I familiari inizialmente non approvano la passione di un ultramaratoneta che percorre tanti chilometri su strade o sentieri in condizioni atmosferiche difficili, a volte ai limiti della sopravvivenza, ma con il tempo comprendono che l’atleta si dedica a una passione che lo coinvolge e che gli permette di sperimentare benessere.
Gli amici inizialmente considerano l’atleta fuori di
se, ai limiti della pazzia, ma con il tempo apprezzano gli aspetti del
carattere che gli permettono di sostenere allenamenti e competizioni di
lunghissima durata e di difficoltà elevatissima, diventando quasi fieri di
essere amici e raccontando in giro le gesta, così a volte sono considerate, dei
propri amici atleti, quasi a vantarsi di conoscere gente che fa l’impossibile,
extraterrestri.
Ecco di seguito le risposte alla domanda: Cosa pensano familiari e amici della tua partecipazione a gare estreme?
Angelo
Fiorini:
“I miei familiari, moglie e figli, sono stati contenti di questa mia nuova
attività fino a quando si trattava di allenarsi al parco, fare una corsa
salutare, hanno accettato anche la voglia poi di fare qualche garetta, fino
alla mitica maratona di Roma, guardandomi come un extra terrestre, ma quando ho
iniziato l’avventura da ultramaratoneta sono stati subito contrari prendendomi
per matto, perché per loro era inconcepibile che ci si poteva sottoporre a certi
sforzi fisici per sport, rischiando di farsi male. Quindi con il passare del
tempo la mia passione per le gare, è diventato motivo di discussioni con la mia
famiglia, In primis perché preoccupati della mia salute e poi anche per
problemi logistici (soprattutto per mia moglie): panni sporchi, scarpe
infangate d’inverno, i week end sempre impegnato in qualche gara (anche se a
volte le gare si trasformavano motivo per fare gita con le famiglie che ci
seguivano).”
Pasquale
Artuso:
“Sono preoccupati e non vogliono.”
Marco
Stravato: “Molti
amici pensano che io sia matto, forse che voglio dimostrare loro che sono più
bravo, più forte, altri mi ammirano, in pochi vogliono vivere queste esperienze
con me, mia moglie mi sopporta, dice sempre che non può impedirmi di correre,
ma lo farebbe volentieri, a lei piacerebbe che corressi di meno, magari 2, 3
volte a settimana per massimo un ora, i miei figli sentono che spesso manco a
casa, già lavoro tanto, poi quando potrei stare con loro vado a correre, hanno
ragione, forse dovrei lasciare le ultra? Le maratone? Correre solo per star bene
fisicamente? Forse
dovrebbe essere così, ma non lo è.”
Stefano La Cara:
“Mia moglie ed i miei figli mi seguono ovunque, si informano e partecipano alle
mie emozioni. Senza di loro non avrebbe senso tutto questo.”
Vincenzo Luciani: “Non è difficile
immaginarlo, anche se si fidano, in qualche modo, del mio equilibrio. Molti
amici pensano bene di me perché li ho portato felicemente sulla mia cattiva
strada dell’ultramaratona e si sono cavate le loro belle soddisfazioni. Ricordo
con piacere un anno in cui ho portato al traguardo di una 100 km un gruppo di 5
amici dell’Atletica del Parco che si sono fidati della mia conduzione di gara.
Un’esperienza indimenticabile per loro e per me. Un anno ho portato mio
figlio sulle strade della Pistoia Abetone e la sua ammirazione nei miei
confronti è cresciuta perché si è reso conto della difficoltà e di avere un
padre all’altezza di quella difficoltà.”
Marco Dori: “Alcuni dei miei compagni
di squadra si sono interessati a queste ultra e mostrano un senso di
ammirazione. Alcuni di loro li ho coinvolti in ultra nel 2015; non 100 km ma 50
e 65”.
Fabrizio Terrinoni:
“I miei familiari capiscono perché sono tutti sportivi, per gli amici dipende,
alcuni possono essere increduli ed ammirati, altri mi consigliano di smettere
data l’età.”
