“Ciò che non mi uccide mi rende più forte” Friedrich Nietzsche
L’obiettivo dell’intervento è fornire strumenti e illustrare, aspetti inerenti la resilienza e le modalità per svilupparla; fornire strumenti per stimolare l’autoconsapevolezza e valorizzare le risorse personali e di rete; presentare un mio modello di intervento denominato: O.R.A. che è l’acronimo di Obiettivi, Risorse ed Autoefficacia.
In fisica il termine resilienza indica la proprietà di un materiale di
resistere a stress, ossia a sollecitazioni ed urti, riprendendo la sua forma o
posizione iniziale. (Immaginate di
schiacciare pallina di tennis)
Sono molteplici le definizioni psicologiche del concetto di resilienza
che vengono presentate in letteratura, fra le più stimolanti troviamo quella
di Rutter (1985) che ritiene che la resilienza sia “the ability to bounce back or cope successfully despite substantial
adversity”, cioè la capacità di “rimbalzare” (pallina tennis) o far fronte con successo alle avversità (sconfitte-disabilità); quella di Walsh
(2003) che la definisce come “l’abilità
di resistere e far fronte (rebound) alle sfide distruttive che a volte la vita
impone, come un processo che coinvolge aspetti dinamici che sostengono,
incoraggiano e promuovono l’abilità di lottare, superare gli ostacoli e andare
avanti del soggetto al fine di poter vivere e amare pienamente” (importanza del cuore), e infine quella
di Gordon (1995) che pone l’enfasi “sull’abilità
di crescere bene, maturare e aumentare le proprie competenze di fronte alle
circostanze avverse”.
Perché si possa parlare di resilienza devono essere presenti un antecedente e un conseguente (Walker e Avant, 2005).
L’antecedente è
rappresentato dalla situazione di avversità, di crisi significativa o trauma.
Richardson e collaboratori (1990) suggeriscono che gli individui reagendo ad
eventi della vita avversi scelgono, consciamente o inconsciamente, di
“reinserirsi” e “reintegrarsi” opponendosi costruttivamente a queste
situazioni. Questo fa sì che le persone resilienti, utilizzino e apprendano a
sfruttare le loro qualità per giungere ad una riorganizzazione sul piano
emotivo, cognitivo e comportamentale (Richardson, 2002).
Il conseguente, invece,
rappresenta il risultato (outcome) di
tale organizzazione, come ad esempio l’adattamento positivo all’ambiente.
Generalmente la persona resiliente tende a “leggere” gli eventi
negativi come momentanei e circoscritti e ritiene di possedere un ampio margine
di controllo sulla propria vita e sull’ambiente che lo circonda (locus of
control interno-dipende da me); inoltre, tende a vedere i cambiamenti come una
sfida e un’opportunità, piuttosto che come una minaccia. Di fronte a sconfitte
e frustrazioni questi individui sono capaci di non perdere la speranza (traggono insegnamenti).
Abraham Maslow: “Lo stress è in grado di annientare le persone se
queste sono fin dall’inizio troppo deboli per tollerare l’ansia e le
difficoltà; altrimenti, se sono già sufficientemente forti da affrontare le
avversità a viso aperto, esse le supereranno e si ritroveranno rafforzate,
temprate e ancora più forti”.
Il concetto di
resilienza è presente anche nelle persone che subiscono traumi, quelli che
possiedono questa caratteristica non vanno incontro a stress acuti, o disturbi
post traumatici di stress, ma ne escono più forti, con un valore aggiunto (I resilienti individuano risorse e chiedono anche
aiuto).
Se il vostro è un
lavoro da “macho” (per esempio, se fate i muratori, i poliziotti o i vigili del
fuoco), nella cultura del gruppo potrebbe esserci una norma non scritta secondo
la quale esprimere, a voce o per iscritto,
i propri sentimenti è un segno di debolezza.
Le ricerche hanno
documentato un miglioramento delle capacità di far fronte alle difficoltà
quando le persone sotto pressione esprimono regolarmente per scritto ciò che
provano.
Quanto più si
diventa capaci di riconoscere, esprimere a parole e gestire i sentimenti, tanto
meno si sarà inclini a perdere il controllo emozionale o a sviluppare patologie
cardiovascolari (cosa sento in questo momento,
dove, com’è).
