Amo molto praticare lo sport per i
benefici che mi procura alla mente e al corpo
Matteo SIMONE
Faccio parte della “Podistica Solidarietà Triathlon Team” grazie a Massimo Castellano che mi ha coinvolto, così come ha coinvolto tanti altri atleti in uscite soprattutto domenicali dove ho avuto modo di conoscere tanta bella gente, tra i quali Domenico Urso (runner per i runners for Emergency, triathlon con la Podistica Solidarietà, MTB con i Sunday Bikers) che è stato gentilissimo nel rispondere ad alcune mie domande per raccontare la sua esperienza di atleta.
Ti sei sentito
campione nello sport almeno un giorno della tua vita? “Non possiedo un particolare talento sportivo che mi porti a ottenere
risultati di rilievo e questo, unito ad un'indole poco competitiva, fa in modo
che non mi sia mai sentito un campione nel senso proprio del termine. Tuttavia,
amo molto praticare lo sport per i benefici che mi procura alla mente e al
corpo, per cui lo sport, più che farmi sentire un campione, riesce a donarmi
sensazioni di benessere uniche.”
Molto umile e modesto Domenico che sta facendo tanta strada, anche in salita, nelle diverse discipline sportive che pratica. Comunque è vero che l’importante è sentirsi sereno e praticare sport in pura libertà apprezzando quello che viene in termini di risultati ma è più importante il benessere che se ne ricava di natura fisica, psicologica, relazionale, emotiva.
Molto umile e modesto Domenico che sta facendo tanta strada, anche in salita, nelle diverse discipline sportive che pratica. Comunque è vero che l’importante è sentirsi sereno e praticare sport in pura libertà apprezzando quello che viene in termini di risultati ma è più importante il benessere che se ne ricava di natura fisica, psicologica, relazionale, emotiva.
Qual è stato il tuo percorso per diventare un atleta? “Essendo alto 1,85 già alle scuole medie, è stato quasi naturale iniziare col basket, che è stato a lungo il mio unico sport, in seguito affiancato al calcetto. Solo in età matura dopo i 45 anni, con le mie figlie che crescevano, sono riuscito a ritagliarmi sempre più spazio per lo sport e a cominciare a conoscere e a preferire quelli di endurance, in particolare bici e corsa.”
La pratica dello sport consente di
scoprire proprie risorse e limiti, aiuta a conoscersi meglio incrementando
sempre più fiducia in sé e resilienza tale da poter decidere di affrontare
competizioni di endurance che richiedono non solo duro allenamento e impegno ma
anche apertura mentale a voler uscire fuori dalla zona di confort apprendendo
dall’esperienza.
Nello sport chi ha
contribuito al tuo benessere o alla tua performance? “Oltre a praticare sport, mi piace molto anche l’aspetto teorico, per
cui leggo e mi informo molto. In questo modo si finisce per fare tesoro delle
esperienze degli altri che condividono la tua stessa passione e di consigli che
tornano sempre utili, anche se poi ognuno finisce per adattarli alle proprie
caratteristiche individuali. Conoscere le storie di altri sportivi aiuta molto,
ti fa sentire di appartenere ad una grande famiglia e contribuisce alla
diffusione di stimoli positivi e di meccanismi virtuosi di emulazione.”
E’ importante far parte di un gruppo che
sostiene e consiglia, importante è formarsi sempre, documentarsi su teorie di
allenamento e pratiche per affrontare allenamenti e gare.
La gara della tua vita, dove hai sperimentato le emozioni
più belle? “Lo sport mi ha regalato tante
emozioni indimenticabili: la gioia spensierata e rilassata delle
cicloturistiche in MTB col mio gruppo di amici; le emozioni delle prime gare di
corsa e di triathlon dove l’adrenalina di fare qualcosa di nuovo e stimolante
viene bilanciata da quel pizzico di ansia e timore di non farcela, dato che ti
stai spingendo verso limiti nuovi.
