Matteo SIMONE
Lo sport diventa un modo per vivere con altri in modo salutare, tendendo sempre il fisico allenato, avendo sempre uno stile di vita sano che ti fa curare l’alimentazione ed avere sane abitudini.
Di seguito Dino racconta la sua
esperienza di atleta rispondendo a un mio questionario.
Ti sei sentito campione nello sport? “Si è successo più di una volta.”
Qual è stato il tuo percorso per diventare atleta? “Ho iniziato a 12 anni con la
squadra locale di rugby della mia città, ho preso parte in selezioni regionali
nel corso degli anni nelle giovanili, finito il liceo ho fatto delle selezioni
per poter partecipare al campionato con la primavera del Rugby Parma F.C. che
in quell’anno gareggiava in ‘Top Ten’ e successivamente ho partecipato al
campionato di serie A con il CUS Torino rugby.”
Dino ha fatto parte della squadra under 20 della Rugby Parma, partecipando anche alla trasferta in Galles dal 18 al 21 marzo 2010, per affrontare venerdì 19, alle ore 16.00, in una gara amichevole lo Ynysybwl RFC.
Quali fattori contribuiscono al tuo benessere e/o
performance? “Di sicuro un allenamento costante, una
corretta alimentazione ed una vita soddisfacente possono mettere le basi per
una performance sportiva ottimale.”
Nello sport chi contribuisce al tuo benessere e/o performance? “Lo sport che pratico è uno
sport di squadra, è quindi importantissimo che il rapporto tra i vari
componenti della squadra debba essere improntato sulla fiducia e sul rispetto.
Oltre i compagni di squadra anche l’allenatore deve, come un direttore di orchestra,
capire per primo le necessità dei giocatori e portarli ad una crescita sportiva.”
La gara della tua vita dove hai dato il meglio di te o hai
sperimentato le emozioni più belle? “La partita più bella è stata
quella con il quale, con l’Olbia rugby, abbiamo vinto il campionato sardo e
siamo arrivati ai play off in toscana. E’ stata combattuta fino all’ultimo e,
con un calcio piazzato agli ultimi minuti, siamo passati in vantaggio. Proprio
all’ultimo eravamo in difesa ad un metro dalla nostra linea di metà, ma
resistendo abbiamo indotto l’avversario in un errore che ha fatto finire la
partita a nostro vantaggio. Me
la ricordo come una vittoria bellissima.”
Quale è stata la tua gara più difficile? “La partita più difficile l’ho avuta
quando, in un campionato di Coppa Italia ho giocato per la prima volta nella
prima squadra del rugby Parma F.C. venendo dalle giovanili, ho trovato un tipo
di tecnica, una velocità delle azioni ed un contatto fisico che erano ad un
livello con cui non mi ero mai interfacciato prima ed ho avuto serie difficoltà
a stare al passo con il gioco.”
Una tua esperienza che ti da la convinzione che ce la puoi
fare? “Quando sono in difficoltà penso molte cose
per darmi la carica, penso che mi sono allenato con continuità e che ho
affrontato la preparazione come un professionista, penso che ci sono altri 14
fratelli in campo che hanno bisogno di me come io di loro, penso che
l’avversario è fatto di carne ed ossa ed è stanco quanto se non più di me.”
Un episodio curioso o divertente della tua attività sportiva? “Una cosa curiosa sono i riti di
iniziazione che si vengono a creare quando un giocatore delle giovanili fa un
esordio in 1^ squadra. Segnano il passaggio dalle giovanili al mondo dei
“grandi” proprio come nelle antiche tribù indigene. Esse cambiano da squadra a
squadra Ma sono sempre presenti e sempre contornate da una ragionevole dose di
birra. Alla prima iniziazione mi sono ritrovato in un autogrill vestito
esclusivamente con un pupazzo di peluche a coprire la parte genitale, alla
seconda mi hanno morsicato la natica sinistra (e ne conservo ancora una
cicatrice!).”
Si mettono in conto aneddoti divertenti e bizzarri, servono anche a consolidare lo spirito di squadra a fortificare i giocatori, ad essere accolti nel fantastico mondo dello sport di squadra, squadre speciali fatte di persone che vogliono impegnarsi, allenarsi duramente per competere con altre squadre per portare a casa un bel gioco, una bella esperienza, una bella vittoria.
Quali sensazioni sperimenti facendo sport? “Senso di gratificazione,
condivisione di un obiettivo comune, disciplina e buonsenso, rispetto per i
compagni e per l’avversario.”
Quali sono le difficoltà e i rischi? A cosa devi fare
attenzione nel tuo sport? “Il mio è uno sport di contatto,
va da se che il momento del contatto fisico è particolarmente delicato. Si deve
fare attenzione a come si placca e a come si viene placcati, ma se fatto
correttamente i rischi si abbassano notevolmente.”
Bisogna essere consapevoli di quello che si sta facendo, dei propri rischi, essere convinti del proprio gioco, andare avanti sicuri protetti dagli altri compagni di squadra avanzando sempre fino alla meta.
Quali condizioni fisiche o ambientali ti inducono a fare una
prestazione non ottimale? “Di condizioni fisiche
sicuramente c’è l’overtraining, ovvero arrivare al giorno della partita senza
aver completamente recuperato dall’ultimo allenamento (ciò può avvenire se
l’allenamento è stato pianificato non ottimamente o se non si fa uso di
integratori proteici che accelerano il processo di recupero). Condizioni
ambientali sicuramente il caldo afoso e l’umidità che favoriscono la
sudorazione eccessiva, con annessi crampi e disidratazione.”
