Matteo
SIMONE
Quello che ci dicono gli accompagnatori in Kenya è di vivere nel momento approfondendo al conoscenza di noi stessi, di quello che ci circonda, degli altri, di allenarci gradualmente con impegno e divertimento, di assaporare il cibo che ci preparano con cura con i prodotti della terra e degli alberi tanto profumati e colorati, di riposare e goderci le pause, di socializzare e poi se avanza tempo ci possiamo dedicare al wifi per contattare il mondo.
Di
seguito, Federica (Viola) racconta la sua esperienza di running camp in Kenya
rispondendo ad alcune mie domande.
Che sapore ti ha lasciato questo stage? “Mi ha lasciato un sapore dolce. Di
quelli che rimangono impressi e che vorresti sempre assaporare. Un sapore
soffice come una torta fatta in casa e appena sfornata che ti avvolge con il
suo profumo. Naturale, sana, di quelle che fanno bene sia al corpo che allo
spirito.”
Bello,
posso comprendere il sapore di Federica, c’ero anch’io, e un po’ tutti abbiamo
assaporato, ognuno a modo suo, sapori buonissimi che vengono dalla terra, dagli
alberi e dalle persone.
Hai approfondito la conoscenza di altri atleti? “In Kenya abbiamo imparato che il wifi
è la priorità numero 9 perché prima ce ne sono altre che ti permettono di
vivere a contatto con il tuo corpo, con la tua mente e con i compagni di
avventura che condividono con te gioie e dolori. Grazie al wifi qui in Italia
peró ho la possibilità di continuare a mantenermi in contatto anche a distanza
con i miei compagni. Che mi sono rimasti nel cuore e che spero di riuscire ad
incontrare in qualche gara nei prossimi mesi. E in Kenya di nuovo...magari un
giorno. E’ da un mese che sono tornata ma mi sembra ieri che eravamo insieme e
che condividevamo la maggior parte del nostro tempo. Ogni mattina esco a
correre quando il sole deve ancora sorgere e ancora mi materializzo davanti al
cancello di quel training camp ad aspettare i pacer e il gruppo per partire con
l’allenamento quotidiano".
Un’esperienza
indimenticabile fatta di incontri e allenamenti con amici e pacer osservando se
stessi e gli altri e apprendendo da se stessi e da gli altri, si tratta di
qualcosa da tenere bene a menmoria in mente, nel cuore e nella pelle perché ci
fa star bene solo pensare e immaginare di essere in contatto con gli altri.
Hai qualcosa in comune ad altri atleti? “Questa esperienza! La grande passione
per lo sport! Lo stesso modo di guardare alla vita con gli occhi da sportivo.
Parlare e respirare sport 24 ore al giorno per due settimane è stata una delle
esperienze più belle dei miei ultimi anni. Io che di sport ho sempre vissuto,
che l’ho studiato nella prospettiva di farne una professione. Una spinta
positiva ad osare e fare quel passo che ho sempre avuto paura di fare...una
motivazione che stavo cercando perché sapevo di avere. E che ora so di poter
sviluppare.”
Quello
che succede in un mondo lontano è l’incontro di persone con interessi comuni
che condividono una forte passione prima con lo sport, la corsa in particolare,
e poi con la cultura e il benessere perché insieme si fa squadra, si diventa
complici, si partecipa ad allenamenti e incontri, ci si guarda e ci si osserva
per comprendersi, per farsi coraggio, per superare.
Una grande opportunità per
mettersi in gioco, per sperimentarsi, per approfondire, per portare a casa tanta
roba, non solo acquisti materiali, ma anche amicizie vere, ricche e veloci, una
nuova squadra pronta a intervenire.
Curiosità? Sorprese? “Questo mi ha sorpreso in assoluto: il
gruppo di sconosciuti che eravamo...il gruppo-famiglia che siamo diventati dopo
pochissimi giorni di convivenza! Non posso aggiungere altre parole perché è
sconvolgente il legame che si è creato da subito! E il bene che adesso voglio
ad ognuno di loro nonostante le distanze geografiche ci impediscano di
condividere momenti “concreti”.”
