Matteo Simone
Juan è un amante del quasi impossibile, dove c’è da sfidare se stesso c’è lui stesso integro per affrontare al meglio le circostanze e tutto ciò che comporta lo sport prolungato.
Tra i suoi obiettivi mi aveva già accennato del suo progetto
benefico di raccolta fondi correndo la Panamerican highway
dall’ Alaska (USA) a Ushuaia (Argentina) a partire dal 1 gennaio 2019.
Quali sono i sogni da realizzare? “Dedicarmi
alla mia passione al 200%, senza dover lavorare ogni giorno per poter
permettermi di correre e allenarmi. Correrò la Panamerican highway dall’
Alaska (USA) a Ushuaia (Argentina). A partire dal 1 gennaio 2019. Il percorso
inizia in Prudhoe Bay, Alaska e finisce a Ushuaia, in Argentina. L'intera
traccia sarà pubblicata presto ma attraverserà i seguenti paesi (USA, Canada,
Messico, Guatemala, El Salvador, Honduras, Nicaragua, Costa Rica, Panama,
Colombia, Ecuador, Perù, Cile e Argentina). Sto cercando uno o vari sponsor per
supportarmi con la logistica e tutto il materiale necessario per questa
avventura. Una volta che avrò il supporto necessario e che avrò iniziato,
l'idea è quella di trovare donatori (aziende o privati) e raccogliere fondi per
charity. (1 USD per ogni km corso).”
Qual è stato il tuo percorso per diventare un atleta? “Da piccolo giocavo a pallavolo e pallacanestro per 2 club diversi. Ero in Argentina e un giorno a 16 anni ho conosciuto un allenatore d'atletica Cubano, Miguel Angel Justiz. In quel momento lasciai pallavolo e pallacanestro e mi sono dedicato soltanto all'atletica leggera 400metri. L'ho fatto per 2 anni e da quel momento ho sempre fatto qualcosa: palestra, alpinismo, tennis, body building, crossfit. Soltanto a giugno 2016 senza allenamento ho corso la mia prima 100 km, Vitosha 100 in Sofia, Bulgaria. Da quel momento è diventata una droga. A un certo punto sono riuscito a correre un ultra di 141 km e il weekend successivo un'altra di 86 km, per certi atleti questo sarebbe una follia.”
Hai sperimentato l'esperienza del limite nelle gare? “Sì. Nella gara Tryavna Ultra (dolori e ferite ai piedi) e Persenk Ultra (allucinazioni e mi addormentavo mentre camminavo). Se ci penso adesso a freddo potrei arrivare a credere che sia stata una follia ma per come sono fatto lo rifarei ancora.”
Ti va di descrivere un episodio divertente della tua attività sportiva? “Durante la Persenk Ultra (160km e 7500metri di dislivello), mi trovavo in un tratto della gara con un altro corridore e durante la seconda notte ho iniziato ad addormentarmi mentre camminavo. Ho perfino avuto delle allucinazioni dove vedevo le sagome degli alberi come se fossero degli animali selvaggi e a volte le immaginavo come dei palazzi in una grande città. Ero consapevole che si trattavano d'allucinazioni dovute alla stanchezza e a non aver dormito e per periodi brevi di tempo chiudevo gli occhi oppure dicevo qualche frase senza senso. Ad un certo punto dico all'altro corridore: - Martin, la banca apre alle 8 domattina! - Cosa? - Che la banca apre alle 8 domattina, non mi avevi chiesto a che ora apriva la banca? - No! ma stai bene? Mi devo preoccupare? Gli ho spiegato che era una cosa normale, che stavo bene ma solo stanco e ci siamo messi a ridere.”
Le chiavi del benessere e del successo sono mentali, fisici e nutrizionali. Importante la passione e la motivazione che ti spingono ad allenarti in qualsiasi condizioni, anche avverse.
