Questa è la volta buona per interrompere il ciclo della violenza, è importante intervenire quando si verificano comportamenti violenti, ma è ancora più importante prevenire, fare formazione, monitorare, fare aggiornamento agli operatori, informare ed educare comunità e famiglie.
E’ preferibile strutturare
interventi multidisciplinari e integrati che coinvolgono diverse figure di
professionisti e le diverse istituzioni e associazioni locali, per comprendere
il problema dai diversi punti di vista, comprendere cosa fa l’altro e come.
Assume notevole importanza costruire una rete di resilienza nelle
famiglie e tra i bambini attraverso lo sviluppo delle risorse personali e di
rete e lo sviluppo di autoefficacia e autostima personale per decidere
individualmente di ricostruire la propria vita un passo alla volta, questo può
avvenire nel riconoscere le loro qualità, nel permettergli di fare delle
attività di tipo espressivo o sportivo.
"Promuovere la resilienza in una comunità implica valorizzare le
conoscenze, le competenze, i valori, la cultura, in modo tale che questi
possano rappresentare una risorsa nel fronteggiare le difficoltà e
nell’adattamento alle diverse circostanze". (Manyena, 2006)
"Il soggetto resiliente deve ricorrere alle risorse interne impresse nella
sua memoria. A un certo punto, potrà trovare una mano tesa che gli offrirà una
risorsa esterna, una relazione affettiva, un’istituzione sociale o culturale
che gli permetteranno di salvarsi". (Boris Cyrulnik)
Importante è prendersi il tempo, decidere di fermarsi e ritornare dopo un
po' sulla discussione, al limite fare una passeggiata, quando ci si ferma, si riflette,
ci si accorge di come ci si sente e si arriva alla conclusione che è possibile
un modo diverso di comunicare, discutere, chiedere, pretendere.
Importante riconoscere i segnali premonitori che ti portano
all’escalation ed al non controllo, in modo da potersi fermare in tempo se è
possibile. Importante allontanarsi dalla situazione che stimola rabbia o
escalation e ritornare dopo il minimo tempo necessario che serve per placarsi,
questo può essere utile in qualsiasi contesto, famigliare, lavorativo,
sportivo.
Importante un lavoro di rete, confrontarsi, valutare il problema con
diversi punti di vista e prevedere linee di intervento, di prevenzione e di
formazione degli operatori, quindi non solo intervenire ma anche prevenire.
Importante intervenire sui diversi attori, sarebbe auspicabile un
intervento con il maltrattante, la vittima e i figli che assistono alla
violenza e al conflitto.
“Curiamo i carnefici, soltanto così salveremo le vittime”, lo ha detto il
Prefetto Francesco Tagliente chiamato a rivolgere un indirizzo di saluto ai
partecipanti al convegno ”Donne e violenza domestica…” organizzato dal
Segretario Generale del GS Flames Gold – IAPS Carmelo Mandalari. Al convegno,
hanno partecipato nella veste di relatori il Presidente dell’Associazione AIDE
di Nettuno Silvia Angelini, il presidente dell’Associazione Donne per la
Sicurezza Onlus Barbara Cerusico, il Ten. Col. dei Carabinieri in C.A.
Nazzareno Di Vittorio, l’Informatico forense Francesco Di Vittorio, il
Presidente della CON.IPI Leonardo Lagravinese, lo psicologo Giuseppe Paesani,
l’avvocato Eugenio Pini, il presidente della Handsoffwomen Onlus Isabella
Rauti, la sociologa Vincenza Romi e lo psicologo clinico Matteo Simone.
Ha aggiunto il Prefetto Tagliente: “Ritengo utile agire su più piani:
rendere efficaci le comunicazioni tra Istituzioni, curare ancora di più la
formazione degli operatori e soprattutto rendere effettiva la tutela della
vittima prestando maggiore attenzione alla figura del maltrattante e dello
stalker. L’autore è una figura essenziale, ancora in ombra. La legge italiana
ha recepito quanto evidenziato dal Consiglio d’Europa e dal programma Daphne,
che hanno posto l’accento sulla necessità di intervenire con programmi di
intervento su chi pone in essere la violenza. Per contrastare la violenza è
necessario rendere concrete le previsioni di legge sui programmi che hanno come
obiettivo l’intervento nei confronti di maltrattanti e stalker, attraverso
l’attivazione di percorsi psico-educativi e l’attività di sensibilizzazione. Per
proteggere le vittime, oltre al prezioso lavoro svolto dai centri antiviolenza,
servono professionalità specializzate nell’ascolto e nell’intervento sui
maltrattanti all’interno di servizi territoriali, consultori familiari, centri
di salute mentale, centri per le dipendenze e strutture specializzate del
privato sociale. Serve una formazione che coniughi competenza ed esperienza e
che si traduca in linguaggio comune, regole e procedure operative condivise.”
L’EMDR (Desensibilizzazione e Rielaborazione attraverso i Movimenti
Oculari) è una terapia che si è dimostrata efficace per il trattamento di
traumi di diversa natura. Intervenire con l’EMDR sul coniuge o sul genitore
maltrattante, sulle vittime, sui figli esposti alle violenze e al conflitto,
diventa fondamentale per interrompere il ciclo dell’abuso e la trasmissione di
modelli di comportamento disfunzionali attraverso le generazioni.
L’essere stati ripetutamente esposti, da bambini, a violenza e ad abusi
costituisce un decisivo fattore di rischio per diventare in futuro un adulto
maltrattante. L’approccio EMDR offre l’occasione non solo per rielaborare i
traumi del passato, ma anche per potenziare le capacità personali e le risorse
individuali, per affrontare le sfide della vita quotidiana, per andare davvero
“oltre il trauma”.
Matteo SIMONE
Psicologo, Psicoterapeuta Gestalt ed EMDR
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