Matteo Simone
Non si finisce mai di imparare e di migliorare, importante è applicarsi, osservare, essere presenti, determinati, avere passione e tutto diventa più facile e più fluido.
Di seguito René
racconta la sua esperienza di atleta rispondendo ad alcune mie domande.
Ti sei sentito campione nello sport almeno un
giorno della tua vita? “A mio parere i campioni sono quelli che partecipano
a manifestazioni importanti (Olimpiadi, mondiali, ecc.) o che comunque corrono
forte (per capirci, correre una maratona sotto le 2h10). Io mi sento un
dilettante abbastanza forte.”
Quali sono i fattori che hanno contribuito al tuo
benessere o performance? “Con la testa che ho, per cercare di migliorare, in
questi anni ho speso parecchio tempo in tanti piccoli dettagli. Dai video
durante la corsa per migliorare l’efficienza tecnica all’alimentazione per
eliminare i dolori alla pancia ed al fegato durante le corse prolungate. Questi
sono i fattori che ho curato maggiormente.”
Per arrivare ai massimi livelli non bisogna trascurare
nessun aspetto che può incidere nella performance e nel benessere dell’atleta e
bisogna fare attenzione al minimo dettaglio.
Nello sport chi ha contribuito al tuo benessere o performance? “Nei miei
miglioramenti parte del merito è dato al mio allenatore Giorgio Rondelli che mi
segue dal primo allenamento di atletica. Un’altra parte importante la ricoprono
i miei genitori perché mi aiutano in ogni cosa perché ci tengono a vedermi
felice dopo i risultati ottenuti.”
Per raggiungere massimi livelli è importante affidarsi
ai massimi esperti dell’allenamento e importante è anche il supporto di
famiglia e amici.
Cosa pensano familiari e amici della tua
attività sportiva? “I miei familiari mi assecondano, mi aiutano e mi
spronano quando le cose non vanno bene. Gli amici della corsa mi aiutano alcune
volte negli allenamenti e gli amici che non fanno parte dell’ambito sportivo,
visti anche i risultati che sto ottenendo, sono contenti di quello che sto
facendo.”
Un episodio curioso o
divertente della tua attività sportiva? “Un episodio
simpatico è successo alla maratona di Milano al mio esordio sulla distanza. Dal
km 13 mi si è affiancato il mio allenatore Rondelli in bicicletta spronandomi
ed incitandomi verso il traguardo. Continuava a dirmi di puntare quelli davanti
a me e quando io li passavo lui iniziava con quello davanti. Quando si è
accorto che davanti c’era il buco e non potevamo più prendere nessuno dei
fuggitivi, mi ha urlato di puntare la Madonna e di non mollare.”
Se hai qualcuno che crede in te, riesci a fare
l’impossibile, ad andare più forte di quanto immagini, ti affidi alle parole
del tuo allenatore che ti conosce meglio di te grazie alla tanta esperienza con
il lavoro di tanti atleti.
Cosa hai scoperto del tuo carattere nel praticare
sport? “Sono sempre stato molto introverso e lo sport mi ha
e mi aiuta ancora oggi ad essere meno chiuso. Quando corro le mie insicurezze
svaniscono.”
Lo sport aiuta ad essere più sicuri di se stessi, ad
avere più fiducia, ad essere consapevoli di essere speciali in qualcosa, di
avere delle doti particolari.
Quali capacità, risorse,
caratteristiche, qualità hai dimostrato di possedere? “Negli ultimi
anni, dopo molte delusioni tra sport e lavoro, ho notato di avere una grande
determinazione, capacità di superare le delusioni e ripartire da zero.”
Lo sport aiuta a conoscersi attraverso il duro lavoro,
al superare crisi e difficoltà, attraverso il raggiungere obiettivi.
Che significa per te partecipare ad una gara
sportiva? “Al momento, per me, lo sport vale molto. Però, per
come lo sto vivendo, le gare sono l’aspetto fondamentale. Nel senso che per
come mi sto allenando ho bisogno di gareggiare e confrontarmi con gli altri.
Altrimenti non avrebbe senso e potrei continuare a fare sport per stare bene,
facendo molteplici attività con gli amici o solo (corsa senza lo stress delle
ripetute, bici, nuoto, tennis, sci, ecc.).”
Hai sperimentato l’esperienza del limite nelle tue
gare? “Io ho una sensibilità incredibile del mio limite.
