Matteo SIMONE 21163@tiscali.it
Impegnatevi per ottenere ciò di cui avete bisogno, e
quando non riuscite a ottenerlo, ebbene, sorridete e tentate ancora, in un modo
diverso. (William Hart )
Bisogna imparare a
stare al mondo senza pretendere, senza fretta, piano piano si sistema tutto,
basta cambiare un po' i programmi e le aspettative, aver fiducia e un passo alla
volta si risolve o si trovano altre modalità per sperimentare benessere
L’atleta dovrebbe essere in grado di
formulare una pianificazione degli obiettivi a breve, medio e lungo termine,
obiettivi che siano difficili ma raggiungibili, sfidanti, si dovrebbero poter
visualizzare, immaginare nel momento in cui si raggiungono.
Può capitare che ci siano delle difficoltà
nel raggiungere questi obiettivi e qualche volta l’atleta può considerare il non
raggiungimento di un obiettivo prefissato come una sconfitta personale. Ma
nello sport le sconfitte, servono a riflettere, a fare il punto della
situazione, osservare, valutare, capire cosa c’è stato di utile, di importante
nella prestazione eseguita e cosa, invece, si può migliorare. Quindi, tutto
sommato, la sconfitta potrebbe servire per fare una valutazione delle proprie
risorse, punti di forza e, al contempo, delle criticità.
La maestra Rosaria Gasparro su comune-info (http://comune-info.net/2015/11/elogio-sconfitta/
10.11.2015) parla di sconfitta come un’opportunità: “Sono convinta della forza
della sconfitta, che ci riporta a noi stessi, a quello che siamo, che non ci
annulla, ma ridisegna con sapienza il nostro profilo nel chiaro e nello scuro.”
Lo sportivo non è solo, è affiancato
dall’allenatore che dovrebbe conoscere le sue potenzialità, i suoi punti di
forza e di debolezza, dovrebbe costruire con l’atleta un progetto di obiettivi
raggiungibili, stimolanti, da rivalutare all’occasione, dare feedback adeguati,
spiegare le sedute di allenamento, l’importanza del gesto sportivo, il
significato, raccontare aneddoti, far parte della storia sportiva dell’atleta,
condividere momenti di gioia e sofferenza, di vincite e di sconfitte, essere
disposto ad ammettere di aver fatto un errore, di aver preteso, di aver
sottovalutato, di non aver considerato.
Sielbert, nel
testo "Il
vantaggio della resilienza, come uscire piú forti dalle difficoltà della vita",
dice che la resilienza è quella «capacità di
fronteggiare efficacemente gli eventi critici ed avversi sapendo riorganizzare
positivamente la propria vita di fronte alle difficoltà», l’atteggiamento
resiliente «permette la ripresa dopo un evento traumatico, dopo un infortunio,
dopo una sconfitta».
Angelica Moè nel testo "Motivati si nasce o si diventa?" spiega
che la resilienza non è una capacità innata ma «si costruisce in tempi di
serenità e tranquillità (prima delle eventuali avversità, lievi o gravi che
siano) e si rafforza affrontando le problematicità, non tanto con l’approccio
di vincere il problema, ma di vivere attraverso il problema ed oltre lo stesso.
Non si tratta, infatti, solo di sopravvivere alle difficoltà (lutti, disgrazie,
gravi insuccessi, malattie), ma di rientrare dal momento difficile
possibilmente arricchiti, di certo piú forti o, meglio detto, flessibili».
Essere
resilienti implica il percepire al tempo stesso il dolore e il coraggio,
affrontando le difficoltà grazie alle risorse personali, relazionali e
contestuali.
Sergio Mazzei,
psicologo e psicoterapeuta, direttore dell’Istituto Gestalt e Body Work di Cagliari, nella prefazione del mio libro Sviluppare la resilienza, sostiene che: «il
senso della resilienza in buona sostanza equivale all’avere coraggio,
all’insistere nel raggiungere il proprio scopo e dunque al non sottrarsi alla
propria esperienza, qualunque essa sia, al non censurare o negare la propria
verità, allo stare con il proprio dolore e impedimento, al tener duro anche se
le circostanze sembrano insostenibili».
Solo se sapremo persistere e reagire con
coraggio, dominando gli eventi con fiducia in noi stessi e grande forza di
volontà riusciremo a realizzare i nostri obiettivi, come sosteneva il noto
allenatore di football americano Vince Lombardi: «Non importa quante volte
cadi, ma quante volte cadi e ti rialzi».
Psicologo,
Psicoterapeuta, Terapeuta EMDR
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