martedì 13 aprile 2021

Ultrafranciacorta 12h, Francesca Canepa Campionessa Italiana e record

 Matteo SIMONE 21163@tiscali.it 

Sabato 10 aprile 2021 ha avuto luogo a Provaglio D’Iseo (BS) il Campionato Italiano Individuale IUTA 12 ore su strada su un circuito di 1366 metri tra le vie e i vicoli del centro del paese.  

Francesca Canepa (Atletica Sandro Calvesi) SF50 con km 136,59 vince il titolo femminile arrivando 3^ nella classifica generale e ottenendo anche il record italiano. Il podio femminile è completato da Lorena Brusamento km 121,71 che era detentrice del precedente record di 134,368 km ottenuto proprio nel 2017 nella seconda edizione di Ultra Franciacorta e completa il podio Elisa Bellagamba km 114,09. 

Il titolo italiano è andato a paolo Bravi che è riuscito a percorrere nelle 12 ore di gara km 141,62, precedendo Stefano Emma km 136,72 e Mattia Di Beo km 132,57. 

Approfondiamo la conoscenza di Francesca attraverso risposte ad alcune mie domande di alcuni anni fa. 

Cosa ti motiva a essere ultramaratoneta? Mi piace l’endurance, spostare i confini di ciò che si ritiene di poter fare, provare a correre sempre più forte anche dopo molte ore. Adoro la sensazione di fatica appena finita la gara e vederla trasformarsi in recupero già nel giorno seguente. Io recupero subito.”  

 

In effetti Francesca ha dimostrato di recuperare subito avendo ottenuto 2 settimane fa il titolo di Campionessa Italiana 2021 corsa su strada 24h totalizzando 224,264 km, precedendo due atlete della Bergamo Stars, Lisa Borzani 206,268 km e Alina Teodora Muntean 191,429 km. 
Cosa significa per te essere ultramaratoneta? “Significa semplicemente ritenere possibile correre qualsiasi distanza. Senza limiti. Significa che il mio cervello non vede confini, il mio corpo neanche. 


Francesca ha maturato la consapevolezza della sua elevata autoefficacia merito di tante performance nel corso degli anni che gli danno sicurezza nel proseguire la sua carriera di ultrarunner. Sa che se scatta lo stimolo giusto, si attiva al massimo per mobilitare le sue energie occorrenti per la soddisfazione dei suoi bisogni ed il raggiungimento dei suoi obiettivi. Insomma, se vuole, sa come fare.  

Qual è stato il tuo percorso per diventare ultramaratoneta? “Nel 2010 dopo una gran fondo con gli sci ho capito di non faticare su distanze da molti ritenute già ‘lunghe’, lì erano 45 km. Così qualche settimana dopo ho provato un trail di 26 km e la settimana seguente ho provato una maratona vera, chiusa in 3.29 senza essere stanca. 2011 distanze fino a 100 km sempre in natura e 2012 fino a 330km.” 

  

Nello sport Francesca non fatica possiede una predisposizione elevata alla fatica, a resistere agli sforzi di lunga durata, riesce ad essere competitiva per competizioni di lunga durata, forse perché è amante della vita, della bellezza naturale della vita e piace sperimentarsi soprattutto in natura. 
Francesca ha trovato la chimica e l’alchimia giusta, più fatica e più l’organismo assimila la fatica come qualcosa di ordinario, più fatica e più i muscoli si adattano alla fatica riprendendo la struttura e l’elasticità ordinaria, è come una pallina da tennis, se la tieni pigiata dopo ritorna nella forma abituale, quindi la fatica non scalfisce, non spaventa Francesca, gli  modo di sperimentarsi sempre di più. 

Hai sperimentato l’esperienza del limite nelle tue gare? “In realtà mai, in genere ascoltando bene i segnali non mi succede. Ho sperimentato il limite psicologico, quello che per noia, brutte sensazioni o mancanza di reale motivazione, mi ha fatto staccare il pettorale. Ma non è mai successo per un limite dato dall’esaurimento fisico.” 


Francesca è arrivata alla consapevolezza che il limite fisico si può spostare sempre più in là perché dipende tutto dall’approccio mentale, è la mente che decide di poter fare qualcosa di sfidante, di difficile con l’opportuna preparazione e con sicurezza acquisita dall’incremento graduale dell’autoefficacia nel corso di competizioni precedenti riuscite con successo.  

