Correre mi fa stare bene, mi scarica la tensione e mi libera la mente
Matteo Simone
Dietro un atleta c’è un mondo fatto di motivazione e passione, inizi e traguardi, persone e relazioni, incontri e confronti con amici, atleti, allenatori.
Di
seguito Elisabetta racconta la sua esperienza di atleta di lunghe distanze
rispondendo ad alcune mie domande.
Ti sei sentita campionessa nello sport almeno un giorno della tua vita? “Campionessa vera e proprio no. Posso solo
dire che a Vienna, quando ho vinto la 100km, è stata per me una grande vittoria
sportiva, la più importante della mia vita.”
La gara della tua vita dove hai dato il meglio di te o hai sperimentato le emozioni più belle? “13 giugno 2015, 100 km di Vienna, grande sfida con me stessa, è stata la gara che mi ha permesso di entrare in Nazionale di 100 km.”
Una grande vittoria sportiva per Elisabetta e una grandissima prestazione il 13 giugno 2015 alla “100 km Wien - offener Lauf”, classificandosi al 3° posto assoluto in classifica generale, preceduta in terra austriaca solamente da due atleti maschi austriaci: Andreas Sageder 7h47’54” e Christian Buchebner 8h09’36” e vincendo la gara femminile con l’ottimo crono di 8h13’23”, precedendo due atlete austriache: Ulrike Striednig 9h07’30” e Pauline Moshammer 9h28’15”.
Gare indimenticabili da tenere sempre in memoria, pronte all’uso in caso di bisogno quando devi mostrare a te stessa che sei riuscita a fare qualcosa di importante. Gare che lasciano un segno positivo, che fanno sperimentare sensazioni ed emozioni uniche. Gare che quando ci pensi bisogna portare la mano al cuore per imprimerle nella memoria affettiva ed emozionale.
Sabato 12 settembre 2015, si sono disputati a Winschoten in Olanda, i Campionati Mondiali ed Europei di 100km di corsa su strada e la Nazionale Italiana ottiene Bronzo individuale sia mondiale che europea grazie al quarantatreenne Giorgio Calcaterra, l’argento di squadra Europea Femminile e l’argento mondiale ed europeo Maschile.
Il podio femminile mondiale vede sul gradino più alto la Statunitense Camille Herron 7h08’35”, al secondo posto la Svedese Kajsa Berg 7h20’48” che si aggiudica anche l’oro dei Campionati Europei e al terzo posto la Croata Marija Vrajic 7h27’11” che si aggiudica anche l’argento dei Campionati Europei mentre il bronzo Europeo va alla 5^ atleta classificata, la Britannica Joasia Zakrzewski 7h31’33”. Tra le atlete italiane 18^ Barbara Cimmarusti 8h05’48”, 22^ Francesca Canepa 8h14’28” e 23^ Elisabetta Albertini 8h15’27”.
Per quanto riguarda le classifiche di squadra femminile al Campionato europeo, il podio è composto da Oro Svezia 19h59’40”, Argento Italia 20h32’29” e Bronzo Francia 20h37’43”.
Il podio maschile mondiale ed europeo vede sul gradino più alto lo Svedese Jonas Buud in 6h22’44”, al secondo posto lo Spagnolo Asier Cuevas 6h35’49” e al terzo posto Giorgio Calcaterra 6h36’49”. L’Italia ottiene l’argento di squadra Maschile grazie anche agli altri due atleti italiani: 14° Hermann Achmuller 6h54’50” e 23° Andrea Zambelli 7h00'51". A seguire 27° Silvano Beatrici 7h03’19”, 34° Marco Ferrari 7h11'31", 37° Paolo Bravi.
Qual è stato il tuo percorso per diventare atleta? “Ho cominciato a correre per mantenermi
in forma e giorno dopo giorno ho aumentato sempre di più il chilometraggio,
fino a entrare nel mondo delle ultra.”
Quali fattori contribuiscono al tuo benessere e/o performance?
“La costanza, determinazione e volontà sono sicuramente i fattori
principali.”
