lunedì 12 gennaio 2015

Come può essere definita la relazione umana

Matteo SIMONE

Incontro reciproco di conoscenza dell’altro ed autoconoscenza che può portare benessere e continuità nella relazione che viene ricercata e voluta oppure può restare una semplice relazione dovuta a situazioni contingenti quali lavorative.

Gli aspetti principali che spingono ad intrattenere relazioni con l’altro possono essere l’attrazione per l’aspetto sessuale e quindi un interesse a conoscere e corteggiare per cercare di instaurare una relazione dove ci sia un incontro anche dal punto di vista sensuale, erotico e  sessuale. Ma non solo, la motivazione può essere data dal ricercare una persona che possa trovarsi in sintonia rispetto alle menti e al pensare della vita quotidiana o idealizzata ma anche nel dare e ricevere semplici attenzioni, nel prendersi cura dell’altro, nell’essere attento all’altro come modo di scambiarsi piccoli aiuti reciproci e sentire, sperimentare la presenza dell’altro e la presenza di se stessi per l’altro. 

Se ci pensi scopri che ti droghi pure te

Oramai si pensa che non è tutto frutto di predisposizione personale, di impegno, allenamento, c’è sempre un sospetto doping, si dice agli amici scherzando: “ma ti sei dopato?”.

A volte è vero, anche gli amici si dopano, certo non te lo dicono, lo sanno che è vergognoso, non è leale, è da personalità fragile, è da falliti.

Interessante il testo del brano musicale dei Nobraino dal titolo “Endorfine” che illustra come in qualche modo tutti si dopano: “Si droga il tipo che fa le gare con la bicicletta

Si droga quello con la sigaretta e la slot machine

Si drogan tutti durante l’ora dell’aperitivo

Si droga il prete con tutto quel vino

Se ci pensi scopri che ti droghi pure te

Si droga quello per sopportare l’ansia ed il dolore

Si droga l’altro che vuole dormire, che male c’è?

Si droga il nonno da quando non gli tira più l’uccello

Si droga mamma per restare bella

Prendersi cura attivamente della propria salute


L’Istituto Superiore di Sanità ed il Ministero della Salute organizzano il convegno dal titolo “Stili di vita e stato ponderale dei bambini italiani: i risultati della IV raccolta dati di OKkio alla SALUTE” a Roma il giorno 21 gennaio 2015 presso l’Auditorium “Biagio d’Alba” in Via Giorgio Ribotta 5 - Eur Castellaccio.

La domanda d’iscrizione dovrà essere scaricata dal sito www.iss.it , compilata, firmata e trasmessa via fax al numero: 0649904310 oppure scansionata e inviata via e-mail a: silvia.andreozzi@iss.it.

La partecipazione alla manifestazione è gratuita.

OKkio alla SALUTE, sistema di sorveglianza attivo dal 2007 promosso e finanziato dal Ministero della Salute e coordinato dall’Istituto Superiore di Sanità (ISS) permette di raccogliere informazioni sullo stato ponderale e sui comportamenti a rischio dei bambini della scuola primaria in tutte le Regioni italiane.

La Carta di Ottawa dell’Organizzazione mondiale della sanità nel 1986, ha definito il concetto di “promozione della salute” come il processo che consente alle persone di esercitare un maggiore controllo sulla propria salute e di migliorarla. Ma molte persone non riescono a prendersi cura attivamente della propria salute, alcune persone sottovalutano le conseguenze di alcuni comportamenti che danneggiano la salute, alcuni non hanno una reale percezione della propria salute.