Cosa ti spinge a spostare sempre più in avanti i limiti fisici? La curiosità e la sensazione che il corpo comunque tende ad adattarsi e che se non faccio cose stupide tutto è possibile.”  
Cosa hai scoperto del tuo carattere nel diventare ultramaratoneta? "Più che scoperte, direi che ho avuto conferme. Qualunque cosa abbia davanti l’aggettivo 'Ultra' amplifica il corredo di base, caratteriale o fisico che sia. Porta oltre, per definizione. Quindi ho avuto la conferma che se una cosa mi piace, se ci credo, nulla può impedirmi di portarla a termine. Se invece per qualsiasi motivo non provo più nessun piacere nel farla, semplicemente smetto di farla, qualunque sia la posta in gioco. Non mi arrendo se ne vale la pena, ma questo concetto si riferisce unicamente al mio sistema chiuso ‘mente-corpo’, non riesco a considerare obiettivi imposti o caldeggiati dall’esterno. L’aggettivo 'Ultra' amplifica anche la ribellione.” 

Quali meccanismi psicologici ti aiutano a partecipare a gare estreme? “Il semplice concentrarsi sul qui ed ora, mettere un piede davanti all’altro sapendo per certo che se la testa tiene il corpo mi segue. 

 

Il suo motto è il momento presente ed il considerare mente e corpo un’accoppiata vincente. 

Quale è stata la tua gara più estrema o più difficile? “Una gara in Spagna di 100km con 8000m di dislivello in cui mi sono persa nella nebbia. Angoscia allo stato puro, potrei dire terrore.” 

Una gara estrema che ritieni non poter mai riuscire a portare a termine? Non esiste, non la conosco. Però mi sono precluse tutte le prove senza balisaggio, non so usare bussole e cartine quindi sicuramente il mio limite sta , non nel numero di km. E può stare anche nelle condizioni climatiche estreme, credo di non essere tagliata né per il caldo estremo né per il freddo estremo". 

Francesca sa che con il limite non si scherza, è importante essere consapevole dei propri limiti e che l’imprevisto è sempre dietro l’angolo, quindi finché si tratta di percorrere chilometri ben vengano qualsiasi sfida ma se si tratta di condizioni climatiche estreme è disposta ad alzare bandierina bianca.  
Hai ancora sogni, progetti? “I miei progetti in verità prendono forma in maniera del tutto casuale, in base alle situazioni in cui mi imbatto e alle opportunità che di volta in volta vedo dischiudersi. Non ho un piano preciso. Non ho gare iconiche che voglio fare per forza. Decido più o meno giorno per giorno. Quello che so per certo è che sarò un'atleta per sempre.” 
Hai un sogno nel cassetto? “Vincere la maratona di New York nella categoria Over 70. 

 

Lo sport per strada, all’aria aperta in autosufficienza è una grande scuola di vita; bisogna crederci, sognare, realizzare sogni, superare crisi e quant’altro, sviluppare consapevolezza, autoefficacia e resilienza. Francesca ha tanto da trasmettere e insegnare per la enorme esperienza acquisita anche attraverso lo sport. 
Cosa vuoi dire alle donne del mondo? “Non è che mi piacciano tanto queste domande. Chi sono io per dispensare perle di saggezza? Dovendolo fare però, direi semplicemente alle donne di non vivere secondo la dicotomia maschio femmina che ci viene inculcata dalla nascita. Guardiamo piuttosto i leoni: chi caccia? Chi tiene le fila della famiglia? Chi fa tutto? La femmina. Appunto. E allora anche nella specie umana non vedo motivo al mondo per restare sempre un passo indietro. Bisogna osare. E lottare. E godersi i risultati senza permettere a nessuno di sminuirli o di farci sentire in colpa.” 