L’emozione più bella rimane però legata alla
mia prima maratona, quella di Roma ad aprile del 2018. La decisione di correrla
l’ho presa dieci mesi prima e da allora ho iniziato un percorso di
preparazione, sia fisico che mentale. Avevo alle spalle solo qualche garetta da
cinque e diecimila metri per cui completare una maratona mi sembrava una prova
al di sopra delle mie possibilità. E proprio per questo mi è scattata la voglia
di affrontarla. Durante la preparazione ho tenuto una sorta di diario, sul
quale annotavo i miei pensieri, che non riguardavano solo la corsa ma anche il
resto della mia vita. Con grande soddisfazione sono riuscito a correre la mia
prima maratona e subito dopo ho deciso di creare un libro da quel diario e di
pubblicarlo, destinando l’intero ricavato all’associazione Emergency, per cui
corro. Solo poco tempo prima non avrei mai pensato né di correre una maratona,
né di scrivere un libro, per cui aver fatto entrambe le cose mi ha dato una
gioia impagabile. Vedere tanti amici e addirittura gente che non conosco
comprare il mio libro sulla maratona rimane qualcosa di incredibile per me,
soprattutto perché ciò mi ha consentito di effettuare diverse donazioni a
Emergency: trovo stupenda l’idea che da una corsa insignificante siano
scaturite delle conseguenze positive per persone bisognose da qualche parte del
mondo.
Emozioni ugualmente intense, seppur di tipo diverso le ho provate alla
maratona di Genova, quando al passaggio in Via Fillak mi si è presentata
dinanzi agli occhi la struttura immensa del pilone del ponte Morandi: la
commozione è stata enorme e non ho potuto fare a meno di pensare che in fondo
siamo tutti automobilisti inconsapevoli su un ponte che prima o poi
improvvisamente ci si aprirà sotto ai piedi.”
Lo sport diventa un catalizzatore di
idee, lo sport agevola elaborazione di pensieri, idee e progetti; lo sport
diventa uno strumento di cultura e di viaggi prima dentro se stessi come
avviene durante una maratona sia attraverso le diverse gare alle quali si
partecipa confrontandosi con atleti di altre culture e vivendo i giorni prima e
dopo la gara interessandosi al contesto in cui ci si trova.
Domenico ha scritto un interessante libro riguardante la sua prima maratona dal titolo “Maratona, bacio di dama e panna”.
Quale è stata la tua gara più difficile?
“In ogni gara si incontrano difficoltà:
puntualmente capitano quei momenti in cui pensi di non farcela ma quasi sempre
alla fine riesci a trovare le forze per superare tutto. Avendo buone capacità
di resistenza, riesco sempre bene o male a terminare le mie gare. Quella più
difficile posso quindi individuarla nell’unica che non sono riuscito a
completare: il triathlon olimpico di Ostia lo scorso ottobre. Nel triathlon il
nuoto è il mio punto debole, ho una tecnica carente e sono lento. In quella
gara il mare era agitato e ho anche sofferto fisicamente una forte nausea. Mi
sono trovato nelle ultime posizioni e in grande difficoltà. Sono stato
fortemente tentato di chiedere aiuto all’imbarcazione di soccorso ma alla fine
ho deciso che seppur fuori tempo massimo, il mio obiettivo dovesse essere
quello di tornare a riva con le mie braccia e così è stato. Sono stato
squalificato, ma mi è rimasta la minima soddisfazione di non aver mollato.”
L’esperienza è una grande alleata
dell’atleta, bisogna incrementare l’autoefficacia ricordandosi di aver fatto
bene riuscendo nei propri intenti nonostante tutto con le risorse residue del
momento.
Quale tua esperienza ti può dare la convinzione di potercela fare? “Nella mia esperienza ho maturato la convinzione che tutto sia possibile,
ma entro certi limiti, nel senso che gli obiettivi che ci fissiamo devono
essere sempre compatibili con il nostro livello di capacità fisica e mentale.
Ciò per evitare di porre a noi stessi obiettivi troppo ambiziosi e di rimanere
frustrati e perdere motivazione dal conseguente probabile insuccesso. Con la
mente posso desiderare di voler correre i diecimila metri sotto i quaranta
minuti, ma se non ne posseggo le potenzialità fisiche e mentali non otterrò mai
questo risultato e rischio solo di farmi male o di perdere entusiasmo a
praticare la corsa. La serena e consapevole accettazione del proprio limite è
un punto fondamentale: posso tranquillamente essere felice del fatto di correre
bene diecimila metri ad un ritmo consono alle mie possibilità che mi dia modo
di godere al meglio dell’esperienza sportiva.”
Il mondo dello sport è molto variegato,
strano e bizzarro, si fanno esperienze insolite e si incontrano personaggi
curiosi e divertenti.
