In un’intervista a cura di Massimiliano di Montigny alla maratoneta Nazionale Anna INCERTI, alla
domanda: “Cosa significa per te
Doping?”, così risponde Anna:
“Significa essere il primo dei perdenti;
significa non avere abbastanza autostima da affrontarsi; significa non avere il
fegato di provare ad affrontare una sfida; significa aver paura di tutto;
significa il non rispetto delle regole. Ho sempre disprezzato chi ha avuto
sentenze di positività per un motivo ancor più serio: come può una persona non
rispettare il proprio corpo per soldi, quando guardandoti in giro, ci sono
persone che hanno malattie drammatiche… e queste non domandano i farmaci per correre
più forte…”
È già stato scritto molto
sull’argomento e l’obiettivo del mio testo: “Doping. Il cancro dello sport” è quello di riassumere le
conoscenze più attuali della ricerca scientifica.
Il
lavoro inizia con l’analisi storica e l’esame delle caratteristiche di queste
sostanze. Si passa, quindi, a considerare la reale diffusione nel mondo dello
sport, gli effetti nocivi di questi farmaci e le motivazioni che stanno alla
base di questo fenomeno. Tali motivazioni spaziano dalla ricerca di un miglioramento
delle prestazioni sportive, agli aspetti puramente estetici e di riduzione di
grasso nei bodybuilders.
La
considerazione che si deve fare è che oggi nella gara sportiva si è arrivati a
un agonismo così spinto, a interessi economici così grossi che l’atleta cerca
ogni mezzo per migliorare la sua prestazione. Anzi, l’atleta riporta di
sentirsi “costretto” a fare questo perché i tifosi pretendono risultati, i
giornali criticano le scarse prestazioni e gli allenatori spingono affinché
venga raggiunto un rendimento sempre maggiore.