Matteo SIMONE 21163@tiscali.it
Paolo Aiudi, come tanti ultrarunner, piano piano si appassiona alla corsa a piedi. Viene quasi rapito dalla corsa a piedi. Attraverso la corsa paolo sperimenta benessere, una sorta di autoterapia. Di seguito si racconta.
Qual è stato il tuo percorso per diventare ultramaratoneta?
“E' stato un percorso graduale che
ho conosciuto e mi ha affascinato strada facendo.”
Cosa ti motiva ad essere ultramaratoneta? “Il fascino di provare ogni volta esperienze
nuove che mi fanno sentire bene fisicamente e mentalmente.”
Hai mai pensato di smettere di essere
ultramaratoneta? “A volte ci penso,
ma rimando sempre a quando non so.”
Cosa ti spinge a continuare a essere
ultramaratoneta? “Il motivo
principale è di carattere personale. E cioè ne sento il bisogno in momenti
particolari, ogni volta decido d partire per l'ennesima avventura-vacanza di
circostanza e benessere mentale.”
Paolo ha i suoi motivi, fa dei viaggi attraverso la corsa, gli serve per distrarsi, per allontanarsi, per incontrare se stesso.
Hai sperimentato l’esperienza del limite nelle tue
gare? “Credo di no, anche perché ritengo che il limite lo si possa provare solo in casi di necessità drammatica
e assoluta, e ti posso fare l'esempio di coloro, anche se pochi, che sono
riusciti a sopravvivere ai lager nazisti, così quando penso a tutto quello sono
convinto che volere è potere.”
L’ultracorsa è una passione e
Paolo se ne occupa con dedizione e attenzione, sa cosa fa e a cosa va
incontro.
Quale è stata la tua gara più estrema o più
difficile? “Penso l'ultima a cui ho
partecipato in Grecia, e cioè la Fidippides Atene Sparta Atene di 490 km anche
se non è stata la più difficile in quanto l'avevo preparata così bene che ero
sicuro di arrivare ancor prima di partire e poter ottenere anche un buon
risultato e cioè 5° di 12 finishers.”
Paolo è infinito, la sua corsa è
infinita, tanti chilometri e tanti giorni per poche persone. La preparazione è
fondamentale, ti convinci prima con la testa di farcela e poi ti metti le
scarpe ai piedi e vai per la tua strada rispettando il tuo programma mentale.
Quale gara estrema ritieni non poter mai
riuscire a portarE a termine? “Non
penso di aver problemi con alcuna gara a meno che di altre tipologie di gare
come quelle in montagna in quanto soffro molto il freddo e in particolari
condizioni potrei avere dei problemi.”
C’è una gara estremi che non faresti mai? “Tutte quelle dove l'estremo potrebbe
portare a rischiare la vita, non per codardaggine, ma semplicemente perché non
ne vedo la necessità.”
Cosa ti spinge a spostare sempre più in avanti i
limiti fisici? “Sinceramente non vado alla ricerca di quello, vado
semplicemente alla ricerca di qualcosa di nuovo, poi se il nel nuovo vi è
sempre di più il limite ben venga e proviamoci.”
Cosa pensano familiari e amici della tua
partecipazione a gare estreme? “Penso
che sia comunque a parte tutti i discorsi fatti, anche una questione di puro e
sano narcisismo personale e non, che è tipico dell'uomo, e non capisco perché la maggior parte delle persone tendono a negare il piacere di sentirsi lodati.”
Ci si sente persone straordinarie, fare cose incredibili ai più, qualcosa di impossibile, oltre l’ordinari immaginazione.
Ti va di raccontare un aneddoto? “Non so se si possa definire un vero e proprio aneddoto, ma
proprio nell'ultima esperienza della Fidippides ho raccontato a tutti quanto ho
sofferto di più nell'affrontare il viaggio in aereo di 2 ore, che percorrere i
490 km di corsa.”
Come è cambiata la tua vita familiare E lavorativa?
“Non è cambiata assolutamente perché lo sport è sempre stato un mio motivo di vita e sono sempre riuscito a
conciliare sia con la famiglia che con l'ambiente lavorativo.”
Se potessi tornare indietro cosa faresti o non
faresti? “Non ho rimpianti su tutto
quello che ho fatto anche nelle débâcle che comunque fanno parte della vita
sportiva e non.”
Usi farmaci, integratori? “Assolutamente, sembra strano ma è così.
Non uso neanche gli integratori poiché mi danno acidità.”
Ai fini dell'idoneità per attività agonistica, fai
indagini più accurate? “Ho
fatto solo una volta una prova da sforzo perché colui che me la ha proposta è
un medico preposto che correva con noi, faccio solo la normale visita
sportiva.”
Qualcuno ti ha consigliato di ridurre la tua
attività sportiva? “Si, ma solo da
parte di amici runners e non che pensano che quello che faccio possa causarmi
scompensi cardiaci dove è proprio in quel che faccio che si rischia meno
paragonato anche ad un semplice runner che per preparare e correre i semplici
10 hm domenicali, si carica di ripetute portando il cuore ad esercitare il
massimo sforzo. Io al massimo posso mettere a repentaglio qualche tendine.”
Hai un sogno nel cassetto? “Si, ma spero di potertelo raccontare nella prossima
puntata, perché vorrà dire averlo realizzato. Scusa, ma sai, anche la
scaramanzia, ciao.”
Matteo
SIMONE
380-4337230
- 21163@tiscali.it
Psicologo,
Psicoterapeuta Gestalt ed EMDR
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