Allenare non è un compito semplice, occorre
che il tecnico sia in grado di miscelare qualità tecniche, tattiche, educative,
e comunicative
Un obiettivo
importante per gli allenatori è quello di conoscere le motivazioni che hanno determinato e che continuano a
mantenere elevato il coinvolgimento degli atleti.
Fattori
motivazionali (presenti in giovani praticanti discipline sportive individuali o
di squadra): competere, acquisire e migliorare le abilità, sentirsi in forma,
far parte di una squadra,. stare con gli amici e farsene di nuovi, divertirsi, spendere energia.
L’allenatore
sportivo dovrebbe essere organizzato in modo da soddisfare il maggior numero
delle motivazioni espresse dagli atleti. Compito del tecnico è dare un obiettivo all’atleta che sia impegnativo e nel contempo raggiungibile. L’identificazione degli
obiettivi è uno dei punti chiave per stimolare la motivazione e migliorare le
prestazioni.
Requisiti e qualità fondamentali
dell’allenatore sono considerati la passione, la capacità di relazionarsi, una
personalità equilibrata, una sufficiente autostima, l’ascolto.
Come dovrebbe comportarsi un bravo
allenatore? Sicuramente dovrebbe manifestare interessamento e vicinanza,
apprezzamento, fiducia e incoraggiamento, aiuto per risolvere le difficoltà,
concorrere alla formazione di un buon senso di auto-efficacia e di autostima.
E’una figura sbagliata quando: ha bisogno di
far vedere chi è che comanda; possiede tutte le idee e le soluzioni e rifiuta
quelle degli atleti, perché ha paura che intacchino la sua autorità.
Quali sono gli allenatori preferiti: quelli
che trasmettono sensazioni positive, rinforzano la prestazione, incoraggiano
dopo un errore, danno indicazioni tecniche dopo un errore, sono organizzati,
preparati e competenti, utilizzano uno stile autorevole (né autoritario né del
lasciar fare).
E’ importante sottolineare i comportamenti
positivi con i rinforzi come la propria approvazione: "Bravo”,
"Bene" e valorizzare ogni progresso per aumentare l’autostima.
Tenere un diario nel quale annotare le
proprie riflessioni sugli allenamenti, risulterà un valido strumento per
trattenere per iscritto quanto è stato svolto. Gli obiettivi sono stati
raggiunti? Come erano i miei presupposti personali (serenità, voglia di
allenare) prima di iniziare? Che cosa mi ha messo in difficoltà? Come ho
affrontato i problemi che si sono presentati? Quanto positivi sono stati i miei
interventi? Quanto ho contribuito al
miglioramento della vita di gruppo e dei rapporti interpersonali? Note
individuali da ricordare per il futuro.
L’allenatore ha una grande importanza nello
sviluppare le motivazioni giuste: Graduando le prove con le quali l’atleta deve
cimentarsi, Trovare le ragioni convincenti per mettere l’atleta ogni volta alla
prova, Negoziando il raggiungimento di mete sufficientemente (ma non
esageratamente) difficili, Monitorando i progressi dell’atleta, Insegnando a
trarre lezioni dagli insuccessi.
E’ colui che
guida gli individui e il gruppo da essi composto fino al raggiungimento degli
obiettivi. Deve dimostrare non solo di essere dotato di una serie di competenze
tecniche e tattiche, ma anche di saper
gestire lo stress causato da situazioni a volte difficili da gestire.
Per essere un buon allenatore è importante
sviluppare abilità relazionali.
L’allenatore è il
punto di riferimento, è lui che prende le decisioni, che si assume le
responsabilità di eventuali errori, risponde dei risultati conseguiti: quando
una stagione sta andando male, il primo a pagare è il mister che viene
esonerato.
Senza una forte coesione e una totale collaborazione tra i membri della squadra,
non si potrà mai ottenere alcun risultato importante.
Rapportarsi a giocatori professionisti o a
ragazzi che coltivano lo sport in quanto hobby è sicuramente diverso.
E’ fondamentale che l’allenatore analizzi
con la massima obiettività le prestazioni fornite dai singoli e dal gruppo, senza dimostrare di avere preferenze o al
contrario antipatie personali per qualcuno.
Capacità di mantenere sempre la calma, il
contatto con la realtà, la lucidità per esaminare problemi e cercare possibili
soluzioni così egli trasmetterà la stessa tranquillità anche alla sua squadra
che sarà capace di non esaltarsi oltremisura nelle vittorie e di non perdere la
fiducia nei momenti di affanno.
Il mister non è
solo colui che insegna, affinché egli possa rimanere sempre aggiornato e in
costante progresso deve avere la voglia
di apprendere. Essere consapevoli del fatto che c’è
sempre qualcosa da imparare da ogni
persona e da ogni situazione è il punto di partenza per chi vuole
toccare l’eccellenza.
L’allenatore nel
guidare la sua squadra ha a che fare con caratteri diversi e si trova a
contatto con situazioni differenti da gestire. Non sempre può adottare il
medesimo comportamento e neppure rapportarsi a tutti con lo stesso tipo di
comunicazione.
Modalità di condurre un gruppo: stile
autoritario, stile cooperativo.
Stile
autoritario: è caratterizzato da un atteggiamento di chiusura del mister in
rapporto alle decisioni da prendere; conduce il gruppo senza tener conto delle
opinioni né degli atleti né dei suoi collaboratori; si sente l’unico
responsabile nella direzione della squadra.
Stile cooperativo: tiene conto anche delle
idee dei suoi atleti e dei suoi collaboratori, pur naturalmente arrivando a
decidere in modo autonomo.
L’allenatore autoritario punta solo alla
vittoria, che viene prima di qualunque altra cosa e che è l’unico obiettivo di
cui tenere conto; non ha alcuna importanza comprendere quale possa essere la
psicologia dei suoi atleti, quali le loro motivazioni; preferisce atleti mossi
da spinte estrinseche perché più facilmente manipolabili. L’allenatore
autoritario crede che il suo compito si esaurisca nel far vincere la sua
squadra; creare un atleta vincente per chi adotta questo approccio significa
solo curare l’ambito sportivo.
Il leader autoritario adotta uno stile
centrato sulla vittoria, esercitando il proprio comando sui suoi atleti e
orientandoli unicamente al raggiungimento del risultato richiesto.
L’allenatore collaborativo cerca di capire i
suoi atleti, di conoscere i loro processi psicologici e le loro motivazioni;
per questo motivo predilige giocatori motivati intrinsecamente, perché ha più
fiducia nella loro volontà di migliorarsi al fine di ottenere l’obiettivo. Sua
caratteristica fondamentale sapersi
mettere in discussione, potendo così modificare in corsa alcuni atteggiamenti,
sia personali che tecnico-tattici, se si rende conto di aver commesso degli
errori
Un tratto della
personalità particolarmente dal quale non si può prescindere se si deve guidare
un gruppo è l’empatia: la
capacità di assumere come proprio il punto di vista di altri individui, per
capire come ognuno percepisce e vive eventi ed emozioni; è quella risorsa alla quale l’allenatore può attingere
per comprendere interessi e bisogni dei suoi atleti.
Matteo Simone e-mail: 21163@tiscali.it
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