martedì 5 maggio 2015

Marinella Satta: Una gara di 10 giorni oppure fare la maratona palleggiando con 2 palloni


Alcuni anni fa, il sogno nel cassetto
di Marinella Satta, nata a Domusnovas (Cagliari) e Residente in Torino, era il seguente: “Mi piacerebbe fare una gara di 10 giorni, oppure provare a fare la maratona palleggiando con 2 palloni. Appena mi capita l’occasione, spero presto, proverò a fare la maratona con 2 palloni.”

Marinella ora è una ultramaratoneta, ma ha sempre avuto lo sport nelle vene, ha sempre fatto sport ed a un certo punto del suo percorso ha scoperto di avere potenzialità inimmaginabili di ultrarunner, infatti su invito partecipa ad una maratona con soli due allenamenti portandola a termine con un risultato soddisfacente tanto da diventare una passione vitale.
Ecco come qual è stato il suo percorso per arrivare a disputare competizioni di corsa di più giorni e le più strane e meno immaginabile, e ciò che succede anche per altri ultramaratoneti, sorprendere se stessi ed il mondo con sfide sempre più strane, difficili, impensabili.
Qual è stato il tuo percorso per diventare ultramaratoneta?
Per puro caso. Ho cominciato a praticare sport a 12 anni, nel lontano 1969- Ho giocato per 15 anni a basket in Serie C/B. Il 25 aprile del 1978, invitata da un amico, ho partecipato alla mia prima gara podistica, in provincia di Torino, di circa 15 km. Correndo abbastanza bene, stanca ma soddisfatta. La mia prima maratona la ricordo molto bene, fu il 12 ottobre 1980, 1° Campionato Italiano di maratona femminile a Rieti. Arrivai 6- in h 3,25. Per me fu come se avessi vinto la maratona, in quanto partecipai invitata da Elena Dugongo, grande maratoneta italiana. Io non volevo neanche partecipare, in quanto non preparata e poi la settimana dopo la maratona iniziava il campionato di basket di serie C- Il mio allenamento di preparazione della maratona fu che la settimana prima, ossia il lunedì e il mercoledì feci circa 20 km in h 1,30 –il martedì-giovedì e venerdì allenamento di basket- partenza sabato mattina per Rieti e domenica maratona.

Non si smette di essere ultramaratoneti, è la passione che spinge ad andare avanti e oltre, finché la salute assiste.
Hai mai pensato di smettere di essere ultramaratoneta?Spero di no- finché riesco a correre o camminare e la salute mi assiste, continuo.”

Ed è importante la salute per continuare a coltivare questa passione che comporta ore ed ore di allenamenti e gare, quindi è importante ascoltare le proprie sensazioni corporee, i messaggi che manda il corpo, senza trascurarlo ma prendendosene cura e facendo analisi ed accertamenti accurati per prevenire probabili ed eventuali infortuni, questo lo sa bene Marinella.
Hai mai rischiato per infortuni o altri problemi di smettere di essere ultramaratoneta? Si, febbraio del 2014- Dopo aver fatto delle visite di controllo, facendo l’ecocardiogramma  privatamente da un medico non sportivo- mi indirizza direttamente all’ospedale per fare accertamenti più accurati, in quanto pensava che avessi un infarto in atto. Andai subito all’ospedale (premetto che non stavo per niente male), quando arrivai in ospedale, mi ricoverarono con codice rosso (al che mi spaventai abbastanza) e mi ricoverarono in terapia intensiva per 3 giorni, facendo tutti gli esami del caso, compreso la coronarografia. Meno male che tutti gli esiti erano a posto. Ho dovuto recuperare tutti gli elettrocardiogrammi degli anni precedenti, praticamente ho il cuore d’atleta. Da allora, però, quando mi sento più stanca e stressata del solito, faccio la gara con molta più tranquillità prendendomi tutte le pause necessarie.”
Usi farmaci, integratori? Per quale motivo?Attualmente prendo la cardioaspirina. In genere non prendo medicine o integratori.
Ai fini del certificato per attività agonistica, fai indagini più accurate? Quali?In genere no, a meno che sia il medico sportivo a consigliarmi esami particolari.”
E’ successo che ti abbiano consigliato di ridurre la tua attività sportiva?No, anche perché non mi sono mai allenata oltre le 2 ore di corsa, per motivi di tempo, lavoro o famiglia. Quindi continuo a correre a sensazione.”
In questo tipo di sport la passione è tanta che ti fa andare avanti e poi la cosa bella è che dopo competizioni di lunga durata dove le risorse energetiche vengono svuotate e si ha difficoltà a reintegrarle in tempo ed in giusto modo, la fame è tanta, l’organismo ha tante voglie, e non c’è preoccupazione di rimpinzarsi troppo, perché poi si brucia tutto".
Cosa ti spinge a continuare a essere ultramaratoneta?La passione, lo star bene e il fatto che posso mangiare quello che mi pare.”

