giovedì 22 ottobre 2015

L’importanza del non fare, di fermarsi, di sperimentare l’essere

Si parla sempre di più di prestazioni sportive, di record, di attività fisica sportiva estrema, si raccontano gare ai limiti dell’umano, sfide sul tapis roulant come quella disputata il 6 settembre 2015 dove Daniele Baranzini ha ottenuto il Record del Mondo (WR) di 12 ore di corsa su treadmill (tapis-roulant) all’expo di Milano, portandolo a 148,180 km, quasi tre chilometri in più rispetto ai 145,55 km del precedente record del tedesco Robert Wimmer del 2009. In contemporanea, per lo stesso periodo di tempo, Ivan Cudin e Vito Intini hanno battuto il record a staffetta, dandosi il cambio ogni 10 km. Correndo sullo stesso posto, hanno fatto girare il nastro sotto i loro piedi per 175,620 km, contro i 170,53 del precedente record della coppia svedese Christian Malmstrom e David Hogberg ottenuti nel 2013.
Ma a volte è importante fermarsi, KABAT-ZINN nel suoi testo “Dovunque tu vada ci sei già. In cammino verso la consapevolezza” (1) illustra l’importanza del non fare, di fermarsi, di sperimentare l’essere: “Un buon modo di interrompere le nostre occupazioni è passare per un momento alla ‘modalità dell’essere’. Valutate semplicemente questo momento, senza tentare affatto di cambiarlo. Cosa sta accadendo? Cosa provate? Cosa vedete? Cosa sentite?
Quando ci si ferma, l’aspetto curioso è che immediatamente si diventa se stessi. Tutto appare più semplice. In un certo senso è come se foste morti e il mondo continuasse. Se moriste realmente, tutte le vostre responsabilità e obblighi svanirebbero d’incanto.
Riservandovi alcuni attimi di ‘morte volontaria’ arginando le pressioni del tempo, finché vivete sarete liberi di ritagliarne una parte per il presente. ‘Morendo’ ora, in questo modo, in realtà divenite più vivi. Questo è il vantaggio di fermarsi. La pausa contribuisce a rendere più vivaci, ricche e articolate le azioni successive, aiuta a inquadrare nella giusta prospettiva tutte le preoccupazioni e insicurezze. Serve da guida.

mercoledì 21 ottobre 2015

Prevenire o gestire le sensazioni di ansia, di paura, di non riuscire

La paura di sbagliare e di non essere all’altezza può causare ansia, stress e aggressività verso tutti.
E’ importante individuare quali sono gli aspetti importanti da potenziare per prevenire o gestire le sensazioni di ansia, di paura, di non riuscire. Si soffre spesso di ansia che si presenta con palpitazioni e tremore delle mani. Può capitare agli ultramaratoneti di aver paura di non farcela ma hanno i mezzi per superarla, lo spiega un ultrarunner di livello internazionale Daniele Baranzini: “La paura è sempre quella di non farcela. Ma io non ci credo. Nessun ultradistance runner presta troppa attenzione alle parole di dispiacere del corpo.”

Infatti, gli ultramaratoneti sanno che a volte il fisico vuole cedere, sembra che abbia finito energie ma poi ti accorgi che da qualche parte c’è un serbatoio dove si può attingere nuova energia e poter andare avanti sorprendendosi. La fatica esiste ma si riesce ad addomesticarla, ci si prepara ad andare oltre, ad fare allenamenti sempre più sostenuti nelle diverse condizioni estreme, il fisico e la mente si adatta un po per volta e tutto diventa gestibile e fattibile.
E’ quello che emerge da interviste ad atleti che partecipano a competizioni estreme che comportano tante ore di gara e di allenamento ed in percorsi e condizioni atmosferiche impervie. La mente aiuta tanto facendo un lavoro di immaginazione nel momento della gara, immaginazione del percorso, della fatica che si farà, di quelo che potrebbe accadere. Ed allora avviene che la preparazione è basata anche su questa immaginazione, l’atleta sa quali sono le parti più difficili da allenare.

