mercoledì 18 marzo 2020

Elga Zara: Passatore 2017, la gara più bella in assoluto, 17 ore di pura estasi

Credo di essere la classica "runner che corre a cazzo"
Psicologo, Psicoterapeuta

Nella vita si incontra sempre uno sport ma poi è difficile portare avanti questa passione per diversi motivi familiari, lavorativi o di salute. 

Importante comunque è la consapevolezza delle proprie possibilità e dei propri limiti, si fa quel che si può in un dato momento cercando di sperimentare il meglio per sé stessi a livello di benessere e anche di performance.
Di seguito Elga racconta le sue vicissitudini sportive attraverso risposte ad alcune mie domande.
Qual è il tuo percorso per diventare atleta?Ho 50 anni e 4 figli, corro da sempre, atletica poi nuoto, pallavolo, corsa, wiet vo dao, pilates e poi sono arrivati ​​i parti che hanno tramutato le corse in camminate, gli ultimi 3 sono arrivati ​​in 5 anni dai 35 ai 40, quando ho ripreso la corsa costantemente era per avere la mia ora d'aria e stare con i miei pensieri. Senza fiato, piano piano, ho ripreso la forma con la consapevolezza che mai sarei più arrivata a quando di anni ne avevo 20 se non altro per i problemi fisici che sono subentrati con le gravidanze, morbo di Basedow autoimmune con spesso ricoveri per tachicardie e infine con una sublussazione dell'anca sx e un’artrosi alla testa del femore. Tutto questo non mi ha impedito di arrivare piano piano a traguardi per me impensabili, prima inizi con 5km di fila, poi 10, poi ti gasi e vuoi fare una mezza, ti rigasi e vuoi fare la maratona e tutto con estrema calma, entrando nei tempi limiti della gara, godendomi ogni metro del percorso facendo anche book fotografici, senza coach, senza tabelle.”

Nella vita ci sono sempre piani e programmi da fare, priorità da rispettare e le mamme soprattutto hanno anche figli da partorire, da far nascere e crescere mettendo da parte altri orti e passioni ma poi si fa sempre in tempo a riprendere quanto rimasto in sospeso e impegnarsi con fiducia e resilienza per portare a compimento traguardi, mete e sogni.
Cosa hai scoperto di te stessa praticando sport?  Credo di essere la classica ‘runner che corre a cazzo’, non sono mai stata presa dal fuoco sacro, non ho mai sacrificato il sonno o troppo tempo alla mia famiglia anche se per un periodo le gare che facevo anche fuori dalla mia città hanno generato tensioni che cercavo di contenere iscrivendo anche mio marito, ex calciatore ma fisicamente molto preparato.”

Tutti hanno bisogno di una passione da coltivare, di uno svago, di sentirsi gratificati e apprezzati, ed è importante trovare un sano equilibrio in famiglia per gestire tempo insieme o da soli continuando ad essere forti nella relazione e anche sportivamente.
La tua gara più estrema o più difficile?Dopo svariate gare e vedendo che tutto sommato mi divertivo e avevo conosciuto pochi ma fidati amici, ho avuto lo sghiribizzo di iscrivermi al Passatore nel 2017 senza dire nulla a nessuno se non al mio amico siculo Giuseppe, abbiamo deciso di farla insieme, 17 ore di pura estasi, la gara più bella in assoluto, fatta di una lunga notte, scollinato il Colla, piena di stelle, gracidii di rane e intermittenti lucciole. Una gara che per sempre rimarrà in me soprattutto perché non ho avuto alcuno strascico i giorni seguenti.”

Che dire, una dichiarazione sorprendente per i non addetti ai lavori, ma io e altri, che l'abbiamo sperimentato, sappiano cosa significa correre una gara di 100km e soprattutto la classicissima Passatore da Firenze a Faenza scollinando il Passo della Colla che ha un’altitudine di circa 1.000 metri e trovandosi a metà gara si arriva di notte. E' un’esperienza ricca e intensa davvero indimenticabile  per tutto ciò che si sperimenta nella moltitudine di ore facendo sport correndo e camminando per i meno forti ma con l’obbiettivo di arrivare al traguardo da soli o in compagnia.
Qual è stata la gara della tua vita dove hai sperimentato le emozioni più belle?
La maratona che rimarrà nel mio cuore è NY, fatta l'anno scorso nonostante le mie precarie condizioni fisiche, ma sapevo che in 8 ore e mezza, limite della gara, ce l'avrei fatta, ho impiegato 7 ore e qualcosa . praticamente camminando, ma ogni metro è stata un'emozione unica che solo all'estero si prova. NY è 'La Maratona!'