Nello sport chi contribuisce al tuo benessere e/o performance? “Senza dubbio in primis è la mia
famiglia, marito e figli che mi sostengono in tutto e per tutto, chiaramente a
pari merito anche il mio allenatore.”
La tua gara più difficile? “Mondiale in Spagna, novembre 2016,
causa problema fisico ritiro forzato al 72° km. Avevo lavorato sodo per
prepararmi a questo evento, ritirarmi è stata una grande sconfitta per me.”
A Los Alcazares, in Spagna, Domenica 27 novembre 2016, la Nazionale italiana ha disputato il Campionato del Mondo della specialità 100 chilometri di atletica. Erano state convocate solamente due donne: Elisabetta Albertini e Francesca Canepa e la squadra maschile era composta da: Giorgio Calcaterra, Hermann Achmuller, Andrea Zambelli, Silvano Beatrici. Marco Ferrari e Paolo Bravi.
A
volte succede che qualcosa va storto, che qualcosa ci impedisce di esprimerci
al meglio; in questi casi bisogna pensare a ripartire, a
ricominciare con nuovo entusiasmo e nuove consapevolezze.
In questi casi non
bisogna portare la mano al cuore ma bisogna portarla di fronte a noi e
osservarla bene per intravedere cos’è che non è andato; bisogna studiare cosa
far meglio la prossima volta. Si impara sempre dagli eventi e da
tutte le esperienze, si porta a casa sempre qualcosa.
Un’esperienza passata che ti dà la convinzione di potercela fare nello sport o nella vita? “Gli allenamenti quotidiani, perché
comunque incastrare lavoro, famiglia e sport non è semplice, soprattutto per chi
prepara un’ultra.”
Un episodio curioso o divertente della tua attività
sportiva?
“Il mio primo 'Passatore', è stata la corsa più divertente, ho corso 100 km con il
sorriso e senza nemmeno rendermi conto che stavo correndo per una distanza che
non avevo mai fatto e dove nemmeno sapevo di poter fare. Con mio marito a
fianco che mi seguiva in bicicletta, l’unico pensiero era quello di varcare
quel famoso traguardo a Faenza.”
Per tanti atleti comuni la 100 km è una
gara dove si rischiano crisi di fame e di freddo, una gara dove si possono avere
vesciche e crampi. Per i campioni è una gara da fare come un sorso di una
bevanda, con il sorriso, quasi inconsapevolmente, come essere nel flow, dove
tutto diventa facile.
Elisabetta ha corso la sua 1^ 100km del Passatore il 26 maggio 2012 in 9h58’24” e poi l’ha ripetuta nei due anni successivi 2013 e 2014.
Quali sensazioni sperimenti facendo sport? “Correre mi fa stare bene, mi scarica
la tensione e mi libera la mente.”
Questo
è uno slogan che dovrebbero diffondere i mass media anziché far vedere immagini
violente e trasmettere notizie di cronaca nera, politica, crisi e
difficoltà.
C’è bisogno di cambiare informazione, di far vedere anche le cose
belle e positive, trasmettere notizie piacevoli di benessere e di successo, le
persone hanno bisogno di crederci, di fidarsi che qualcosa di buono può venire
se ci impegniamo e ci crediamo, se lavoriamo sodo e facciamo squadra per un
intento comune e condiviso.
Nel tuo sport quali sono le difficoltà e i rischi? A cosa devi fare attenzione?
“Le difficoltà si presentano nell’organizzazione del tempo e degli orari degli
allenamenti e i rischi d’infortunio sono tanti, bisogna sempre non
sottovalutare nulla.”
Concordo,
bisogna curare ogni dettaglio e non trascurare nulla, perché sono tanti gli
elementi e gli aspetti che concorrono prima al benessere dell’individuo e del
nucleo familiare e poi anche alla performance.
Quali condizioni fisiche o ambientali ti inducono a fare una
prestazione non ottimale?
“Non sopporto correre con il vento, mi
limita parecchio.”
Cosa ti fa continuare a fare sport? “Non potrei stare senza fare sport,
oramai fa parte della mia routine giornaliera e credo di poter correre ancora
un paio di anni a un buon livello.”
