Matteo Simone - 21163@tiscali.it
Lo sport come da così toglie, bisogna fare attenzione per strada e per sentieri a non infortunarsi, bisogna sapersi monitorare per ascoltare il proprio corpo per capire quello che si può fare e quali possono essere i propri limiti personali, comprendere se c’è qualche dolore da considerare e correre ai ripari con massaggi, fisioterapia e accortezze varie.
Di
seguito, Achille racconta la sua esperienza rispondendo ad alcune mie domande
un po’ di tempo fa.
Ti sei sentito campione nello sport almeno un giorno della
tua vita? “Campione direi di
no, mi sono sentito molto soddisfatto tante volte e qualche volta ho avuto la
sensazione di essere, come dire, passato al livello “superiore” (una volta
lessi da qualche parte che fino ai 5min/km fai jogging, sotto sei un runner,
ecco, io sono un runner, mi sono detto). Un altro episodio è legato alla
maratona di Roma quando passando a via flaminia sentii uno steward dire ad un
altro che chi passava in quel momento era ancora tra gli atleti forti.”
Qual è stato il tuo percorso nella pratica sportiva? “Tranne alcuni periodi ho
sempre fatto sport e ne ho fatti tanti anche se alcuni per brevi periodi. Sono
passato dal judo alle elementari, al calcio delle medie, al taekwondo alle superiori, poi ho frequentato la palestra (ed il calcetto con gli amici) fino ad arrivare alla corsa, più seriamente da qualche anno a questa parte. In mezzo ho fatto esperienze col nuoto, il tennis, il football americano (tutti per poco) ed occasionalmente con la bici (MTB ma su strada).”
Quali fattori che contribuiscono al benessere e performance nello sport? “Alimentazione, allenamento e riposo, fisico e mentale. Non necessariamente in quest’ordine.”
Quali fattori che contribuiscono al benessere e performance nello sport? “Alimentazione, allenamento e riposo, fisico e mentale. Non necessariamente in quest’ordine.”
Vero,
anche in Kenya a Iten la città dei campioni la regola numero 1 è l’allenamento,
la regola numero 2 è l’alimentazione, la regola numero 3 è il riposo e la
regola numero 4 è socializzare. Pertanto concordo con Gianluca sugli aspetti
del benessere e della performance nello sport.
C’è qualcuno che contribuisce
al tuo benessere e performance nello sport? "La mia famiglia prima di tutto, supportandomi e sopportandomi. Per
affrontare le gare più impegnative ho aggiunto anche un nutrizionista e
saltuariamente un allenatore.. Per le gare estreme ho anche consultato uno
psicologo dello sport. Se si vogliono raggiungere alcuni risultati, anche solo
a livello amatoriale, anche solo per far piacere a se stessi, ritengo
importante affidarsi a dei professionisti del settore.”
Gianluca
vuol fare le cose fatte bene soprattutto se si tratta di gare considerate
estreme come una 100 km e ho potuto apprezzare sia il sostegno e il supporto
della sua moglie durante la lunga gara del passatore della distanza di 100 km e
della durata di circa 10 ore sia il suo avvalersi delle figure di esperti
allenatori come in grande Max Monteforte e il rinomato nutrizionista Francesco
Fagnani che di recente ha scritto anche un bel libro sull'alimentazione dello
sportivo per sperimentare benessere e performance. Inoltre ho potuto apprezzare
il suo interesse nella psicologia dello sport soprattutto in occasione del
workshop da me tenuto presso LBM Sport di via Somalia su richiesta del responsabile
di Purosangue, Max Monteforte per conto dell’adidas.
Cosa pensano familiari e amici della tua attività sportiva? “La mia famiglia mi supporta e sopporta, cerco
comunque di non essere troppo assente. Nei miei amici credo che i pensieri
siano contrastanti, da una parte penso ci sia un’invidia sana, dall’altra una
non comprensione (ma chi te lo fa fare? Va bene allenarsi e fare qualche gara,
ma non farai troppo?), penso anche che vedendomi soddisfatto siano contenti per
me, qualcuno, ogni tanto, viene anche a fare il tifo. E’ sempre bello vedere
facce amiche che ti incitano, nelle ultra poi sono fondamentali, anche per la
logistica, ma il fattore più importante è che sai di non essere solo mai.”
