lunedì 11 maggio 2015

Racconti di gare estreme

Dalle risposte alla domanda “Quale è stata la tua gara più estrema o più difficile?” emerge da un lato una sorta di dipendenza dal ricercare il limite, quasi una sorta di inconsapevolezza e di perdita di controllo, infatti in qualche modo si cerca aiuto a famigliari di intervenire per farsi legare e non osare troppo.
Racconti di gare estreme, dove si arriva al punto di rischiare di morire o comunque dove si sperimentano condizioni estreme di fatica fisica o atmosferica, oppure si rischia di perdersi o precipitare. Difficili sono considerate anche le gare dove si ripete un breve circuito per tantissime ore. Ma tutto ciò non basta per limitare il rischio, si arriva al punto di chiedere di essere incatenati. Alcuni atleti sono abbastanza resistenti alle gare estreme superano tutte le difficoltà e i rischi e si proiettano su nuove sfide da affrontare serenamente con sicurezza. Estreme e difficili sono considerate anche quelle dove non vi è motivazione, si corre con svogliatezza, quindi è importante credere in quello che si fa ed avere la passione che ti sostiene.
Angelo: “La gara più estrema e difficile per me, si è capito, è stata proprio la Sparta Atene, ed è quella che sicuramente non porterò mai a termine proprio perché essendo fermo già da tre anni, e mai decidessi di riprendere un percorso di gare, sarà quasi impossibile ritornare ad avere la preparazione per tornare a pensare a rifarla!”
Pasquale: “La 100km del Passatore ed il Gargano Raid di 77km e 3000mt D+, corso per metà in solitario.”

Se c’è motivazione puoi portare a termine qualsiasi impresa

L’ultramaratoneta ha scoperto che volendo, si può far tutto, che la passione è un motore potente che riesce a mobilitare le energie occorrenti per portare a termine qualsiasi impresa con qualsiasi condizione, è una sorta di adattamento graduale che ti permette gradualmente di incrementare l’autoefficacia personale e sviluppare la resilienza che ti permette di andare avanti e non fermati per imprevisti o crisi ma avere la capacità di gestire momento per momento con tutte le proprie risorse, capacità personali scoperte nel corso di precedenti competizioni e situazioni.
Pertanto l’ultramaratoneta è continuamente alla ricerca di situazioni sfidanti da gestire, superare che poi facciano parte del proprio corredo caratteriale.
Alla domanda: “Quale è una gara estrema che ritieni non poterci mai riuscire a portarla a termine?” di seguito le risposte ricevute:
“Nessuna, ancora oggi ritengo che possa arrivare in fondo a qualsiasi gara, con l’avanzare dell’età non so, i miei prossimi obbiettivi sono UTMB e TDG e spero di riuscirci.”
“Temo il freddo, quindi ogni gara esposta a temperature rigide mi preoccupa (il che non siginfica che prima o poi non la proverò…)”
“Penso che con un buon allenamento mentale si possa portare a termine qualsiasi gara. Non importa il tempo che impieghi.”
“SE CI SONO, NON NE SONO A CONOSCENZA. PROBABILMENTE UNA GARA MOLTO LUNGA E MOLTO TECNICA.”
Ciro: “Nessuna, se m’innamoro.”
“Ma per ora nessuna.”
“Non lo so.”
“Non penso ci sia una gara ultramaratona su strada dove non ci riuscirei.”

venerdì 8 maggio 2015

Gianluca Di Meo: Ultramaratoneta è uno stato mentale al di là dei km, è un avventuriero del limite

Gianluca Di Meo è un ultramaratoneta che ne ha sperimentato tante di gare, con condizioni atmosferiche più estreme, infatti allo scorso raduno italiano ultratrail premondiale raccontava la sua ultima esperienza durante la corsa bianca della quale ne va orgoglioso per averla terminata

Per Gianluca Ultramaratoneta non significa superare solamente i 42km, ultramaratoneta è uno stato mentale aldilà dei km. Ultramaratoneta è un avventuriero del limite.

giovedì 7 maggio 2015

Trovare dentro di se risorse fisiche e mentali che non si immagina di possedere

Gli ultramaratoneti sanno in qualche modo riusciranno nelle loro ardue imprese e che comunque sempre da qualche parte devono attingere le risorse fisiche e mentali per andare avanti nel raggiungimento del loro obiettivo.
Questo lo sa anche Lisa Borzani, atleta azzurra ultratrail che il prossimo 30 maggio sarà impegnata nei mondiali ultratrail.
Lisa è una ultramaratoneta che nasce dalla strada e si innammora del trail correndo per i sentieri a contatto con la natura ma non disdegna gare su strada, anzi alla prima esperienza trail ebbe una sorta di trauma: “Alla fine del mio primo tentativo di ultratrail di 50km arrivai al traguardo 3 ore dopo il mio compagno e, quasi in lacrime per la troppa fatica provata gli dissi: ‘mai piu’!! asfalto tutta la vita!!’. …Poi l’anno successivo cominciai ad allenarmi per il Tor des Geants”
Cosa significa per te essere ultramaratoneta? “Nel senso stretto del termine significa percorrere distanze superiori ai classici 42 km in senso più ampio per me significa amare correre su strada o per sentieri per un periodo di tempo abbastanza lungo da far entrare in gioco variabili diverse oltre a quelle della classica ‘gara di corsa’, variabili che riguardano l’ambiente esterno ma anche il proprio intimo modo di vivere la lunga distanza.”
Lisa sa che quando corre per lunghe distanze, soprattutto a contatto della natura c’è una continua scoperta dei paesaggi, colori, suoni, odori, ma c’è anche un’esperienza intima con se stessi, è un’opportunità di spegnere apparecchi elettronici, scollegare social, smettere di parlare o ascoltare qualcuno e restare semplicemente in contatto con se stessi, la propria persona, il proprio organismo, il proprio respiro.