Run & Go a Putignano: Festival di Ultramaratona, scegli la tua distanza

La Puglia si conferma sempre di più terra di ultrarunner con le tante manifestazioni podistiche che si organizzano nel corso dell’anno di durata superiore alla Maratona. Soprattutto nel Gargano e nel Barese è possibile scegliere lunghe gare di corsa su terreni asfaltati ma anche su sentieri, i cosiddetti trail ed anche ultratrail fino alla distanza di 77km. Infatti il 2014 esordisce nel territorio di Mattinata la Gargano week running che prevede gare su strada e gare trail ed ultratrail, mentre nel territorio di Cagnano, oltre alla classica 50km il 2015 si è svolta la prima edizione della \100km.
Ma torniamo a Putignano dove il 24 e 25 ottobre c’è un lungo week end dedicato agli ultrarunner per la terza edizione di Run & Go dove è possibile scegliere di percorrere dai 42km alle 24 ore di corsa dove i più forti possono superare i 200km.
Oltre la gara della 24 ore che partirà sabato 24 ottobre alle ore 12.00 presso il PalaFive nella zona industriale di Putignano ci saranno la 100 km e la 6 ore diurna con partenza sabato alle ore 14.00. Poi ci saranno le gare notturne ovvero la 6 ore e la 12 ore con partenza sabato alle ore 23.00.
Inoltre una staffetta 12 x 1 ora che parte alle ore 13.00 di sabato 24 ottobre dove è possibile fare anche più frazioni consecutive. Infine la Maratona OPEN con partenza libera. Decidi tu quando partire! Importante che comunichi ai giudici l’avvio della TUA Maratona. Sarà regolarmente cronometrata la tua maratona.

lunedì 19 ottobre 2015

Attraverso la visualizzazione possiamo permetterci di più rispetto al reale

Attraverso la visualizzazione possiamo permetterci di più rispetto al reale: la simulazione mentale di un esercizio fisico induce un incremento della forza muscolare che è paragonabile a quello ottenuto col reale esercizio fisico; l’immaginazione, la visualizzazione, permette di esercitarsi, di allenarsi in vista di una situazione da affrontare; con la visualizzazione l’atleta infortunato può continuare ad eseguire un minimo di allenamento, la visualizzazione è importante dopo un infortunio per mantenere memoria dei gesti motori e per il recupero; con la visualizzazione l’atleta infortunato può continuare ad eseguire un minimo di allenamento, l’immaginazione è più importante di ogni conoscenza, la conoscenza è sempre limitata.
Già nel 1873 il fisiologo inglese William Carpenter (1813-1885) dimostrò che la semplice percezione o rappresentazione mentale di atti motori può condurre a reazioni muscolari, immaginare un movimento determina una stimolazione, seppure molto lieve, dei muscoli interessati dall'attività immaginativa Questo fenomeno è stato chiamato ‘effetto Carpenter’ o ‘legge ideomotoria’. Il risultato sarebbe un rinforzo, un consolidamento della traccia mnestica nella memoria del movimento, il che faciliterebbe la successiva esecuzione concreta. L'atleta dovrebbe non solo guardare se stesso mentre esegue l'esercizio, ma dovrebbe sentirsi quanto più possibile; più è vivida l'imagery, più la prestazione aumenta.
Per avere un'imagery efficace nello sport, l'immagine deve essere colorata, realistica, e coinvolgere le emozioni appropriate; l’imagery (sia visiva, che uditiva, che motoria) attiva molte aree corticali simili a quelle attivate quando percepiamo realmente un oggetto, una figura, un suono o eseguiamo un movimento.