A
volte lo sport diventa un ingrediente essenziale della nostra vita, un bene
primario come l’acqua e il pane. Diventa importante anche sviluppare una buona
consapevolezza delle proprie capacità e risorse e anche dei propri limiti,
saper cosa si può fare e come.
Come hai superato eventuali crisi, sconfitte, infortuni? “Le crisi e le difficoltà si superano
quando la voglia di fare è più forte dell’infortunio stesso. La mente fa tanto:
volere è potere.”
Molto
vero, se davvero vuoi fare qualcosa, se davvero vuoi arrivare da qualche parte, sei disposto a impegnarti con grinta e determinazione e non molli facilmente ai
primi imprevisti o difficoltà, sai come fare per proseguire, per saltare gli
ostacoli, per gestire e affrontare qualsiasi cosa, diventi molto resiliente per
seguire la tua direzione e arrivare dove vuoi, raggiungendo gli obiettivi
prefissati e cercando di trasformare i tuoi sogni in realtà, sempre un passo
alla volta.
Un messaggio rivolto ai ragazzi per avvicinarli allo
sport?
“Lo sport deve essere un benessere psicofisico che ti fa stare bene, non
esiste solo la vittoria.”
Bisognerebbe
sviluppare una buona cultura dello sport, non solo per talenti, ma anche per
persone che possano trovare giovamento divertendosi, scoprendo minime capacità
nel proprio gesto atletico, graduali superamenti di ostacoli e apprendimenti di nuovi sport individuali e di squadra.
Un messaggio per sconsigliare l'uso del doping? “Il doping è davvero assurdo, cosa rimane
alla fine? La consapevolezza di aver raggiunto un obiettivo non con le proprie forze, come se di fatto
l’avesse raggiunto un altro, davvero inconcepibile.”
Purtroppo
il doping è una vera piaga dello sport, un vero cancro dello sport, ammazza
atleti e lo stesso sport, le persone si allontanano, sia spettatori che atleti.
Familiari e amici cosa dicono circa il tuo sport? “I miei familiari e amici provano tanta
ammirazione e stima, mi danno la giusta carica per pensare a obiettivi nuovi e
sempre più stimolanti.”
Ecco
il "controdoping", gli obiettivi sono gli stimolanti che ti permettono di
impegnarti e dare tutta te stessa per riuscire nei tuoi intenti, per
dimostrare innanzitutto a te stessa che se vuoi puoi, che se davvero ci tieni ci puoi
riuscire.
Cosa hai scoperto di te stessa nel praticare sport? “Ho scoperto in me una determinazione
incredibile, una forza di volontà e una resistenza alla fatica e sofferenza
unica, correre una 100 km non è per tutti.”
Hai mai pensato, per infortuni o altro, di smettere di essere atleta? “Fino a ora non ho mai pensato di
smettere, anzi certi infortuni mi hanno dato ancora più forza per guardare
avanti e non mollare, mai arrendersi.”
Appare
davvero resiliente Elisabetta e sembra riuscire a sperimentare quello che viene
definito crescita post traumatica, esce fuori dagli infortuni e difficoltà più
determinata e rafforzata di prima, con più entusiasmo e più voglia di
ripartire per arrivare dove vuole e ottenere ciò che desidera.
Ritieni utile la figura dello psicologo dello sport? Per quali aspetti
e in quali fasi?
“Credo che lo psicologo sia una figura indispensabile. In una gara di ultra
quel che conta, oltre a una buona preparazione atletica, è la mente; il buon
equilibrio mente e fisico è la carta vincente in queste gare. Ci sono equilibri
molto sottili che spesso non si riescono a mantenere da soli.”
In
effetti per un atleta ultra non è importante la forza, potenza e resistenza ma
più che altro la resilienza, il pensiero positivo, la capacità di avanzare con
consapevolezza e focalizzandosi momento per momento nel qui e ora, senza troppa
fretta, tenendo a bada istinti e impulsi che facciano consumare energie inutili
o che non rispettino tempi di recupero e periodi di
ripristino o di recupero.
Psicologo, Psicoterapeuta, Terapeuta EMDR
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