mercoledì 6 maggio 2015

Francesca Canepa: Un piede davanti all’altro sapendo che se la testa tiene il corpo segue

“Si può assaporare completamente una situazione piacevole , senza dispiacersi quando finisce perché si comprende che ogni cosa è destinata a passare.”
William Hart

Francesca Canepa è una donna che ama correre in natura, ama sfidare i propri limiti un po' per volta considerando l’importanza dell’aspetto mentale che permette al corpo di fare l’impossibile, quello che si vuole. Francesca sa che se non c’è passione, se non c’è motivazione non si va da nessuna parte, non ha senso avere il pettorale, meglio non presentarsi alla partenza di una competizione.
Ti puoi definire ultramaratoneta? Mi posso definire Ultrarunner, perché principalmente corro lunghissime distanze ma prevalentemente in natura, quindi condivido l’etichetta di Runner ma non quella di Maratoneta.
Cosa significa per te essere ultramaratoneta?Significa semplicemente ritenere possibile correre qualsiasi distanza. Senza limiti. Significa che il mio cervello non vede confini, il mio corpo neanche.

martedì 5 maggio 2015

Diventare ultramaratoneta: un percorso casuale, la distanza mi ha chiamato

A volte su invito di amici, parenti o medici ci dedichiamo ad attività per noi sconosciute o che non abbiamo mai avuto modo o occasione di praticare o di interessarci e come per magia gradualmente ci accorgiamo di diventare quasi dipendenti, ci accorgiamo che tali attività, tali interessi per qualche motivo ci procurano benessere, ci fanno sperimentare situazioni piacevoli.
Ecco le risposte ricevute alla domanda: “Qual è stato il tuo percorso per diventare un ultramaratoneta?”:
“Ho iniziato a corricchiare una mezzamaratona con un amico per scommessa a 32 anni. Da lì non mi sono più fermato.”
“Il mio percorso per diventare ultramaratoneta, è stato molto graduale. Ho iniziato oltre 15 anni fa, spronato da un amico, a corricchiare nel parco per passare il tempo mentre i nostri figli si allenavano alla scuola calcio. La corsa non mi diceva gran che, ma giorno dopo giorno, km dopo km, la cosa cominciava ad intrigarmi soprattutto perché le gambe rispondevano bene alla fatica e il fiato c’era!
Così mi sono iscritto ad una Società sportiva e ho iniziato ad allenarmi per fare qualche gara, prima da 10 km, poi la prima mezza maratona, la seconda, la terza e finalmente la voglia di provare la vera maratona: quella di Roma! E’ stato un successo personale, una grande soddisfazione per un traguardo che fino ad un anno prima neanche mi sarei sognato! E cosi con la consapevolezza di avere una capacità in tale disciplina, ho continuato e di maratone ne ho fatte in varie parti di d’ Italia. La svolta ci è stata quando ho cambiato società sportiva, iscrivendomi alla Società Villa de Santis, dove ho trovato un gruppo di veri ‘matti’ per la corsa, tanto da convincermi a fare la prima ultramaratona da 50 Km, la Pistoia Abetone, poi la 100km degli Etruschi poi la ventriquattrore, dove ho percorso 185 km, poi le Tre Cime Di Lavaredo sulle Dolomiti da 50 km circa e la Nove colli di oltre 202 km tra i colli dell’Emilia Romagna!!!! Nel giro di tre anni abbiamo partecipato a tante ultramaratone tanto da vincere per tre anni di seguito il campionato Iuta che è la formula uno degli ultramaratoneti tra società di tutta Italia”.

Marinella Satta: Una gara di 10 giorni oppure fare la maratona palleggiando con 2 palloni


Alcuni anni fa, il sogno nel cassetto
di Marinella Satta, nata a Domusnovas (Cagliari) e Residente in Torino, era il seguente: “Mi piacerebbe fare una gara di 10 giorni, oppure provare a fare la maratona palleggiando con 2 palloni. Appena mi capita l’occasione, spero presto, proverò a fare la maratona con 2 palloni.”

Marinella ora è una ultramaratoneta, ma ha sempre avuto lo sport nelle vene, ha sempre fatto sport ed a un certo punto del suo percorso ha scoperto di avere potenzialità inimmaginabili di ultrarunner, infatti su invito partecipa ad una maratona con soli due allenamenti portandola a termine con un risultato soddisfacente tanto da diventare una passione vitale.

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