martedì 26 aprile 2016

Fabio Fioravanti: Alla soglia dei 49 anni ho scoperto il triathlon

 Dott. Matteo Simone 

Nel lontano settembre 1995 ho avuto modo di allenarmi un periodo con Fabio Fioravanti e Riccardo De Paolis, due campioni laziali dell’atletica leggera in quegli anni, e quello che mi ha aiutato è stato fare dei tratti di ripetute in allenamento con loro, ma non solo. 

Cosa succede in questi casi? Innanzitutto hai un riferimento, una consegna da rispettare, un’indicazione di persone esperte e competenti che non solo ti dicono quello che devi fare ma ti incoraggiano, si rendono disponibili a darti consigli.
Il risultato è che ti senti sicuro di quello che ti appresti a fare e quindi la mente è libera, devi solo impiegare sforzo fisico, energie dei muscoli, ed in più c’è un valore aggiunto che è il fatto di correre accanto a campioni e quindi fai una piccola esperienza da protagonista, da campioncino e puoi notare che effetto ti fa; in genere fa star bene, fa credere che un giorno potresti essere anche tu protagonista, potresti essere un riferimento per altri, e tutto ciò può portare ad un benessere psicofisico nel senso che fai un lavoro motorio che è compensato dallo sperimentarti auto-efficacia, sicuro di te in quel momento, in quei tratti di ripetute. 
Ed è giunto il giorno per parlarvi di Fabio Fioravanti, attraverso risposte ad alcune mie domande. Una persona serena, umile, corretto, ma allo stesso tempo campione nello sport e nella vita.
Ti sei sentito campione nello sport almeno un giorno della tua vita?
Mi sono sentito un campione ogni volta che ho concluso una gara o un grande allenamento perché ha sempre rappresentato il risultato di un grande sacrificio, soprattutto per chi pratica sport non da professionista.”

Ricordo alcuni allenamenti impegnativi di Fabio su è giù per delle scale con gradini alti per diversi piani.
Come ha contribuito lo sport al tuo benessere?Il benessere psicofisico ottenuto dalla mia pratica sportiva ha contribuito notevolmente a migliorare le capacità decisionali nella vita quotidiana"
Quali fattori hanno contribuito al tuo benessere e performance? I fattori che hanno contribuito al benessere e performance sono la passione verso tutte le attività che si svolgono nella natura ed anche le forti motivazioni agonistiche rafforzate dalle soddisfazioni sopraggiunte.

Lo vedevo sempre con il sorriso, rispettoso pronto a salutarti, a darti consigli, circondato da amici che gli volevano bene, era un leader per loro.
Come hai scelto il tuo sport? “L’avvio all’attività sportiva è stato effettuato su indirizzo dei miei genitori che hanno sempre creduto nell’importanza di educare i propri figli utilizzando anche l’ambiente sportivo. All’età di 3 anni ho iniziato con il nuoto svolto per 7 anni. Successivamente, dopo aver visto i mondiali di atletica in TV, mi sono dedicato all’atletica leggera. Sport che ho praticato a livello agonistico per 28 anni. Successivamente la passione si è spostata alla biciletta partecipando alle Granfondo per 4 anni. Alla soglia dei 49 anni di età ho scoperto il triathlon che ancora pratico.”

Una vita dedicata allo sport ed agli sportivi, una cultura sportiva che si tramanda da generazioni, un bell’esempio per tutti.
Nella tua disciplina quali difficoltà si incontrano?La solitudine negli allenamenti. La fatica fisica si accentua quando si svolgono allenamenti senza la compagnia. Inoltre le Condimeteo non sempre favorevoli.”