Sento se sto correndo più piano o più forte della mia soglia. In maratona è un
pregio. Quando provo ad andare oltre faccio talmente tanta fatica che rischio
di pagare lo sforzo calando notevolmente il ritmo. Per questo molte volte, in
gare anche più corte, mi stacco dal gruppo e continuo col mio passo. Molti
atleti, solitamente, li riprendo nel finale di gara.”
Importante essere presenti a se stessi, esercitare
tanta attenzione nei confronti di se stessi, approfondire la conoscenza
personale, tutto questo lo sport permette di essere e fare, di conoscersi per
conoscere proprie risorse, caratteristiche e qualità ma anche per conoscere i
propri limiti.
Quali sono le sensazioni che sperimenti facendo
sport (pre-gara, in gara, post-gara)? “Nel pre- gara,
solitamente sono teso e nervoso ma poi lo scarico in gara. Durante la
competizione sono concentrato sul ritmo e sulle sensazione. Nel post gara
escono le emozioni sia positive sia negative in base al risultato.”
La gara più estrema o più difficile? “La gara più
difficile è stata la Maratona di Zurigo ad Aprile 2016. Dopo una buona
preparazione le cose non sono andate come speravo. Alla partenza mi sono
trovato con grandine, pioggia e freddo. In gara ha iniziato a scendere una neve
bagnata e cosi, al km 10 ero già bagnato. Col freddo che vi era ed essendo in
pantaloncini e canottiera ho dovuto fermarmi a metà gara. Ci siamo fermati in
tanti dei top runner e siamo finiti all’ospedale per principio di ipotermia. Da
dimenticare.”
Dimenticare per ricordare, dimenticare per non tornare
all’evento spiacevole ma ricordare per comprendere cosa e come fare in casi
analoghi, si apprende sempre dall’esperienza.
Nel tuo sport quali sono le difficoltà e i rischi? A cosa devi
fare attenzione ? “I rischi
maggiori nell’atletica sono gli infortuni. Bisogna ascoltarsi e non forzare
quando si hanno dei sintomi strani.”
Quali condizioni fisiche o ambientali ti hanno indotto a fare una prestazione non ottimale? “Le prestazioni
peggiori le ho effettuate in condizioni climatiche estreme come a Zurigo o
quando si presentava la fitta al fianco destro (detto comunemente fitta al
fegato) ma curato con l’alimentazione togliendo latticini e lieviti.”
Cosa ti fa continuare a fare sport? “Quello che non
mi fa mollare è la determinazione nel voler ottenere un risultato prefissato ed
il calore e la fiducia della gente nei miei confronti e dalla mia famiglia.”
Come hai superato eventuali crisi, sconfitte,
infortuni? “Le sconfitte le ho sempre superate grazie alla
passione che ho per lo sport. Dopo una pessima prestazione la voglia di correre
è maggiore al risultato non ottimale. Poi nell’arco della stagione ci sono
anche le buone prestazioni che mi fanno dimenticare le sconfitte.”
Importante focalizzarsi sul bicchiere mezzo pieno, non
fissarsi sulle sconfitte o crisi ma pensare a quello di buono che si è fatto.
Un messaggio rivolto ai ragazzi
per avvicinarli allo sport? “Quello che dico ai giovani è di andare avanti fin
quando c’è il divertimento. Lo sport non deve essere un peso e bisogna comunque
conciliare tutto nel modo migliore (vita, lavoro, studio, divertimento e
sport). Poi i sacrifici devono esserci per ottenere qualcosa ma mai abbattersi
quando le cose non vanno perché dopo il temporale esce sempre il sole.”
Importante intravedere sempre una luce al di là del
tunnel.
C’è stato il rischio di incorrere nel doping nella
tua carriera sportiva? “Sinceramente non saprei neanche da che parte
iniziare per doparmi. Ho letto alcuni libri di ciclisti e sono rimasto
sconvolto. I dopati dovrebbero radiarli a vita alla prima furbata senza dare
altre possibilità. Chi entra nel giro del doping avrà sempre un debole. Poi,
però, visti i numerosi casi di coperture di atleti da parte delle proprie
federazioni mi si rivolta lo stomaco. C’è sempre qualcuno che paga per tutti e
questo non va bene nel sistema. Per me lo sport è vita, il doping è morte.”
Vero, lo sport è vita, è sensazioni, fatica, emozioni,
il doping è falsità, droga, malattia, vergogna, morte, anche no al doping.