Sole Paroni: “Alcuni amici dimostrano molta stima e ammirazione, i familiari assolutamente no, dimostrano indifferenza se non opposizione".
Franco Draicchio:
“Se non esagero sono felici, ma se manco spesso di casa un po me lo fanno anche
pesare, questo sinceramente mi rende felice, è bello sapere che moglie e figli
ti vogliono a casa con loro.”
Giuseppe Meffe: “Non pensano, mi lasciano fare, sono stupiti come tutti.”
Mauro Fermani: “Non penso di aver corso gare estreme, anche la 100 miglia
pur richiedendo un impegno di 21h51’ non credo sia stata estrema. La mia
compagna di vita mi supporta, certo alcuni amici non runners pensano che esageri
e sia matto, mentre i runners sono abituati a ben di peggio.”
Ciro Di Palma: “All’inizio mi davano del pazzo. Adesso sono i miei primi
tifosi.”
Claudio Leoncini: “Nessuna preoccupazione, ho disputato ultramaratone ma mai
nulla di pericoloso.”
Monica Casiraghi: “La mia famiglia e amici hanno
sempre approvato e appoggiato questa mia scelta di vita.”
Laura Ravani: “Ho sostegno completo da parte di mio marito e mia sorella,
gli altri compresi i miei genitori mi guardano come se fossi pazza.”
Marco D’Innocenti: “Sono contentissimi e sono i miei primi tifosi.”
Paolo Zongolo: “Come in molti casi che non sono tanto normale.”
Enrico Vedilei: “Senza i miei genitori non starei qui a raccontare la mia
storia, mi hanno sempre aiutato. Poi ho trovato una moglie con una famiglia di
ultramaratoneti e quindi il gioco è fatto e per noi è tutto naturale".
Ivan Cudin: “Inizialmente erano molto preoccupati, ora mi sostengono.”
Daniele Baranzini: “I familiari non vogliono, gli amici sono
incuriositi.”
Giuseppe Mangione: “Ho 2 grandi tifosi i miei figli i miei amici mi fanno
sentire come l’uomo bionico, io la porto sul ridere facendo capire che è una
cosa che faccio volentieri con naturalezza basta allenarsi.”
Aurelia Rocchi: “Sono molto contenti i miei figli di quello che faccio e quando parto per fare una ultra dico
sempre, correrò per i miei figli perché loro mi danno tanta forza. Amici sono quelli che condivido le grandi emozioni
della corsa perché corrono anche loro".
Francesca Canepa: “Nulla di particolare, io sono un’atleta da sempre, ho solo
cambiato sport e questo in particolare lo pratico e lo vivo con molta
naturalezza.”
Lisa Borzani: “Paolo, il mio compagno, condivide
tutto con me: allenamento, gare, preparazione e questo oltre ad essere stupendo
per me è anche una bellissima fonte di forza. Mia mamma dice il rosario tutte
le sere affinché il Signore mi convinca a smettere perché teme che io,
abbastanza minuta, possa consumarmi del tutto!! Mio papà però è mio segreto
complice! I miei amici che praticano anche loro le ultra mi capiscono
benissimo…gli altri un po’ meno ma mi supportano ed incoraggiano lo stesso.”
Federico Borlenghi: “Inizialmente non erano molto contenti adesso come possono
mi seguono e mi fanno assistenza.”
Paolo Chersogno: “Mi stimano ma non mi invidiano.”
Maria Chiara Parigi: “I miei familiari ora mi capiscono, prima pensavano che
perdessi tempo! I miei amici mi ritengono matta ma nel senso positivo!”
Filippo Canetta: “Le gare che faccio sono sempre difficili da spiegare a
qualcuno che non le ha fatte, quindi tendo a minimizzare. Spero solo, in un
certo modo, di essere d’esempio ai miei figli e insegnargli che con l’impegno
si possono superare le difficoltà.”
Paolo Barnes: “Vedono la corsa come una dipendenza, ormai la corsa mi ha
allontanato dalla famiglia e da i vecchi amici, per fortuna mia moglie è nella stessa sintonia.”