Tanti erano i suoi tifosi durante la mitica 100 km del passatore
attraverso un gruppo wathsapp messo in piedi da sua moglie pronta a sostenerlo
e supportarlo durante il lungo tragitto da Firenze a Faenza.
Un episodio curioso o divertente della tua attività sportiva? “Forse il più singolare è
l’investimento di una passante che mi ha attraversato la strada durante una
gara, ho cercato di evitarla ma non ce l’ho fatta, questa, a sua volta, ha
investito un ciclista che stava attraversando anche lui. Un altro è un cinque
dato ad un altro runner, ovviamente sconosciuto, incrociato una mattina
all’alba sul lungarno a Firenze.”
Cosa
hai scoperto del tuo carattere nel praticare sport? “Che l’istinto spesso
prevale sulla ragione, che sono impulsivo ma che so anche essere paziente e che
sono competitivo quanto basta (almeno credo).”
Quali capacità, caratteristiche, qualità ti aiutano nel praticare il tuo
sport? “In ordine sparso, costanza, perseveranza, credo anche tenacia.
Ribadirei la pazienza, il saper “far passare il tempo” che vale ovviamente per
i lunghi. Credo che sia importante anche il saper stare bene da soli e con se
stessi, nella lunga durata ci si ritrova da soli e saper affrontare ed
apprezzare la solitudine penso sia una qualità importante.”
Che
significato ha per te praticare il tuo sport? “Io dico sempre che per me
la corsa è terapia, io corro per stare bene nel fisico e nella testa, anzi
forse più per stare bene nella testa, per il fisico basterebbero meno chilometri.”
Quali sensazioni sperimenti nello sport? “Credo un po’ tutte quelle della vita quotidiana,
da quelle negative come potrebbero essere la rassegnazione del non farcela, la
fatica, la voglia di mollare a quelle positive, come la gioia di aver ottenuto
un risultato (sia chilometrico, sia cronometrico), la soddisfazione di aver
fatto un buon allenamento o anche di aver accompagnato una persona ad ottenere
un suo risultato.”
Quali
sono le difficoltà e i rischi? A cosa devi fare attenzione nella pratica del tuo sport? “Il rischio
principale credo sia quello di farsi male, ovunque si corre (forse esclusa la
pista, che però frequento poco) ci sono strade sconnesse, automobili, moto,
etc. che rappresentano sempre un pericolo e poi le sensazioni del proprio
corpo, i segnali che ci arrivano vanno analizzati ed interpretati per evitare
il rischio di infortunarsi seriamente.”
Quali condizioni fisiche o ambientali ti ostacolano
nella pratica del tuo sport? “Fisiche solo un dolore specifico che impedisca il
movimento fluido (polpaccio, ginocchio, articolazioni) e la malattia (intesa
come influenza, febbre alta, etc.), ambientali praticamente solo il vento forte
è decisamente la più fastidiosa, certo uscire sotto un acquazzone o con 40°
gradi non è piacevole, magari provo ad organizzarmi in altro modo ma se non è
possibile vado lo stesso, magari diminuisco un po’ i km o la durata. Ho corso
anche con e sotto la neve ed alla domanda: ma dove vai? Ho risposto: e quando
mi ricapita?”
Grande
Achille, sempre pronto a uscire fuori dalla zona di confort per apprendere dall'esperienza, per sperimentare, per tornare a casa molto ricco dentro.
Cosa ti fa continuare a fare sport? Hai rischiato
di mollare di fare sport? “Da quando lo pratico con assiduità (e cioè da quando
gli allenamenti erano solo due a settimana) non ho mai pensato di mollare e
sono stato fermo solo per impedimenti fisici, anzi, gli allenamenti settimanali
sono aumentati fino a cinque (talvolta sei, ormai da qualche anno). Continuo
perché per me è fonte di benessere, fisico e mentale, ho sempre combattuto con
il peso corporeo e so che se smettessi tenderei immediatamente ad ingrassare.
Amo dire che 350 giorni all’anno corro per mangiare ed i rimanenti 15 (in
coincidenza con le gare a cui tengo) mangio per correre.”
