Dott. Matteo Simone
Tante le cose in comune con Stefano, la passione per lo sport, gli spostamenti in bici casa lavoro, l’endurance, la maratona e l’Ironman, la giusta casa e cioè correre la maratona di Roma per sport senza Frontiere, permettere a bambini e adolescenti di diventare più resilienti attraverso la pratica dello sport, la partecipazione alle attività sportive organizzate da Sport Senza Frontiere attraverso il progetto For Good.
Altra passione è scrivere articoli, curare un blog, trasmettere esperienze personali e conoscenze
teoriche, di seguito Stefano si racconta.
Ti puoi definire Ironmam? “Sì, e ne
vado moderatamente orgoglioso.”
Cosa significa per te essere
Ironman? “Mi piace nuotare, pedalare e correre. Farlo per distanze più lunghe
ne è solo una conseguenza.”
Qual è stato il tuo percorso per
diventare un Ironman? “Ho iniziato a corricchiare una mezza maratona con
un amico per scommessa a 32 anni. Da lì non mi sono più fermato.”
E’ tipico degli sportivi che
praticano endurance che non riescano più a fermarsi per il piacere di
sperimentare le sensazioni protratte nel tempo attraverso la pratica sportiva.
Cosa ti motiva a essere Ironman?
“Ogni singola sensazione che si respira.”
Le sensazioni
sono uniche soprattutto attraverso l’Ironman,
tuffarsi in acqua, sperimentare l’acqua addosso, l’andare avanti mobilitando le
energie per raggiungere i tuoi obiettivi, continuare uscendo dall’acqua e
salendo in bici, un gioco di equilibrio con la forza delle gambe, saltare giù
dalla bici e non fermarsi ma continuare in stazione eretta correndo per lunghi
chilometri pensando all’obiettivo prossimo da raggiungere che hai
visualizzato tante volte nei tuoi allenamenti, questo è respirare sensazioni
uniche.
Hai mai pensato di smettere di
essere Ironman? “Sono ancora giovane, semmai penso a come fare di più e meglio.”
Di più e meglio, sempre un passo
alla volta per alzare gradualmente l’asticella, con più convinzione, con
autoefficacia sempre più alta e con più resilienza attraverso il superare ogni
volta situazioni provvisorie di attenzione.
Hai sperimentato lil
limite nelle tue gare? “Sicuramente no, il corpo e la mente possono spingersi
assai oltre.”
Vero, non solo considerare il
fisico, il corpo, i muscoli ma altrettanto è importante l’aspetto mentale, il
crederci, il fidarsi nelle proprie capacità.
Quali meccanismi psicologici ti aiutano a partecipare a gare estreme? “Anche se banale e scontata,
la visualizzazione di elementi positivi, soprattutto da vivere al termine della
gara, aiuta tantissimo.”
La tua gara più
estrema o più difficile? “L’Ironman Frankfurt, quando dopo 10 ore di gara
arriva la crisi fisica, e soprattutto mentale, proseguire è dura.”
Proseguire è
dura ma non impossibile, senza fretta si può, attraverso il respiro,
il contattare le proprie sensazioni corporee, con elevata autoconsapevolezza si
supera tutto, le crisi come vengono così se ne vanno, tutto ciò si apprende con
l’esperienza.
Una gara estrema che ritieni
non poter mai riuscire a portare a termine? “Temo il freddo, quindi ogni
gara esposta a temperature rigide mi preoccupa (il che non significa che prima
o poi non la proverò).”
Cosa ti spinge a spostare sempre più
in avanti i limiti fisici? “Le sensazioni indescrivibili che comunque si
provano prima, durante e dopo. Quando non le avvertirò più, smetterò di ‘spostare
in avanti’ il limite.”
Cosa pensano familiari e amici della tua partecipazione a gare estreme? “Mia moglie ed i miei figli mi
seguono ovunque, si informano e partecipano alle mie emozioni. Senza di loro
non avrebbe senso tutto questo.”
Che significa per te partecipare a una gara estrema? “Continuo ad avere un approccio ‘leggero’. Sebbene mi piaccia
migliorarmi, adoro l’aspetto che coinvolge il partecipare con amici, la
goliardia di una ‘sfida’ con un amico e cenare a fine gara tutti insieme.”
Ti va di raccontare un aneddoto? “Ironman
Klagenfurt 2013, per una serie di casualità ci siamo ritrovati ad un chilometro
dalla fine io ed altri due compagni di squadra. Abbiamo finito la gara correndo
abbracciati. Qualcosa di inimmaginabile.”
Domenica 23 giugno Stefano La Cara ha portato a termine l'Ironman in Austria Klagenfurt in 11h31'34" (nuoto 3,8km 1h02'51", bici 180km 5h50'29", maratona 42,197km 4h18'28").
Come è cambiata la tua vita
famigliare e lavorativa? “L’allenamento più duro è riuscire ad incastrare tutto
tra vita famigliare e lavoro. Per fortuna riesco a farlo piuttosto bene.”
Se potessi tornare indietro cosa
faresti o non faresti? “Probabilmente avrei cominciato a fare sport un po’
prima.”
Usi farmaci, integratori? Per quale
motivo? “Da circa un anno uso degli integratori proteici, ma quando posso e
ne ho modo preferisco ancora una bella frittata da 8 uova.”
Ai fini del certificato per idoneità attività
agonistica, fai indagini più accurate? “No, ma questo è un mio limite,
mi preoccupo delle cose solo quando si verificano.”
E’ successo che ti abbiano
consigliato di ridurre la tua attività sportiva? “Tranne mia madre, no.”
Dott. Matteo Simone
Psicologo, Psicoterapeuta Gestalt ed EMDR
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