Il filosofo greco Anassagora
(500-426 a.C) immaginò un principio, chiamato mente, in grado di fornire alla
materia il suo peculiare ordine. Secondo la sua visione, infatti, tutta la
realtà è dualistica, costituita da mente e materia.
René Descartes, il filosofo e matematico francese del diciassettesimo secolo
che affermò, “Penso, dunque sono” (in latino “Cogito, ergo sum”), fece di più:
tracciò una netta distinzione tra mente e corpo. Per Descartes, la mente era
una sostanza immateriale responsabile del pensiero razionale,
dell’immaginazione, del sentimento e della volontà. Il corpo era legato alla
sfera materiale. Tutta la materia era completamente soggetta alle leggi della
fisica, tranne il corpo che era influenzato anche dalla mente umana, o volontà,
anche se è un’entità distinta. Il dualismo mente-corpo di Descartes costituì
per il pensiero occidentale il lavoro di preparazione alla separazione tra
teologia e scienza, materialismo e spiritualismo, corpo e mente. Egli sostenne
la distinzione, nell’ambito della scienza, tra fenomeni fisici o malattie e
quelle di natura mentale o emotiva. Sfortunatamente, questa concezione ha
segnato il pensiero occidentale nei secoli a venire portandoci a concentrare le
nostre attenzioni sulla parte per noi più nobile, ovvero la nostra mente,
scindendola e separandola dal mezzo che la nostra mente ha per interfacciarsi
con il mondo esterno, ovvero il nostro corpo. La maggior parte delle persone
sembra essere in grado di riferire su idee e pensieri ma fatica a riconoscere e
descrivere sensazioni, dà alle prime una dignità e un ruolo che non riesce ad
attribuire alle seconde, concepisce il corpo come qualcosa che possiede, ma non
come parte integrante del sé. La nostra cultura continua a ribadirci che il sé
non è corporeo ma mentale e che l’“Io” non si riferisce all’esperienza
corporea. Anche nel nostro vivere quotidiano, continuamente diciamo il “mio
corpo” e ciò che è mio, per definizione, è un oggetto al di fuori di me. Il
corpo diventa un non-sé perché l’identificazione avviene con gli aspetti
ritenuti superiori: la mente, la psiche, la personalità.
Sia la cultura sia i nostri
processi di pensiero ci inducono verso un processo di desensibilizzazione che
ci allontana sempre di più dalle nostre sensazioni
corporee: tuttavia la nostra esperienza