Capita che l’essere
umano si accorga di non stare bene e decida di correre ai ripari, nel senso che
pensi di stare meglio. Ad esempio l’individuo ad un certo punto della sua
esistenza può decidere che è ora di finirla con un suo comportamento o con una
sua abitudine e siccome da solo non riesce a prendere tale decisione si rivolge
ad una persona competente.
Ma il fatto di
recarsi da un esperto non è sufficiente a risolvere il problema perché le
abitudini, i comportamenti, lo stile di vita non si cambia da un giorno
all’altro ma richiede un impegno notevole, un adattamento graduale ed un
lavorare su più fronti.
Non c’è una soluzione, per esempio evitare di mangiare oppure fare attività
fisica. Bisogna lavorare su tanti fronti e tirare fuori tutte le risorse della
persona.
Per quanto riguarda l’attività fisica
può valutare di iniziare gradualmente a fare movimenti incrementandoli con il
tempo e cercando incentivi quali il fare attività in compagnia o comunque
gratificanti.
Per quanto riguarda l’alimentazione
non si può pretendere privazioni drastiche ma iniziare con piccoli
accorgimenti, di primaria importanza è la masticazione, la persona deve comprendere
che dovrebbe fare maggiore attenzione al masticare.
Nel testo L’IO, LA FAME, L’AGGRESSIVITA, PERLS spiega come affrontare i
problemi imparando a masticare attentamente: “Allenatevi ad
interrompere il flusso continuo del cibo. Molte persone spingono in bocca cibo
nuovo prima di aver sgomberato e
liquefatto il precedente boccone …. imparate a tenere per pochi secondi la
bocca vuota tra ciascun boccone, in questo modo sarete presto capaci di portare
a termine tutti i problemi grandi e piccoli della vostra vita; il vostro
stomaco mentale – il vostro cervello – sarà meglio ordinato. Sparirà quindi
gran parte del vostro pensiero confuso e incoerente e non troverete difficoltà
nel chiarificare i vostri concetti e idee. Ciò si applica non solo al vostro
pensiero, ma anche alle vostre attività generali. Se appartenete a quelli che
cominciano un nuovo lavoro prima di finire quello sottomano, se vi trovate
frequentemente in mezzo alla confusione, allora l’esercizio suddetto è
esattamente ciò di cui avete bisogno.”(1)
Per far questo l’individuo deve
comprendere come è il suo ciclo del contatto, per la Gestalt l’individuo ha un
problema, una difficoltà quando c’è un’interruzione nel suo ciclo di contatto.
Ciclo del contatto: Qual è il mio bisogno ora? Cosa
faccio per soddisfarlo, mobilito le energie? Come mi sento quando lo soddisfo?
C’è una fase di ritiro prima dell’insorgenza di un nuovo bisogno?
Provo a spiegare cosa intende la Gestalt per ciclo di contatto.
L’individuo valuta il suo bisogno, la
sua esigenza e decide cosa fare per ottenere quello che vuole, dopo di ché sente
che effetto gli fa e si gode quello che ha ottenuto, poi succede che il
soggetto si ritira in attesa di un nuovo bisogno, ci può essere un’interruzione
in questo ciclo, ad esempio l’individuo non sa quel che vuole quando non è in
contatto con i suoi bisogni, oppure sa quello che vuole ma non sa come
ottenerlo e quindi l’interruzione del contatto è nell’azione, oppure
l’individuo non riesce a stare tranquillo, a stare nella fase del ritiro dopo
aver ottenuto quello di cui abbisognava ma rimane sempre nell’azione, vuole per
forza agire per soddisfare tanti bisogni.
ZINKER, nel testo PROCESSI CREATIVI IN PSICOTERAPIA DELLA
GESTALT, illustra le interruzioni che possono avvenire nel ciclo di
contatto della persona (2): “L’individuo …. non vuole o non può ascoltare le sensazioni del proprio
corpo e come conseguenza può mangiare eccessivamente o denutrirsi o diventare
incontinente …..Quando una persona è bloccata al confine tra la sensazione e la
consapevolezza, può provare delle sensazioni senza capirne il significato …..Molti
individui, anche se sono consapevoli dei loro bisogni, non riescono a
sviluppare una forza tale da fare ciò che è giusto per loro …. L’interruzione tra la mobilitazione
dell’energia e l’azione ….La sua energia può essere disponibile, eppure
egli è incapace di usare l’energia al servizio dell’attività che gli
permetterebbe di ottenere ciò che vuole …. L’interruzione
fra l’azione e il contatto …. fa un mare di cose, ma non sa assimilare la
sua esperienza ….Questo individuo non è in grado di agire in maniera mirata … C’è
un ritmo fra il contatto e il ritiro. Si impara come ascoltare i propri
bisogni, come soddisfarli per poi ritrarsene e riposare. Anche il fatto di
essere sempre mobilitati è una malattia ….”
Pertanto il lavoro di Gestalt Therapy è un lavoro di attenzione, di
autoconsapevolezza, di responsabilità, la persona va accompagnata nel suo
lavoro, va stimolata, va sostenuta, in questo modo
può permettersi di provare a lasciare da parte qualche aspetto delle sue
abitudini malsane e a prendere in considerazione nuovi atteggiamenti che
gradualmente lo possano portare a condurre uno stile di vita più adeguato per
un benessere psicofisico.
(1) PERLS F., L’IO, LA FAME, L’AGGRESSIVITA, Franco
Angeli, Milano 1995, pag.208-209
(2) ZINKER J., PROCESSI CREATIVI IN PSICOTERAPIA DELLA
GESTALT, Franco Angeli, Milano 2001, pag. 98-107
Psicologo, Psicoterapeuta Gestalt ed EMDR
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