Matteo Simone
Il modello transteorico di Prochaska e DiClemente costituisce uno dei fondamenti su cui viene costruita la valutazione della motivazione al cambiamento.
Molti sono
intenzionati ad iniziare a praticare una forma di esercizio fisico per diversi
motivi quali il dimagrire, il rispondere ad una richiesta di un medico, ecc.,
ma dall’intenzione al voler iniziare c’è tanta strada da fare, molti
intenzionati non hanno ancora iniziato e non inizieranno mai seppur ne abbiano
l’intenzione o la necessità.
Innanzitutto la
persona può intraprendere un percorso di autoconsapevolezza che possa agevolare
la progressione nei sotto elencati stadi teorizzati con il modello
transteoretico Di Clemente e Prochaska:
a.
Nella prima fase, chiamata precontemplativa, i soggetti non sono consapevoli o
interessati alle conseguenze del proprio comportamento nocivo e quindi non
esprimono alcuna intenzione di cambiare nell’immediato futuro.
Il comportamento
nocivo potrebbe riferirsi ad un’alimentazione eccessiva o non equilibrata, o ad
una scarsa attività fisica considerata indispensabile ed essenziale per la prevenzione
di diverse patologie mediche e psichiche. In questo caso sono inutili i
suggerimenti degli amici, parenti, colleghi perché la persona che non vuol
sentire non sente ma continua la sua vita con le sue modalità perché è lui che
conduce il carro che conosce i suoi bisogni e non accetta intrusi, in questo
caso è indicata una psicoeducazione e cioè un esperto che illustri alla persona
la sua situazione in una maniera diversa dal comune, ad esempio con metafore,
con paradossi, con visualizzazioni.
b. Nella fase
contemplativa si trovano le persone che dichiarano di aver pensato di cambiare
il comportamento ma senza assumersi ancora impegni precisi verso una modifica.
Questa può essere una fase di stallo, la persona è consapevole del proprio
disagio, ha deciso di porre rimedio ma non ha ancora iniziato. Qui c’è da
lavorare con la persona per permettergli una spinta propulsiva verso l’inizio
della pratica dell’esercizio fisico. Si può chiedere alla persona innanzitutto
di individuare inizialmente un giorno della settimana in cui può essere più
propenso a dedicarsi all’esercizio fisico, l’ora, il luogo, il tipo di
esercizio fisico e le modalità, ed assieme si può cercare di fare una
programmazione mentale di quello che potrebbe avvenire quel giorno a partire
dalla vestizione di abbigliamenti sportivi, procedendo con il percorso che si
farà, quello che si incontrerà, le sensazioni che potrebbe sperimentare, ad
esempio di stanchezza fisica, di piacevolezza di autoefficacia per essere
riuscito nell’obiettivo preposto, ecc..
c. La fase
di preparazione indica l’intenzione di agire nel futuro prossimo e la presenza
di tentativi di cambiare il proprio comportamento in passato. Dopo aver deciso
la giornata giusta e valutato i diversi dettagli, si può dire che si è a buon
punto in quanto è tutto organizzato e stabilito e bisogna solo aspettare il
giorno stabilito per cimentarsi in questa nuova avventura.
La persona non vedrà
l’ora di sperimentare quanto programmato e verificare se era come aveva
programmato mentalmente, se vi erano imprevisti che non aveva considerato o
sorprese che aveva sottovalutato
d. La fase di
azione è caratterizzata da processi di liberazione, di rivalutazione di sé,
attraverso i quali il soggetto si convince di essere capace di cambiare e si
impegna nel modificare il proprio comportamento per un certo periodo. Eccoci
arrivati al giorno e all’ora stabilita, la persona è pronta all’azione, a
partire e questo gli permetterà di sentirsi capace di portare a termine un
obiettivo, di sentirsi in grado di prendersi cura di se stesso, durante questa
fase farà attenzione a quello che accade in quel momento, alle sue sensazioni,
valuterà se è una cosa fattibile e da ripetere se può cambiare qualcosa la
prossima volta.
e. Quando
l’azione si mantiene per un tempo superiore, si dice che la persona ha
raggiunto lo stadio del mantenimento. Da quel giorno in poi la persona può
decidere se continuare nell’impegno intrapreso o valutare che è qualcosa troppo
grande per lui e quindi gettare la spugna e rassegarsi a soccombere, nel primo
caso ci sarà comunque da lavorare in quanto sarà importantissimo l’esercizio
fisico praticato quel giorno ma non sarà sufficiente e questo sarà la persona
stessa a rendersene conto e si adatterà gradualmente a quell’esercizio che di
volta in volta sperimenterà la voglia di superarsi e di voler fare un esercizio
sempre più impegnativo o con più frequenza.
