martedì 3 maggio 2016

Manuela Capomaggi: Roma-Ostia, un'emozione che porterò sempre nel cuore


Tante mogli iniziano a correre per seguire ed imitare i mariti e poi vengono catturati dalla corsa, sempre più gare e più lunghe, la mezza maratona, la maratona, come ciliegie, una tira l’altra. Manuela Capomaggi si racconta attraverso la sua passione per la corsa trasmessa da suo marito.
Ti sei sentito campione nello sport almeno un giorno della tua vita o sempre un comune sportivo? “Mi sono sentita una campionessa il 22 novembre 2015, la mia prima maratona. Desideravo tanto farmi questo regalo per i miei 50 anni e dedicarla a mio fratello che era un grande sportivo. Ci ho lavorato intensamente mettendoci tutto il cuore e al traguardo mi sono sentita veramente una campionessa.”
50 anni un’età importante, definita la mezza età c’è chi si diletta a percorrere una maratona come Manuela, per dedicarla a se stessa ama anche a qualcun altro, bell’impresa.
Come ha contribuito lo sport al tuo benessere e performance? “Come prima cosa ha fatto crescere la stima in me stessa e mi ha donato più consapevolezza, ho capito che se si è disposti a faticare e a lottare si possono abbracciare i sogni.”
Come hai scelto il tuo sport? “Dopo aver avuto un gravissimo problema di salute, che mi ha tenuta lontana da ogni sforzo per 4 anni, arrivò il giorno in cui i medici mi dissero che potevo ricominciare a vivere senza alcuna paura, ormai ero guarita. Perciò tornai a casa felicissima, mio marito che dal Kosovo si era portato l'abitudine di una corsetta breve, ma giornaliera, era pronto per uscire e gli ho detto: ‘aspettami, voglio venire con te. Sono passati 4 anni e non ho più smesso di correre’.”
Provare per credere, a volte la corsa chiama e si viene rapiti.
Nella tua disciplina quali sono le difficoltà, i rischi, a cosa devi fare attenzione? Cosa conta, quali qualità bisogna allenare? “Ciò che mi mette più in difficoltà è il vento, è davvero l'unica cosa che mi fa decidere di non uscire. Faccio molta attenzione a non affaticarmi troppo, a non raggiungere mai il limite di stanchezza che mi fa accelerare troppo il cuore. Anche se sono guarita alcune paure restano dentro, perciò io non do quasi mai il massimo. Ma sono consapevole di aver allenato questo aspetto più dei muscoli, ho dovuto imparare a gestire l'ansia a superarla e a fare sempre un passetto in più. Per questo devo dire grazie ad Ivano Caronti che ha messo a mia disposizione cuore ed esperienza.”
Bisogna conoscersi bene e sapere cosa si può e cosa non si può fare, e poi è importante affidarsi a persone ed amici di fiducia che ti possono dare consigli.

lunedì 2 maggio 2016

Riccardo Pagliari: Mi sono sentito un campione il giorno che vinsi una competizione di karate

Matteo Simone 

Riccardo Pagliari ha trovato nello sport una sorta di terapia, in particolare nella pratica del Karate ha sperimentato talmente benessere da sentirsi campione e sperimentarsi più sicuro di se stesso e più capace di affrontare la vita quotidiana e di relazionarsi con gli altri, Ecco come si racconta.

Ti sei sentito campione nello sport almeno un giorno della tua vita?Si mi sono sentito un campione il giorno che vinsi per la prima volta una competizione di karate.”
Come ha contribuito lo sport al tuo benessere?Ha formato il mio carattere, mi ha dato la capacita di relazionarmi con estranei.

Ci sono diverse modalità per relazionarsi, ed a volte lo sport aiuta ad incontrare persone e popoli, a faticare insieme, a lottare per la vittoria, a condividere gioie e dolori.
Come hai scelto il tuo sport?Su consiglio di uno psicologo per migliorare le mie capacita di relazionarmi con gli altri sia familiari che estranei.”

Da Barletta a Torino i runner corrono per Vincenza Sicari


Tutti abbiamo imparato a camminare, non è stato semplice, all’inizio non ci si riusciva, si cadeva ma con lo sperimentare, con l’aiuto degli altri, con la persistenza ci si è riusciti. Lo spiega Milton H. Erickson nel suo libro ‘La mia voce ti accompagnerà’: “Con la descrizione dei plausibili tentativi del bambino nel suo apprendere a stare in piedi e a camminare, Erickson favorisce la regressione dell’ascoltatore a livello infantile. …ricorda inoltre al paziente che imparare è o è stato difficile, ma che imparerà, se persiste… Voi non sapete come avete imparato a stare in piedi, ma possedete quell’informazione. Questo era uno dei più importanti principi di Erickson: la fiducia che la persona possa trovare , nella propria storia naturale, le risorse per superare il problema per il quale sta cercando aiuto. In questo racconto, egli ricorda alle persone che esse possiedono delle risorse delle quali non si rendono conto.”(Rosen S., a cura di, 1982).
E allora che fare per una persona che sta male, che ci importa ognuno ha i suoi problemi, ognuno ha qualcuno in famiglia che sta male o un amico o un conoscente, ma il popolo dei runner, me compreso, si attiva perché quando un atleta si impegna nello sport, fa sacrifici per ottenere risultati, ci rappresenta nelle manifestazioni Internazionali e Mondiali come le olimpiadi, allora tocca anche a noi fare qualcosa per qualcuno, è ora di attivarsi ognuno con le proprie modalità senza se e senza ma.
Ma intanto che Vincenza è ricoverata in ospedale a Padova in un letto quasi immobile gli ultrarunner della CIEMME VIVI BARLETTA si sono attivati per Vincenza Sicari. Così scrivono: “La nostra città è una culla di atleti, persone che hanno saputo e sanno soffrire per sognare, sudare e faticare per superare le sfide. Come anche in altre iniziative sorte dal cuore di Maratoneti e Ultra nel resto d’Italia ora anche noi possiamo affrontare tutti assieme un’altra sfida, ancora più grande e ancora più importante. Correre assieme a una di noi che oggi ha bisogno del nostro aiuto. La maratoneta olimpionica Vincenza Sicari dal 2013 soffre di un grave disturbo neuromuscolare difficile da diagnosticare e curare e ha bisogno di un aiuto per affrontare questa sfida. Noi atleti di CIEMME VIVI BARLETTA, in occasione dell'edizione 2016 della 10k Cittadina che si terrà l’8 maggio prossimo, corriamo assieme una gara nella gara: raccogliere fondi in favore di Vincenza per finanziare la ricerca e spedire le sue biopsie all’estero. Gli ormai famosi braccialetti rossi di Vincenza saranno disponibili anche a Barletta in appositi banchetti organizzati per la raccolta fondi
Per dire tutti insieme, alzando le braccia in cielo: ‪#‎VINCENZANONMOLLARE!”