Un episodio curioso o divertente della tua attività sportiva? “Le mie prime gare di triathlon si sono
svolte in primavera: durante la frazione di bici in diverse occasioni anziché
spingere al massimo, mi capitava di indugiare sul paesaggio, sui campi fioriti,
sui colori e i profumi della bella stagione in arrivo. In una di queste
occasioni, mi trovai a pedalare a fianco di un atleta, al quale dissi: 'ma
quanto è bello pedalare al caldo sole della primavera, in questa natura
meravigliosa'. Mi guardò molto perplesso e accelerò decisamente, lasciandomi lì
con le mie riflessioni bucoliche.
Un’altra volta, durante la fase finale di una
mezza maratona, scorsi davanti a me una donna che era piegata dalla stanchezza.
Dai capelli biondo chiaro mi feci l’idea che non fosse italiana, per cui quando
la affiancai volli incitarla con un 'go go go!'. Ma evidentemente non era
straniera, perché mi rispose: 'Ahó, gna faccio più, te vai…!'”
Mi piace la definizione di Domenico
“pacchetto di emozioni dell’attività sportiva, è un buon slogan che denota
l’importanza del vivere appieno se stessi nella pratica dello sport che
contempla gioie e dolori.
Quali sono le
sensazioni che sperimenti facendo sport: pregara, in gara, post gara? “La gara inizia già al momento
dell’iscrizione. Da allora in poi si susseguono dei riti che fanno parte del
pacchetto di emozioni dell’attività sportiva. Nelle gare più impegnative
l’immediata vigilia ti proietta già alla gara, con il ritiro del pettorale o le
accortezze alimentari da seguire. In gara cerco sempre di assaporare al meglio
le emozioni: per quanto spinga il mio corpo e la mia mente al massimo, non mi
fisso mai degli obiettivi di tempo ma bado sempre ad ascoltare le sensazioni
del mio corpo. Ritengo che sia principalmente un privilegio poter vivere
momenti di sport, specie quando non si è più giovanissimi, per cui non desidero
alcuno stress competitivo da risultato.
Sono cosciente di fare sport per
divertimento e non baratterei mai questo piacere con risultati cronometrici
migliori che dovrei però pagare con uno sforzo o un allenamento troppo al
limite del mio essere o rinunciando a svolgere altre discipline per migliorare
le prestazioni solo su una di esse. Con questo approccio consapevole, dettato
dalla forza ma anche dalla coscienza dei miei limiti, mi godo al massimo la
soddisfazione di ogni sport.”
E’ importante essere presenti a se
stessi, consapevoli dei propri limiti e delle proprie possibilità, avere una
mentalità aperta che faccia apprezzare positività e negatività di ogni
situazione ed esperienza.
Nel tuo sport quali sono le
difficoltà e i rischi? A cosa devi fare attenzione ? “Praticando lo sport per passione e
divertimento, cerco di mantenere un approccio consapevole. Evito i
sovraccarichi, mi concedo il riposo quando mi sento stanco e alterno i vari
sport che prediligo, ruotandoli. La difficoltà maggiore è spesso quella di
trovare il tempo, per cui spesso non riesco ad allenarmi quanto e come vorrei.”
Quali condizioni ti hanno indotto a fare una prestazione non ottimale?
“Due condizioni essenzialmente: aver
svolto delle gare a distanza troppo ravvicinata, per cui nella seconda ho
pagato la fatica ancora non smaltita della precedente. Oppure di essermi
fissato degli obiettivi di tempo. L’ho fatto solo in due occasioni e in
entrambe ho peccato di presunzione, per cui sono partito troppo forte per le
mie capacità, mi sono stancato e ho concluso in sofferenza, non riuscendo
ovviamente a raggiungere l’obiettivo.”
Lo sport avvicina persone, culture e
mondi. Lo sport permette di far parte di una squadra di persone che condividono
ideali, fatica e gioie.