Quando vai fortissimo è difficile trovare atleti che ti aiutino negli allenamenti lunghissimi di preparazione alla maratona, ti puoi accontentare di amici che ti seguono in bici o che fanno brevi tratti di corsa con te, devi avere un’elevata forza mentale che ti fa continuare ad allenare.
Quale alimentazione segui prima, durante e dopo una gara?Seguo un’alimentazione varia con limitazioni abbastanza drastiche nella carne di ogni genere. Abbondanza di vegetali, frutta fresca e secca, cereali.
Quali condizioni ti hanno indotto a non concludere la gara o a fare una prestazione non ottimale?In 28 anni di gara ho avuto solo due ritiri. Uno durante una maratona: nei tre giorni precedenti ho avuto l’influenza debilitandomi particolarmente. L’altro per una contrattura muscolare.
Cosa ti fa continuare a fare sport?La passione e le sensazioni psicofisiche che solo chi pratica sport di resistenza può avvertire sono le mie motivazioni nel continuare a praticare.”
Nello sport c
hi ha contribuito al tuo benessere  e performance?La famiglia: genitori, fratelli, moglie e figli sono stati sempre i miei più assidui tifosi. Loro stessi sportivi.”
La gara della tua vita dove hai dato il meglio di te o dove hai sperimentato le emozioni più belle?L’anno 1995 è stato l’anno dove ho avuto i migliori risultati dai 3000mt alla maratona, sia in ambito militare che assoluti FIDAL. Soprattutto la partecipazione ai campionati del Mondo Militari di Roma dove nella maratona ho chiuso in 2h25' 01” con una temperatura proibitiva di 35/38°, arrivando 11° assoluto e 2° degli Italiani.”
Quale esperienza ti può dare la convinzione di potercela fare nello sport o nella vita?La vita e lo sport hanno molte similitudini soprattutto se lo sport viene svolto con serietà. Quando nella vita ho avuto problemi da affrontare e superare ho sempre immaginato di trovarmi a correre una maratona: un passo dopo l’altro, un km dopo l’altro, senza avere fretta di raggiungere il traguardo, senza rischiare di andare oltre le proprie possibilità accertate con i test pre-gara. Nel triathlon ho la netta distinzione tra il superamento di una difficoltà e l’altra.
Quali capacità, risorse, caratteristiche, qualità hai dimostrato di possedere?
Capacità e caratteristiche fisiche: senza dubbio la resistenza quale caratteristica della mia corporatura. Risorse: le ho trovate nella continua ricerca della giusta metodologia di allenamento. Qualità: ci pensa sempre madre natura ma le ho curate e valorizzate come meglio ho potuto e creduto fare.

Non basta il talento per diventare campione ma occorre sviluppare un’elevata autoconsapevolezza dei propri mezzi e propri limiti e diventare uno scienziato dello sport, comprendere come e cosa fare per tendere all’eccellenza, alla progressione verso la performance, e tutto ciò Fabio dimostra di possedere, così come dimostra essere un forte resiliente non lo hanno fermato continui infortuni, ha solo dovuto cambiare qualcosa, al limite anche provare altri sport dove impegnandosi e mettendocela tutta, passione, impegno, determinazione, è risultato comunque protagonista e performante.
Un episodio curioso o divertente della tua attività sportiva?Per motivi di lavoro ho vissuto e praticato sport a Padova dove l’attività invernale nell’atletica leggera è caratterizzata da innumerevoli corse campestri nel freddo della neve, ghiaccio e nebbia della pianura padana. La prima volta che ho gareggiato sono rimasto meravigliato dal comportamento ‘automatico’ degli atleti uomini e donne che, a termine della gara femminile e poi maschi, si facevano spogliare quasi nudi e, con idranti di acqua fredda, si facevano lavare dal fango e successivamente farsi asciugare e vestire velocemente (le mani degli atleti erano infatti gelate pertanto incapaci di agire.

Ma un aneddoto di Fabio ce l’ho anch’io, mi ricordo una gara di 10km a Casamassima, Fabio per errore si era posizionato al lato opposto della partenza e dopo lo start ha dovuto superare tutti a spintoni per guadagnarsi un posto in prima fila e vincere comunque la gara.
Come è cambiata la tua vita famigliare, lavorativa nell’aver intrapreso un’attività sportiva costante e impegnativa?La famiglia ha vissuto piacevolmente con me lo sport agonistico. I miei genitori, mia moglie e le mie due figlie, nelle gare molto importanti, sono sempre venuti alle gare con entusiasmo ed il loro incoraggiamento mi ha sempre fatto trovare forze in apparenza terminate. Gli amici ancora adesso apprezzano il mio passato sportivo agonistico assoluto ed anche quello presente come amatore. Alcuni di loro praticano sport su mio consiglio, per altri non sono stato convincente ma non demordo.
Quali sono o sono state le tue sensazioni pre-gara, in gara, post-gara?Prima della gara sono sempre stato molto motivato e deciso a fare una grande competizione anche quando subentra l’inconscio, la paura di vanificare i tanti sacrifici fatti. Durante la gara mi ha sempre aiutato la capacità di concentrarmi solo sulle sensazioni che il corpo umano tramette di km in km, gestendo, comunque, le azioni degli avversari e cercando, in alcuni momenti, di percepire le difficoltà degli atleti che mi circondavano o mi circondano. L’importante è sempre far sì che la propria energia vitale si mescoli con l’energia che si sviluppa, amplificata e si moltiplica nel gruppo-atleti che si muovono in un ambiente sano.”