Elencare
esperienze positive che da ora in poi definirò di colore blu:
Che cosa mi
diverte fare? Che cos’è che scatena il mio entusiasmo?
C’è qualcosa che
vorrei fare e che invece continuo a rimandare?
Con chi amo
condividere le belle esperienze?
Ci sono aspetti
positivi della mia vita che tendo a ignorare?
Se sentite
costantemente sul collo il fiato del vostro capo, invece di trattenervi in
mensa potete andarvene a fare una passeggiata. Se le immagini di morte e
distruzione che trasmettono i telegiornali della sera vi mettono a disagio, non dovete far altro che spegnere
la TV (coltivate il blu per compensare il rosso).
Diventate
osservatori, osservate con attenzione i modi
in cui reagite agli altri. Cercate di guardarvi come farebbe un testimone
esterno, come se si trattasse di una scena teatrale da riprendere con una
vido-camera. Cercate di individuare le varie possibilità alternative di
risposta (cambiate il finale del testo
da rosso a blu).
Chiedete
aiuto, anche se in famiglia avete sempre
rappresentato la figura “forte” di riferimento, non c’è niente di male a
chiedere ai vostri familiari di aiutarvi, di sostenervi emozionalmente e di
incoraggiarvi (in questo momento ho bisogno di aiuto).
Dagli studi dello
psicologo Sheldon Cohen emerge che il sostegno
sociale nei confronti di un individuo
può manifestarsi in tre modi:
•
Aiuto nelle incombenze quotidiane,
fornitura di alimenti e altri beni o supporto finanziario;
•
Consigli, guida e soluzioni dei problemi;
•
Ascolto, sollecitudine, empatia e
rassicurazione.
Ci si riprende
meglio se si manifestano i propri sentimenti
ai familiari, a un amico o a un gruppo di sostegno (es. defusing, debriefing,
alcolisti anonimi). Un amico vi starà ad ascoltare, se cedete al pianto –
una reazione spesso utile – saprà aspettare.
Chiunque si
sforzi di agire come se non si sentisse mai alterato o infelice è in realtà più
fragile di chi ammette apertamente di avere bisogno di consigli e aiuto.
Moltiplicate le
esperienze positive (aumentate il blu), le
esperienze positive e piacevoli, infatti, rivitalizzano, rafforzano le difese
contro le tossine emozionali e forniscono nuove energie per mantenersi forti
nelle circostanze avverse.
Lo psichiatra
William Glasser ha intervistato decine di
persone uscite in eccellenti condizioni da svariate esperienze di pressione
estrema, nel tentativo di scoprire come hanno fatto a evitare l’esaurimento (il
cosiddetto burnout).
E’ emerso che la
maggior parte di costoro era affetta da una sorta di “dipendenza positiva”,
ossia avevano un’attività prediletta,
come per esempio la bicicletta o il jogging, che si sentivano tenuti a
praticare.
Tra le attività
emozionali gradevoli si possono annoverare
iniziative come trascorrere del tempo in compagnia di un caro amico, portare i
figli in posti che amano, cucinare una cenetta per una persona che ci piace,
godersi una festa in famiglia, vedere un film divertente o fare qualcosa di
speciale con la persona che si ama. Ridere è una potente medicina!
I processi di
guarigione e riparazione dell’organismo operano al meglio quando non si fa
niente. Ecco alcune attività passive:
•
Sedersi ad ascoltare musica con gli occhi
chiusi,
•
meditare,
•
farsi fare un massaggio,
•
rilassarsi nella vasca da bagno o nella
sauna,
•
farsi un pisolino, riposare o
semplicemente sedere all’aperto senza far nulla.
E fare tutto ciò
“spegnendo” il chiacchiericcio della mente e godendosi appieno le sensazioni
del momento.
Le persone più
resilienti sono come bambini mai cresciuti, uno
spirito curioso e giocoso contribuisce direttamente alla resilienza, perché il
non prendere le cose troppo sul serio e il
porre domande aiuta a scoprire come uscire da circostanze difficili.