lunedì 8 dicembre 2014

Il vantaggio di fermarsi



KABAT-ZINN  nel suoi testo “Dovunque tu vada ci sei già. In cammino verso la consapevolezza” (1) illustra l’importanza del non fare, di fermarsi, di sperimentare l’essere: “Un buon modo di interrompere le nostre occupazioni è passare per un momento alla ‘modalità dell’essere’. Valutate semplicemente questo momento, senza tentare affatto di cambiarlo. Cosa sta accadendo? Cosa provate? Cosa vedete? Cosa sentite?
Quando ci si ferma, l’aspetto curioso è che immediatamente si diventa se stessi. Tutto appare più semplice. In un certo senso è come se foste morti e il mondo continuasse. Se moriste realmente, tutte le vostre responsabilità e obblighi svanirebbero d’incanto.
Riservandovi alcuni attimi di ‘morte volontaria’ arginando le pressioni del tempo, finché vivete sarete liberi di ritagliarne una parte per il presente. ‘Morendo’ ora, in questo modo, in realtà divenite più vivi. Questo è il vantaggio di fermarsi. La pausa contribuisce a rendere più vivaci, ricche e articolate le azioni successive, aiuta a inquadrare nella giusta prospettiva tutte le preoccupazioni e insicurezze. Serve da guida.
Più volte nel corso della giornata, fermatevi, sedetevi. Accettate senza riserve il presente, le vostre sensazioni. In questi momenti non cercate di cambiare nulla, limitatevi a respirare e rilassarvi. Respirate, lasciate correre; astenetevi dal voler produrre qualcosa di diverso in questo momento; mentalmente ed emotivamente lasciate che questo momento sia esattamente com’è e lasciate a voi stessi la libertà di essere così come siete. Poi, quando sarete pronti, muovetevi nella direzione dettata dal cuore, consapevoli e risoluti.”

La paura di non farcela



Si soffre spesso di ansia che si presenta con palpitazioni e tremore delle mani. La paura di non farcela può portare a pensieri negativi e alla successiva ansia.
In questi casi è importante focalizzarsi sul respiro, fermarsi ed osservare quello che succede ascoltando il respiro, pian piano il respiro rallenta, si può osservare la diminuzione delle palpitazioni e del tremore delle mani.
Poi si può passare alla paura di non farcela, cercando di far leva sull’autoefficacia personale ed in particolare su esperienze passate di benessere oppure di riuscita in qualche campo. Si può ricordare quali erano le sensazioni sperimentate in passato in concomitanza del senso di benessere oppure di riuscita.
La paura di sbagliare e di non essere all’altezza può causare ansia, stress e aggressività verso tutti.
E’ importante individuare quali sono gli aspetti importanti da potenziare per prevenire o gestire le sensazioni di ansia, di paura, di non riuscire.
Quando ci si trova in queste situazioni, si può tendere a non parlarne.
Importante è esprimere in diversi modi e con diverse modalità quello che si sente, la propria sofferenza, il proprio dolore, disagio. Mezzi di espressione possono essere, la scrittura, il disegno, la drammatizzazione, parlarne con persone di riferimento o professionisti dell’aiuto.
Aneddoto di Jodorowsky (1): “Preoccupato, Isan chiese a suo maestro Gyosan:
“Maestro, la vita mi preoccupa. Mi sento inondato dalla sua molteplicità. Milioni di cose mi vengono addosso e mi attraggono. Ne sono invaso. Questo mi fa disperare.”
“Non ti preoccupare. La tua percezione non può captare più di una cosa per volta. Perciò è inutile che ti preoccupi in anticipo. Vivi ogni cosa nel momento in cui si presenta, esso è unico. Non è tutti gli oggetti. Accettalo per quello che è e vivilo. Non esistono milioni di istanti da vivere. Non esiste altro che l’istante presente. Gli altri verranno dopo. Sono in cammino per trasformarsi nell’istante presente, ma se rimani calmo e tranquillo, senza metterti a fare troppe elucubrazioni o farti prendere dall’ansia, verranno uno dietro l’altro e la tua vita scorrerà serena.”

