lunedì 3 marzo 2014

L’ eritropoietina (EPO), l’ormone che ti cambia la vita con tutti i problemi correlati

Matteo SIMONE 


Nel ciclismo specialmente delle grandi competizioni a tappe, l’atleta è sottoposto a un continuo, importante sforzo fisico, conseguentemente anche un parziale e piccolo aumento della concentrazione dei globuli rossi, tende a migliorare l’apporto di ossigeno ai tessuti e quindi migliora in qualche maniera la prestazione.  

Naturalmente i rischi e gli effetti collaterali importanti sono grandi. Il sangue di un atleta che ha fatto uso di eritropoietina sintetica è talmente denso che non riesce a scendere dalla provetta quando la si capovolge.  
L’aumento della viscosità del sangue è dovuta alla presenza in circolo di molti più elementi corpuscolari di quelli che ci dovrebbero essere, con tutti i problemi correlati: infarto del miocardio, trombosi, ictus, embolia polmonare, convulsioni. (Commissione per la vigilanza ed il controllo sul doping e per la tutela della salute nelle attività sportive, 2007) 
Per autoemotrasfusione (AET) (anche indicata con i termini: doping ematico, emodoping, eritrocitemia indotta) si intende il prelievo di sangue da un atleta e la successiva reinfusione nello stesso individuo di globuli rossi (più raramente di sangue intero) al fine di aumentare la capacità del sangue di trasportare ossigeno.  

venerdì 28 febbraio 2014

Come si possono trarre lezioni preziose dalla scuola della vita



I momenti brutti passano, proprio come quelli belli, l’importante è non mollare, avendo fiducia e pazienza, perché con il lavoro i   risultati prima o poi arrivano.
 
Michele Fontana
(pluricampione italiano in pista e nel cross)

 
Impegnatevi per ottenere ciò di cui avete bisogno, e quando non riuscite a ottenerlo, ebbene, sorridete e tentate ancora, in un modo diverso.
William Hart  

  

In fisica il termine resilienza indica la proprietà di un materiale di resistere a stress, ossia a sollecitazioni ed urti, riprendendo la sua forma o posizione iniziale.

Generalmente la persona resiliente tende a “leggere” gli eventi negativi come momentanei e circoscritti e ritiene di possedere un ampio margine di controllo sulla propria vita e sull’ambiente che lo circonda (locus of control interno-dipende da me); inoltre, tende a vedere i cambiamenti come una sfida e un’opportunità, piuttosto che come una minaccia. Di fronte a sconfitte e frustrazioni questi individui sono capaci di non perdere la speranza.

Abraham Maslow: “Lo stress è in grado di annientare le persone se queste sono fin dall’inizio troppo deboli per tollerare l’ansia e le difficoltà; altrimenti, se sono già sufficientemente forti da affrontare le avversità a viso aperto, esse le supereranno e si ritroveranno rafforzate, temprate e ancora più forti”

Lo psichiatra William Glasser ha intervistato decine di persone uscite in eccellenti condizioni da svariate esperienze di pressione estrema, nel tentativo di scoprire come hanno fatto a evitare l’esaurimento (il cosiddetto burnout).

E’ emerso che la maggior parte di costoro era affetta da una sorta di “dipendenza positiva”, ossia avevano  un’attività prediletta, come per esempio la bicicletta o il jogging, che si sentivano tenuti a praticare.

Doping. Il cancro dello sport


Presentazione dell’autore di Isabel Fernandez, Introduzione di Gaetano Buonaiuto.

Capitolo 1. Storia del consumo di droga e delle pratiche di doping nello sport. Sostanze e metodi dopanti. Elenco di riferimento di classi di sostanze farmacologiche vietate e di metodi di doping vietati.

Capitolo 2. Diffusione del doping nel mondo professionistico e amatoriale e tra le varie discipline sportive. Motivazioni e giustificazioni riferite. Le cause del doping secondo la Commissione Antidoping del CONI.

Capitolo 3. Insoddisfazione per il proprio corpo e uso di sostanze dopanti. L’ideale del corpo femminile e maschile. Insoddisfazione per il corpo e comportamenti nocivi nel controllo del peso.

Capitolo 4. Messaggi contro il doping. Progetto “Purosangue” per dire un NO forte al doping. Osservatorio Nazionale sul Bullismo e Doping. Palestra sicura.

È già stato scritto molto sull’argomento e l’obiettivo di questo testo è quello di riassumere le conoscenze più attuali della ricerca scientifica.

Il lavoro inizia con l’analisi storica e l’esame delle caratteristiche di queste sostanze. Si passa, quindi, a considerare la reale diffusione nel mondo dello sport, gli effetti nocivi di questi farmaci e le motivazioni che stanno alla base di questo fenomeno. Tali motivazioni spaziano dalla ricerca di un miglioramento delle prestazioni sportive, agli aspetti puramente estetici e di riduzione di grasso nei bodybuilders.

