giovedì 11 febbraio 2016

Partita di calcio femminilie dedicata alla Campagna "Vite coraggiose"

Matteo SIMONE

Sport per il benessere psicofisico, emotivo e relazionale, in qualità di psicologo dello sport e dell’esercizio fisico, mi piacerebbe trasmettere l’idea della pratica sportiva come opportunità di integrazione sociale e pertanto segnalo un paio di inziative benefiche attraverso lo sport.
Progetto "No Limits Sport" Sabato 27 febbraio alle ore 11:00 Campo Danilo Vittiglio a Roma. Una partita di calcio vedrà confrontarsi la Squadra Flames Gold composta da Artisti dello spettacolo e la compagine della Roma Calcio femminilie. La manifestazione a scopo benefico sarà dedicata alla Campagna sociale "Vite coraggiose" edita dalla Nuova Fondazione Bambino Gesù. Madrina dell'evento l'attrice Martina Menechini
La fondazione Bambino Gesù onlus ha organizzato la campagna nazionale di raccolta fondi Vite coraggiose, la campagna ha l’obiettivo di finanziare i progetti di ricerca che l’ospedale pediatrico romano ha sviluppato per individuare i meccanismi genetici alla base delle malattie chiamate “rare” ed elaborare possibili strategie terapeutiche.
Colpiscono 5 persone su 10.000, sono tra 27 e 36 milioni i casi registrati in Europa dei quali il 60-70% riguardano bambini o minori e nel 30% delle volte l’attesa di vita non supera i 5 anni. Ma il dato allarmante è che il 50% dei pazienti rimane senza diagnosi. 
Il Bambin Gesù detiene il primato italiano di malattie rare diagnosticate, circa il 5%, oltre 10.000 bambini ogni anno. Si utilizza l’aggettivo “orfano”, per indicare sia i malati privi di diagnosi, sia le malattie già note, il cui difetto biologico non è ancora stato individuato.
Quando i medici del Bambin Gesù non riescono a fare una diagnosi i casi vengono passati ai ricercatori, i quali, attraverso analisi genetiche avanzate riescono a fornire, dopo aver incrociato i loro dati con quelli di sofisticate indagini bioinformatiche, la causa della malattia in circa il 40% dei casi.

Sviluppare la Resilienza con Ultramaratone e Ultratrail

Psicologo, Psicoterapeuta

“Semplicità, semplicità, semplicità.  Occupatevi di due, tre faccende, non affannatevi dietro centinaia, o migliaia.” Henry David Thoreau

“Si può assaporare completamente una situazione piacevole, senza dispiacersi quando finisce perché si comprende che ogni cosa è destinata a passare.” William Hart

Importante un elevata autoconsapevolezza delle proprie risorse personali e dei propri limiti nella pratica degli sport di resistenza che diventano un ottimo insegnamento di vita per affrontare le fatiche di tutti i giorni.
Sarebbe indicato un approccio meditativo soprattutto per la gestione delle le crisi e gli infortuni, come arrivano così se ne vanno, quindi bisogna essere cauti e sereni.
Le persone mettono in atto un’ampia variabilità delle risposte individuali di fronte a crisi, infortuni, sconfitte: alcuni soccombono, alcuni appaiono resilienti, altri (pochi) appaiono addirittura rafforzati dall’aver affrontato con successo stress e avversità.
La Resilienza e l’Autoefficacia sono concetti importanti nella psicologia dello sport, ma anche nella vita in generale, per raggiungere i propri obiettivi in qualsiasi campo.
Il termine Resilienza deriva dalla metallurgia, indica la proprietà di un materiale di resistere a stress, ossia a sollecitazioni ed urti, riprendendo la sua forma o posizione iniziale, così come le persone resilienti possono affrontare efficacemente momenti o periodi di stress o disagio (immaginate di schiacciare una pallina di tennis).
Walsh (2003) la definisce come “l’abilità di resistere e far fronte alle sfide distruttive che a volte la vita impone, l’abilità di lottare, superare gli ostacoli e andare avanti del soggetto al fine di poter vivere e amare pienamente”.
Così come avviene negli sport di endurance, resistere ed andare avanti, lottare con il tempo cronologico ed atmosferico, con se stessi, con i conflitti interni, a volte sei combattuto e indeciso, tentato a fermarti, a recuperare a riposare, a rinunciare. Importante è amare sempre se stessi, la vita, ed avere una elevata passione e forte motivazione in quello che si fa.

martedì 9 febbraio 2016

Rollo Aloisio: La gara della mia vita il derby tra Manfredonia e Foggia


Occupandomi di psicologia dello sport è importante oltre allo studio ed alla formazione accademica, confrontarsi con gli atleti per conoscere il loro punto di vista, le motivazioni, il benessere o le difficoltà che sperimentano praticando sport, eventuali rischi. E’ importante conoscere il loro punto di vista a completamento delle teorie relative agli aspetti che incidono sul benessere e la performance dell’atleta e della squadra.