Test di
valutazione della resilienza. Su una scala da 1 (molto scarso) a 5 (molto
elevato), attribuite un punteggio alle seguenti affermazioni.
•
In una crisi o in una situazione caotica,
resto calmo e mi concentro sulle azioni più utili da intraprendere
•
Di solito sono ottimista. Considero le difficoltà un
ostacolo temporaneo, mi aspetto di superarle e sono persuaso che le cose
volgeranno al meglio
•
Riesco a reggere un alto grado di
incertezza e ambiguità
•
Mi adatto rapidamente a nuove situazioni.
Riesco efficacemente a risollevarmi dalle difficoltà
•
Ho
un carattere allegro. Riesco a vedere il lato divertente anche nelle
situazioni difficili, so sorridere di me stesso e sono spesso di buon umore
•
Sono capace di riprendermi emozionalmente
da perdite e battue d’arresto. Ho amici con i quali posso parlare. So esprimere
i miei sentimenti agli altri e chiedere il loro aiuto
(Coltivate i punteggi bassi)
Gli individui che
dopo aver vissuto un evento negativo attivano un processo resiliente non
rimangono “intrappolati” nel dolore ma risanano le ferite assumendosi il
controllo della propria esistenza e riorganizzando la propria vita.
Essere resilienti
implica il percepire al tempo stesso il dolore e il coraggio, affrontando le
difficoltà grazie alle proprie risorse personali, relazionali e contestuali.
Come reagite voi
a situazioni di estrema difficoltà? Alcuni esplodono a livello emozionale:
danno in escandescenza, vorrebbero scaricare su chiunque li circondi la loro
rabbia e frustrazione. C’è anche chi si abbandona a violenze fisiche.
Altri si
comportano in modo opposto: implodono, entrando in uno stato di confusione e
ottundimento. Si sentono così impotenti e travolti dagli eventi da non tentare
neppure di affrontare la situazione.
Alcuni tendono a
raffigurarsi come vittime, rimproverando agli altri di distruggere la loro
vita.
C’è un gruppo,
quello formato dalle persone che superano la difficoltà contingente, si
sintonizzano rapidamente sulla nuova realtà e affrontano immediatamente le
sfide che questa pone. Costoro si rimettono prontamente in piedi e spesso
innescano una spirale positiva, più forti
e migliori di prima.
La bottiglia
d'olio
Una madre mandò
il figlio con una bottiglia vuota e un biglietto da dieci rupie a comperare
dell'olio dal droghiere all'angolo. Il ragazzo andò e si fece riempire la
bottiglia; ma mentre stava tornando a casa cadde e la rovesciò. Prima che potesse
raccoglierla, metà dell'olio si versò. Vedendo che la bottiglia era mezzo
vuota, tornò dalla madre piangendo: "Ho perso metà dell'olio! Ho perso
metà dell'olio!" Era molto infelice.
La madre mandò un
altro figlio con un'altra bottiglia e un'altra banconota da dieci rupie.
Anch’egli si fece riempire la bottiglia e sulla via del ritorno cadde e la
rovesciò. Di nuovo una metà dell'olio si versò.
Raccolta la bottiglia, ritornò dalla madre molto felice: "Guarda,
ho salvato metà dell'olio! La bottiglia è caduta e poteva anche rompersi.
L'olio ha iniziato a versarsi, avrei potuto perderlo tutto.
Ma ne ho salvato
la metà!"
Entrambi
tornarono dalla madre nella stessa condizione, con una bottiglia che era per
metà vuota e per metà piena. Uno piangeva per la metà vuota, l'altro era felice
per la parte piena.
Allora la madre
inviò un altro figlio con un'altra bottiglia e altre dieci rupie.
Anche questo
cadde sulla via del ritorno e rovesciò la bottiglia. Metà dell'olio si versò.
Il ragazzo raccolse la bottiglia e, come il secondo fratello, arrivò dalla
madre tutto felice: "Madre, ho salvato metà dell'olio!“
Ma questo figlio
era un ragazzo pieno non solo di ottimismo ma anche di realismo. Egli capì che
se metà dell'olio si era salvato, metà
era andato perso.
