Nel lontano settembre 1995 ho avuto modo di allenarmi un periodo con Fabio Fioravanti e Riccardo De Paolis, due campioni laziali dell’atletica leggera in quegli anni, e quello che mi ha aiutato è stato fare dei tratti di ripetute in allenamento con loro, ma non solo.
Cosa succede in questi
casi? Innanzitutto hai un riferimento, una consegna da rispettare,
un’indicazione di persone esperte e competenti che non solo ti dicono quello
che devi fare ma ti incoraggiano, si rendono disponibili a darti consigli.
Il risultato è che ti
senti sicuro di quello che ti appresti a fare e quindi la mente è libera, devi
solo impiegare sforzo fisico, energie dei muscoli, ed in più c’è un valore
aggiunto che è il fatto di correre accanto a campioni e quindi fai una piccola
esperienza da protagonista, da campioncino e puoi notare che effetto ti fa; in
genere fa star bene, fa credere che un giorno potresti essere anche tu
protagonista, potresti essere un riferimento per altri, e tutto ciò può portare
ad un benessere psicofisico nel senso che fai un lavoro motorio che è
compensato dallo sperimentarti auto-efficacia, sicuro di te in quel momento, in
quei tratti di ripetute.
Ed è giunto il
giorno per parlarvi di Fabio Fioravanti, attraverso risposte ad alcune mie domande. Una persona serena, umile, corretto, ma allo stesso
tempo campione nello sport e nella vita.
Ti sei sentito
campione nello sport almeno un giorno della tua vita? “Mi sono sentito un campione ogni volta che ho concluso una gara o un
grande allenamento perché ha sempre rappresentato il risultato di un grande
sacrificio, soprattutto per chi pratica sport non da professionista.”
Ricordo alcuni allenamenti impegnativi
di Fabio su è giù per delle scale con gradini alti per diversi piani.
Come ha
contribuito lo sport al tuo benessere? “Il benessere psicofisico
ottenuto dalla mia pratica sportiva ha contribuito notevolmente a migliorare le
capacità decisionali nella vita quotidiana".
Quali fattori hanno contribuito al tuo benessere e performance? I fattori che hanno contribuito al
benessere e performance sono la passione verso tutte le attività che si
svolgono nella natura ed anche le forti motivazioni agonistiche rafforzate dalle
soddisfazioni sopraggiunte.”
Lo vedevo sempre con il sorriso,
rispettoso pronto a salutarti, a darti consigli, circondato da amici che gli volevano bene, era un
leader per loro.
Come hai scelto
il tuo sport? “L’avvio all’attività sportiva è stato effettuato su indirizzo
dei miei genitori che hanno sempre creduto nell’importanza di educare i propri
figli utilizzando anche l’ambiente sportivo. All’età di 3 anni ho iniziato con
il nuoto svolto per 7 anni. Successivamente, dopo aver visto i mondiali di
atletica in TV, mi sono dedicato all’atletica leggera. Sport che ho praticato a
livello agonistico per 28 anni. Successivamente la passione si è spostata alla
biciletta partecipando alle Granfondo per 4 anni. Alla soglia dei 49 anni di
età ho scoperto il triathlon che ancora pratico.”
Una vita dedicata
allo sport ed agli sportivi, una cultura sportiva che si tramanda da
generazioni, un bell’esempio per tutti.
Nella tua
disciplina quali difficoltà si incontrano? “La solitudine negli allenamenti. La
fatica fisica si accentua quando si svolgono allenamenti senza la compagnia.
Inoltre le Condimeteo non sempre favorevoli.”
Quando vai
fortissimo è difficile trovare atleti che ti aiutino negli allenamenti
lunghissimi di preparazione alla maratona, ti puoi accontentare di amici che ti
seguono in bici o che fanno brevi tratti di corsa con te, devi avere un’elevata
forza mentale che ti fa continuare ad allenare.
Quale
alimentazione segui prima, durante e dopo una gara? “Seguo un’alimentazione
varia con limitazioni abbastanza drastiche nella carne di ogni genere.
Abbondanza di vegetali, frutta fresca e secca, cereali.”
Quali condizioni ti hanno indotto a non
concludere la gara o a fare una prestazione non ottimale? “In 28 anni di gara
ho avuto solo due ritiri. Uno durante una maratona: nei tre giorni precedenti
ho avuto l’influenza debilitandomi particolarmente. L’altro per una contrattura
muscolare.”