Un messaggio rivolto ai ragazzi per avvicinarsi al tuo sport? “Domanda molto difficile,
non tanto perché non saprei cosa dire, ma perché non riesco a identificare un
messaggio che possa risultare accattivante e coinvolgente per i ragazzi (non
riesco a convincere mia figlia, sigh), La corsa rende liberi, fa stare bene
corpo e mente e consente a chi la pratica di decidere quando stare da soli e
quando condividere il tempo con gli altri, inseguendo obiettivi comuni, accompagnandosi ed incitandosi a vicenda ed in entrambi i casi da grandi
soddisfazioni.”
Ritieni
utile lo psicologo dello sport? Per quali aspetti e in quali
fasi? “Come in tutti gli altri campi una persona che ti aiuti a capire
meglio te stesso dandoti gli strumenti con i quali farlo è utilissima. Naturalmente
più sono dure le difficoltà che si affrontano più diventa utile. Il difficile
penso sia capire quando se ne ha bisogno prima che sia troppo tardi (intendo
prima che si verifichi un evento che sarebbe potuto essere evitato mettendo in
pratica quegli insegnamenti derivanti dalla migliore comprensione di se stessi
a cui accennavo prima). Personalmente ho ritenuto opportuno consultarmi prima
di una gara di endurance e dopo che alla mia prima esperienza di ultra maratona
ho avuto un momento di crisi forte che per fortuna non mi ha fatto rinunciare
ma che comunque mi ha fatto venire dei dubbi sulle modalità con le quali
affrontare certe competizioni.”
Quali
sono i prossimi obiettivi, sogni che hai realizzato e da realizzare? “Il primissimo obiettivo è quello
di completare la 100 km del passatore, dopo non lo so, visto il tempo che ho
fatto nell’ultima maratona penso di avere la possibilità di completarla entro
le tre ore e sarebbe veramente una grande soddisfazione, altro sogno sarebbe
quello di correre nel deserto, prima però pensiamo a fare bene questa 100, il
resto verrà dopo.”
Nel frattempo Gianluca ha corso la sua 100 km del passatore, ora non ci
resta che vederlo correre nel deserto e aspettare che scenda sotto le 3 ore in
maratona, step by step, un passo alla volta si fa tutto.
Sei
consapevole delle tue possibilità, capacità, limiti? “Penso ma più che altro
spero di si, conoscersi fa si che non si vada troppo oltre quando non è il
momento, il rischio può anche starci ma dovrebbe essere “controllato”, sennò
può finire male, sia fisicamente, infortunandosi, sia in termini di gestione
della gara (o allenamento che sia).”
Quanto
ti senti sicuro, quanto credi in te stesso? “Credo abbastanza, non sono
mai abbastanza sicuro di come affronterò una gara (ma anche un impegno della
mia vita privata) ma cerco di preparami in modo da avere il più possibile tutto
sotto controllo. Poi un po’ di istinto di sensazioni faranno il resto.”
Una tua esperienza che ti dà la convinzione di potercela fare? “Ho portato a termine gare
faticose con una preparazione adeguata ma artigianale, credo che avendo
migliorato il metodo di preparazione e l’alimentazione posso pensare di
ottenere risultati migliori in termini di durata e/o di distanza di gara.”
Quali sono le
sensazioni relative a precedenti esperienze di successo? “Naturalmente le ricordo con piacere,
soprattutto quelle in cui non credevo che avrei ottenuto un risultato aldilà
delle aspettative. Ricordo in qualche caso la sensazione di incredulità, in
altri la gioia e anche la commozione nell'abbracciare mia moglie e mia faglia all'arrivo.”
Bella
risposte, l’emozione ha sempre più valore rispetto tutto al resto soprattutto
se si tratta di condivisione con familiari o amici.
Hai un modello di
riferimento? Ti ispiri a qualcuno? “No, a nessuno in particolare, ci sono
ovviamente atleti che stimo come Giorgio Calcaterra o Marco Olmo ma tutti e
nessuno sono fonte di ispirazione. Penso che ognuno sia diverso dall'altro e
quello che può valere per l’uno non necessariamente possa valere per l’altro.
Un atleta ma direi anche uomo che penso sia un esempio da portare nei libri di
storia è Alex Zanardi.”