Un messaggio per sconsigliare
l’uso del doping? “Non saprei cosa dire. Le controindicazioni le
conoscono tutti e nonostante ciò molti atleti non ci pensano. Un po’ come chi
fuma e compra i pacchetti con le scritte che il Fumo Uccide ma ci ridono sopra.
Evidentemente per questa gente è meglio vivere da leoni un giorno…. Nel
ciclismo, a differenza, lo fanno perché rischiano di rimanere senza il loro
lavoro e devono trovare una soluzione.”
A volte per alcuni diventa un percorso obbligato per
sentirsi disperati se non guadagnano o vincono attraverso lo sport, per alcuni
lo sport è vita a tutti i costi, non hanno un piano B.
Ritieni lo psicologo dello
sport? Per quali aspetti e in quali fasi? “Io quando
facevo ancora sci di fondo avevo dovuto chiedere aiuto ad uno psicologo dello
sport per tranquillizzarmi nei giorni precedenti alla gara. Dormivo male negli
ultimi giorni ed arrivavo alla gara senza energie. Quindi per me può essere un
ottimo aiuto a sconfiggere l’insicurezza pre-gara che migliorerà le sensazioni
in gara.”
Uno strumento in più per il benessere e la performance
nello sport oltre all’allenatore, al massaggiatore, al nutrizionista, al medico
dello sport.
Sogni realizzati e da realizzare? “I miei sogni sono ancora tutti nel cassetto. Non
sono molti ma spero tra qualche anno di poterli realizzare. La vita non si sa
mai cosa ci può riservare ma bisogna sempre crederci fino in fondo. Chissà che
questi sogni non escano da questo piccolo cassetto.”
La gara della tua vita dove hai
sperimentato le emozioni più belle? “Di gare belle
ce ne sono state tante ma quelle che in assoluto mi hanno dato più soddisfazione
sono state le due maratone da 2h15. La prima a Firenze 2015 perché non mi
aspettavo di correre così forte alla mia terza maratona; la seconda a
Francoforte 2016 perché ho corso con una facilità paragonabile a Firenze ma con
una chiusura nel finale più forte e con un margine nella parte centrale di gara
che mi dà la consapevolezza, sempre che la preparazione vada per il verso
giusto senza infortuni e con la giusta motivazione, di poter scendere sotto le
2h15 nei prossimi anni.”
Maratona di Francoforte, Domenica 30 Ottobre 2016,
l’Italiano René Cunéaz si classifica al decimo posto con 2h15’32” nuovo primato
personale, e secondo tempo nella graduatoria nazionale italiana stagionale. Di seguito Renè ci parla della sua gara.
Com’è stata la gara? “La gara è
stata perfetta, l’organizzazione impeccabile, le condizioni fisiche e
climatiche ottime e lepri metronome.”
Eri riposato prima della gara? “Sono arrivato
a Francoforte venerdì per pranzo ed ho potuto riposare tutto il pomeriggio.
Sabato non mi sono stancato e domenica, grazie anche al cambio dell’ora dove
abbiamo dormito un’ora in più, ero molto riposato.”
Cosa cambia ora per te? “Credo che non
cambi molto. Continuerò con la solita vita cercando di allenarmi il più
possibile conciliando il lavoro sui turni in fabbrica. Nella vita bisogna
essere anche fortunati (nell’ambito sportivo ovviamente) per riuscire a fare
della propria passione un lavoro.”
Cosa hai scoperto? Cosa puoi fare per far meglio? “Ho notato che
non bisogna abbandonare gli allenamenti veloci in pista anche se si prepara la
maratona. Vista la mia corsa muscolare dovrei aumentare, soprattutto nel
periodo invernale o lontano dalle gare, corse lunghe in salita come
potenziamento e/o gare sui cross.”
Cosa hai notato degli altri atleti? “Ho visto dal
vivo comportamenti degli atleti keniani che, a differenza mia, corrono i lenti
molto più piano, sono sempre molto tranquilli ed hanno uno stile di vita
completamente diverso dal nostro. Sia sul piano alimentare sia su quello
quotidiano.”
Un’intervista a René è
riportata nel libro “Maratoneti e Ultrarunner. Aspetti psicologici
di una sfida”, edito da Edizioni Psiconline.
Matteo SIMONE
Psicologo, Psicoterapeuta Gestalt ed EMDR
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