E' stata una conferma
della mia resilienza e resistenza alla fatica
Matteo SIMONE
Domenica 11 giugno 2023, ha avuto luogo l’Idroman (triathlon terribile) che prevedeva le distanze medie (K113), olimpico e sprint.
Davide
Rossetti (Lykos Triathlon Team) ha vinto l’Idroman/K113 in 5h21’36”, precedendo
Andrea Ruini (Swatt Tri Club) 5h30’39” e Mattia Franzoni (Flandres Love Sportl)
5h31’57”.
Di
seguito, approfondiamo la conoscenza di Mattia Franzoni attraverso riposte ad alcune mie
domande post gara.
Qual
è stato il tuo percorso nella pratica dell'attività fisica?
Sono nato in una famiglia di sportivi,
mio padre è stato professionista di ciclismo e ha sempre avuto una squadra di
ciclismo. Personalmente ho un'esperienza sportiva di ciclismo che è durata fino
ai 18 anni (ora ne ho 32) e in questa esperienza ho avuto buone opportunità
andando in nazionale e partecipando ai Campionati Europei. Però a causa di un
infortunio a 18 anni, purtroppo ho dovuto terminare l'attività e fermarmi alle
categorie giovanili senza arrivare mai al professionismo. Dopo uno stop di alcuni anni, alcune
operazioni e tanta fisioterapia ho ricominciato a fare sport con amici
(giocando a calcio) e nel 2019 ho deciso di iniziare a provare a fare triathlon
ma in modo totalmente amatoriale e come "divertimento".
La gara della tua vita, dove hai
sperimentato le emozioni più belle? Sicuramente
durante il mio periodo di gare ciclistiche. Mi viene in mente una gara che ho
vinto che avevo preparato in maniera molto specifica soprattutto con l'aiuto di
mio padre e la soddisfazione di avere la mia famiglia all'arrivo contenta per
me è stata una senza molto bella.
Giuseppe Franzoni, classe ’63, papà di
Mattia Franzoni, è stato ciclista professionista negli anni 1985-1989 ottenendo le
seguenti prestazioni: 28° al Giro della Toscana ('86), 14° al Giro della
Toscana ('87), 16° al Giro della Romagna ('88), 17° al Giro del Veneto ('88), 44°
al Giro dell'Emilia ('88).
Anche Mattia, classe ’91, è stato
ciclista agonista con le seguenti prestazioni: 1° giugno 2008 vinse la 24^
Brescia – Montemagno; 13 aprile 200 vinse il 16° Trofeo Padovani; 14 agosto
2008, 3° al 7° Gran premio Città di Mura; 27 luglio 2008, 3° al 14° Memorial
Luigi Pasolini; 20 luglio 2008, terzo al Trofeo Alb.Rist. Al Vecchio Palazzo; 8
giugno 2008, 3° al 12° Gran Premio dell’Arno (gara Internazionale); 22 giugno
2008, 4° al 39° Trofeo F. Buffoni (gara Internazionale).
Che
significato ha per te il podio all’idroman 2023?
Per me il triathlon è una sfida personale
e nulla di più, Idroman è la gara che si addice di più alle mie caratteristiche
e ovviamente sono contento del risultato ma è solo una soddisfazione personale.
Quali
caratteristiche e qualità possiedi come atleta?
Sicuramente sono dotato di un ottime
caratteristiche di resistenza allo sforzo.
Un
messaggio per spingere persone a fare triathlon?
Il triathlon è un bellissimo sport perché
è molto vario e se vissuto con lo spirito giusto, ti permette di ottenere
parecchie soddisfazioni e circondarti di persone super appassionate e condividere
insieme a loro l'esperienza.
Il triathlon risulta essere una grande
sfida, tre discipline sportive da mettere insieme con la capacità di passare
dal nuoto alla bici e dalla bici alla corsa provando e riprovando in
allenamento e in gara.
È
andata come previsto? Criticità? In realtà le prospettive a inizio anno erano per l'ottenimento di un
risultato migliore, però, purtroppo sono caduto in bici 2 settimane prima della
gara e non mi sono allenato per 2 settimane e fino al giovedì precedente della
gara pensavo che non avrei partecipato e quindi già partecipare è stato un
successo.
