Stefano Severoni
1)
Una gara ‒ la Staffetta 12xmezzora ‒ all’interno di
una manifestazione culturale Sport
Against Violence. Raccontaci la tua esperienza personale.
È il quarto anno che
partecipo alla manifestazione organizzata da SAV. Trovo la sua finalità (sport
come veicolo di promozione sociale e culturale dedicata alla cittadinanza)
molto costruttiva e in linea con i principi miei e della mia squadra. Nicola
Visconti e tutti i suoi collaboratori/collaboratrici sono organizzatori molto
scrupolosi e attenti alle esigenze dei partecipanti, il principale successo di
SAV sta proprio nel dialogo che Nicola ha saputo costruire in questi anni con
le squadre di atletica e con le onlus. Sono forse troppo di parte, non posso
che parlare bene di SAV. Quest’anno come Atletica La Sbarra siamo riusciti a
comporre tre squadre molto competitive, di cui una interamente femminile.
Sportivamente parlando siamo molto soddisfatti poiché abbiamo ottenuto con le
due squadre maschili un terzo (quarto podio consecutivo) e un ventesimo posto
finale e soprattutto la vittoria con quella femminile, che si è ripetuta dopo
il successo del 2014.
2)
Cosa hai pensato durante la
gara? Hai prestato attenzione al tuo corpo, al ritmo di corsa, all’ambiente o
agli altri?
Avrei dovuto correre la
nona frazione (20.00-20.30) ma Giuseppe D’Antone, il nostro atleta più
rappresentativo che era schierato in prima frazione (16.00-16.30) ha avuto un
contrattempo lavorativo e ho dovuto sostituirlo all’ultimo minuto. Non ho avuto
molto tempo a disposizione per riscaldarmi e per prepararmi all’idea di correre
con il caldo che c’era sabato pomeriggio perciò durante la gara ho cercato di
rimanere concentrato il più possibile sulle mie sensazioni e sulla tabella
mentale che mi ero prefissato: correre a 4.00 min/km per venti minuti e poi
provare ad aumentare. La prima è sempre una frazione molto competitiva e anche
stavolta c’erano diversi atleti forti, ho cercato di non farmi condizionare
dalla loro partenza sparata e di restare sui miei ritmi. La tattica è stata
buona perché sono riuscito a finire la gara in progressione, sotto i 4,00
min/km superando anche nel finale l’atleta della squadra rivale con cui ci
siamo contesi fino alla fine il terzo posto. A differenza delle gare su strada
e dei trail faccio più fatica a concentrarmi sull’ambiente, proprio a causa delle
tattiche da seguire in base a come stanno andando gli avversari e alla loro
posizione di classifica, però nel nostro angolo il tifo era molto caloroso, si
faceva sentire e questo mi ha dato parecchio conforto.