Su consiglio di un mio amico e collega ho visto questa
stupenda produzione cinematografica dal titolo “Ferro 3 – La casa vuota”: questa
favola del regista coreano Kim Ki-Duk mi ha incuriosito moltissimo. Ma al di là
del grande valore artistico che una pellicola del genere può avere (rimando ai
siti specializzati e a critici più esperti di me in questo settore per una
analisi dettagliata), quello che mi piacerebbe condividere con voi in questa
sede è una chiave di lettura più “gestaltica” che ha reso questo film, per me
studioso del settore, un esempio fiabesco di una piena integrazione della
personalità, obiettivo auspicato in ambito psicoterapeutico da cliente e
terapeuta.
All’inizio ho pensato che ero io che, per deformazione
professionale, scovassi parti di personalità da integrare anche laddove non ci
siano affatto, ma il modo in cui il regista gioca con le metafore e i simboli
mi ha fatto ricredere. Ovviamente per sostenere la mia tesi dovrò descrivere
parti del film e consiglio a chi fosse incuriosito di guardarlo prima di
continuare la lettura del seguente articolo.
I due protagonisti del film sono Tae-Suk che visita alcune
case temporaneamente disabitate e Sun-Hwa che è vittima di violenza fisica e
psicologica del marito. Volendole considerare come due persone distinte la
storia narra dell’amore fiabesco che nasce un po’ alla volta tra i due. Ma
scendiamo ad un altro livello di lettura (d’altronde ce lo suggerisce anche il
regista quando alla fine commenta “Difficile
dire se il mondo in cui viviamo sia una realtà o un sogno”) e consideriamo
i due protagonisti nel seguente modo: Lui è una parte di Lei, la sua forza
vitale, la sua energia, e le case disabitate che Lui visita sono aspetti di
Lei. Vediamo se la storia regge lo stesso.
Inizialmente quando viene introdotto il personaggio di Tae-Suk
scopriamo da subito che ha l’abitudine di intrufolarsi nelle case temporaneamente
disabitate: lì si ristora e si riposa ma allo stesso tempo si prende cura degli
oggetti che trova in esse, riparandoli; dei vestiti sporchi, lavandoli; cura le
piante bagnandole con delicatezza; lascia un segno del suo passaggio scattando
delle foto vicino a quadri, statue, altre foto che ci sono in casa.
La prima volta che i due si incontrano avviene quando Tae-Suk
entra a casa di Sun-Hwa. Lei è rannicchiata in un angolo con tantissimi lividi
e questa immagine contrasta con una sua bellissima foto appesa al muro.
Proviamo ad ipotizzare che Tae-Suk (la forza vitale di Sun-Hwa, la sua energia)
sia arrivato proprio in seguito alle percosse ricevute: immaginiamo che dopo
aver subito dal marito l’ennesima violenza, colta dalla disperazione, dentro di
lei sia affiorata una forza che voleva proteggerla dal marito e non farla
sentire più vittima, una sorta di istinto di sopravvivenza o il “BASTA!”
interiore che gridiamo quando non riusciamo più a reggere una situazione e
vogliamo disperatamente cambiarla.
La prima ad accorgersi dell’altro è Sun-Hwa che lo inizia ad
osservare da lontano mentre cura le piante, tira palle da golf su un bersaglio,
aggiusta una bilancia: Lei si
accorge di questa forza e ne è sorpresa, incuriosita e un po’ spaventata, un
po’come quando ti ritrovi a fare i conti con una consapevolezza fugace che
affiora in certi momenti della terapia. Ma senza voler forzare troppo la mano
con i simbolismi, possiamo ricorrere alla bilancia come spiegazione di quanto
sta accadendo. All’inizio la bilancia è rotta, fissa sul peso di 111 Kg: dopo
averla aggiustata notiamo che Tae-Suk pesa 65 Kg e Sun-Hwa 46 Kg. Facendo la somma dei
due pesi Lui (65 Kg)
+ Lei (46 Kg)
= 111 Kg.