Si ha voglia di provare ad alzare sempre un po’ l’asticella e cercare di fare qualcosa di gradualmente un po’ più difficile o in condizioni un po’ considerata più estrema, per stupire, sfidare se stessi, perché gli altri ne possano parlare, per raccontare a se stessi ed a gli altri delle gesta, delle imprese riuscite ed un tempo impensabili.
Hai sperimentato l’esperienza del limite nelle tue gare?Forse, correndo la 6 giorni o la 48 ore su tapis-roulant.
Ma la 48 ore tapis roulant è una gara o allenamento tuo? Puoi spiegare come l'hai sperimentato l'esperienza del limite?Ho avuto occasione di fare una 48 ore su tapis roulant dietro invito di Pasquale Prandi. Lui voleva fare il record italiano di 48 ore su tapis roulant e ha chiesto se c'era qualcuno disponibile a fare la 48 ore su tapis-roulant. Ho risposto di sì. La gara è stata effettuata nel centro della piazza principale di Potenza il 17-18 dicembre 2013, eravamo in 3 a fare questa manifestazione. Ho corso per km 219. Mentre si correva per la 48 ore, in piazza c'erano altri tapis roulant, per le persone disponibili a correre insieme a noi. Comunque ho corso anche una 24 ore per km 151 e una 12 ore per km 88, sempre su tapis roulant. Per quanto riguarda la 6 giorni, è già 3 anni che partecipo alla 6 giorni del Pantano a Potenza. Bellissima esperienza. Specialmente quando cominciamo a sentire la stanchezza, la solidarietà tra atleti viene fuori. Alle volte basta anche un piccolo sorriso per farti dimenticare la stanchezza.
Quali meccanismi psicologici ti aiutano a partecipare a gare estreme?Provare a vedere se riesco a terminare la gara e sondare i miei limiti.”

Si diventa dei supereroi, degli immortali, di elevata autoefficacia e fortemente resilienti, si considera di poter far tutto se si vuole, niente è impossibile, se vuoi puoi.
La tua gara più estrema o più difficile?Forse la 1^ volta che feci la Pistoia-Abetone nel 1997, non conoscevo il percorso e le difficoltà. Mi dissi, se riesci a fare questa gara, sicuramente puoi fare tutte le gare che vuoi".

Se per i comuni mortali partecipare ad una maratona è ancora un’impresa che richiede una preparazione accurata di diversi mesi non trascurando nessun aspetto, per Marinella ogni distanza, ogni competizione si può affrontare e gestire semplicemente con l’esperienza e la sicurezza acquisita nel corso degli anni, quindi è sempre pronta a partire, a partecipare, a sorprendersi ed a sorprendere.
Cosa ti spinge a spostare sempre più in avanti i limiti fisici?Sinceramente non penso mai dove posso arrivare, le cose mi capitano da un momento all’altro. Tutte le gare strane che ho partecipato, sono sempre arrivate così all’improvviso, ho sempre deciso di partecipare nel giro di 1 mese o poco più. Quasi mai calendarizzato una gara.

E’ difficile coniugare questa passione che porta via tanto tempo per allenamenti e partecipazione a gare con il lavoro e la famiglia, a volte non si è supportati oppure bisogna fare delle scelte che al momento sembrano le più giuste.
Cosa pensano familiari e amici della tua partecipazione a gare estreme?Diciamo che sono sempre stata ostacolata.”
Come è cambiata la tua vita familiare e lavorativa?Niente in particolare, ho continuato a lavorare, a crescere i figli.
Se potessi tornare indietro cosa faresti o non faresti?Forse mi programmerei meglio la mia vita sportiva, avrei cercato qualche sponsor, avrei fatto meno sacrifici nella mia vita famigliare e lavorativa.”
Ti va di raccontare un aneddoto?Si, alla 1^ maratona di Rieti del 1980, quando vinse la maratona Maria Pia D’Orlando in 2h46’, lei aveva 46 anni, praticamente il doppio della mia età, la invidiai in senso buono, tra me e me dissi: 'a 40 anni anche io andrò in nazionale, se ci arriva lei a 46 anni non vedo perché non possa arrivarci io'. In effetti, per puro caso, a 42 anni, nel 1999, fui convocata in nazionale per partecipare al Campionato del Mondo della 100 km.”
Cosa hai scoperto del tuo carattere nel diventare ultramaratoneta?Passione, costanza.”

Marinella è determinata, quando si mette in testa una cosa la porta a termine prima o poi, se il suo sogno era di percorrere una maratona palleggiando con due paloni l'ha trasformato in realtà e abbiamo sentito parlare di lei.
Un'intervista a Marinella è riportata nel libro “Ultramaratoneti e gare estreme”, Prospettiva Editrice, 2016
Marinella è anche menzionata nei seguenti libri:
“Correre con la mente. Perché correre? Come iniziare? Superare le avversità, raggiungere obiettivi, realizzare sogni", pubblicato da Progetto Cultura.
“Sogni olimpici. Aspetti, metodi e strumenti mentali di competenza dello psicologo per trasformare il sogno olimpico in realtà”, edito da Aracne Editrice. Presentazione: Isabel Fernandez. Prefazione: Sonia De Leonardis.  
"Lo sport delle donne", edito da Prospettiva Editrice.
 “Sport, benessere e performance”, edito da Prospettiva Editrice, dove Marinella descrive i suoi tanti sogni che sono già divenuti realtà “Già il fatto di continuare a praticare lo sport è una grandissima soddisfazione. Forse non me ne rendo conto, però, se vado a vedere la mia carriera sportiva, sono riuscita a fare tantissimi risultati: la maratona, correre 12-24 e 48 ore su tapis-roulant; correre la maratona palleggiando; aver corso i 2˙000 m siepi senza aver mai provato le siepi; durante i World Master Game di Torino 2013, e fare pure il record italiano dei 2˙000 m siepi è una grande soddisfazione. Aver rappresentato l’Italia ai Campionati Mondiali della 24 ore e la 100 km per ben 8 volte. Essere riuscita a correre la 6 giorni.” Inoltre, Marinella racconta la gara della vita: “Forse quando ho vinto la 15a edizione della Stratorino”.

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