Per essere campioni non solo bisogna possedere talento, allenarsi, ma bisogna essere anche strateghi, osservatori di se stessi e degli altri, percepire le proprie sensazioni corporee e comprendere i messaggi che inviano e sondare il clima dei concorrenti che ti circondano, per poter utilizzare al momento giusto l’una o l’altra tattica di gara che sia la più redditizia per te stesso, conta anche molto l’esperienza e l’autoconoscenza.
A seguito delle tue esperienze che consiglio daresti a chi deve fare scelte importanti nello sport?Attenti al doping. La strada più facile e breve spesso porta a risultati che possono portare anche a una medaglia ma nel subconscio distrugge la psiche ed annienta le capacità decisionali e comportamentali dell’uomo.”
C’è stato il rischio di incorrere nel doping nella tua carriera sportiva?Mi è stato proposto diverse volte e mi sono allenato e ho gareggiato con individui (non atleti ne persone/uomini) che ne facevano uso. Spesso mi hanno battuto ma, a distanza di anni, hanno perso: io ancora vivo lo sport, lo trasmetto come valore alla mia famiglia, ai miei amici e colleghi e ne vado fiero. Loro hanno abbandonato completamente l’ambiente dello sport. Non hanno capito nulla della vita. Molti hanno fallito nel lavoro e nella famiglia.”
Un messaggio per sconsigliare l’uso del doping?
La competizione è prima con se stessi e poi con gli altri. Quando ciò si inverte si può cadere nel doping.”
Riesci a immaginare una vita senza sport?No, ma se dovesse verificarsi mi dedicherei a un’altra attività ricreativa.
Come hai superato eventuali crisi, sconfitte, infortuni?Rallentando l’attività sportiva primaria e ricominciando con calma e tranquillità.
Ritieni utile lo psicologo dello sport? Per quali aspetti e fasi dell’attività sportiva?Fondamentale fin dall’età giovanile. I valori dello sport vanno seguiti da uno specialista nel campo della psicologia dello sport per non incorrere in errori d’interpretazione del mondo agonistico. A esempio nel combattimento delle arti marziali, nel calcio e la violenza negli stadi, l’irraggiungibilità del risultato, le difficoltà psicologiche durante la preparazione atletica, ecc.
Un tuo messaggio rivolto ai ragazzi per avvicinarli a questo sport di fatica, impegno, sofferenze?
Dall’esperienza personale gli obiettivi agonistici si raggiungono solo attraverso enormi sacrifici in tempo impiegato, fatica, solitudine, e sofferenze in generale ed anche quando gli obiettivi sono molto lontani la perseveranza e la costanza accorciano i tempi. Anche se il risultato non viene raggiunto comunque il tentativo rafforza il carattere e la volontà verso un nuovo obiettivo. Tale comportamento inevitabilmente o meglio conseguentemente viene applicato anche nella vita quotidiana.”

In pratica lo sport insegna a non mollare, punta al tuo obiettivo, se non riesci, non demordere.
Sogni realizzati e da realizzare? "I sogni nel mio passato erano rivolti al raggiungimento dei massimi livelli agonistici in maniera sana e naturale. Oggi nel permanere il più possibile nel mondo dello sport in ogni forma e trasmettere il più possibile i valori che ne conseguono. Molti sport, però, avrebbero bisogno di imparare molto dagli sport di resistenza e forse migliorerebbe anche la socializzazione tra i popoli.

Lo sport che rende felici e avvicina culture e popoli.

Dott. Matteo Simone   
380-4337230 - 21163@tiscali.it   
Psicologo, Psicoterapeuta Gestalt ed EMDR   

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