lunedì 15 giugno 2015

Guardare all’handicap con naturalezza e senza pregiudizi

Sul quotidiano Leggo (1), Donatella Aragozzini intervista GiusyVersace, trentottenne atleta paralimpica calabrese, che sembra una donna molto resiliente, va sempre avanti nella sua vita nonostante abbia perso le gambe. Giusy continua ad avere sogni ed ad impegnarsi per raggiungerli, infatti afferma: “Ho perso le gambe, ma non la volontà”.
Ora da conduttrice di un programma televisivo gira l’Italia raccontando storie di persone come lei che avendo avuto momenti difficili non si sono arresi ma hanno continuando ad andare avanti con tanta forza di vivere e di continuare a sorridere: “E’ una scommessa, mi piace molto l’idea di girare l’Italia raccontando storie di forza di volontà, di persone che come me hanno passato momentii difficili ma non hanno mai perso la voglia di sorridere. Io a mia volta cerco di raccontare quanto è bella la vita, soprattutto a chi si scoraggia per delle banalità”.
Giusy spiega che per andare avanti bisogna conosiderare l’importanza della testa e del cuore, infatti è importante avere la testa per affrontare certe situazioni, per non mollare nei momenti di difficoltà, di crisi, di sconforto ed otre la testa è importante avere la passione nel fare le cose, fare le cose con il cuore che sia il portare avanti una relazione, un’attività lavorativa, loo sport, se ci metti la testa ed io cuore, anche il corpo ti segue, non si arrende agli imprevisti, ecco come la pensa Giusy: “Io nel 2005 ho perso tutte e due le gambe, ma non mi sono mai scoraggiata, ho scritto anche un libro dal titolo Con la testa e con il cuore si va avanti, in cui racconto tutte le cose belle che ho fatto dopo l’incidente”.

Consumo rischioso e dannoso di alcol nella popolazione

Informazioni salienti che emergono dall’attività dell’Osservatorio nazionale alcol che presenta i dati epidemiologici e di monitoraggio alcol-correlato, strumenti indispensabili e insostituibili per la pianificazione delle strategie di prevenzione, per la programmazione sociosanitaria e per azioni di contrasto al consumo rischioso e dannoso di alcol nella popolazione. I dati sono stati presentati dall’ Osservatorio nazionale alcol, in occasione della quattordicesima edizione dell’Alcohol Prevention Day.
Secondo i dati diffusi dall’Osservatorio nazionale alcol (Ona) dell’Istituto Superiore di Sanità (Iss) in Italia quasi 8 milioni di persone hanno consumi classificati come rischiosi.
Le nuove evidenze scientifiche hanno permesso di aggiornare, nel corso dell’ultimo anno, i limiti nel consumo di bevande alcoliche. Questi nuovi limiti stabiliscono che, per non incorrere in problemi per la salute, è consigliato non superare mai quantità di alcol definite a minor rischio (lower-risk drinking):
·                     sotto i 18 anni qualunque consumo deve essere evitato
·                     per le donne adulte e per gli anziani (ultra 65enni) il consumo giornaliero non deve superare una Unità alcolica
·                     per gli uomini adulti il consumo giornaliero non deve superare le 2 unità alcoliche al giorno, indipendentemente dal tipo di bevanda consumata.

La motivazione dello sportivo

Matteo SIMONE

Birch e Veroff (1966) hanno individuato sette sistemi di incentivi/motivi che regolano il comportamento degli esseri umani: 

1 affiliazione: opportunità di stabilire relazioni interpersonali significative e di essere confermati nella propria capacità di stare in gruppo e di fare e mantenere amicizie; 
2 potere: opportunità di influenzare e controllare gli altri; 
3 indipendenza: opportunità di fare cose senza l'aiuto di altri; 
4 stress: opportunità di svolgere attività eccitanti; 
5 eccellenza: opportunità di acquisire abilità sportive per il proprio interesse: primeggiare su un altro; 
6 successo: opportunità di acquisire prestigio, approvazione sociale, status e altri rinforzi estrinseci; 
7 aggressività: opportunità di dominare gli altri.