Cosa ti fa
continuare a fare sport? “Il
benessere psico-fisico che mi procura. Quando pratico sport raggiungo una
evasione totale dallo stress. Durante certe corse solitarie mi capita di
immergermi in pensieri e riflessioni di un’intensità che non riesco a ripetere
in altri contesti. Grazie allo sport ho la possibilità di conoscere bellissime
persone, tanti amici che sono una parte fondamentale di questo mondo o anche
solo di conoscere storie di grandi persone, accomunate dalla voglia di vivere e
di reagire positivamente alle vere avversità della vita: Alex Zanardi, Leonardo
Cenci, Sara Vargetto, Tim Don, tanti paratleti, ipovedenti, tanti “ragazzi” di
settanta o ottant’anni che corrono a dispetto di tutto e tutti. Stare a
contatto con queste persone trasmette una carica motivazionale incredibile.
Chi
pratica sport si vuole bene e vuole bene agli altri. Ci si consiglia in modo
disinteressato, si soffre e si gioisce tutti insieme e i successi condivisi
sono sempre più dolci e le delusioni meno amare. In più ho il privilegio di
essere associato a due diverse società, i Runners fo Emergency per l’atletica e
la Podistica e Solidarietà per il triathlon. Parlo di privilegio perché è
bellissimo vivere dall’interno due società per certi versi diverse ma
accomunate da valori di altruismo e solidarietà che si concretizzano in molti
modi e ti fanno sentire di far qualcosa di cui andar fiero.”
Lo sport insegna la ciclicità della
vita, insegna ad affrontare situazioni avverse con serenità e pazienza senza
scorciatoie.
Come hai superato eventuali
crisi, sconfitte, infortuni? “Nello
sport come nella vita vorremmo vivere sempre momenti belli, di soddisfazione,
crescita e gratificazione. Ma in entrambi i contesti ciò è impossibile. E
siccome cambiare le situazioni spesso non rientra tra le nostre possibilità,
l’unico aspetto che possiamo gestire è quello di come reagire alle avversità.
Mollare o andare avanti, arrendersi o reagire. E qui entra in gioco l’aspetto
psicologico, che costituisce una parte spesso più determinante di quella fisica.”
C’è stato il rischio di incorrere nel
doping? Quale può essere un messaggio per sconsigliarne l’uso? “Ho sempre ritenuto una follia insensata il
ricorso al doping, tanto nel mondo professionistico quanto in quello
amatoriale. Nell’assumere doping si commette la sciocchezza più stupida e
imperdonabile che ci possa essere: prendere in giro sé stessi.”
Bella testimonianza quella di Domenico
che trasmette veri valori dello sport che contempla sia fatica ma anche tanto
benessere.
Un messaggio
rivolto ai ragazzi per avvicinarli allo sport? “Se si ha la pazienza e la costanza di avvicinarsi allo sport e
scegliere quello più congeniale, si ha un radicale miglioramento della propria
qualità della vita. Si ottengono solo benefici. Basta guardare all’esercito di
persone che in tutto il mondo pratica sport, sempre, ogni giorno, con qualunque
tempo, d’estate e d’inverno. Sono forse tutti matti? No, semplicemente lo fanno
perché dietro quella fatica c’è la ricompensa di un benessere che non si può
comprare, che nessun oggetto materiale può darti. La sensazione del controllo
del proprio corpo, di sentirsi vivi, liberi, in armonia con sé stessi e con il
mondo. Un piacere che costa poco e che dura tanto. Mi piacerebbe che la gente
che fa sport fosse molta di più di quella che lo guarda in TV. Le cose andrebbero
meglio, perché chi fa sport impara a rispettare la fatica degli altri, sia di
chi è più forte ma anche di chi va piano e comunque non si arrende. Ci
sarebbero meno giudizi superficiali, che spesso nascono da ignoranza e
presunzione.”
E’ importante ricevere feedback da parte
degli altri così come è importante ricevere sostegno da familiari e amici che a
volte diventano risorse preziose.
Familiari
e amici cosa dicono circa il tuo sport? “Ho due figlie adolescenti che al momento sono abbastanza perplesse e
credo che mi giudichino un po’ fissato. E’ probabile che abbiano ragione, ma
confido che crescendo possano un po’ rivedere il giudizio. Ho scritto il mio
diario anche affinché un giorno possano capire cosa spingeva il loro papà a
correre quasi ogni giorno. Con gli amici “sportivi” c’è sempre grande
solidarietà e condivisione mentre paradossalmente proprio da chi è lontano dal
mondo dello sport mi sento talvolta dire che esagero o che continuando così
finirò per farmi male.”
E’ importante coltivare orti diversi, è
importante avere un piano B. è importante avere uno svago per rilassarsi e
distrarsi.
