“Nella vita ciò che conta è la capacità di ricominciare dopo essere
caduti”
José Mujica (Presidente
della Repubblica dell’Uruguay)
L’infortunio rappresenta un
evento destabilizzante l’equilibrio psicologico dello sportivo; un cattivo
adattamento all’infortunio può comportare la comparsa di sensazioni di rabbia e
impotenza, sbalzi di umore, sensi di colpa, pensieri depressivi, con la
conseguente compromissione delle relazioni famigliari, interpersonali.
L’atleta può individuare eventali criticità
che lo abbiano portato all’infortunio, può valutare, studiare cosa può
focalizzare la sua attenzione per evitare successivi infortuni, ridefinire le
priorità che si era prefissato prima dell’incidente, allargare i suoi interessi
anche ad ambiti non sportivi, continuando, contestualmente a mantenere i
contatti con il suo mondo sportivo, l’allenatore e la squadra, accettare le
emozioni negative legate all’infortunio, in attesa di riprendersi la sua identità
di sportivo.
L’atleta
vincente riesce a trovare la determinazione, la calma, lo spirito di sacrificio
per ricominciare dopo ogni stop prolungato, dopo ogni sconfitta.
Importanti sono
la meditazione, la visualizzazione, il lavorare sull’autoefficacia, esercizi di
rilassamento.
Attraverso la meditazione la persona riesce
ad aspettare i tempi occorrenti per il recupero, riesce a comprendere che
tutto passa, tutto sorge e tutto muore, riesce a non reagire agli eventi
spiacevoli, riesce a partire dal qui e ora e a programmare una formulazione del
goal setting, un piano degli obiettivi graduali con una giusta scansione
temporale.
La
velocità di respirazione influenza la mente (1): Una respirazione lenta, tranquilla, porta
compostezza e un naturale sollievo dalle alterazioni emotive. Controllando e
regolando la respirazione, si ottiene un controllo completo su se stessi,
riuscendo a rimanere mentalmente tranquilli anche di fronte alle emozioni.
Per questo in Giappone si crede
tradizionalmente che lo Zen, in cui il controllo della respirazione occupa un
posto importante, sia una via all’autocontrollo.
La mancanza di autocontrollo fa
si che persone, altrimenti capaci, sotto stress non siano in grado di fare
quello che in condizioni normali sanno fare benissimo.
Quando c’è in gioco qualche cosa
di importante, chi ha problemi emozionali di questo tipo si sente i muscoli e
la mente tesi, il che impedisce di agire in modo appropriato.
Con la
visualizzazione l’atleta infortunato può continuare ad eseguire un minimo di
allenamento, ripetere mentalmente il gesto motorio dato che l’imagery
consentirebbe di rimanere tecnicamente e muscolarmente allenati anche in stato
fisico di effettivo riposo, può ricercare precedenti gesti atletici che gli
hanno permesso di emergere, di ben figurare, di fare ottime prestazioni, può
continuare a sperimentare le sensazioni occorrenti per continuare la carriera
sportiva, può provare a visualizzare come sarà la sua ripresa all’attività
sportiva e gradualmente può sperimentare come sarà in futuro la sua prestazione
atletica, la sua performance.
L’atleta può sentirsi soggetto attivo nel
processo di riabilitazione, definire un piano di ripresa, di ripartenza,
sviluppare un piano per un’azione futura efficace può individuare le risorse
occorrenti da pontenziare, sia personali che esterne, allenatore,
fisioterapista, psicologo, medico.
Sviluppare risorse interne allo scopo di aiutare a
stabilire un senso di efficacia e di possibilità per il Futuro, creare un suo
Consigliere Interiore o un “Allenatore Interiore”, creare una “Squadra
Interiore” di aiutanti o di sostenitori, ognuno in grado di apportare
un’influenza positiva.
L’atleta può fissare obiettivi minimi di
ripresa rispettando i tempi e le modalità occorrenti, senza fretta di
riscattarsi o di dimostrare a qualcuno. Fissare obiettivi limitati,
raggiungibili e progressivamente più ambiziosi è uno dei modi migliori per
aumentare l’autoefficacia dell’atleta.
Persuasione
verbale da parte di altri, dei quali si hanno fiducia e stima attraverso gli
incoraggiamenti verbali che tendono a sottolineare gli elementi positivi di un
gesto o una azione.
La persona che
avrà sviluppato un forte senso d’autoefficacia sceglie obiettivi più elevati, è
più motivata, usa le proprie capacità con maggiore efficienza, è meno ansiosa,
gestisce meglio i fallimenti, è più tenace e ottiene risultati più
soddisfacenti di chi invece ha una percezione negativa delle proprie
possibilità.
Rilassamento progressivo neuromuscolare:
consiste in un esercizio di contrazione e decontrazione muscolare. Si ottiene
una consapevolezza delle proprie sensazioni della tensione psicologica e della
sua scomparsa quando i muscoli si rilassano. L’intento è di educare l’atleta
alla riduzione volontaria del tono muscolare. Gli esercizi devono essere svolti giornalmente e
progressivamente devono essere coinvolti la maggior parte dei muscoli del
corpo.
(1)
HIRAI T., Curarsi con la meditazione zen, Red Edizioni
Milano, 2007.
Matteo SIMONE
Esperto in psicologia dello sport e
nel trattamento dei traumi (EMDR)
380-4337230 - 21163@tiscali.it
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