Il 18 giugno 2016, Pablo ha corso la Vitosha 100 Km Mountain Super Trail (BUL), 90km trail, in 13h53’07”. Il vincitore è stato il bulgaro Ivaylo Atanasov 8h24’52”, precedendo i due connazionali Ruslan Palazov 8h29’03” e Ivaylo Hadzhiev 8h32’57”. Tra le donne ha vinto la bulgara Antonia Grigorova 9h25’56”, precedendo le connazionali Mariya Nikolova 9h43’30” e Nadezhda Angelova 9h47’32”.
Successivamente, il 16 luglio 2016, Pablo ha corso la Tryavna-Ultra (BUL), 141km trail, in 33h27’37”. La gara è stata vinta dal bulgaro Ivaylo Hadzhiev 20h25’30”, precedendo i connazionali Rosen Rusey 20h50’40” e Kaloyan Grigorova 21h37’47”. Tra le donne vinse la bulgara Antonia Grigorova 26h10’54”, precedendo le connazionali Eleonora Grigorova 26h45’22” ed Evelina Zlatanova-Kazakova 28h01’53”.
Il 19 agosto 2016, Pablo ha corso la Persenk Ultra 160 (BUL), 157km trail, in 41h06’50”. Il vincitore è stato il britannico Charlie Sharpe 22h01’02”, precedendo i due bulgari: Vladimir Milushev 24h43’53” e Bozhidar Antonov 26h58’06”. Tra le donne vinse la bulgara Antonia Grigorova 31h11’09”, precedendo l’italiana Ingrid Qualizza 34h22’11” e la bulgara Dedislava Tsvetanova 34h23’48”.
Quali fattori hanno contribuito al tuo benessere o performance?
“Penso che prima di tutto il fattore mentale. La
decisione di voler fare quello che mi piaceva. Correre e allo stesso tempo
farlo in un ambiente montano. Due passioni che sono state il mio motore. Poi
occorre aggiungere la forza di volontà. Credo d'essere molto rigido con me
stesso e penso che anche questo abbia contribuito ai migliori risultati.
L'allenamento e la nutrizione li metterei subito dopo in un secondo scalino.
Alla fine se un giorno nevica o piove tantissimo e ti devi alzare alle 6 per
andare a correre 20km lo puoi fare soltanto se veramente lo vuoi fare. Non ci
sono scuse o grigi secondo me.”
Il
benessere e la performance dipende in maggior misura da noi stessi ma da soli
non si va da nessuna parte è importante circondarsi di persone competenti e
professionali che ti aiutano.
Nello sport chi ha
contribuito al tuo benessere o performance?
“Direi che in un 70% io e poi il restante 30% gli
allenatori che ho avuto. Loro ti possono insegnare la tecnica, mostrarti gli
errori e dirti che tipo di allenamento fare ma alla fine, secondo me, siamo sempre
noi che contribuiamo in maggior misura.”
Cosa hai
scoperto del tuo carattere nel praticare sport? “Che sono più testardo di quel che credevo. D'essere molto determinato.
Se voglio una cosa non mollo mai finché la raggiungo.”
Quali capacità hai dimostrato di possedere? “La determinazione e la volontà nel voler raggiungere i miei obiettivi.
In una gara sempre do il massimo provando ad anticipare eventuali contrattempi,
clima, fame, voglia di andare in bagno, qualunque minimo dettaglio. Più
pianificata ed organizzata è la tua gara meno problemi troverai durante. Ovviamente
ci sono sempre degli imprevisti.”
Se
vuoi puoi, più riesci ad alzare l’asticella e più acquisti autoefficacia e
sicurezza.
Quale esperienza ti dà la
convinzione di potercela fare? “Quella
appena raccontata. Insisto nel credere che tutto dipende da noi stessi. Se
nella vita c'è qualcosa che non riesci ad avere, secondo me, e perché non l'hai
voluta abbastanza. Altrimenti saresti riuscito ad averla.”
Cosa pensano familiari e amici della tua attività sportiva?