Cosa hai scoperto di te
stesso nel praticare attività fisica? “Ho
scoperto che con la volontà, l’impegno, la costanza, i sacrifici quotidiani si
possono raggiungere risultati che non ci saremmo mai aspettati e ci danno una
enorme gratificazione. Anni fa non avrei mai pensato che alla soglia dei
cinquant’anni avrei corso maratone, fatto gare di triathlon o di mountain bike. Non ho il rimpianto di non averlo potuto fare prima: la vita va a fasi, in
passato mi sono dedicato maggiormente al lavoro e soprattutto alle mie figlie.
Adesso, anche se il lavoro mi assorbe ancora tanto, riesco a trovare più tempo
per coltivare le mie passioni sportive.”
Riesci ad immaginare una vita senza lo sport? “Lo sport riempie le mie giornate non solo fisicamente, ma anche
mentalmente, leggendo, informandomi o scegliendo la prossima gara. L’idea di
farne a meno mi rende ovviamente triste e spero di non doverne fare mai a meno
perché sarebbe una vita con una qualità certamente inferiore.”
Hai mai pensato per infortuni o altro di
smettere di essere atleta? “Non credo
che per mia volontà arriverò mai a voler smettere. Accetto serenamente lo
scorrere del tempo e l’inevitabile decadimento fisico e delle prestazioni. Non
ho smanie da Superman, semplicemente desidero vivere al meglio la mia età,
concedendomi lo sport nella quantità che mi arreca beneficio. Il mio modello
sono i tanti settantenni o più che vedo correre o andare bici.
Sono tanti gli aspetti da curare per
praticare sport sperimentando prima di tutto benessere e poi performance,
dall’allenamento fisico a quello mentale, da un corretto approccio nutrizionale
a quello dei recuperi e delle coccole.
Ritieni
utile la figura dello psicologo dello sport? Per quali aspetti ed in quali
fasi? “La ritengo molto utile, a ogni
età e a ogni livello. Spesso ci si sofferma troppo sull’aspetto atletico
tralasciando la componente psicologica. L’abitudine alla resistenza, alla
reazione alle avversità, alla gestione dei momenti critici ma anche di quelli
favorevoli sono tutte caratteristiche più o meno innate che vanno però guidate
e ricondotte secondo metodi scientifici. Personalmente vorrei curare anche
tutte le fasi che sono consapevole di trascurare: dall’aspetto psicologico, a
quello della fisioterapia e del massaggio sportivo, alla nutrizione. Ma per
oggettive limitazioni di tempo e di risorse non posso permettermelo. Per quanto
possibile cerco comunque di approfondire anche questi aspetti.”
E’ importante avere direzioni da
prendere, sogni da realizzare, mete e obiettivi da raggiungere ed è altrettanto
importante rimodulare i propri obiettivi cavalcando l’onda del cambiamento e
continuando con le risorse residue che a volte sono tante e sorprendenti.
Prossimi obiettivi? Sogni realizzati e da realizzare? “Nella vita come nello sport non sono abituato a pormi obiettivi di
medio o lungo termine. Sono abbastanza consapevole che è meglio essere cauti e
navigare a vista. Il mio obiettivo sportivo è sempre domenica prossima, sia
essa un’uscita in bici o una gara di corsa o di triathlon. L’esperienza mi ha
insegnato che le gare impegnative vanno pianificate bene e che
l’improvvisazione va sempre evitata. Nella mia dimensione amatoriale, le gare
più impegnative sono le maratone e le mezze, che cerco di preparare bene e le
gare di triathlon, dove devo perfezionare soprattutto la fase del nuoto. Ho
coltivato per molto tempo il sogno di voler correre una maratona. Grazie al
cielo è un sogno che ho realizzato. Non solo, ma mi è piaciuta così tanto
l’esperienza che ne ho corso in seguito altre due, a distanza di quindici
giorni l’una dall’altra. Spero di conservare la forma fisica per correrne
altre. Consiglierei a tutti di correrne una almeno una volta nella vita: è
un’esperienza meravigliosa, che non si dimentica.”
Le opinioni degli atleti aiutano a
comprendere il mondo dello sport fatto di passione e fatica ma anche di gioie e
soddisfazioni.
Matteo SIMONE
Psicologo, Psicoterapeuta
380-4337230 - 21163@tiscali.it
Nessun commento:
Posta un commento