Per tanti c’è il problema dell’overtraining, ci vuole tanta attenzione da parte degli allenatori a calibrare gli allenamenti e gli esercizi in funzione delle gare ma anche in funzione dei singoli atleti, ognuno ha i suoi modi di recupero, ognuno deve essere consapevole dei propri tempi di recupero e quindi diventa importante comunicazione e feedback con gli allenatori per finalizzare al massimo gli allenamenti soprattutto quelli in prossimità delle gare.
Cosa ti fa continuare a fare sport? “L’idea che questo sport non è
semplicemente uno sforzo per costruire il fisico perfetto per l’estate o per
avere un contratto di milioni di euro, questo sport è diventato una passione ed
una valvola di sfogo della mia vita, il tutto in un contesto di amicizia e
socializzazione, è per questo che continuo a praticarlo.”
Come hai superato eventuali crisi, sconfitte, infortuni? “Grazie a Dio non Ho mai provato
infortuni sportivi e non ho memoria di grandi crisi che hanno necessitato un
superamento. Le sconfitte d’altro canto ci sono state e sono state numerose. Le
ho superate cercando sempre di trasformare la delusione e la tristezza della
sconfitta in sprone e spinta per allenarsi di più e meglio, al fine di
rialzarsi dopo la caduta.”
Lo sport insegna a essere resilienti, a continuare anche dopo sconfitte, a non mollare, a rialzarsi sempre costruendo e consolidando sempre più il proprio fisico e la propria mente.
Un messaggio per avvicinare i ragazzi allo sport? “Caro ragazzo, lo sport ti farà
fare esperienze che nessun videogioco ti potrà mai regalare, lo sport ti fa
diventare un cittadino ed una persona migliore perché ti dà un’educazione al
rispetto. Lo sport insegna che niente è gratis e che quasi tutto chiede
sacrificio, che sia anche solo un centimetro nel campo da rugby o un centesimo
di secondo nel campo di atletica o in piscina. Però lo sport insegna anche che
lo sforzo ed il duro lavoro paga sempre.”
Lo sport aiuta a diventare persone migliori, in grado di ottenere quello in cui si crede, in grado di impegnarsi sempre correttamente e onestamente per raggiungere mete e risultati ambiti nello sport, nella famiglia, nel lavoro.
Un messaggio per sconsigliare l’uso del doping? “Che soddisfazione si può
provare nel vincere una gara automobilistica truccata? O barando in una partita
a carte? E’ lo stesso ragionamento che si può applicare nel doping. Se poi a
questo si aggiunge il fatto che esso produce danni irreparabili al corpo, penso
che si arrivi facilmente alla conclusione che è una cosa da evitare.”
Familiari e amici cosa dicono circa il tuo sport? “I miei genitori non avevano
praticato rugby ma hanno trovato una realtà sana e trasparente nella squadra
della mia città, e hanno fatto provare questo sport sia ai miei fratelli che a
me, anche se a livello dilettantistico, oggi pratichiamo ancora tutti e tre
questo sport. Per gli amici non praticanti e profani c’è ancora molto poca
informazione Su questo sport, si crede che sia una specie di arena nella quale
si fa a botte e basta, tuttavia questa realtà sta migliorando, da quando il 6
Nazioni è nella TV in chiaro e tutti possono vedere di cosa si tratta, molta
gente si è avvicinata al rugby.”
Cosa hai scoperto di te stesso nel praticare attività fisica? “Ho scoperto che il perseverare
ed il resistere nel momento dell’allenamento mi producono un’immediata
sensazione di benessere nel post ed un miglioramento nella capacità di
concentrazione nei giorni a seguire.”
Riesci a immaginare una vita senza sport? “Si che ci riesco, Ma che
tristezza!”.
Hai mai pensato per infortuni o altro di smettere di essere
atleta? “Ho iniziato da un anno un corso lavorativo
che mi sta occupando molto delle mie giornate e che richiede un’idoneità fisica
costante. Ho deciso non di smettere di allenarmi ma di continuare lo sport ad
un livello meno intenso con una squadra locale così da poter godere lo stesso
della realtà rugbistica ed allo stesso tempo abbassare il rischio di infortuni.”
Ritieni utile lo psicologo dello sport? Per quali aspetti e
in quali fasi? “Ritengo che sia molto importante, lo
psicologo dello sport è un professionista che ha focalizzato i suoi studi nel
cercare di capire come la mente umana agisce e reagisce nelle varie situazioni
che si vengono a creare nello sport. Per questo il suo supporto può essere di
fondamentale importanza ogni qual volta la stabilità venga compromessa (trauma
nella vita privata che ha ripercussioni sulle performance sportive, o trauma
fisico con difficoltà di recupero motorio, etc.) una figura qualificata come lo
psicologo dello sport a volte risulta essenziale.”
Prossimi obiettivi? Sogni realizzati e da realizzare? “Mi piacerebbe prendere contatti con una
squadra di rugby locale e partecipare alla formazione ed all’allenamento delle
squadre giovanili.”
Matteo SIMONE
Psicologo, Psicoterapeuta Gestalt ed EMDR
Nessun commento:
Posta un commento