“Un po' si sono abituati diciamo, ma all'inizio
quando leggevano le distanze e i dislivelli s'impaurivano un po' e mi
chiedevano: "ma cosa mangerai e dove dormirai?" "per maltempo la
sospendono?". Penso che ognuno
conosce i suoi limiti e anche se devo ammettere che più di una volta mi sono
iscritto a gare dove non ero al 100 per cento, se mi metto nei panni dei miei
famigliari ed amici penso che sia una reazione normale.”
Importante
condividere gioie e dolori, soprattutto quando si è immersi nella natura al
buio con deprivazione del sonno, l’umorismo aiuta ad andare avanti ed è una
fonte di resilienza:
La
gara non è fatta solo di competizione ma di opportunità di incontri con persone
e paesaggi.
Che significa per te partecipare ad una gara?
“Mettermi alla prova con altri corridori. All'inizio
lo facevo per acquisire esperienza, volevo solo finire la gara anche 5 minuti
prima del cut off limit. Poi quando inizi ad allenarti seriamente e quello che
fai non è più un hobby le tue esigenze cambiano. Vuoi abbassare i tempi delle
edizioni precedenti e ti passa anche per la testa la possibilità di stare anche
nel podio. La parte più dura sono gli allenamenti. La gara è il momento dove
dai il massimo e provi in un certo modo a giustificare i tuoi allenamenti ed
entra tanto in gioco anche la testa. E' fondamentale essere preparato
psichicamente prima e durante la gara. Questo se parliamo dal punto di vista
competitivo di una gara. Poi in una gara ci sono anche tantissime altre cose,
le bellissime persone che trovi durante, altri corridori, i volontari, i paesaggi,
il pubblico.”
La
gara fa sperimentare tante sensazioni ed emozioni, si passano tante fasi ed
alla fine è bello uscirne integri e riflettere sull’accaduto e sull’intera
preparazione per l’obiettivo portato a termine,
Quali sono
le sensazioni che sperimenti: pre-gara, in gara, post-gara? “Pre-gara: una roba proprio da maniaci. Già prima di dirigermi
all'aeroporto controllo più di una volta se mi sto dimenticando qualcosa:
vaselina, cerotti, bastoncini, bandane, ecc. La notte precedente normalmente
preparo tutto sul letto, separo le cose e pianifico gli orari in cui dovrò
mangiare i gel o le barrette. Faccio anche un pronostico anche di dove dovrei
trovarmi ad una certa ora se tutto va come pianificato. Adesso non è più come
all'inizio dove l'unica sensazione pre-gara era 'ce la farò a finire?' In Gara: durante la gara provo sempre a seguire quanto pianificato. Non sempre
va come pianificato ma di solito va bene. Impari qualcosa di nuovo in ogni
gara. Credo che le sensazioni si facciano vedere negli ultimi 15 km della gara,
dove inizi ad immaginare che ormai è quasi fatta anche se mi è successo di
pensarla così dopo aver corso 120km in una gara di 160km. Gli ultimi km sono i
più duri. Post-gara: subito dopo la gara ho una specie d'euforia. Ormai è
fatta. A volte piango dall'emozione. Il perché non lo so. Forse mi metto a
pensare al percorso trascorso durante la gara e non solo, agli allenamenti,
alle cose che rinuncio scegliendo quello che faccio, ecc. Comunque è una
sensazione unica e molto personale anche se potrebbe sembrare "denominatore
comune" tra gli atleti.”
Cosa ti ha fatto mollare o cosa ti fa continuare a
fare sport? “Mollare al momento niente.
Se mi sento troppo stanco a livello muscolare decido di riposarmi quel giorno
per essere al 100% nell'allenamento del giorno successivo. Cosa mi fa
continuare? la voglia di esplorare nuovi posti facendo quello che è la mia
passione, la corsa in montagna.”
Quali sono
le difficoltà, i rischi, a cosa devi fare attenzione nel tuo sport?
“Penso che le difficoltà maggiori in una gara in
montagna siano gli imprevisti. Personalmente faccio attenzione quasi ad ogni
passo che faccio. E non mi riferisco soltanto nei passaggi esposti e/o tecnici.
Ogni passo, basta torcersi una caviglia e sei fuori e non soltanto dalla gara.