giovedì 4 dicembre 2014

Tecniche per fronteggiare situazioni di emergenza e trauma

Solo dopo la morte si è immuni dallo stress
H. Selye


Direttiva del Presidente del Consiglio dei Ministri 13 giugno 2006 “Criteri di massima sugli interventi psico-sociali da attuare nelle catastrofi” (G.U. n. 200 del 29 agosto 2006)
Nel contesto degli interventi a sostegno delle vittime di eventi catastrofici è necessario prestare massima attenzione ai problemi di ordine psichiatrico-psicologico che possono manifestarsi sulle popolazioni colpite e sui loro soccorritori.
Essi possono palesarsi in fase acuta o evolvere in modo subdolo, con ripercussioni anche nel lungo periodo.
E’ inoltre opportuno osservare che le catastrofi possono produrre sugli individui effetti di lunga durata e mettere a dura prova le capacità di reazione e di adattamento sia del singolo individuo che dell’intera comunità.
La Direttiva del Presidente del Consiglio dei Ministri 13 giugno 2006: “Criteri di massima sugli interventi psico-sociali da attuare nelle catastrofi” descrive:
L’equipe psicosociale per le emergenze.
E’ compito delle Regioni e delle Province Autonome disporre affinché si costituiscano equipe per il supporto psicosociale alla popolazione colpita da calamità.
I destinatari degli interventi
  • le vittime dirette;
  • i testimoni diretti;
  • i familiari delle vittime;
  • i soccorritori, volontari e professionisti, che abbiano prestato il proprio aiuto alle vittime e ai sopravvissuti.

giovedì 27 novembre 2014

EMDR nei percorsi terapeutici e riabilitativi con i pazienti dipendenti

La desensibilizzazione e rielaborazione attraverso i movimenti oculari (eye movement desensitization and reprocessing da cui l'acronimo EMDR), è un metodo clinico sviluppato da Shapiro che osservò (1987) su se stessa che il movimento degli occhi sembrava ridurre lo stress causato da ricordi traumatici. Molti studi sono stati condotti per valutare l’efficacia del metodo EMDR, riconoscendolo come metodo evidence-based per il trattamento del disturbo post traumatico da stress (PTSD).
Dalla  letteratura emerge un’alta comorbilità tra PTSD e dipendenza. La presenza di esposizione al trauma nei soggetti con abuso di sostanze è ben documentata (Peirce et al., 2008). La ricerca indica che tra il 22% e il 43% delle persone con PTSD fanno abuso di sostanze, nei reduci di guerra fino al 75% (Jacobsen et al., 2001)
I comportamenti di dipendenza sono causati e mantenuti da esperienze traumatiche che il soggetto ha vissuto nel corso della sua storia. I pazienti hanno quindi difficoltà a mantenersi sobri e a guarire dai ricordi traumatici (Ford et al., 2007; Peirce et al., 2008)
La terapia di routine usa una combinazione di farmaci, servizi di disintossicazione, terapia individuale, familiare, gruppi di auto-aiuto (AA), ecc.. I protocolli in uso per la cura delle dipendenze non prevedono il trattamento contemporaneo del PTSD e della dipendenza.
L’Eye movement Desensitization and Reprocessing (EMDR) è il trattamento più efficace per disturbo di stress acuto e PTSD.
Obiettivo Eye movement Desensitization and Reprocessing (EMDR), ridurre l’impatto emotivo degli eventi traumatici che predispongono e mantengono il comportamento di dipendenza; ridurre il comportamento compulsivo all’uso di sostanze; aumentare la compliance al trattamento.
Tre punti fondamentali dell’azione psicoterapeutica sono, oltre all’importante fase di costruzione dell’alleanza terapeutica e la raccolta delle informazioni:
- la costruzione di un obiettivo positivo, in termini di adeguatezza e vantaggio del soggetto  nel funzionare bene;
- il trattamento dell’ esperienze traumatiche, inclusa la dipendenza, che coinvolgono cognizioni negative che il soggetto ha su di sé (non ho il controllo, non posso sopportarlo, sono sfortunato, non sono amabile etc..) e che sono responsabili del mantenimento del vissuto negativo nel presente dell’esperienza traumatica;
- la desensibilizzazione della compulsione nella sua intensità e dei relativi fattori scatenanti.

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