Questo spezza una lancia a favore
dell’ipotesi che Tae-Suk sia una parte di Sun-Hwa. Tuttavia, quando lei
acquista la consapevolezza dell’esistenza di questa forza, la riconosce ma la
separa da sé, la sente come qualcosa di esterno da sé (cosa che cambierà alla
fine quando ci sarà l’integrazione).
Continuiamo con la spiegazione: Sun-Hwa si lascia vedere da Tae-Suk
proprio nel momento in cui il marito le chiede di rispondere al telefono in
modo minaccioso attraverso la segreteria telefonica. Senza sentire cosa le dice
il marito quando risponde al telefono capiamo che la sta maltrattando
verbalmente. La telefonata termina con un suo urlo di disperazione e dolore e
la conseguenza che Tae-Suk va via. Possiamo immaginare a questo punto che ci
inseriamo in questa storia nel mezzo di un ciclo coniugale dove accade
ripetutamente sempre la stessa dinamica: lei vessata dal marito sente di
voler reagire ma per un qualche motivo
(che scopriremo verso la fine del film) reprime quella energia,
quell’istinto, prima ancora che possa utilizzarlo per difendersi. Questa volta
però evidentemente è al limite della sopportazione e quella parte che è
scappata via (Tae-Suk) è stata percepita nitidamente: ha una speranza in quanto
ha la consapevolezza che almeno esiste.
Infatti subito dopo Tae-Suk ritorna mentre Sun-Hwa è in
lacrime e noi spettatori sentiamo la sua difficoltà a reagire. Lui inizia a
prendersi cura di lei facendole ascoltare una bellissima melodia, facendole indossare
il suo vestito più bello, che guarda caso tra i tanti era uno che il marito non
voleva che indossasse perché costava molto.
Quando ritorna a casa il marito, subito partono i rimproveri
ai quali Sun-Hwa non riesce ancora a reagire.
Dopo il marito cerca di addolcirla con una falsa gentilezza e poi prova
a fare l’amore con lei ma quest’ultima gli resiste e il marito la picchia fino
a che non si “passivizza”. A questo punto Tae-Suk, che ha osservato di nascosto
tutta la scena, viene fuori in modo aggressivo scagliando contro il marito
delle palline da golf, a simboleggiare la rabbia e il risentimento di questa
sua energia troppe volte repressa. Tae-Suk va via nuovamente e Sun-Hwa ha un
attimo di ripensamento nel vedere il marito soffrire, ma come dice il proverbio
questo episodio è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso e Lei decide
di seguire Lui e quindi di farsi proteggere da questa forza che adesso
riconosce.
Sono soli, insieme, per strada. Tae-Suk, così come aveva
fatto con il marito, inizia a colpire una pallina da golf con un “ferro 3” ma questa volta la pallina è
legata con una corda ad un albero, o ad un palo. Questo gesto ripetuto in modo
quasi ossessivo simboleggia certamente la rabbia di Sun-Hwa che in questo modo
viene tenuta a bada ed espressa solo simbolicamente, senza essere agita.
Iniziano a visitare insieme delle case temporaneamente
disabitate e possiamo ipotizzare che ognuna di queste case rappresenta un valore
a cui Sun-Hwa tiene: la
Bellezza, il senso di Protezione, l’AMORE, la Semplicità, il Rispetto
e il Prendersi Cura degli altri.
