Matteo Simone
Sport come metafora della vita per Alessia Urbinati, giocando a pallavolo se trovi davanti a te il muro devi capire come fare per andare oltre-
Di seguito approfondiamo la conoscenza di Alessia attraverso risposte ad alcune ime domande.
Ti
sei sentita campionessa nello sport almeno un giorno della tua vita? “Pur
non avendo giocato ad altissimi livelli mi è capitato almeno un giorno nella
vita di essermi sentita una campionessa nel mio sport (la pallavolo). Durante
il secondo set di una partita, la mia squadra e quella avversaria erano in una
situazione di parità. Toccava a me andare alla battuta. Non nego che la paura
di sbagliare era tanta, ma fortunatamente grazie a quella battuta sono riuscita
a far guadagnare alla squadra il punto decisivo per vincere il set.
In quel
momento mi sono sentita orgogliosa di me stessa, soddisfatta e forte come una
vera campionessa. Io ritengo infatti che un campione non è soltanto colui che
riesce ad ottenere ottime performance o risultati inequiparabili rispetto agli
altri, ma colui che è in grado di superare se stesso e raggiungere obiettivi
che credeva non fossero alla propria portata.”
A volte nella vita
bisogna rischiare, se va bene hai fatto tredici, puoi viere di rendita rispetto
a qualcosa di buono che hai fatto e che te lo ricorderai a vita.
In che modo lo
sport ha contribuito al tuo benessere? “Lo sport ha contribuito
non solo al mio benessere fisico ma anche psicologico. Fare sport non vuol dire
solo allenare i muscoli e avere un fisico asciutto e tonificato, esso aiuta
moltissimo ad ascoltare se stessi, a staccare la spina dalla routine
quotidiana, a comprendere i numerosi messaggi che il corpo ci trasmette. Lo
sport allena soprattutto la mente ad affrontare i problemi che la vita pone
davanti a noi e da la giusta forza d’animo e la grinta per superarli. Per
esempio nel mio sport capita spesso che la giocatrice trovi davanti a se il
muro. Esso non è altro che la trasfigurazione di un ostacolo della nostra vita.
Ci si trova così dinanzi ad un bivio: lasciarsi dominare dalla paura e
affrontare passivamente il muro (scelta che ha insita la sconfitta) oppure
trovare la giusta strategia per far passare la palla oltre il muro. In conclusione lo sport mi ha fatto capire
che la seconda soluzione è sempre la migliore.”
Come hai scelto il tuo sport? “Ho
iniziato a giocare a pallavolo all’età di otto anni per gioco, come tutti i
bambini. Mi piaceva l’idea di far parte di una squadra, di collaborare e di
divertirmi insieme ai miei amici. Crescendo questo sport è diventato
fondamentale per la mia vita e la mia educazione e mi ha trasmesso valori
significativi come il rispetto, la lealtà, la collaborazione e la fiducia, che
hanno contribuito a formare la mia personalità.”
Nel tuo sport quali sono le difficoltà e i rischi? A cosa
devi fare attenzione? “Sono
molti i rischi a cui una pallavolista potrebbe incorrere, in quanto questo
sport, porta ad avere un sovraccarico
soprattutto a livello dei menischi, della rotula e di articolazioni e
legamenti delle ginocchia, oltre ai normali incidenti in cui si può incorrere
in campo come lussazioni ,distorsioni alle caviglie e strappi muscolari.
Pertanto occorre essere cauti nei movimenti, riscaldarsi bene prima di ogni
allenamento e fare uno stretching accurato alla fine.”
Quali condizioni fisiche o ambientali ti hanno indotto a fare
una prestazione non ottimale? “Mi è capitato di non
riuscire a dare il meglio di me in campo durante le prime partite poiché non
ero ancora abituata a cambiare campo da gioco e mi sono trovata a non avere più
i miei soliti punti di riferimento a livello visivo, e a doverne creare di
nuovi in pochissimo tempo. I
pallavolisti devono infatti essere abbastanza versatili e adattarsi subito alle
condizione delle varie palestre e dei campi da gioco in cui si disputano le partite.
Questo è un meccanismo difficile da mettere in pratica e si acquisisce con
l’esperienza e con il tempo.”
Tanta attenzione è
importante per i pallavolisti, tanto adattamento ai diversi campi da gioco e
attenzione a non farsi male.
Cosa
e quali persone hanno contribuito al tuo benessere nello sport o alla tua
performance? “Nel mio sport sono state molte le
persone che mi hanno sostenuto e mi hanno incentivato a migliorare. Prima di
tutto i miei genitori che da sempre hanno appoggiato la mia passione per la
pallavolo e sono sempre stati presenti e disponibili, gioendo con me per le
vittorie e standomi vicino nelle sconfitte e nei momenti difficili. Un ruolo
rilevante è rappresentato dalle mie compagne di squadra, con le quali si è
creato un vero e proprio rapporto di amicizia, una sorta di legame
inscindibile. Abbiamo condiviso lunghi pomeriggi in palestra, le paure, le
gioie, le tensioni e le soddisfazioni e siamo sempre state l’una al fianco
dell’altra, non solo in campo ma anche al di fuori.