Cosa
hai scoperto di te e degli altri atleti in questa gara?
E' stata una conferma della mia
resilienza e resistenza alla fatica e all'adattamento in situazione difficili. Sapevo
di non essere pronto a causa della caduta e dei vari impegni lavorativi che mi
chiedono di incastrare gli allenamenti.
Si mettono in conto imprevisti e
infortuni ma Mattia sembra essere uno che non molla dimostrando già da diversi
anni di essere moltissimo resiliente avendo a disposizioni diversi piani per
rimettersi in gioco in modo diverso e con sport diversi, sperimentando e
apprendendo dall’esperienza, cercando di fare il proprio meglio serenamente,
divertendosi e puntando al podio o alla vittoria.
Cosa
porti via? Direi
semplicemente soddisfazione personale.
Cosa
e chi contribuisce al tuo benessere e performance?
Vivo lo sport in modo completamente
amatoriale. La cosa che contribuisce di più alle performance è la spinta dei
miei amici che mi fanno da motivatori.
Una
parola o frase che ti aiuta a crederci e impegnarti?
Divertimento.
Dalle parole di Mattia emerge tantissima
motivazione intrinseca che gli permette di fare sport per se stesso con
passione e anche una quota di motivazione estrinseca grazie agli amici che
spingono, sostengono, tifano, supportano.
Ritieni
utile lo psicologo nello sport? Per quali aspetti e in quali fasi?
In questa fase della mia vita, lo sport è
semplicemente divertimento, anche se un divertimento molto impegnativo. Non
sento la necessità di avere uno psicologo o un mental coach per lo sport ma ho
in attivo un'esperienza di mental coaching per il lavoro. Per come vivo lo
sport credo che uno psicologo possa essere utile per la gestione della vita
lavorativa, familiare e sportiva più che per avere un supporto prettamente
sportivo.
La
tua gara più difficile? Credo sia stato il Campionato Italiano nel mio migliore anno di
ciclismo. Quell'anno avevo le caratteristiche per vincere il campionato
italiano, però a causa di un overtraining ho avuto un calo in quelle settimane
con febbre e una diminuzione della performance. Tutti si aspettavano che avrei
fatto un ottima performance ma in realtà mi sono staccato.
Come
hai superato eventuali crisi, sconfitte, infortuni?
Sicuramente l'infortunio che mi ha
obbligato a smettere di gareggiare nel ciclismo è stata una doccia fredda anche
perché avevo buone prospettive di far diventare il ciclismo come lavoro.
Purtroppo a volte si perdono treni
importanti, ma bisogna accettare gli eventi della vita e riorganizzarsi per il
momento presente e il futuro prossimo con nuovi obiettivi ritrovando comunque
motivazione ed entusiasmo.
Hai
un modello di riferimento, ti ispiri a qualcuno?
Direi di no, per me il triathlon è nato
come uno divertimento e non lo conosco bene a livello professionistico. Mi sono
ispirato nel passato ai miti del ciclismo. Essendo uno scalatore non si può
pensare ad altro che a Pantani.
Cosa
pensano familiari e amici della tua attività di atleta?
Sono molto discordanti, nel senso che i
miei amici che fanno triathlon vorrebbero un mio maggiore coinvolgimento mentre
ovviamente la famiglia (mia moglie e anche in ottica di un figlio in arrivo)
vorrebbero che riducessi al massimo la mia attività per stare vicino a loro.
Prossimi
obiettivi? Sogni realizzati e da realizzare? Sono in una fase della vita (ho un figlio in
arrivo), nella quale credo che dovrò focalizzarmi su altre cose. L'obiettivo è
quello di riuscire a mantenere il più possibile l'animo sportivo e se possibile
migliorare nel nuoto che rimane il mio punto debole
Risulta essere un problema comune per
gli atleti, da una parte si vorrebbe condividere fatiche e gioie in allenamenti
e gare, dall’altra parte bisogna cercare di avere un sano equilibrio curando
altri aspetti della propria vita, quali famiglia e lavoro.
Psicologo,
Psicoterapeuta, Terapeuta EMDR
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