Cosa ti fa continuare a fare sport? “La passione e le sensazioni
psicofisiche che solo chi pratica sport di resistenza può avvertire sono le mie
motivazioni nel continuare a praticare.”
Nello sport chi ha
contribuito al tuo benessere e performance? “La famiglia:
genitori, fratelli, moglie e figli sono stati sempre i miei più assidui tifosi.
Loro stessi sportivi.”
La gara della tua vita dove hai dato il
meglio di te o dove hai sperimentato le emozioni più belle? “L’anno 1995 è
stato l’anno dove ho avuto i migliori risultati dai 3000mt alla maratona, sia
in ambito militare che assoluti FIDAL. Soprattutto la partecipazione ai campionati
del Mondo Militari di Roma dove nella maratona ho chiuso in 2h25' 01” con una
temperatura proibitiva di 35/38°, arrivando 11° assoluto e 2° degli Italiani.”
Quale esperienza ti può dare la convinzione di potercela fare nello sport o nella vita? “La
vita e lo sport hanno molte similitudini soprattutto se lo sport viene svolto
con serietà. Quando nella vita ho avuto problemi da affrontare e superare ho
sempre immaginato di trovarmi a correre una maratona: un passo dopo l’altro, un
km dopo l’altro, senza avere fretta di raggiungere il traguardo, senza
rischiare di andare oltre le proprie possibilità accertate con i test pre-gara.
Nel triathlon ho la netta distinzione tra il superamento di una difficoltà e
l’altra.”
Quali capacità, risorse, caratteristiche,
qualità hai dimostrato di possedere? “Capacità e caratteristiche fisiche:
senza dubbio la resistenza quale caratteristica della mia corporatura. Risorse:
le ho trovate nella continua ricerca della giusta metodologia di allenamento.
Qualità: ci pensa sempre madre natura ma le ho curate e valorizzate come meglio
ho potuto e creduto fare.”
Non basta il talento per diventare campione ma occorre
sviluppare un’elevata autoconsapevolezza dei propri mezzi e propri limiti e
diventare uno scienziato dello sport, comprendere come e cosa fare per tendere
all’eccellenza, alla progressione verso la performance, e tutto ciò Fabio
dimostra di possedere, così come dimostra essere un forte resiliente non lo
hanno fermato continui infortuni, ha solo dovuto cambiare qualcosa, al limite
anche provare altri sport dove impegnandosi e mettendocela tutta, passione,
impegno, determinazione, è risultato comunque protagonista e performante.
Un episodio curioso o divertente
della tua attività sportiva? “Per motivi di lavoro ho vissuto e praticato sport
a Padova dove l’attività invernale nell’atletica leggera è caratterizzata da
innumerevoli corse campestri nel freddo della neve, ghiaccio e nebbia della
pianura padana. La prima volta che ho gareggiato sono rimasto meravigliato dal
comportamento ‘automatico’ degli atleti uomini e donne che, a termine della
gara femminile e poi maschi, si facevano spogliare quasi nudi e, con idranti di
acqua fredda, si facevano lavare dal fango e successivamente farsi asciugare e
vestire velocemente (le mani degli atleti erano infatti gelate pertanto
incapaci di agire.”
Ma un aneddoto di Fabio ce l’ho anch’io, mi ricordo
una gara di 10km a Casamassima, Fabio per errore si era posizionato al lato
opposto della partenza e dopo lo start ha dovuto superare tutti a spintoni per
guadagnarsi un posto in prima fila e vincere comunque la gara.
Come è cambiata la tua vita famigliare, lavorativa
nell’aver intrapreso un’attività sportiva costante e impegnativa? “La famiglia
ha vissuto piacevolmente con me lo sport agonistico. I miei genitori, mia
moglie e le mie due figlie, nelle gare molto importanti, sono sempre venuti
alle gare con entusiasmo ed il loro incoraggiamento mi ha sempre fatto trovare
forze in apparenza terminate. Gli amici ancora adesso apprezzano il mio passato
sportivo agonistico assoluto ed anche quello presente come amatore. Alcuni di
loro praticano sport su mio consiglio, per altri non sono stato convincente ma
non demordo.”
Quali sono o sono
state le tue sensazioni pre-gara, in gara, post-gara? “Prima della gara sono
sempre stato molto motivato e deciso a fare una grande competizione anche
quando subentra l’inconscio, la paura di vanificare i tanti sacrifici fatti.
