Sulla rivista Acqua&sapone di maggio 2012 Angela Iantosca intervista
Roberto Ghidoni che ci spiega come ha scoperto la corsa più dura del Mondo:
“Una mia amica mi fece vedere un video riguardante la traversata dell’alaska,
la Iditasport Extreme. E decisi che era giunto il momento di partire.” E’
quello che è successo e succede a tanti che vengono chiamati, attratti dalle
lunghe distanze o da percorsi estremi.
Alla corsa più dura del mondo si può partecipare come runner, in bici o
con gli sci, importante è percorrere la distanza prevista in totale
autosufficienza. Il 1999 Roberto venne a conoscenza di questa gara ed il 2000
si iscrisse per partecipare arrivando al 3° posto percorrendo la distanza di
560km. Da lì scattò una passione irrefrenabile paragonabile al mal d’africa,
una sorta di mal d’Alaska. L’anno dopo, più determinato e sicuro fa il bis
arrivando primo ex-equo. L’anno successivo, il 2002 la competizione cambia nome
in “Idita Trail Invitational” e Roberto partecipa percorrendo e vincendo la
distanza di 1765km. Ancora l’anno successivo, per motivi climatici la distanza
è ridotta a 1265 km e roberto sempre più determinato e con più esperienza arriva
primo non solo dei runners ma anche degli atleti in bici e con gli sci. Il 2004
nonostante una tromboflebite arriva primo dei runners con un vantaggio di 11
ore sul secondo arrivato.
Di seguito riporto l’intervista di Angela Iantosca fatta a roberto Ghidoni
e riportata sulla rivista Acqua&sapone di maggio 2012 :
Infatti quello che sperimentano tanti atleti che praticano questi sport
considerati estremi è il contattare il limite fisico e mentale, il perdere se
stessi per ritrovarsi più veri, più vivi rispetto al fare una fita ordinaria.
E’ una ricerca al di fuori del comfort.
E’ quello che racconta anche Vito Rubino quando parla delle sue imprese
già passate o da compiere come la travversata in bici coast to coast dove
dormirà da 1 a 4 ore al giorno percorrendo in bici 5000 nel tempo massimo di 12
giorni.
Altra domanda per Roberto, hai mai avuito paura?: “Sì, ma sono sempre fuggito in avanti rispetto alla
paura! Il coraggio è andare avanti in un momento in cui hai paura. La paura mi
ha riportato a casa. Non solo la paura, ma soprattutto la mia parte femminile:
la donna, che crea la vita, è la parte più attaccata ad essa”.
Ancora chiede Angela Iantosca, cosa le manca di più dell’Alaska?: “La voce del silenzio, linguaggio che non sappiamo
più riconoscere. E’ una voce profonda. E’ la pietra angolare del carattere, secondo
gli indiani”.
Il saggio Psicologia dello sport e dell'esercizio fisico (dal benessere
alla prestazione ottimale) offre uno
spunto di riflessione su aspetti quali la salute e lo sport.
Ne
sono argomentazioni a riguardo, il raggiungimento della prestazione ottimale
(peak performance), es. i record dei campioni, lo sperimentare il Flow,
considerato come uno stato alterato di coscienza dove tutto funziona alla
perfezione ed anche l’IZOF, una zona di funzionamento ottimale che porta
l’atleta a raggiungere la sua
peak-performance.
Inoltre sono trattate
le difficoltà, i disagi dell’atleta, che possono essere di natura emotiva, di
attivazione ottimale, di bassa autostima, di affollamento a livello mentale di
pensieri disturbanti, e, per finire di natura relazionale, cioè relativi ad una
figura professionale che gravita attorno al mondo dell’atleta.
Matteo Simone
3804337230- 21163@tiscali.it
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