Le basi del modello transteorico vengono poste nel 1977 quando, nel
corso di una analisi comparativa tra i diversi sistemi di psicoterapia
esistenti, James Prochaska elaborò un modello integrato che permetteva di
esaminare quali processi di cambiamento venivano utilizzati dalle varie scuole.
Vennero individuati 10 processi indipendenti
di cambiamento. (Valter Spiller, Maurizio Scaglia, Silvia Ceva, Il modello transteorico. Una modalità eclettica di terapia in Bollettino per le farmacodipendenze e l'alcolismo, Anno XXI 1998, n. 2.)
Cinque processi riguardano un’area
prevalentemente cognitivo-esperienziale e
sono:
·
Aumento della
consapevolezza. Quasi tutti gli
interventi terapeutici riconoscono l’importanza di un aumento della
consapevolezza e di una maggiore elaborazione delle informazioni.
·
Rivalutazione di sé. E’ una riorganizzazione
dell’immagine di sé a livello cognitivo ed affettivo in relazione agli aspetti
sentiti come problematici.
·
Attivazione emozionale e
drammatizzazione. Prevede la
sperimentazione e l’espressione di sentimenti di fronte ad eventi emotivamente
carichi. E’ utilizzata dallo psicodramma, in cui il paziente interagisce con
altri o con il terapeuta di fronte al gruppo. Le tecniche di arte-terapia,
musico-terapia, e i role-play.
·
Rivalutazione
dell'ambiente. E' il processo
attraverso il quale il paziente coglie i significati del suo comportamento
all'interno del suo sistema personale, familiare e sociale.
·
Liberazione sociale. Migliora le opportunità
individuali aumentando le risorse ambientali e sociali del paziente (scuola,
lavoro, gruppo dei pari, tempo libero, ecc.).
Altri cinque processi si riferiscono
prevalentemente ad aspetti comportamentali
e sono:
·
Liberazione personale. È la scelta ed il
proponimento di attuare strategie di cambiamento. Il paziente investe energie,
sforzo e denaro per far sì che la terapia proceda. Il terapeuta può aumentare
il ventaglio delle possibilità, stabilire delle regole sotto forma di un
contratto esplicito o insegnare abilità particolari per migliorare l’impegno
del paziente. La liberazione personale si fonda sulla scelta personale,
l'impegno e una adeguata fiducia nelle proprie capacità di cambiamento
(autoefficacia) e spinge il paziente a prendersi la responsabilità e il
controllo della propria esistenza.
·
Contro-condizionamento. Si occupa del
cambiamento della risposta di fronte a stimoli particolari e prevede
l'apprendimento di comportamenti alternativi.
·
Controllo dello stimolo. Prevede l’intervento
sullo stimolo che attiva il comportamento problematico, ristrutturando
l’ambiente in modo che la probabilità che si presenti sia notevolmente ridotta.
·
Gestione delle
ricompense. Prevede un sistema di ricompense gestito dal cliente o da altre
persone a lui vicine. Vengono impiegati rinforzi espliciti ed impliciti,
auto-ricompense e contratti per gestire i "premi".
·
Relazioni di aiuto. Sono caratterizzate,
secondo la definizione di Rogers (1957, 1959), da empatia, apertura,
attenzione, fiducia e sincerità. Praticamente in tutti i differenti approcci,
queste qualità costituiscono l’atmosfera generale, il contesto emotivo della
relazione terapeutica capace di facilitare il cambiamento.
In conclusione
alcuni consigli per iniziare:
·
Avvisate chi frequentate dell’impegno preso con voi stessi;
·
Procuratevi l’abbigliamento adatto;
·
Decidete l’attività da svolgere ed il percorso;
·
Valutate un eventuale coinvolgimento o compagnia.
L’aver sperimentato la
pratica di un esercizio fisico senza particolari problemi e con una minima
parte di piacere potrebbe permettervi un cambiamento nella vostra vita perché
vi è una distorsione percettiva positiva per quanto riguarda ad esempio le
distanze, un tratto di 1km diventerà una passeggiata di 10-15 minuti e non un
tratto da percorrere in auto, il 3° piano in un appartamento diventerà un
occasione per fare un esercizio in salita anziché una routine consistente nel
pigiare il pulsante, aspettare, entrare, salire, uscire, salutare, ecc..
Provate a percorrere queste fasi, non costa, può anche essere divertente, un’occasione
per sperimentarsi, per conoscere gente, ecc..
Il lavoro
di Gestalt Therapy è un lavoro di attenzione, di autoconsapevolezza, di
responsabilità, la persona va accompagnata nel suo lavoro, va stimolata, va
sostenuta.
Matteo SIMONE
Psicologo, Psicoterapeuta
Gestalt ed EMDR
380-4337230 - 21163@tiscali.it
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