giovedì 15 ottobre 2015

Prendersi cura di se stesso

Il modello transteorico di Prochaska e DiClemente costituisce uno dei fondamenti su cui viene costruita la valutazione della motivazione al cambiamento.
Molti sono intenzionati ad iniziare a praticare una forma di esercizio fisico per diversi motivi quali il dimagrire, il rispondere ad una richiesta di un medico, ecc., ma dall’intenzione al voler iniziare c’è tanta strada da fare, molti intenzionati non hanno ancora iniziato e non inizieranno mai seppur ne abbiano l’intenzione o la necessità.
Come fare per uscire da questa gabbia mentale?
Innanzitutto la persona può intraprendere un percorso di autoconsapevolezza che possa agevolare la progressione nei sotto elencati stadi teorizzati con il modello transteoretico Di Clemente e Prochaska:
 a.   Nella prima fase, chiamata precontemplativa, i soggetti non sono consapevoli o interessati alle conseguenze del proprio comportamento nocivo e quindi non esprimono alcuna intenzione di cambiare nell’immediato futuro. Il comportamento nocivo potrebbe riferirsi ad un’alimentazione eccessiva o non equilibrata, o ad una scarsa attività fisica considerata indispensabile ed essenziale per la prevenzione di diverse patologie mediche e psichiche. In questo caso sono inutili i suggerimenti degli amici, parenti, colleghi perché la persona che non vuol sentire non sente ma continua la sua vita con le sue modalità perché è lui che conduce il carro che conosce i suoi bisogni e non accetta intrusi, in questo caso è indicata una psicoeducazione e cioè un esperto che illustri alla persona la sua situazione in una maniera diversa dal comune, ad esempio con metafore, con paradossi, con visualizzazioni. 

Psicologia dell'Emergenza e Tecniche di intervento

“Solo dopo la morte si è immuni dallo stress” H. Selye
Criteri di massima sugli interventi psico-sociali da attuare nelle catastrofi (G.U. n. 200 del 29 agosto 2006): “Nel contesto degli interventi a sostegno delle vittime di eventi catastrofici è necessario prestare massima attenzione ai problemi di ordine psichiatrico-psicologico che possono manifestarsi sulle popolazioni colpite e sui loro soccorritori. Essi possono palesarsi in fase acuta o evolvere in modo subdolo, con ripercussioni anche nel lungo periodo. E’ inoltre opportuno osservare che le catastrofi possono produrre sugli individui effetti di lunga durata e mettere a dura prova le capacità di reazione e di adattamento sia del singolo individuo che dell’intera comunità.”
In una emergenza, lo psicologo: è presente; si rende visibile; incontra l’altro; è disponibile all’ascolto empatico; si adatta al contesto e al setting; promuove il lavoro di rete.
Importante è per la persona in difficoltà: attenzione, disponibilità, accoglienza, riconoscere, normalizzare, rassicurare. Tra lo psicologo e la persona si crea uno spazio protetto, si condivide uno spazio ed un tempo esclusivo, riservato a loro due, questo permette alla persona di fidarsi, affidarsi, sperimentarsi, parlare delle proprie sensazioni, emozioni.
Tecniche di intervento per fronteggiare situazioni di emergenza e per il trattamento successivo del trauma: il Defusing, il Debriefing, l'E.M.D.R. (Eye Movement Desensitization and Reprocessing), Respirazione addominale, Rilassamento muscolare progressivo (Jacobson), l’umorismo.
Il defusing è strutturato in tre fasi: fase introduttiva: si spiega il motivo dell’incontro e si concordano delle regole di base relativamente al rispetto reciproco, alla riservatezza, ecc..; fase esplorativa: viene chiesto ad ogni membro di parlare dell’esperienza; fase informativa: la fase tende a normalizzare le reazioni ed i vissuti, rassicurare in ordine alle angosce causate dall’evento, valorizzare gli atteggiamenti positivi manifestati durante l’evento.
Obiettivo DEFUSING: diminuire la tensione e lo stress traumatico attraverso la condivisione verbale dell'esperienza; ridurre il senso di isolamento, attraverso l’appartenenza al gruppo che ha subito il trauma; aiutare il gruppo a ritornare alla normalità fornendo soluzioni a breve termine.

mercoledì 14 ottobre 2015

Corrado Mazzetti: Corro per divertimento, l'attività fisica mi ha salvato la vita

Corrado Mazzetti, esempio vivente dei miei pensieri, dei miei insegnamenti, delle mie convinzioni, è una persona da laboratorio di psicologia, attraverso la sua conoscenza puoi scoprire quanto è vera la teoria rispetto all’importanza dell’aspetto mentale nella vita e nello sport, per il benessere e per raggiungere i propri obiettivi, i propri sogni. 

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