Di seguito riporto alcune impressioni di un calciatore di provincia.
Ti sei sentito campione nello sport almeno un giorno della tua vita o sempre un comune sportivo?Mi sono sentito più di una volta un vero e proprio campione grazie ad ottimi risultati ottenuti sia in fase di allenamento sia in fase di gara. L’identificarsi in un campione spesso deriva da una profonda conoscenza delle proprie abilità motorie e mentali, ma soprattutto dal continuo confronto con gli altri: partecipare a gare sportive di vario genere fa sì che ogni atleta possa rendersi conto dei propri limiti, cercando di migliorare sempre più attraverso l’allenamento, colmando le varie lacune che potrebbero impedirgli di raggiungere la perfezione. 

lunedì 8 febbraio 2016

Nathalie Mauclair: Essere ultrarunner è soprattutto essere in sintonia con il corpo

“Ho raggiunto i miei limiti: 500 km in mountain bike, trekking e kayak con 24000 di dislivello”
Matteo Simone 

Nathalie Mauclair, campionessa del mondo di Ultra-trail 2015 ad Annecy, vince anche L'Ultra Trail du Mont Blanc (UTMB) in 25h15'33", una corsa in semi-autonomia che si svolge sui tre versanti (francese, italiano e svizzero) del Monte Bianco. 
La distanza attualmente è di 170 km con 10.000metri di dislivello positivo. 
La manifestazione, che prende il via e termina a Chamonix nel mese di agosto, ha un tempo limite di 46 ore e un numero massimo di partecipanti di 2.300 atleti. Tra i tanti suoi impegni con la stampa, di gara, di allenamento, famigliare è riuscita a trovare anche un po' di tempo per rispondere ad un mio questionario e riporto di seguito alcune suoi interessanti punti di vista.

sabato 6 febbraio 2016

Fabrizio Macchi sul gradino più alto del podio in un campionato del mondo

  Matteo SIMONE
 

Fabrizio Macchi, atleta che a 13 anni gli viene diagnosticato un osteosarcoma al ginocchio sinistro che gli causa l’amputazione della gamba sinistra e, successivamente, l’asportazione del lobo inferiore del polmone destro per via di una metastasi.

Fabrizio, uscito dall’ospedale, inizia ad impegnarsi seriamente con l’attività fisioterapica e di riabilitazione, ma soprattutto si butta nello sport e in tutto ciò che può aiutarlo a recuperare le forze.
Fabrizio Macchi racconta su “Sport di più magazine” di Gennaio/Febbraio 2013 come si può superare ogni ostacolo e diventare campioni nello sport:

Con Ultramaratone e Ultratrail si sviluppa Resilienza e Autoefficacia

 Matteo SIMONE 21163@tiscali.it 
Psicologo, Psicoterapeuta

 
Lo sport di resistenza come metodo per affrontare le fatiche di tutti i giorni. Ultramaratone ed ultratrail, esperienze ed emozioni raccontate da Sonia Lutterotti e Roldano Marzorati, Ospite della serata Matteo Simone, psicoterapeuta e psicologo dello sport.

Venerdì 12 febbraio alle 20.30 ad Arco (TN), Palazzo Panni, con il patrocinio del Comune di Arco, Assessorato allo Sport
In questo sport di lunga durata, lunghe distanze, bisogna essere pazienti, avere un approccio meditativo e considerare che le crisi, come gli infortuni, come arrivano così se ne vanno, quindi bisogna essere cauti e sereni.
Lo sport prolungato prevede delle strategie mentali che ti permettano di non abbandonare la gara anzitempo, riesci a mettere in atto dei meccanismi mentali che ti riportano al qui e ora e al momento presente a correre, a stare sveglio o a distrarti per avanzare con i metri e i chilometri e a trascorrere tanto tempo in piedi facendo sport osservando, facendo attenzione, alimentandoti ed avendo comunque un approccio meditativo.

Manuela Vilaseca: gara più estrema la XMAN, Ironman 100% fuori strada



Psicologo dello sport, Psicoterapeuta

 

Tanti ultramaratoneti, ultrarunner, ultratrailer vedono il mondo in modo diverso dai normali runner o dalle persone comuni che praticano una qualsiasi attività sportiva o che seguono lo sport in TV o sui mass media. E’ quello che emerge da interviste ad ultramaratoneti per la redazione di un testo rivolto a loro ma anche a coloro che non conoscono questo mondo particolare per capire le loro motivazioni, passioni, stranezze, conoscere aneddoti, modalità di superare crisi, difficoltà, aspetti psicologici che utilizzano per raggiungere i loro obiettivi.

Emerge anche l’importanza dello sperimentare, del far parte di una categoria privilegiata che sa che se vogliono possono fare tutto nello sport e nella vita. Riporto di seguito l’intervista a Manuela Vilaseca:

Cosa significa per te essere Ultramaratoneta? Vuol dire essere una persona con un cuore aperto, disposti a stare molto più tempo nella natura che in città. Significa essere una persona che ha uno spirito libero e che ama le cose semplici della vita. Se vuoi vedermi felice, portami nei sentieri con un paio di scarpe da corsa.”

Qual è stato il tuo percorso per diventare un ultramaratoneta? Ho iniziato facendo altri sport, come il triathlon e mountain bike. Poi passai a gare più avventurose e credo che lo sport maggiormente mi ha formato nella vita, non solo l’ultra running. Ho appreso tante importanti lezioni di vita e sono sicura che mi ha aiutato a sviluppare una forza mentale incredibile.”

Cosa ti motiva ad essere ultramaratoneta? Stare nella natura, in posti meravigliosi. Mi sento molto fortunata di stare abbastanza bene in salute per essere in grado di fare tale sport che mi rende davvero felice. Mentre sono in una gara ultra, sono in contatto con me stessa ed apprezzo ogni chilometro. E 'come un momento magico per me.”

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