domenica 1 maggio 2016

Fabio Lettieri: Sono riuscito a vestire la maglia della mia nazionale, forse il sogno più grande

Matteo Simone 

Ho avuto modo di conoscere, tra i tanti runner, alcuni mezzofondisti e tra i tanti, quasi a fine carriera, Fabio Lettieri forse molto severo con se stesso e modesto, ma davvero un forte atleta, un po' tartassato da infortuni. 

Di seguito si racconta.
Ti sei sentito campione nello sport almeno un giorno della tua vita?Durante la mia carriera agonistica, non mi sono mai sentito campione, forse perché sono sempre stato molto critico nei confronti di quello che facevo, ma un atleta forte si.
Come ha contribuito lo sport al tuo benessere e quali fattori hanno contribuito alla tua performance?Sicuramente lo sport mi ha insegnato uno stile di vita. Mi ha insegnato a relazionarmi con la gente, e a conoscere la parte più profonda di me stesso. Ho imparato ad ascoltarmi, a sentire quello che il mio corpo mi diceva, in modo da riuscire a migliorarlo. Alla base dei risultati che ho ottenuto, ci sono state sicuramente le doti naturali che madre natura mi ha donato, ma a queste ho dovuto applicare sacrificio e testardaggine, che mi hanno aiutato a superare i momenti difficili.”

sabato 30 aprile 2016

Alessia Urbinati: Trovare la giusta strategia per far passare la palla oltre il muro

Matteo Simone 

Sport come metafora della vita per Alessia Urbinati, giocando a pallavolo se trovi davanti a te il muro devi capire come fare per andare oltre-

Di seguito approfondiamo la conoscenza di Alessia attraverso risposte ad alcune ime domande. 
Ti sei sentita campionessa nello sport almeno un giorno della tua vita?Pur non avendo giocato ad altissimi livelli mi è capitato almeno un giorno nella vita di essermi sentita una campionessa nel mio sport (la pallavolo). Durante il secondo set di una partita, la mia squadra e quella avversaria erano in una situazione di parità. Toccava a me andare alla battuta. Non nego che la paura di sbagliare era tanta, ma fortunatamente grazie a quella battuta sono riuscita a far guadagnare alla squadra il punto decisivo per vincere il set. 

venerdì 29 aprile 2016

Il talento senza un duro lavoro non ti porta lontano



Psicologo, Psicoterapeuta

 

Ci vuole convinzione, grinta, forza, determinazione per dedicarsi ad un periodo di preparazione atletica, in base agli obiettivi, può richiedere sacrifici enormi, rinunce, spese, difficoltà, rischi, infortuni e non tutti sono disposti a questi impegni.

Quindi, la cosa importante è decidere le priorità, gli obiettivi e impegnarsi per il raggiungimento, da soli è difficile, più è alto l’obiettivo, più sono le pretese, più è alto l’impegno, il costo in termini di soldi, di investimento di tempo.

Il talento non basta per raggiungere l’eccellenza, l’impegno è di rilevanza fondamentale.

 Lo dice Vincenzo Abbagnale in un intervista riportata su Ideasport: «Il talento conta molto, ma senza un duro lavoro non ti porta lontano. Di me penso che la natura qualcosa mi ha dato, ma tutto quello che ho conquistato in questo anno è stato frutto del lavoro svolto, che è fondamentale». (1)

Fissare obiettivi limitati, raggiungibili e progressivamente più ambiziosi è uno dei modi migliori per aumentare l'autoefficacia dell'atleta.

Franco Draicchio, runner: Siamo noi che dobbiamo far sì che i sogni si avverino


Seconda edizione della 6 ore de' Conti, organizzata dalla ASD Poditica Valmisa, sabato 2 luglio 2016 con partenza alle ore 18:00 per terminare alle ore 24:00.

Serra de Conti, incantevole borgo in provincia di Ancona, anche per quest’anno è stata confermata la collaborazione con le Grotte di Frasassi che metterà a disposizione di tutti gli iscritti un buono per visitare le grotte. Tutte le informazioni sul sito www.seioredeconti.it di seguito si racconta uno degli organizzatori Franco Draicchio.
Ti puoi definire ultramaratoneta?Credo di sì ormai alla soglia delle 111 maratone e ultra.”
Cosa significa per te essere ultramaratoneta?Per me essere ultramaratoneta non è solo percorrere una distanza superiore alla maratona ma riuscire a pensare di correre visto i miei 100 kg.”
Qual è stato il tuo percorso per diventare un ultramaratoneta?Sono partito correndo nel quartiere dove abitavo ma sentivo da subito il richiamo della maratona.”

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