 

Pari fatica, pari meriti, pari gloria. La filosofia di Francesca è andare avanti, lottare, senza distinzione, senza risparmiarsi, continuare allo stesso modo, essere artefici del proprio benessere.  
Cosa vuoi dire ai ragazzi e genitori per farli avvicinare allo sport? “Ai ragazzi non voglio dire nulla, perché credo che le parole non siano così utili. Suggerirei loro piuttosto, di leggere le biografie di atleti che raccontano la loro storia. Credo sia molto più potente apprendere grazie all'esempio. Leggere e poi costruirsi un pensiero proprio. Leggere e arrivare a chiedersi ‘perché non io’? Leggere e poi provare a scrivere la propria storia. Ai genitori vorrei proporre di aiutare i ragazzi ad individuare i propri talenti naturali, anziché magari seguire le masse e fare lo sport che fanno tutti solo per moda. E se si trova questo talento o comunque almeno un interesse, impegnarsi a eliminare la parola IMPOSSIBILE dal vocabolario e ragionare solo sul modo per rendere possibili i sogni. Lavorandoci, ovvio. Ma credendoci tutti: i ragazzi hanno bisogno di sentire il tifo della famiglia. Hanno bisogno di sapere che qualcuno crede in loro.” 

 

È importante avere persone vicine che tifano per te, che si fidano di te, che contribuiscono alla tua riuscita con il calore, con la presenza e vicinanza. 
Vuoi ringraziare qualcuno per il tuo benessere e la performance? “Ovviamente sì! Abbiamo Renato, mamma e papà, Matteo e Tobia. Per citare chi ha fornito un aiuto sostanziale. Secondo me, solo chi divide con me anche la vita normale, quella senza corsa, può essere realmente capace di ESSERCI quando la corsa dura 350 km. Servono persone che sappiano leggere nel mio cuore e che, soprattutto, tengano al mio risultato quanto ci tengo io. E poi ci sono anche tutti coloro che, seppur da lontano hanno voluto starmi vicino, tifare, e sperare nella mia vittoria.” 


Sembra che per Francesca il meglio debba ancora venire per lo meno riguardo alle corse su strada di 24 ore con gli eventuali prossimi obiettivi di essere convocata per i prossimi Campionati Mondiali di 24 ore presso Bucarest, e perché no ottenere un record detenuto da Monica dal 2010. 

Francesca classe 1971 continua a essere una grande campionessa ed è lunghissimo il suo percorso sportivo ad iniziare dalla danza, con un passato di snowboarder con prestazioni e vittorie importanti e tante performance in ambito Skyrunning e Trail running, basta guardare il suo sito web per apprezzare i suoi trascorsi e i suoi attuali momenti di gloria: https://www.francescacanepa.com/ 
Più volte Nazionale 100 km su strada con la migliore prestazione di 8h11’, la vittoria all’UTMB 2018, interessante una sua dichiarazione sul suo sito web: “Campioni, si diventa… Forse. Se hai perseverato abbastanza, se hai avuto la dose di fiducia e autostima necessaria per credere in te nonostante avversità e venti contrari, se da ogni sconfitta hai saputo dimenticare la delusione trattenendo la lezione”. 


L'Ultra-Trail du Mont Blanc (UTMB) è una corsa di 170 km, con 10.000 metri di dislivello positivo, in semi-autonomia che si svolge sui tre versanti (francese, italiano e svizzero) del Monte Bianco.  

Qualche anno fa, grazie a Chiara Raso, ho avuto il piacere di incontrare Francesca presso Aosta, dove si è ressa disponibile a regalare abbigliamento sportivo alle famiglie di Iten, in Kenya, dove Chiara porta avanti il progetto “The Heart of Kenyan Running”, organizzando Stage running con il grande coach Timo Limo, che io consiglio avendolo sperimentato.  

Riporto interviste a Francesca Canepa nei miei libri:
“Ultramaratoneti e gare estreme” 

“Lo sport delle donne”  

https://www.amazon.it/donne-sempre-determinate-competitive-resilienti/dp/8894995151 

Francesca è citata nel mio libro Maratoneti e ultrarunner 

https://www.libreriauniversitaria.it/maratoneti-ultrarunner-aspetti-psicologici-sfida/libro/9788899566166 

Francesca ha scritto un suo libro: UTMB - La mia olimpiade, Francesca Canepa 

https://www.francescacanepa.com/sezioni/acquisto_libro.html 


Matteo SIMONE 

Psicologo, Psicoterapeuta 

380-4337230 - 21163@tiscali.it 

Autore di libri di psicologia e sport 

http://www.ibs.it/libri/simone+matteo/libri+di+matteo+simone.html 

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