Belle
queste parole, momenti ricchi e densi di partecipazione condivisa, di presenza
e vicinanza, persone veramente interessate agli altri, un’alchimia fatta di ingredienti
umani con qualità assemblate casualmente hanno tirato fuori un vero gruppo, ora
collaudato e affiatato.
C'è un alimento particolare che hai assunto? “Ho scoperto proprio una nuova
abitudine di alimentazione, al di la dei cibi speciali che in Italia si
faticano a trovare (ugali, chapati...). Iniziando dall’allenamento mattutino a
stomaco vuoto, per finire con il mangiare la frutta dopo cena tutte le sere. E
poi...quanti litri di Kenyan Mixed Tea che ho bevuto e che sto bevendo! Per
quanto io abbia sempre osservato una dieta naturale e sana, con alcuni piccoli
accorgimenti imparati in Kenya ho migliorato molto il mio stato di fitness
adesso che sono a casa.”
Tutto
vero, un periodo di vita da atleta che contempla non solo le modalità di
allenamento ma anche le modalità di alimentarsi in modo sano e genuino, tanta
roba da copiare, imparare, apprendere e portare a casa per cambiare un po’ di
stile di vita verso modalità migliori.
Quale è stata la sessione più allenante, faticosa, divertente? “Le sessioni più faticose sono state
quelle dei primi giorni di adattamento. Non mi riconoscevo neanche tanta era la
fatica e tanto diversi erano i tempi che registravo! La sessione più divertente
invece è stata la gita alle cascate Kessup. Non è stata propriamente una
sessione di allenamento, ma è stato comunque un momento sportivo altamente
aggregante. La sessione più allenante è stato il lungo fatto negli ultimi
giorni quando ormai il corpo si era adattato e potevo sopportare maggiori
carichi di allenamento.”
Tutto
passa, tutto cambia, importante è essere cauti, attenti, pazienti, ascoltare i
consigli degli esperti accompagnatori e il resto viene da sé. Ho un po’
stimolato Federica a fare qualche chilometro in più, si scherzava per rendere
la fatica più abbordabile.
Come ti prendi cura di te ora dopo uno stage running di 2 settimane di
corsa?
“Corro tutti i giorni, mi prendo il mio tempo per riposarmi e frequentare le
amicizie importanti, corro corro corro!
Queste poche cose mi permettono di
rendere al lavoro e di guardare al mondo e alla vita in maniera ancora più
positiva di quanto già non facessi. “Sei sempre sorridente e pimpante, anche
dopo 8 ore di lavoro e alle spalle una mattinata di allenamento, ma come fai?” …”Mi prendo cura del mio corpo e della mia mente. Listen to your body because
now is the moment”. Mi guardano tutti come se fossi pazza ma in fondo mi piace!
Quando poi il tuo capo entra in negozio e ti chiede prima di tutto com’è andato
l’allenamento mattutino prima di parlare di lavoro...obiettivo raggiunto!”
A
volte si cambia con poco, uno stage running può diventare una terapia per il
corpo, per il cuore e per la mente, si cambia approccio, sii prova a continuare
ritmi non da keniani ma da Italiani con il cuore da keniano, basta poco:
applicarsi e provare e notare le conseguenze.
Cosa hai raccontato a casa, al lavoro, agli amici dopo lo stage? “È ancora adesso difficile raccontare
cose che mi sono entrate nel cuore e che non ci usciranno più...la gente mi
guarda quando cerco di raccontare e mi dice: ”Ho capito tutto basta guardarti
negli occhi e vedere come brillano. Forse dovrei fare come te e intraprendere
un viaggio sia esteriore che interiore. Perché questo è stato per me!”. Quante
foto di abbigliamento e attrezzature sportive ho ricevuto dopo i miei racconti
perché ho motivato le persone a “smuovere” le endorfine per essere più
produttivo nella vita quotidiana. Dopotutto...correre è un viaggio!”
Davvero
una bella storia, io che c’ero so che significa e posso immaginare lo sguardo
vivo e acceso di Federica (Viola), la sua determinazione e voglia di fare ed
essere con una marcia in più. Un vero viaggio fuori e dentro di noi. Una vera
crescita personale con l’esperienza pratica di vita con altri.
Matteo
SIMONE
380-4337230
- 21163@tiscali.it
Psicologo,
Psicoterapeuta, Terapeuta EMDR
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