Se ho un nuovo sogno ci
metto tutto l'impegno per poterlo realizzare
Dott. Matteo Simone
Aumenta la visibilità degli atleti con disabilità visiva grazie agli occhi degli altri, grazie allo sport che rimette al mondo in modo diverso.
Grazie ad attività come
lo sport, le persone escono di casa anche se non sono al meglio della
condizione, anche se hanno difficoltà. Lo sport permette di mettersi comunque
in gioco, di mostrare altre abilità, grazie anche a chi è disposto a dare una
mano tramite un laccetto per esempio.
E’
quello che succede per gli atleti con disabilità visiva la cui guida si mette a
loro disposizione per allenamenti in coppia, per partecipare a gare.
Non è
facile ma si può, si può cambiare la cultura, si può fare quasi tutto se si
vuole e se gli altri danno una mano o comunque non ostacolano.
Questo
dovrebbe essere l’opera di sensibilizzazione da parte di istituzioni, società,
organizzatori di gara; agevolare la partecipazione ad allenamenti e gare, ma
soprattutto rendere facile la vita non solo agli atleti con disabilità visiva
ma anche alle loro guide che sono lì per loro, mettono il loro tempo a
disposizione dell’altro.
Che sapore ha la partecipazione alla 6 ore della birra?
“Sicuramente una gara anomala per me, però ho
riscontrato tanta passione, coinvolgimento ed unione tra i runner.”
I runner sanno essere caciaroni, sensibili, divertenti, soprattutto nelle gare di ultradistanza dove si mette da prate un po’ di competizione e si da spazio a presenza, incontri, condivisione di fatica e gioie e ci si aiuta a vicenda. E’ un mondo che sto conoscendo e approfondendo piacevolmente da un po’ di anni sia direttamente partecipando ad alcune gare, sia con interviste a personaggi comuni e campioni e ciò mi permette di scrivere articoli divulgativi e anche libri con testimonianze, teorie e pratiche da mettere in atto per affrontare e gestire tali gare.
Ti puoi definire ultrarunner? Cosa significa per te partecipare a un'ultramaratona? “Nonostante abbia fatto alcune ultramaratone mi ritengo solo sulla carta un ultramaratoneta, la mia distanza congeniale è la maratona, oltre tale distanza lo faccio più per divertimento e per il clima che si respira nelle ultramaratone. PS: se le mie ginocchia avessero più resistenza sicuramente qualche gara in più sicuramente la farei.”
Loris
è uno che si tutela, mette in atto quello che io chiamo autoprotezione, ma per
ora è così, poi staremo a vedere perché a volte la distanza chiama ed è
difficile rinunciare, io credo che per Loris e le sue guide il meglio deve
ancora venire.
Amici, famiglia, sponsor, che dicono?
“Accettano ben volentieri, nelle poche volte che ho
fatto ultramaratona mi hanno accompagnato divertendosi a loro volta.”
Le
gare di ultramaratona sono giorni di festa, senza tensione, certo c’è un po’ di
preoccupazione per la fatica a volte un po’ esagerata, ma si fa tutto, a volte
l’ultramaratona diventa autoterapia, è quello che riportano tanti ultrarunner, si
scopre se stessi in profondità, si incontra la propria ombra, si conoscono le proprie
capacità e ci si sorprende sempre di più per quello che si riesce a fare e per
come si riesce ad uscire da certe situazioni.
Nuovi
obiettivi e sogni pianificati o da pianificare? “Nuovi obiettivi immediati sono allenamenti e gare per triathlon, altri
li valuteremo strada facendo. Per quanto riguarda i sogni non mi piace
pianificarli, se ho un nuovo sogno ci metto tutto l'impegno per poterlo
realizzare.”
Sempre
più sorprendente Loris, il triathlon attrae tanti e non è facile cimentarsi in
tre sport, soprattutto trovare una buona intesa con le guide, conciliare gli
allenamenti e le gare, insomma davvero una grande sfida.
Com'è il
clima con le tue guide, organizzatori di gare, altri atleti non vedenti?
“Il clima con le mie guide è sempre ottimale, è la
mia base di partenza, loro sono prima di tutto miei amici più che le mie guide;
con gli altri atleti non vedenti c'è sempre tanto rispetto e stima anche perché
so le difficoltà che affrontano nella vita e nello sport (le loro difficoltà
sono uguali alle mie); con gli organizzatori delle manifestazioni in zona c'è
ormai un grande rapporto di stima reciproca, comprendono le nostre necessità e
nel limite del possibile ci favoriscono, non a discapito degli altri.
Nelle manifestazioni
al di fuori della Regione, soprattutto quelle che contano grandi numeri, a
volte riscontro qualche difficoltà, non comprendo perché per noi atleti con
disabilità spesso l'iscrizione è gratuita mentre all'atleta guida viene fatta
pagare la tariffa standard, l'atleta guida si chiama in questo modo perché
accompagna in gara una persona con disabilità visiva e non per correre per una
sua performance. Io e l'atleta guida siamo una cosa unica.”
E’
vero chi fa la guida lo fa con vera passione e spirito di condivisione, si
sperimenta e si cresce insieme, si fa squadra, si condividono gioie e
difficoltà, si migliora insieme. Concordo con quello che dice Loris.
Un’intervista a Loris è riportata nel libro “Triathlon e Ironman. La psicologia del triatleta”, Prospettiva Editrice, Civitavecchia, settembre 2019.
Gli atleti vanno alla ricerca di sensazioni positive e di benessere, ed alla ricerca della sfida, per verificare quanto si è capaci a perpetrare uno sforzo nel tempo. Gli atleti considerano l’importanza del fattore mentale, affermando che non basta solamente l’allenamento fisico, ma è opportuno sviluppare anche aspetti mentali, quali la caparbietà, la tenacia, la determinazione e questi aspetti poi saranno utili anche per la vita quotidiana; infatti, essi permetteranno di saper gestire e affrontare determinate situazioni considerate difficili.
Dott. Matteo SIMONE
Psicologo, Psicoterapeuta Gestalt ed EMDR
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