Tutti gli Stati si
propongono di combattere il fenomeno doping, anche se con mezzi diversi.
Ultimamente si parla di passaporto biologico dell’atleta e questa potrebbe
essere veramente una soluzione ottimale, perché fa una storia del tracciamento
ematico dell’atleta stesso impedendogli di fatto di doparsi.
Il doping è diventata
una piaga sociale che ogni anno fa vittime illustri come il ciclista Armstrong
o il marciatore azzurro Schwarzer.
Gli anabolizzanti
vengono usati soprattutto nel body building. Per quanto riguarda invece il
ciclismo, si parla di emotrasfusione. Addirittura anche negli sport di
concentrazione, come il tiro con l’arco per esempio, sono stati scoperti casi
di utilizzo di beta bloccanti.
Si tratta di farmaci,
andrebbero usati solo sotto prescrizione medica. Molti infatti investono tanto
nello sport, forse troppo. Non viene più vissuta come passione, ma la
disciplina sportiva viene vissuta come voglia di vincere, di essere
riconosciuto. Poi subentrano altre cose, come gli sponsor, i mass media, che
non possono accettare un fallimento.
Devi essere sulla
cresta dell’onda, sempre. Mentalmente può accadere di cedere perché si è al
limite.
Un altro fenomeno
preoccupante, il doping tra ragazzi per questione di estetica. Si va in
palestra soprattutto per avere un bel fisico da mostrare.
Quando
si diventa campioni, professionisti, non è più sufficiente la sola motivazione
intrinseca per ottenere risultati, cioè il piacere, la soddisfazione nel
riuscire. Per ottenere la massima prestazione, oltre alla motivazione
intrnseca, è importante che ci sia anche una motivazione estrinseca e, cioè, l’essere
riconosciuti dagli altri, ottenere i contratti con gli sponsor, i guadagni più
elevati.
Sul Atletica, Magazine della Federazione
Italiana di Atletica Leggera, n. 1 gen/feb 2013, è riportata un’intervista ad Alfio
Giomi nuovo Presidente FIDAL il quale così si esprime rispetto al caso Schwazer
(2): “Non riesco a capire che cosa sia realmente accaduto. Più passa il tempo e
più diventa difficile delineare i contorni di questa storia. C’è dentro tutto e
il contrario di tutto. Tanti interrogativi. È mai possibile che Schwazer abbia
fatto tutto da solo? Ma se non ha fatto tutto da solo, che cosa c’è dietro? E tutto
quando ha avuto inizio? E per quali motivi? Penso che di questa vicenda si
sappia solo una parte di verità. Per evitare di essere accusato di
superficialità, ritengo giusto non emettere giudizi”.
Più che combattere
questo fenomeno, si dovrebbe psico-educare con equipe mediche composte da vari
specialisti, includendo nell’equipe magari anche ex dopato. Sarebbe una forma
di riscatto sociale, di riabilitazione anche per loro. Chi meglio di loro può
spiegare come non cadere in errore e come fronteggiare la pressione? La collaborazione
in questi casi può fare molto.
Si può addirittura
prevenire il doping lavorando proprio sulla persona. Per esempio proprio la
triste
vicenda di Schwarzer ci insegna come, avendo solo motivazione
estrinseche, fama gloria e successo in primis, si arrivi a commettere errori.
Il percorso di lavoro inizia dal respiro, dalle sensazioni corporee che la
persona, in questo caso l’atleta, prova nell’andare incontro all’evento
sportivo.
Nel qual caso la gara
andasse male, si lavora anche sulla sconfitta, perché c’è sempre da salvare
qualcosa di positivo anche quando le cose non vanno bene. Si spacchetta e si
analizza il tutto perché dalle sconfitte si può tornare più forti di prima. Io
ho sviluppato un metodo che mi piace chiamare ORA, acronimo che sta per
Obiettivi-Risorse-Autoefficacia. E’ un approccio psicoterapeutico, e si indaga
sul qui ed ora della circostanza. In sostanza si lavora ovviamente sul presente
ma considerando anche il passato ed il futuro. Con questo stratagemma tento di
mandare il paziente in quel preciso giorno, magari poco prima della gara e
cerco di fargli vivere le emozioni, le sensazioni che ha provato o proverà in
quella circostanza. E’ un’esperienza multimodale, multisensoriale. La persona
si deve vedere lì in quel momento ed in quel giorno.
(1) Simone M., O.R.A. Obiettivi, Risorse,
Autoefficacia. Modello di intervento per raggiungere obiettivi nella vita e
nello sport, Edizioni ARAS, Fano, 2013 (in corso di stampa).
(2)
Atletica, Magazine della Federazione Italiana
di Atletica Leggera, n. 1 gen/feb 2013, pag. 15-16.
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