Essere compagne di
allenamento ci hai portato ad essere compagne di vita, a confidarci l’una con
l’altra, a condividere i nostri problemi e senza neanche accorgercene siamo
diventate qualcosa di grandioso: una
squadra, sulla quale ognuna di noi potrà sempre contare. Infine il nostro allenatore è stato un ulteriore
punto di riferimento, il caposaldo della nostra squadra che ha saputo
comprendere le personalità di ognuno di noi e ci è sempre venuto in contro.”
Sport quale valore
aggiunto, il team che sostiene e forma il carattere, l’allenatore che ti sta al
fianco nei momenti belli e nei momenti difficili.
La gara della tua vita, dove hai
sperimentato le emozioni più belle? “L’emozione più intensa
l’ho provata giocando la mia prima partita in serie C. Dopo tanti anni di
sacrifici e di duri allenamenti, mi sembrava di vivere un sogno ed era come se
non riuscissi a realizzare che tutto ciò per cui avevo lavorato era diventato
realtà.”
Se ti impegni prima o
poi i sogni diventano anche realtà, è quello che è successo ad Alessia giocando
in serie C.
Quali meccanismi psicologici ti aiutano nello sport? “Nello sport mi ha aiutata molto la
mia forza di volontà, la determinazione e la caparbietà. Queste sono secondo me
delle caratteristiche essenziali per un atleta che vuole migliorare le proprie
prestazioni. Occorre prefissarsi degli obiettivi ben definiti e far di tutto
per raggiungerli, non gettando mai la spugna perché io ritengo che ‘chi si
arrende è perduto’ e un vero campione è un combattente che non si è mai
arreso.”
Il vero campione non si
arrende e non smette di sognare.
Familiari e amici cosa dicono circa il tuo
sport? “I mie familiari mi hanno sempre sostenuta nel mio
sport così come i miei amici e sono sempre stati fieri e orgogliosi,
rispettando la mia passione anche se spesso mi ha portato a dover fare numerosi
sacrifici.”
Un episodio curioso o
divertente della tua attività sportiva? “Un episodio
divertente l’ho vissuto quando ho iniziato ad allenarmi in serie C e ho
ricevuto una pallonata in faccia da una mia compagna di squadra che aveva
sbagliato mira.”
Cosa
hai scoperto di te stesso nel praticare attività fisica? “Praticando
attività fisica ho imparato a ‘leggere me stessa’ e a saper definire con
precisione le diverse sfumature della mia personalità. Questo perché lo sport
ti fa essere trasparente, fa essere se stessi, la mente si libera, si apre e
viene fuori la nostra vera essenza. Io mi son resa conto che il modo in cui
affronto e mi approccio alle partite e ai campionati è lo stesso con cui affronto
la vita di tutti i giorni. Alla negatività preferisco l’entusiasmo, alla resa
preferisco la voglia di combattere, al sentirmi come un inetto preferisco
rimboccarmi le maniche e darmi da fare. Insomma lo sport è quella scintilla che
mi ha fatto comprendere che la vita deve sempre essere vissuta col sorriso, con
positività e anche quando le cose sembrano non andare per il verso giusto si
può sempre cambiare strategia di gioco proprio come in campo. Non sempre può
andare in porto il nostro piano A. Sta a noi essere bravi giocatori e saper realizzare
i piani B, C, D.”
Sport quale scuola di
vita, riuscire a raggiungere obiettivi seguendo modalità diverse ed essere
sempre pronti a cambiare piani.
Quali sensazioni sperimenti nello sport: allenamento, pre-gara, gara, post-gara? “Le
sensazioni che ho sperimentato sono state tantissime. Apparentemente potrebbero
sembrare identiche ma in realtà sono sempre diverse ed uniche. Durante gli
allenamenti è stato fondamentale imparare a vincere la stanchezza, lo stress
fisico, la paura di farsi male e trovare la carica e la motivazione giusta per
spingere il proprio fisico al massimo. Scendendo in campo si è invece pervasi
da un mix di emozioni contrastanti che ti fanno sentire forte e grintosa come
una tigre, ma anche tesa e un po’ dubbiosa. Scatta la paura di commettere
errori o di non giocare bene come in allenamento, di deludere l’allenatore e la
squadra. Col fischio di inizio tutte le
preoccupazioni sono sostituite solo dalla concentrazione e dall’entusiasmo di
voler vincere. La sensazione più bella in assoluto è la consapevolezza che ciò
che tu stai provando è condiviso da altre undici persone, la tua squadra. Tutte
queste emozioni rimarranno indelebili dentro di me e il sentirsi parte di un
gruppo che ti sostiene, sentirsi parte di qualcosa di grande ripaga tutti i
sacrifici fatti."