Durante la gara mi ha sempre aiutato la capacità di concentrarmi solo sulle
sensazioni che il corpo umano tramette di km in km, gestendo, comunque, le
azioni degli avversari e cercando, in alcuni momenti, di percepire le
difficoltà degli atleti che mi circondavano o mi circondano. L’importante è
sempre far sì che la propria energia vitale si mescoli con l’energia che si
sviluppa, amplificata e si moltiplica nel gruppo-atleti che si muovono in un
ambiente sano.”
Per essere
campioni non solo bisogna possedere talento, allenarsi, ma bisogna essere anche
strateghi, osservatori di se stessi e degli altri, percepire le proprie
sensazioni corporee e comprendere i messaggi che inviano e sondare il clima dei
concorrenti che ti circondano, per poter utilizzare al momento giusto l’una o
l’altra tattica di gara che sia la più redditizia per te stesso, conta anche
molto l’esperienza e l’autoconoscenza.
A seguito delle tue esperienze che consiglio daresti a chi deve fare scelte importanti nello
sport? “Attenti al doping. La strada più facile e breve spesso porta a
risultati che possono portare anche a una medaglia ma nel subconscio distrugge
la psiche ed annienta le capacità decisionali e comportamentali dell’uomo.”
C’è stato il rischio di incorrere nel doping nella
tua carriera sportiva? “Mi è stato proposto diverse volte e mi sono allenato e ho gareggiato con individui (non atleti ne persone/uomini) che ne facevano uso.
Spesso mi hanno battuto ma, a distanza di anni, hanno perso: io ancora vivo lo
sport, lo trasmetto come valore alla mia famiglia, ai miei amici e colleghi e
ne vado fiero. Loro hanno abbandonato completamente l’ambiente dello sport. Non
hanno capito nulla della vita. Molti hanno fallito nel lavoro e nella
famiglia.”
Un messaggio per
sconsigliare l’uso del doping? “La competizione è prima con se stessi e poi con gli altri. Quando
ciò si inverte si può cadere nel doping.”
Riesci a immaginare una vita senza sport? “No,
ma se dovesse verificarsi mi dedicherei a un’altra attività ricreativa.”
Come hai superato eventuali crisi, sconfitte,
infortuni? “Rallentando l’attività sportiva primaria e ricominciando con calma
e tranquillità.”
Ritieni utile lo
psicologo dello sport? Per quali aspetti e fasi dell’attività
sportiva? “Fondamentale fin dall’età giovanile. I valori dello sport vanno
seguiti da uno specialista nel campo della psicologia dello sport per non
incorrere in errori d’interpretazione del mondo agonistico. A esempio nel
combattimento delle arti marziali, nel calcio e la violenza negli stadi,
l’irraggiungibilità del risultato, le difficoltà psicologiche durante la
preparazione atletica, ecc.”
Un tuo messaggio rivolto ai
ragazzi per avvicinarli a questo sport di fatica, impegno, sofferenze? “Dall’esperienza personale gli obiettivi agonistici si raggiungono
solo attraverso enormi sacrifici in tempo impiegato, fatica, solitudine, e
sofferenze in generale ed anche quando gli obiettivi sono molto lontani la
perseveranza e la costanza accorciano i tempi. Anche se il risultato non viene
raggiunto comunque il tentativo rafforza il carattere e la volontà verso un
nuovo obiettivo. Tale comportamento inevitabilmente o meglio conseguentemente
viene applicato anche nella vita quotidiana.”
In pratica
lo sport insegna a non mollare, punta al tuo obiettivo, se non riesci, non
demordere.
Sogni realizzati e da realizzare? "I sogni nel mio passato erano rivolti al raggiungimento dei
massimi livelli agonistici in maniera sana e naturale. Oggi nel permanere il
più possibile nel mondo dello sport in ogni forma e trasmettere il più
possibile i valori che ne conseguono. Molti sport, però, avrebbero bisogno di
imparare molto dagli sport di resistenza e forse migliorerebbe anche la
socializzazione tra i popoli.”
Lo sport che rende felici e avvicina culture e popoli.
Dott. Matteo Simone
380-4337230 - 21163@tiscali.it
Psicologo, Psicoterapeuta Gestalt ed EMDR









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