La prima casa che visitano è quella di un fotografo i cui
scatti contengono nudi femminili, simbolo evidente di bellezza. Lì c’è una foto
di Sun-Hwa molto bella che lei resta a fissare; mentre Tae-Suk dorme, Sun-Hwa scompone
la foto in 30 pezzi e li dispone in maniera caotica. È possibile che essi
rappresentino la sua attuale condizione, ossia quella di una donna che ha
sempre agito in un certo modo e che adesso sta cambiando: questo cambiamento
produce un caos in quanto vengono a cadere i suoi abituali punti di riferimento e lei sembra
non riconoscersi più. Osserviamo che Sun-Hwa,
per imitazione, comincia a prendersi cura degli oggetti in casa come faceva Tae-Suk
all’inizio: a questo punto si assiste ad una prima loro integrazione, più
meccanica che “sentita” al momento. L’inaspettato arrivo di una ragazza che
bussa alla porta mette entrambi in allarme: essi si sentono degli intrusi, a
simboleggiare che il senso di colpa è in agguato e lei ancora non si sente
sicura: un po’ alla volta sta cambiando ma ancora non riesce a reggere il confronto
pubblico e sociale di questo suo cambiamento. Prima di andare via da questa
casa Tae-Suk si scatta delle foto e Sun-Hwa gli si mette accanto, in posa,
ulteriore segno che sta iniziando un’integrazione tra le parti.
Tra una casa e l’altra osserviamo che Tae-Suk riprende a
tirare la pallina da golf legata ad un albero ma Sun-Hwa si pone davanti e lo
fa desistere: l’integrazione tra i due sta portando a considerare che il
risentimento e la rabbia non portano a nulla e si può utilizzare quella energia
(Tae-Suk) in un altro modo.
Altra casa, quella del pugile, simbolo del Senso di
Protezione. Dopo aver assistito a dolci scambi affettuosi tra i due, Sun-Hwa inizia
a piangere, forse perché affiora in lei la consapevolezza di non avere un posto
e una persona che la faccia sentire protetta e al sicuro. Lui la coccola
facendola sentire meglio ma l’arrivo dei proprietari della casa evidenzia che
Lei si punisce per aver provato a cercare conforto e protezione da sé
(attraverso di Tae-Suk): lui infatti viene pestato dal pugile e insieme
scappano via.
Questa situazione simboleggia il conflitto nevrotico in atto
dentro di Sun-Hwa: Lei prova a prendersi cura di sé (attraverso di Lui) ma allo
stesso tempo si sente in colpa per averlo fatto (forse perché il contesto
intorno a lei, rappresentato dal marito, non vuole questo cambiamento in quanto
così facendo perderebbe tutto il potere che ha su di lei). Questo conflitto
provoca comunque dentro Sun-Hwa tanta rabbia e risentimento in quanto una parte
di lei vuole e ha bisogno di sentirsi bene mentre l’altra parte, è sotto
ricatto del marito e ciò non le permette di vivere la propria vita. Questa
rabbia rivolta all’esterno diventa distruttiva: Tae-Suk inizia a tirare la
pallina da golf, ma nonostante le protezioni che usava per tenere a bada questa
rabbia, provoca del male ad un passante
innocente. Qui è Sun-Hwa a prendersi cura di Tae-Suk e a capire che quella
rabbia non avrebbe portato a nulla di buono ma doveva indirizzare quell’energia
vitale in modo più costruttivo.
Altra casa, quella degli innamorati, simbolo dell’AMORE, in
cui Sun-Hwa bacia e ama Tae-Suk, e quindi se stessa: si inizia così ad
intravedere una possibile alternativa alla sua condizione!