Così disse alla
madre: "Ora andrò al mercato, lavorerò duro per tutta la giornata,
guadagnerò cinque rupie e riempirò la
bottiglia. Per questa sera l'avrò riempita."
Le persone dotate
di alta resilienza sono flessibili, sanno adattarsi con prontezza a nuove
situazioni e prosperano nel turbine del cambiamento.
Il
Campione Olimpico di Takewondo, Carlo Molfetta in una intervista spiega come ha
vinto l’Olimpiadi, prima di tutto era determinato nelle sue intenzioni, infatti
afferma: “la differenza la fa chi pensa: 'Io voglio vincere le Olimpiadi', come
è accaduto a me, a Londra”. Continua Carlo parlando della sua forte
determinazione dicendo: “Sono una persona caparbia, cerco sempre di raggiungere
le mete che mi prefiggo. È la stessa caparbietà che mi ha permesso di non
smettere di fare Taekwondo quando, negli anni che vanno dal 2005 al 2008, ho
subito quattro interventi alle ginocchia. Quindi, il 'Non mollare fino
all’ultimo secondo' rappresenta il mio tentativo di raggiungere il sogno che
avevo da bambino”.
Da queste parole si evince la differenza di un campione, il non fermarsi davanti a imprevisti, il non mollare, il “piegarsi ma non spezzarsi”, l’essere resilienti che permette di rialzarsi più forti e determinati di prima ogni volta che c’è un impedimento, permette di ricominciare con più entusiasmo di prima, con più coraggio, con più esperienza, con più sicurezza.
Continua
Carlo: “I pensieri, in quei giorni, sono rivolti al momento che si sta vivendo,
incontro dopo incontro”. Infatti è importante essere consapevoli nel “qui e
ora” di quello che si fa, momento per momento, facendo ogni cosa con la massima
attenzione e concentrazione, non lasciando niente al caso, curando i minimi
particolari, senza distrazioni.
Mimmo
Ricatti, è all’antidoping, quasi piange per la sua prestazione, è arrivato 4°
alla prestigiosa Maratona di Venezia
Mimmo
è un ragazzo serio, diligente, determinato, severo con gli altri ma soprattutto
con se stesso, ma quello che gli fa fare il salto di qualità è l’essere
resiliente, ad ogni impedimento si è sempre rialzato, ha sempre ricominciato
con più entusiasmo di prima, con più coraggio, con più determinazione, con più
esperienza, con più sicurezza e questo gli ha permesso di raggiungere tanti
traguardi, dalle gare di mezzofondo fino alla maratona, intervallando le sue
prestazioni a momenti che lui definisce “bui”.
Si
definisce resilienza la capacità di resistere alle frustrazioni, agli stress,
in generale alle difficoltà della vita.
La
resilienza permette la ripresa dopo un evento traumatico, dopo un infortunio,
dopo una sconfitta.
La
persona resiliente possiede propensione a ricercare strategie creative di
fronte alle difficoltà. È questo che fa Mimmo, di fronte alle difficoltà lui
studia, si documenta, si informa su cosa fare, come fare, a chi rivolgersi e si
impegna per questo, per recuperare, per ripartire, per aggiustare il tiro, per
essere protagonista, per riuscire nell’impossibile.
La
persona resiliente possiede risorse personali, autostima, attitudine ad
apprendere dall’esperienza, importanti relazioni familiari, amicali e una buona
rete di relazioni formali e informali. L’avere accesso a
relazioni supportive, più o meno prossime, è un fattore protettivo, Mimmo sa su chi contare, sa a chi rivolgersi per ottenere
sostegno, per ottenere supporto, sa come entusiasmare i suoi fan.
La
persona resiliente affronta i problemi in modo costruttivo, sa uscire dalle
situazioni difficili.
Essere
resilienti significa essere duttili e flessibili, accettando di sbagliare,
sapendo di poter rivedere e correggere le proprie azioni.
Sentimenti
come il piacere, l’allegria, l’appagamento, la soddisfazione per il proprio
lavoro, l’amore e l’affetto, unitamente a qualche bella risata e a momenti
calorosi trascorsi con gli amici, rafforzano le capacità mentali essenziali
alla soluzione dei problemi.