Antonio Carozza: “Inizialmente pensavano che si trattasse di un amore
temporaneo, poi quando hanno constatato che la cosa andava avanti, mi
sopportano ma non mi capiscono pienamente.”
Stefano Ruzza: “All'inizio hanno visto la questione come un'esagerazione,
come una cosa anormale, poi vedendo il modo in cui ho portato a termine gare
lunghe e difficili in buone condizioni e senza conseguenze, ora mi assecondano.
Forse vedo anche invidia, ma positiva, vista come stimolo.”
Stefano Bognini: “I familiari mi incitano e mi sostengono durante le gare. Gli
amici sono orgogliosi di me.”
Michele Belnome: “Che sono un folle, che non ha senso. Che sono un bambino".
Salvatore Musone: “Li ringrazio per la loro presenza, che mi hanno sempre
aiutato e spronato anche se alcuni amici qualche volta mi dicono di lasciar perdere.”
Roldano Marzorati: “I familiari sono abituati gli amici sono a loro volta quasi
tutti ultramaratoneti.”
Roberto D’Uffizi: “In genere
trovo diffidenza da parte di coloro che non praticano la corsa. Ho la fortuna
tuttavia, di avere una moglie che ha praticato running e molti amici con i
quali condivido questa passione: li sento molto vicini in prossimità di questo
tipo di gare.”
Lorena:
“Sono un po' preoccupati per la mia incolumità ma sanno che ce la farei
comunque.”
Marco
Zanchi:
“Sono gli amici che spesso mi lanciano nuove sfide, mio padre è contento solo
quando gli porto a casa i trofei!”
Marinella Satta: “Diciamo che sono sempre stata ostacolata.”
Marinella Satta: “Diciamo che sono sempre stata ostacolata.”
Mena Ievoli:
“Mio marito e mia figlia dicono che sono matta, alcuni amici la stessa cosa
altri mi chiedono come faccio a farlo e alcuni mi ammirano.”
Valentina Spano: “I miei figli sono
entusiasti, il marito fa un po' più fatica ad accettarlo.”
Gianluca Di
Meo: “Che sono matto, irresponsabile.”
Vito Rubino: “Sono molto fortunato perché anche mia
moglie è una ultramaratoneta e partecipa con me alle gare ultra. Quando non
partecipa fa parte della mia squadra di supporto. Questo ci dà la possibilità
di condividere momenti importanti, di superare momenti difficili insieme e
attraverso questo percorso di rafforzare la nostra unione di coppia. Mia madre
invece è un tipo pauroso, quindi le dico piuttosto cha vado a fare delle
‘passeggiate’ all’aperto. I miei amici si sono abituati e quasi non si
sorprendono più quando racconto quello che faccio.”
Silvio Cabras: “Sono consapevole che chi non pratica questo
sport, per ignoranza in materia non sa cosa significhi, io evito di parlarne con
queste persone, a meno che qualcuno non dimostri interesse allora sono pronto a
dare dei consigli!”
Dante Sanson: “Lasciamo
perdere, temono che mi faccia male non si rendono conto di come sia possibile
pianificare un obiettivo pensano si arrivi a correre per caso e improvvisando,
ma alla fine tutti dicono, però!!! Bravo!!! (Anche avere fede in questo piccolo
riconoscimento esterno aiuta).”
Monica Testa: “Amici pensano
che sia matta ma provano tanta ammirazione, famigliari che sono matta solo il
marito capisce.”
Armando Quadrani: “Ricordo che
quando iniziai a corricchiare le prime garette c'era chi mi credeva matto e chi
non mi credeva affatto. Dicevano: ‘mo' corre pure lui, se...vabbè’. Adesso
costoro hanno iniziato a corricchiare.”
Riccardo Borgialli: “Ovviamente ci
sono quelli che rimangono a bocca aperta di fronte alle mie imprese, altri
invece come la mia fidanzata o i miei genitori sanno che non sono cose
impossibili da fare e mi spronano sempre a fare meglio; sanno che è uno sport
che mi piace e mi fa star bene e per certi versi seguendomi lungo il percorso
di una gara, facendomi assistenza, si immedesimano in me e capiscono cosa sto
provando in quei momenti.”