Altra casa, quella più semplice di tutte, in cui trovano un
signore anziano morto e insieme se ne prendono cura, pulendolo con rispetto e
sotterrandolo. A questo punto vediamo loro due sereni insieme e Lei che ormai è
forte quanto Lui, ma qui avviene che vengono beccati dalla polizia, simbolo di
un Super-io punitivo che non tollera più questo suo cambiamento. Osserviamo la
polizia che si accanisce su di Tae-Suk e non tocca minimamente Sun-Hwa; vediamo
che la polizia si accorda con il marito: in qualche modo anche quest’ultimo
gioca un ruolo fondamentale sui suoi sensi di colpa, infatti scopriamo finalmente
dov’era il ricatto e la trappola: lui passa dei soldi alla famiglia della
moglie e il prezzo da pagare è proprio la sopportazione passiva della
situazione coniugale che lei sta vivendo. La polizia chiama il marito che se la
riprende: Sun-Hwa ritorna alla sua vecchia vita e Tae-Suk viene messo in
prigione dopo essere stato maltrattato dal marito con l’aiuto della polizia
(metaforicamente prendiamo atto di come tutte le volte che veniva fuori Lui,
cioè quella parte di Lei, essa veniva letteralmente schiacciata e brutalizzata dal
marito e dai sensi di colpa della moglie). È bellissima la metafora di Tae-Suk,
la parte più vitale di Sun-Hwa, viene messa in carcere (ingabbiata) in una
cella di isolamento per poterla domare e controllare.
Tuttavia qualcosa è cambiato: mentre Sun-Hwa cerca di
resistere al marito in modo passivo, Tae-Suk inizia ad escogitare un modo per
nascondersi a tutti. Più Lui impara a nascondersi e più Lei riesce a reagire al
marito. Molto più sicura di sé, la osserviamo indossare un vestito elegante e
con esso recarsi alla casa dei due innamorati (dove si erano baciati) e senza
sentirsi più un’intrusa si addormenta sullo stesso divano. L’Amore che
simboleggiava quella casa è diventato amor proprio, amore per se stessa.
Al ritorno a casa viene maltrattata di nuovo dal marito ma
questa volta Sun-Hwa sembra non curarsi più di lui.
Lui nel frattempo ha imparato a stare dietro alle persone
senza farsi scoprire, dopodiché viene liberato. Con questa rinnovata forza
interiore Tae-Suk si vendica dell’agente di polizia che l’aveva punito
ingiustamente, simbolo che la sua forza è cresciuta ed è diventata più forte di
un super-io colpevole e punitivo che gli portava sensi di colpa. L’ultima sfida
resta con il marito.
Nel frattempo grazie alla sua rinnovata forza, Tae-Suk rivisita
tutte le case e le “riempie” con la sua presenza senza aver paura e senza
sentirsi un intruso: tutto ciò che simboleggiavano quelle case è stato
finalmente accettato e fatto proprio. Ritorna nella casa dei sue amanti, quella
che simboleggia l’Amore e forse proprio nel decidere di optare per l’Amor
proprio, proprio nel decidere di rispettarsi e amarsi c’è la sua nuova forza.
Quando ritorna nella casa del fotografo scopriamo che la sua foto è quasi tutta
stata ricomposta correttamente tranne che per due pezzi: ormai si sente bella
anche dentro e così facendo Tae-Suk si riprende la foto di Sun-Hwa.
Ormai l’integrazione è avvenuta e anche la sua espressione è
cambiata: la vediamo serena e felice. Se c’è ancora chi ha dei dubbi, li
abbandoniamo quando vediamo Sun-Hwa che si riflette allo specchio e vede Tae-Suk,
mentre il marito nella stessa scena vede solo la moglie. A un certo punto la
sentiamo dire a Tae-Suk “Ti amo”: ha imparato ad amarsi e a rispettarsi e a
prendersi cura di sé e questo la rende sorridente e felice. Il contesto intorno
a sé non è per nulla cambiato, ma Lei si sente libera dalla gabbia e libera di amarsi
e rispettarsi senza bisogno dell’approvazione, dell’amore o del consenso
dell’altro, in questo caso del marito. Alla fine Sun-Hwa cattura Tae-Suk che si
nascondeva dietro di lei, e lo bacia, mentre la testa di Tae-Suk si sovrappone
ad un primo piano di Sun-Hwa. L’immagine finale di Lui e Lei insieme sulla
bilancia che segna zero come peso fa capire che l’integrazione è stata
interiorizzata.
Un grazie particolare alla dott.ssa Perna Sara che ha collaborato alla stesura dell'articolo