Alcuni
tipi di attività gradevoli accrescono la forza di resilienza, il gioco, per
esempio, contribuisce a sviluppare capacità fisiche, autocontrollo e
conoscenze, oltre a migliorare la salute. I piacevoli momenti trascorsi con gli
amici rafforzano il sistema immunitario e arricchiscono il patrimonio di
risorse sociali cui si può attingere in tempi difficili.
Le
energie accumulate nelle fasi positive sono durevoli, restano a nostra
disposizione per quando saremo colpiti da un evento avverso o ci troveremo ad
attraversare un lungo periodo di difficoltà. Prendersi il tempo per ridere,
apprezzare i momenti piacevoli e godere delle piccole cose sono atteggiamenti
che influiscono sul cervello e sul sistema nervoso potenziando le abilità di problem solving e questo, a sua volta,
rafforza la resilienza.
Tra i
fattori individuali che promuovono la resilienza vi sono: avere relazioni
sociali intime, flessibilità/adattabilità (essere cooperativi, amabili e
tolleranti e inclini al cambiamento), essere assertivi e saper chiedere aiuto,
sensibilità interpersonale, autoefficacia, locus of control interno, capacità
di porsi degli obiettivi e di trovare strategie adeguate per conseguirli,
progettualità futura, ottimismo, senso dell’umorismo, rete sociale di supporto
informale.
Tutte
queste caratteristiche possono essere incrementate con un lavoro di mental
training che permette al campione di eccellere partendo da un lavoro di
autoconsapevolezza per individuare e cercare le proprie risorse personali e
proseguendo con un lavoro sul goal setting e sviluppo di autoefficacia
personale.
Come
rafforzare le convinzioni di autoefficacia? Ricorda un evento, episodio,
prestazione, dove sei riuscito, quali erano le sensazioni? Cosa ha contribuito
alla tua riuscita? Quali tue caratteristiche sono state determinanti? Chi ha
contribuito al tuo successo?
Utilizzando il
modello O.R.A. si definisce chiaramente l’obiettivo temporale e le risorse per
raggiungerlo. E’ importante riuscire a vedersi con l’obiettivo raggiunto,
indossare i panni dell’obiettivo raggiunto. Si lavora per un obiettivo futuro
partendo dal “Qui e Ora”.
Si lavora poi
sull’autoefficacia personale attraverso la ricerca di la ricerca di passate
esperienze di successi o prestazioni positive,
l’individuazione di modelli vincenti di riferimento, feedback positivi.
Modello O.R.A.
(Obiettivi, Risorse, Autoefficaica) applicato al gruppo. Questo è un lavoro
complesso e comporta la conduzione del gruppo in modo da permettere un lavoro
di definizione ed elaborazione di obiettivi e risorse occorrenti ed al contempo
un lavoro di individuazione, potenziamento e rafforzamento di risorse.
Contempla interventi di gruppo ed individuali.
In gruppo avviene
la definizione dell’obiettivo del gruppo mentre nelle sedute individuali viene
definito l’obiettivo individuale.
Bibliografia
Bonfiglio N.S., Renati R., Farneti P.M., La resilienza tra rischio e opportunità. Un approccio alla cura
orientato alla resilienza, Alpes, Roma, 2012.
Hart William, LA MEDITAZIONE
VIPASSANA come insegnata da S.N. Goenka Un’arte di vivere, Edizioni
ARTESTAMPA, 2011, Modena.
Idea Sport, Notiziario della
Confsport Italia, Anno IV, n. 12, Dicembre 2012, pp. 9-11.
Sielbert A., Il vantaggio della
resilienza, come uscire più forti dalle difficoltà della vita. Edizioni
AMRITA, Torino, 2008.
Simone M., Psicologia dello
sport e non solo, Aracne editrice, Roma, 2011.
Simone M., Psicologia dello
sport e dell’esercizio fisico. Dal benessere alla prestazione ottimale, Sogno
Edizioni, Genova, 2013.
Simone M., O.R.A. Obiettivi,
Risorse, Autoefficacia. Modello di intervento per raggiungere obiettivi nella
vita e nello sport, Edizioni ARAS, Fano, 2013.
380-4337230 - 21163@tiscali.it
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