere invincibili, imbattibili, supereroi, infiniti, quasi immortali.
Ho chiesto a diversi ultramaratoneti: “Hai mai pensato di smettere di essere ultramaratoneta o Ironman?”, ecco le risposte:
“Non ho mai pensato di smettere ma nel momento di massino entusiasmo e di ottima forma fisica, ho dovuto fermarmi a causa di gravi problemi fisici dovuti alla gara più estrema alla quale ho partecipato, la Sparta Atene di 245 km, nell’ottobre del 2011. Dopo 172 km, sono stato costretto a fermarmi e lo sono fino a tutt’oggi!”
“Sono ancora giovane, semmai penso a come fare di più e meglio.”
“Fosse stato per me, non avrei smesso mai. Però ho smesso di correre le ultramaratone nel 2007, perché ormai la componente di sofferenza era diventata superiore alla gioia e alla soddisfazione della corsa. Per me è stato sempre importante, essendo un amatore, nel vero senso della parola, divertirmi e quando la corsa non è stata soprattutto divertimento ho deciso a malincuore di smettere. Conservo però la mentalità dell’ultramaratoneta e sono capace in qualsiasi momento, anche a corto di allenamento di percorrere lunghe distanze perché sono corazzato mentalmente a sopportare la grande fatica, nella corsa e nella vita (in media lavoro dalle 12 alle 16 ore al giorno).”
 “Noooooooooooooooooooooooooooooooooooooo.”
 “No, ora le maratone sono in funzione di allenamento per le gare più lunghe. Fino a quando ce la farò continuerò ad essere un ultramaratoneta.”
“Mai !!!”
 “Si. Lo scorso anno. Da allora non ho più corso ultramaratone. Ma sto pensando di tornare a correre il Passatore.”
“No mai, non si smette di esserlo o si è o non si è.”
“Quando correre ultramaratone diventerà sofferenza pura, quando ragioni familiari o lavorative me lo impediranno o se per ragioni fisiche non sarò più adeguato a questi forzi estremi rinuncerò serenamente consapevole che è passato il tempo per questa attività che amo.”
“Non ci penso proprio a smettere a meno che non ci sia un serio infortunio.”

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