Allenare non è un compito semplice

Allenare non è un compito semplice, occorre che il tecnico sia in grado di miscelare qualità tecniche, tattiche, educative, e comunicative
Un obiettivo importante per gli allenatori è quello di conoscere le motivazioni che hanno determinato e che continuano a mantenere elevato il coinvolgimento degli atleti.
Fattori motivazionali (presenti in giovani praticanti discipline sportive individuali o di squadra): competere, acquisire e migliorare le abilità, sentirsi in forma, far parte di una squadra,. stare con gli amici e farsene di nuovi,  divertirsi, spendere energia.
L’allenatore sportivo dovrebbe essere organizzato in modo da soddisfare il maggior numero delle motivazioni espresse dagli atleti. Compito del tecnico è dare un obiettivo all’atleta che sia impegnativo e nel contempo raggiungibile. L’identificazione degli obiettivi è uno dei punti chiave per stimolare la motivazione e migliorare le prestazioni.
Requisiti e qualità fondamentali dell’allenatore sono considerati la passione, la capacità di relazionarsi, una personalità equilibrata, una sufficiente autostima, l’ascolto.
Come dovrebbe comportarsi un bravo allenatore? Sicuramente dovrebbe manifestare interessamento e vicinanza, apprezzamento, fiducia e incoraggiamento, aiuto per risolvere le difficoltà, concorrere alla formazione di un buon senso di auto-efficacia e di autostima.

Cosa pensano familiari e amici della tua partecipazione a gare estreme?

Matteo Simone 3804337230- 21163@tiscali.it 

I
familiari inizialmente non approvano la passione di un ultramaratoneta che percorre tanti chilometri su strade o sentieri in condizioni atmosferiche difficili, a volte ai limiti della sopravvivenza, ma con il tempo comprendono che l’atleta si dedica a una passione che lo coinvolge e che gli permette di sperimentare benessere.

Gli amici inizialmente considerano l’atleta fuori di se, ai limiti della pazzia, ma con il tempo apprezzano gli aspetti del carattere che gli permettono di sostenere allenamenti e competizioni di lunghissima durata e di difficoltà elevatissima, diventando quasi fieri di essere amici e raccontando in giro le gesta, così a volte sono considerate, dei propri amici atleti, quasi a vantarsi di conoscere gente che fa l’impossibile, extraterrestri.

Ultramaratoneti per vedere il mondo sotto occhi diversi

Tutto è relativo, tutto è soggettivo, tutto è personale, è quello che succede per tanti ultramaratoneti, o ultrarunner, o ultratrailer che vedono il mondo in modo diverso dai normali runner o dalle persone comuni che praticano una qualsiasi attività sportiva o che seguono lo sport in TV o sui mass media.

E’ quello che emerge da interviste ad ultramaratoneti per la redazione di un testo rivolto a loro ma anche a coloro che non conoscono questo mondo particolare per capire le loro motivazioni, passioni, stranezze, conoscere aneddoti, modalità di superare crisi, difficoltà, aspetti psicologici che utilizzano per raggiungere i loro obiettivi.

Ultramaratona non è solo muovere le gambe, ma usare la testa

Gli ultramaratoneti, in genere non sperimentano l’ansia della competizione, del pregara, ma quello che in genere avviene una certa aspettativa positiva, non si vede l’ora di affrontare il lungo viaggio che, come i lunghi viaggi, è fatto di conoscenza, di scoperte, di imprevisti.
Gli ultramaratoneti come si fa per i lunghi viaggi, si preparano in anticipo, si informano sulle condizioni climatiche sul percorso, su quello che è opportuno o indispensabile portare a seguito, si documentano. Come i lunghi viaggi diventa importante la preparazione, l’attesa, c’è una voglia di divertirsi, di conoscere, di scoprire se stessi e quello che succede.
Per gli ultramaratoneti non si tratta di fare gare estreme ma occasioni per divertirsi, infatti affrontano tale imprese con opportuna preparazione e accorgimenti in modo da non trovarsi in condizioni di estrema difficoltà, certo, come nei lunghi viaggi che capitano imprevisti, anche nelle ultramaratone possono accadere degli imprevisti lungo il percorso, ma ciò non impedisce di fare esperienze che danno un senso alla propria vita.
Ecco cosa raccontano alcuni grandi ultraviaggiatori rispondendo alla domanda Che significa per te partecipare ad una gara estrema?”.:
Angelo fiorini: “Cosa significava per me partecipare a gare estreme? La gente si domandava: ma chi te lo fa fare!!!!!! Per una medaglia! A queste persone rispondevo che solo chi prova una passione poteva capire l’adrenalina che cresce dentro di te quando fai una cosa cui credi e che non deve avere necessariamente un rientro economico e la corsa non ne ha nessuno! E la felicità nel tornare a casa con la medaglia al collo! Capisco che sia difficile per i più capire questa passione, ma sono soddisfazioni che ti riempiono di orgoglio anche se certe imprese non portano niente di concreto ti danno una carica che ti fa superare la fatica fisica. “

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