Fuori anche per qualche mese. Questo riguardo i fattori concernenti la persona.
Riguardo i fattori esterni come il clima e gli animali selvaggi si possono
prendere alcune precauzioni ma comunque c'è sempre un fattore di rischio.”
Un messaggio rivolto ai ragazzi per avvicinarli allo
sport? “Il messaggio che darei è
quello di frequentare il più possibile la natura. Allontanarsi dalla città nei
weekend con la famiglia e fare una escursione in montagna, lasciando orologi e
telefonini in macchina, dormendo in tende durante il weekend e avvicinando i
ragazzi allo sport in una maniera diciamo 'motoria' correndo con il
cane per prendere una palla, arrampicando un albero, ascoltando i rumori della
natura.”
Come hai superato
eventuali crisi, sconfitte, infortuni? “Sempre
"parlando" con me stesso. Le decisioni le prendo dopo che ho
analizzato i pro e i contro. Posso sbagliarmi ma è la mia decisione. Mi fido
pienamente di me stesso. Ho avuto dei dolori, ho perso tutte le unghie dei
piedi, sono caduto tantissime volte durante alcune discese ma per fortuna non
ho mai avuto degli infortuni.”
Raggiungere
gli obiettivi con accurata programmazione che prevede fatica, impegno,
determinazione ed integrazione alimentare corretta è sempre preferibile al
doping.
C'è stato il rischio di incorrere nel doping nella tua carriera sportiva? “No, mai. Qualcuno mi ha suggerito cosa prendere ma mi sono rifiutato.
Nel breve periodo in cui ho fatto bodybuilding, prendevo la Creatina, la glutammina,
aminoacidi BCAA, vitamine e proteine, ma non sono mai andato oltre. 1) Non lo
vedo come una cosa corretta nei miei confronti e neanche nei confronti degli
altri. 2) Non giustifico il fatto di prendere una cosa che è vietata per fare
meglio di qualcun altro, con quale obiettivo? Un podio, un primo posto, qualche
soldo? No! 3) Se devo ricorrere a quello per raggiungere un obiettivo non sono
più io quello che lo sta raggiungendo.”
Un messaggio per sconsigliare l'uso del doping? “Prima di tutto il discorso
morale. Lo sport competitivo ti spinge a certi limiti e anche a voler vincere.
Ma vincere col doping non è vincere, è far finta di vincere. Dopo che fa male e
anche se hai lo scienziato dietro che ti dà anche l'antidoto per non farti
scoprire sono sempre robe che entrano nel tuo corpo.”
Vero,
il doping è diventato il cancro dello sport, quanto meno te lo aspetti anche
persone più insospettabili ne fanno uso, ho scritto un libro dal titolo Doping
il cancro dello sport https://www.ibs.it/doping-cancro-dello-sport-libro-matteo-simone/e/9788867630752
Quali condizioni fisiche o ambientali hanno indotto a
fare una prestazione non ottimale? “Condizioni fisiche
soltanto in un periodo in cui ero in over training. L'alimentazione compie un
ruolo importantissimo. Condizioni ambientali, direi il ghiaccio se non hai i
ramponi. La neve e la sabbia sono "fattori ambientali" duri anche durante
un semplice allenamento.”
Ritieni utile lo psicologo dello sport? “Questo penso che sia un
discorso molto personale. Uno che è andato sempre dallo psicologo e che ne ha
tratto giovamento può essergli d'aiuto. Nel mio caso personale non penso che
possa essermi d'aiuto. So bene perché faccio questo sport e quali sono le mie
motivazioni. Nei momenti di crisi ho sempre trovato delle soluzioni con me
stesso ma ripeto è un discorso molto personale e lungo da descrivere in poche
righe.”
Un’intervista a Juan Pablo è riportata nel libro “Maratoneti e Ultrarunner. Aspetti psicologici di una sfida”, edito da Edizioni Psiconline.
Matteo SIMONE
Psicologo, Psicoterapeuta Gestalt ed EMDR
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