Le domande del pubblico alla presentazione del libro “Psicologia dello sport e non solo”

Matteo SIMONE 

380-4337230 - 21163@tiscali.it  


La moderatrice dell’incontro, dott.ssa Patrizia Ziti,
esperta in psicologia dello sport e del benessere, così ha esordito descrivendo il libro e l’autore:


La prima impressione che si ha quando si inizia a leggere il libro è quella di una sensibilità ed un rispetto verso l’individuo/“atleta”.

L’incontro con l’Altro/Atleta avviene all’interno di uno spazio relazionale caratterizzato dall’empatia e dalla fiducia reciproca che viene ad instaurarsi tra psicologo ed atleta che permette di gettare le basi per un lavoro di autoconsapevolezza, riconoscimento delle emozioni e delle difficoltà che può ostacolare la performance dell’atleta.
Scorrendo le pagine, la lettura offre un valido supporto informativo per gli atleti che per gli allenatori, in quanto gli argomenti trattati vengono affrontati da entrambi le posizioni, nonché spunti di psicofisiologia.

mercoledì 12 febbraio 2014

Lo sport dev’essere occasione educativa e culturale



Gli allenatori si occupano di persone, del loro rendimento sportivo come singoli e come squadra, sono deputati innanzitutto all’educazione, ad un corretto stile di vita nello sport ma anche al di fuori del contesto sportivo.
Si possono occupare di bambini, ragazzi, adolescenti, adulti, professionisti.
Devono prima di tutto dare un buon esempio, correttezza negli appuntamenti, negli impegni, condivisione di obiettivi personali e di squadra, identificazione di motivazioni, gestione dello stress in allenamento ed in competizione, modulare i carichi di lavoro, continuo feedback con i propri atleti o squadra, disponibili ad accogliere domande, dare spiegazioni su particolari esercizi, tecniche, modalità di lavoro.
Sapere costituire gruppi di allenamento sia per sport singoli che di squadra, sapersi relazionare con figure che gravitano intorno al mondo degli atleti.
Devono considerare che la formazione personale e professionale non finisce mai, c’è sempre qualcosa da apprendere, da conoscere.

Le competenze psicologiche che un buon arbitro deve possedere

L’autoefficacia per quanto riguarda gli arbitri dovrebbe essere elevata in partenza, dovrebbero averla come corredo per intraprendere quest’attività ma, comunque, va incrementata per acquisire una elevata fiducia in se stessi anche considerando che sono da soli in un campo di calcio o calcetto per cercare di condurre una partita facendo rispettare le regole a due squadre composte da giocatori di diverse personalità attorno ai quali gravitano tante altre figure quali allenatori, preparatori, dirigenti, sponsor, genitori, tifoserie e quindi è alta la pressione sugli arbitri e sul loro operato e se gli stessi arbitri non avessero una sicurezza sulla loro preparazione, autorevolezza, capacità non si troverebbero comodi, sicuri nel momento di decidere di fischiare per decretare una qualsiasi decisione.

Piramidi motivazionale, alimentare e del movimento per il benessere


Psicologo, Psicoterapeuta


Per sentirsi bene è importante  considerare le diverse piramidi motivazionali, alimentari e dell’esercizio fisico per comprendere cosa una persona mette ai vertici delle sue priorità, cosa fà o, comunque, è disposto a fare per raggiungere la salute psico-fisica che possa portare al raggiungimento dell’autorealizzazione personale indicata al vertice della piramide motivazionale.
Ogni individuo potrebbe considerare le tre piramidi e cercare di fare scelte oculate e responsabile che lo facciano vivere in sintonia ai propri bisogni, esigenze, preferenze e decidere al momento, volta per volta cosa è meglio per se stesso, cosa è disposto a fare o a rinunciare per il suo benessere.
La gerarchia dei bisogni di  Abraham Maslow riporta le motivazioni a bisogni fondamentali ponendo al vertice della piramidi l’Autorealizzazione, quindi l’obiettivo di ciascun individuo dovrebbe essere il sentirsi realizzato; al gradito inferiore vi è il bisogno di stima, la persona sente di essere riuscito in qualosa, di aver ottenuto un successo; ancora nel gradino inferiore vi è il bisogno di amore e di appartenenza, quindi essere accettati, apprezzati da qualcuno che potrebbe essere una persona amata, una squadra di lavoro o di sport; allo scalino inferiore vi è il bisogno di sicurezza, l’individuo ha bisogno di sentirsi protetto, inizialmente dai propri genitori, educatori, successivamente acquisisce le facoltà, le competenze per l’autoprotezione; al primo gradino vi sono i bisogni fisiologici, essenziali alla sopravvivenza, cibo, acqua.

Translate