mercoledì 10 giugno 2015

Il potere della nostra immaginazione può dirsi pressoché infinito

Gallese, soprattutto a seguito della scoperta dei neuroni a specchio, nel suo testo “La molteplice natura delle relazioni interpersonali”, descrive l’importanza dell’immaginazione come una sorta di simulazione mentale: “In quanto esseri umani, abbiamo la facoltà di immaginare mondi che possiamo avere o non avere visto prima, immaginare di fare cose che possiamo avere o non avere compiuto prima. Il potere della nostra immaginazione può dirsi  pressoché infinito.
L’immaginazione visiva condivide con la reale percezione diverse caratteristiche. Ad esempio, il tempo impiegato per scrutare attivamente con gli occhi una scena visiva coincide con quello impiegato per limitarsi ad immaginarla. Una serie di studi di brain imaging hanno dimostrato che quando immaginiamo una scena visiva attiviamo regioni del nostro cervello che sono normalmente attive durante la reale percezione della stessa scena.
Come nel caso dell’immaginazione visiva, anche l’immaginazione motoria condivide diverse caratteristiche con la propria controparte ‘attiva’ nel mondo reale. La simulazione mentale di un esercizio fisico, ad esempio, induce un incremento della forza muscolare che è paragonabile a quello ottenuto col reale esercizio fisico. Quando immaginiamo di compiere una data azione, vari parametri fisiologici corporei si comportano come se noi stessimo effettivamente eseguendo quella stessa azione. La frequenza cardiaca e respiratoria aumentano durante l’immaginazione di compiere esercizi motori. Tali aumenti inoltre, così come accade nel reale esercizio fisico, crescono linearmente col crescere dello sforzo immaginato.” (1)
Lavorare attraverso l’esperienza, l’immaginazione, la visualizzazione, permette di esercitarsi, di allenarsi in vista di una situazione da affrontare.
Perls nel suo testo “L’APPROCCIO DELLA GESTALT” descrive come l’attività mentale sembra agire come risparmiatrice di tempo, energia e lavoro per l’individuo: “Quando medito su un problema, cercando di determinare quale corso d’azione seguirò in una data situazione, è come se facessi due cose molto reali. In primo luogo, ho una conversazione circa il mio problema: in realtà potrei avere questa conversazione con un amico. In secondo luogo, riproduco con l’occhio della mente la situazione in cui mi porrà la mia decisione. Anticipo nella fantasia ciò che accadrà nella realtà, e sebbene la corrispondenza tra la mia previsione fantasticata e la situazione reale possa essere non assoluta, così come non è assoluta la corrispondenza tra l’albero della mia mente e l’albero del mio giardino, così come è solo approssimativa la corrispondenza tra la parola ‘albero’ e l’oggetto albero, è tuttavia sufficiente perché io possa basare le mie azioni su di essa.
Pertanto l’attività mentale sembra agire come risparmiatrice di tempo, energia e lavoro per l’individuo. (2)
Lo psicoterapeuta può interessarsi al mondo dell’altro, restando presente davanti a lui e mostrandosi capace, interessato e, aspetto fondamentale, essendo umano: con nessuna certezza di guarigione, ma con la certezza che si è in quel momento lì presente per il cliente, paziente, persona.

Il saggio Psicologia dello sport e dell'esercizio fisico (dal benessere alla prestazione ottimale)  offre uno spunto di riflessione su aspetti quali la salute e lo sport.

Ne sono argomentazioni a riguardo, il raggiungimento della prestazione ottimale (peak performance), es. i record dei campioni, lo sperimentare il Flow, considerato come uno stato alterato di coscienza dove tutto funziona alla perfezione ed anche l’IZOF, una zona di funzionamento ottimale che porta l’atleta a raggiungere la sua  peak-performance.
Inoltre sono trattate le difficoltà, i disagi dell’atleta, che possono essere di natura emotiva, di attivazione ottimale, di bassa autostima, di affollamento a livello mentale di pensieri disturbanti, e, per finire di natura relazionale, cioè relativi ad una figura professionale che gravita attorno al mondo dell’atleta.

(1)   V. Gallese, La molteplice natura delle relazioni interpersonali: la ricerca di un comune meccanismo neurofisiologico, 2003, Networks 1, p.34.
(2)   F. Perls, L’APPROCCIO DELLA GESTALT, Astrolabio, Roma, 1977, p. 24.

Matteo Simone
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