Una parola o
una frase detta da qualcuno che ti aiuta a crederci ed impegnarti? “Ho dei piccoli grandi mantra: ho calcolato
che con 100 passi copro circa 300/350 metri, quindi quando ne mancano così per
finire il chilometro mi viene da dire dai facciamoci un cento. Un altro è una
frase rivolta da un ragazzo a un suo amico al 40° di una maratona: 'l’hai mai
fatto un duemila? Daje!'. Il terzo è una battuta riferita a quello che dice un
ottimista cadendo dall'ottavo piano arrivando all'altezza del quinto: fino a
qui tutto bene! Poi mi capita di dirmi: corri rilassato e devi essere bello
quando corri (che è del coach e riferito alla postura di corsa).”
Daje
sempre Gianluca! Vero a volte sono importanti le parole per aiutarsi ad andare
avanti, per superare crisi e muri, è vero anche che il gesto atletico ha la sua
importanza nello sport, fa faticare di meno, fa essere più elegante e
quindi diventa importante curare le andature e le tecniche di corsa, come fa il
coach Max Monteforte e come fa anche il grande Timo Limo durante le sue sessioni
di andature e tecniche di corsa durante gli stage running in Kenya a Iten, la
città dei campioni.
Come hai superato
eventuali crisi, infortuni, sconfitte, difficoltà? “Per
fortuna non sono mai stato infortunato per un periodo più lungo di tre/quattro
settimane, mi sono dato la prima come libera anche per possibili stravizi, dopo
di che mi sono detto: 'riposati, hai corso tanto e stai tranquillo, il tuo corpo
si ricorderà quello che eri', e ho cercato di curare molto l’alimentazione e
cercato metodi alternativi di allenamento leggero, non è stato così facile però
sintetizzando è aderente a quanto è successo. Crisi: quelle piccole
semplicemente rallentando e cercando di correre rilassato in modo da non
aumentare la fatica, ha funzionato abbastanza. Nei due casi che ricordo bene, sono riuscito a riprendere il ritmo e a portare a termine la gara in modo
onorevole (facendo anche il PB). In allenamento è molto diverso perché penso
che ci sarà sempre il giorno dopo in cui riprendersi.
Mi ricordo di un’unica
crisi grande: terre di Siena ultramarathon
km 37 (mia figlia la racconta come: ogni 5 salite la sesta è in omaggio), si è
proprio spenta la luce, sarei solo voluto andare a casa, per fortuna (lo dico
ora) ero solo su uno sterrato, nessuno davanti e nessuno dietro, mi sono detto:
fermo, cammina tranquillo e respira profondo, lascia perdere il cronometro,
l’andatura e tutto il resto, rilassati e torna in te, dopo qualche centinaio di
metri ho pensato che avrei potuto provare a correre tranquillo fino al ristoro
del km 40, mangiare qualcosa e farmi gli ultimi 10 km alternando camminata e
corsa, così ho fatto, in realtà ho camminato solo per due bervi tratti di
salita molto ripida chiudendo ben oltre il tempo prefissato ma dopo un po’ di
tempo penso di poter dire che avevo fatto male i conti prima, tutto fa
esperienza.”
Vero, tutto
fa esperienza, si apprende sempre da sconfitte, crisi, difficoltà, si porta a
casa sempre qualcosa di utile per la prossima volta.
Un’intervista ad Achille
è riportata nel libro La 100km del Passatore. Una gara fra coraggio e
resilienza.
La 100km del Passatore.
Una gara fra coraggio e resilienza: Cosa significa correre una gara di 100km?
Quali meccanismi psicologici aiutano ad allenarsi e gareggiare con coraggio e
resilienza? La 100km del Passatore è una classica e famosa gara di corsa a
piedi da Firenze a Faenza.
È un libro che racconta di atleti di livello
nazionale e internazionale ma anche di atleti che hanno la passione della corsa
di lunga distanza e la lettura delle interviste aiuta a vedere con occhi
diversi questa pratica sportiva, una pratica da avvicinarsi con cautela,
attenzione, preparazione. Sono trattati aspetti della psicologia dello sport
quali lo sviluppo della consapevolezza delle proprie capacità e limiti; il
grande e importante lavoro della definizione oculata degli obiettivi chiari,
difficili, sfidanti ma raggiungibili; il lavoro dell'autoefficacia, il graduale
fare affidamento su se stesso.
Psicologo, Psicoterapeuta, Terapeuta EMDR
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