Portare a termine una maratona è il sogno di tanti, un’impresa che comporta mesi e mesi di preparazione e che ti fa piangere al traguardo, le emozioni sono centuplicate se si tratta di New York dove una marea di persone si riversano in strada per correre ma anche per applaudire e incoraggiare gli atleti provenienti da ogni parte del mondo.
Ritieni utile lo psicologo nello sport? Per quali aspetti e in quali fasi?
Per quanto riguarda lo psicologo nello sport ora più che mai ti rispondo che è doveroso averlo, soprattutto in adolescenza per il motivo che alcuni atleti soffrono di disturbi alimentari associati al voler essere troppo perfetti. In queste fasi è importante essere seguiti da allenatori, nutrizionisti e psicoterapeuti, bisogna fare un percorso lungo con la speranza di uscirne presto. Gli atleti dovrebbero capire che anche se si arriva secondi, l'importante nello sport è divertirsi, certo ci vuole anche impegno per ottenere dei buoni risultati, ma arrivare allo stremo non va bene.”

Importante e utile testimonianza, in effetti le persone attraversano situazioni e fasi difficili dove è importante essere sostenuti non solo da allenatori ma anche da figure competenti come nutrizionisti, psicologi e psicoterapeuti che aiutano a uscire fuori da situazioni a volte disperate legate a problematiche di bassa autostima o non adeguata percezione della propria immagine corporea o anche ossessività e perfezionismo.
Hai sperimentato l'esperienza del limite nelle tue gare?
L'unica gara che ho lasciato in sospeso per tempo meteorologico troppo avverso è stata Asolo, mi dispiace, io di solito non lascio le cose a metà ma ne andava della mia salute e a 50km me ne sono andata a casa. Sono una persona molto atipica, non ho Garmin, non guardo i tempi, il mio obbiettivo in tutte le gare è arrivare al traguardo sana e salva e divertirmi lungo il percorso. Non sono più competitiva come da ragazza, non ne vale la pena, si deve capire che siamo arrivati ​​ad una certa età, ci si deve dare una calmata, ho visto cose in questi anni di corsa che mi hanno fatto gelare il sangue …. e io per fortuna non sono così, è inutile che tutti dicano è una sfida contro sé stessi per oltrepassare i limiti …. ma di che? Ricordiamoci che dal terzo in poi le medaglie sono uguali per tutti, capisco certo che non siamo fatti tutti uguali, ma io a casa ho sempre 4 figli che mi aspettano e morire per una corsa …. anche no.”

Concordo con Elga, non è resiliente sempre chi arriva al traguardo in ogni caso, ma chi sa come tutelarsi e allo stesso tempo riesce a conoscersi bene per comprendere i messaggi del proprio corpo e della propria mente, non traguardi a tutti i costi ma consapevolezza delle proprie capacità e limiti riprovando la volta successiva in modo diverso ma sempre con il sorriso e senza far preoccupare i propri cari.
Quali sogni hai realizzato e quali sono da realizzare? Prossimi obiettivi?I miei 'obiettivi' credo siano andati oltre quello che la mia testa aveva pensato di fare e ne sono orgogliosa, ora sto bene anche solo se esco a camminare tutti i giorni anche perché operarmi ora non ci penso proprio, mica ho le Olimpiadi da fare.

Elga sembra essere molto serena e soddisfatta, ha fatto quello che poteva anzi anche oltre le proprie possibilità e ora si gode il cammino e la sua immensa famiglia.
Un tuo messaggio rivolto ai ragazzi per avvicinarsi allo sport?Trovo che ogni sport, una volta che hai trovato quello che ti fa stare bene, sia una manna sia fisicamente che spiritualmente; mette in ordine corpo, testa e anima e va fatto sempre dai 0 ai 100 anni, ma a mio avviso sempre con moderazione . il troppo storpia.”

Sagge parole di una persona diventata saggia attraverso una ricca esperienza sportiva. 
Un’intervista a Elga è riportata nel mio libro “La 100km del Passatore. Una gara fra coraggio e resilienza”, Edizione Psiconline.
La 100km del Passatore. Una gara fra coraggio e resilienza: Cosa significa correre una gara di 100km? Quali meccanismi psicologici aiutano ad allenarsi e gareggiare con coraggio e resilienza? La 100km del Passatore è una classica e famosa gara di corsa a piedi da Firenze a Faenza. Lo stesso autore ha partecipato a questa gara sperimentandosi e comprendendo cosa significa fare sport per tante ore, andando incontro a crisi da superare, mettendo in atto strategie per andare avanti e portare a termine la competizione. È un libro che racconta di atleti di livello nazionale e internazionale ma anche di atleti che hanno la passione della corsa di lunga distanza e la lettura delle interviste aiuta a vedere con occhi diversi questa pratica sportiva, una pratica da avvicinarsi con cautela, attenzione, preparazione. Sono trattati aspetti della psicologia dello sport quali lo sviluppo della consapevolezza delle proprie capacità e limiti; il grande e importante lavoro della definizione oculata degli obiettivi chiari, difficili, sfidanti ma raggiungibili; il lavoro dell'autoefficacia, il graduale fare affidamento su se stesso.
 
Dott. Matteo SIMONE 380-4337230 - 21163@tiscali.it
Psicologo, Psicoterapeuta, Terapeuta EMDR

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