Sul quotidiano Leggo (1),
Donatella Aragozzini intervista GiusyVersace, trentottenne atleta paralimpica
calabrese, che sembra una donna molto resiliente, va sempre avanti nella sua
vita nonostante abbia perso le gambe. Giusy continua ad avere sogni ed ad
impegnarsi per raggiungerli, infatti afferma: “Ho perso le gambe, ma non la
volontà”.
Ora da conduttrice di un programma televisivo gira l’Italia raccontando
storie di persone come lei che avendo avuto momenti difficili non si sono
arresi ma hanno continuando ad andare avanti con tanta forza di vivere e di
continuare a sorridere: “E’ una scommessa, mi piace molto l’idea di girare
l’Italia raccontando storie di forza di volontà, di persone che come me hanno
passato momentii difficili ma non hanno mai perso la voglia di sorridere. Io a
mia volta cerco di raccontare quanto è bella la vita, soprattutto a chi si
scoraggia per delle banalità”.
Giusy spiega che per andare avanti bisogna conosiderare l’importanza
della testa e del cuore, infatti è importante avere la testa per affrontare
certe situazioni, per non mollare nei momenti di difficoltà, di crisi, di
sconforto ed otre la testa è importante avere la passione nel fare le cose, fare
le cose con il cuore che sia il portare avanti una relazione, un’attività
lavorativa, loo sport, se ci metti la testa ed io cuore, anche il corpo ti
segue, non si arrende agli imprevisti, ecco come la pensa Giusy: “Io nel 2005
ho perso tutte e due le gambe, ma non mi sono mai scoraggiata, ho scritto anche
un libro dal titolo Con la testa e con il
cuore si va avanti, in cui racconto tutte le cose belle che ho fatto
dopo l’incidente”.
Giusy ora ha una nuova vita, ha i suooi interessi, il suo lavoro e fa le
cose con il cuore, ci mette tanta passione, è un esempio per tanti, soprattutto
i giovani, ed ecco il messaggio che vuol trasmettere: “Mi ributto a capofitto
negli allenamenti: ora ci sono i campoionati italiani, a fine ottobvre i
mondiali, fino all’appuntamento più importante il prossimo anno, le
paralimpiadi.
Un progetto deve appassionarmi e deve essere coerente con quello che
faccio, altrimenti non mi interessa.
Sono arrivata al cuore di tanti ragazzi, che ora mi scrivono e mi
considerano un esempio: loro sono il futuro e io sono veramente felice se
riescono a guardare all’handicap con naturalezza e senza pregiudizi”.
( 1) Leggo, 11.06.20015 p.9.
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