Andrea
Boni Sforza: “Spesso pensano che sia una pazzia o uno spreco. Per loro sono uno 'sfigato', per le persone 'normali' tutti quelli che corrono sono 'sfigati'. Tuttavia, ho la stima di chi mi ama e dei miei amici veri, e questo vale più di tutto".
Luigi Brugnoli: “All’inizio che non stavo bene, adesso mi vedono in forma
e molto attivo”.
Stefania: “Che percorro più km di loro in macchina.”
William Da Roit: “Qualcuno mi capisce, qualcun altro è rassegnato.”
Vito Todisco: “La telefonata a mia madre a fine gara e sentirmi dire in
dialetto ‘chi te lo fa fare, sprecare tante energie’, sono così narcisista a
sentirmelo dire, anche se so che è molto orgogliosa di me.”
Gian Paolo
Sobrino: “Sono contenti.”
Matteo
Pigoni: “In pochi capiscono cosa faccio, ma
vedo che rimangono ad ascoltarmi quando gli racconto le mie avventure, per me è
una vera passione.”
Mario
Connor: “Dicono
che sono matto.”
Giuliano
Cavallo: “Nulla ogni tanto mi dicono che
non sono normale.”
Giorgio Piras: “Diciamo che la più estrema fatta è il Passatore, portato
a termine 7 volte, oltre a parecchie Pistoia-abetone e qualche altra ultra su
strada e non, su distanze intorno ai 50/60 km. In famiglia, mi prendono un po’
per fuori di testa, gli amici in un modo o nell’altro si congratulano e con una
punta di invidia mi ammirano (ma non tanto).”
Enrico Togni: “Non è ben dichiarato, c’è ammirazione da una parte
piuttosto che ‘compassione’.”
Efisio Contu: “Che sono un pazzo ma mia moglie e miei figli sono orgogliosi.”
Luca
Pirosu: “Pazzo
per i famigliari, un piccolo eroe per gli amici.”
Alberto
Ceriani: “Mi
incoraggiano e apprezzano il mio coraggio e la mia tenacità.”
Susanna
Forchino: “In
famiglia mi sostengono tutti; so che quando gareggio sono con me. Mio padre è
un po’ più apprensivo, mentre mia madre racconta a tutti ciò che faccio come se
fossi un’eroina, mio figlio e mio marito
mi localizzano per sapere dove mi trovo
e per me é bellissimo.”
Con il tempo i familiari comprendono che forse è meglio accettare questa passione e diventano i primi tifosi dell’atleta sostenendolo nelle sue imprese in modo da agevolarlo nel prendere le opportune precauzioni o attenzioni per svolgere al meglio la competizione o allenamento considerato estremo.
Iolanda Cremisi: “Anche il mio compagno è un
ultramaratoneta, quindi massima complicità e condivisione. E' una parte importante della nostra vita che
ha contribuito a ravvivare il nostro
rapporto. I nostri figli si rendono
conto di avere dei genitori "diversi" dagli altri e spesso fanno
finta di ignorare le nostre stranezze, talvolta addirittura si dimostrano
avversi, ma poi sono orgogliosi di noi e spesso scopro che non perdono
occasione per raccontare agli altri le nostre avventure e i nostri km."
Tale passione non viene praticata in maniera
improvvisata ma con tutte le precauzioni per evitare ogni sorta di malessere o
sofferenza, ma succede a volte che non si riesce a prevedere tutto, ci si sente
troppo sicuri o non si pensa al peggio e si rischia di sentirsi male durante
competizioni che ti sottopongono a stress psicofisico esagerato o in condizioni
atmosferiche difficili.
Per
approfondimenti sullo straordinario e bizzarro mondo degli ultrarunner è
possibile consultare il mio libro "Ultramaratoneti e gare estreme", Prospettiva
Editrice. Collana: Sport &
Benessere. Anno edizione: 2016. Pagine: 298 p. , Brossura. EAN: 9788874189441.
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