La tua gara più
difficile? “La partita più difficile è stata quella
giocata dopo essermi ripresa da un infortunio alla caviglia. Avevo paura di
deludere le aspettative e la fiducia che la squadra e l’allenatore avevano
riposto in me. Avevo il timore di non riuscire a giocare più come prima. E’
stato difficile proprio perché ho dovuto affrontare contemporaneamente la
squadra avversaria e me stessa e fare i conti con la paura.”
Hai dovuto scegliere di lasciare uno sport a causa di un percorso di studi o carriera lavorativa? “Ho
scelto volontariamente di abbandonare la pallavolo per il mio sogno più grande,
l’Aeronautica. A livelli agonistici la pallavolo espone a numerosi traumi e
infortuni risolvibili spesso solo con interventi chirurgici che avrebbero
potuto mettere in discussione la mia idoneità
fisica alla vita militare.”
Hai rischiato di incorrere nel
doping? Un messaggio per
sconsigliarne l'uso? “Non ho mai rischiato di incorrere
nel doping e ne sono sempre stata alla larga. Chi fa uso di droghe entra in un
tunnel oscuro e ritrovare la luce per uscirne fuori e veramente difficile. La
propria vita e la salute vengono segnate per sempre. A parer mio chi fa uso di
sostanze non può neanche essere definito ‘atleta’ ma è solo un vile,una persona
arrendevole e insicura di se. La strada del doping potrebbe sembrare la più
facile per raggiungere i propri obiettivi, ma molti non sono consapevoli dei
rischi e dei danni irreversibili a cui si va incontro. Un vero atleta è invece chi ha la costanza,
la volontà e la grinta di impegnarsi, chi raggiunge i propri obiettivi
attraverso il frutto dei sacrifici e della farina del proprio sacco. Tutto è fattibile con la giusta motivazione e
non esiste nulla di impossibile. Molte volte infatti le cose in se non sono
difficili ma è perché noi non osiamo farle che ci sembrano tali.”
Riesci a immaginare una vita senza
lo sport? “Per me sarebbe impensabile una vita
senza sport. Esso fa parte di me, contribuisce al mio benessere, a farmi sentire
in forma , a darmi la carica, a
rilassare la mente. Lo sport è essenziale, lo sport è vita.”
Come hai gestito eventuali crisi, sconfitte,
infortuni? “ Mi è capitato di dover fare i conti con
un infortunio alla caviglia e con delle sconfitte. Mi è servito molto il
sostegno della squadra ,dell’allenatore e della mia famiglia per tirar fuori il
mio carattere tenace ,rialzarmi più forte di prima e tornare in campo
sconfiggendo la paura.”
Hai mai rischiato per infortuni o
altro di smettere di essere atleta? Hai mai pensato di smettere? “Come
detto prima ho smesso di giocare a livello agonistico già da tre anni per
evitare che gli infortuni precludessero la mia futura carriera militare. Ad
oggi mi limito a giocare soltanto delle partite amichevoli o a partecipare a
tornei estivi di beach volley.”
Potrebbe essere utile lo
psicologo nello sport? In che modo e in quali fasi? “Lo
psicologo dello sport sarebbe una figura significativa ed essenziale per un
atleta. Un vero e proprio punto di riferimento su cui poter contare soprattutto
in fasi delicate come quelle post infortunio. In questa fase potrebbe
subentrare la paura di non tornare ad
essere come prima e di aver perso la prestanza fisica.
Questo è un momento
molto delicato in cui l’atleta rischia di andare in contro a veri e propri
blocchi psicologici, che potrebbero influenzare negativamente la propria
carriera. Lo psicologo sportivo potrebbe anche migliorare le prestazioni dell’
atleta riuscendo a capire i suoi punti deboli, le preoccupazioni, i dubbi e
aiutandolo a non perdere di vista
l’obiettivo principale, facendogli ritrovare la motivazione giusta per andare
avanti.”
Quale messaggio vuoi rivolgere ai
ragazzi per farli avvicinare a questo sport? “La
pallavolo è uno sport che forgia la persona per la vita. Aiuta a crescere,
trasmette valori fondamentali e fa comprendere il vero senso delle parole:
condivisione, collaborazione e sacrificio. E’ uno sport di squadra che educa al
rispetto delle regole, al rispetto dei propri spazi senza invadere quelli
altrui e a valorizzare non solo se stessi ma anche gli altri e gioire per loro.
Inoltre si creano amicizie autentiche da coltivare anche al di fuori del campo
e si ha la possibilità di confrontarsi, di arricchire se stessi e accettare non
solo le vittorie ma anche le sconfitte, non solo i meriti ma anche gli errori.
Raccontare tutto ciò risulta limitativo, sono esperienze che io consiglierei a
chiunque di vivere in prima persona.”
Un’intervista ad Alessia è riportata nel libro “Lo sport delle donne. Donne sempre più determinate, competitive e resilienti" – 8 ottobre 2018 di Matteo Simone (Autore).
Matteo SIMONE
Psicologo, Psicoterapeuta Gestalt ed EMDR
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