lunedì 19 ottobre 2015

Attraverso la visualizzazione possiamo permetterci di più rispetto al reale

Attraverso la visualizzazione possiamo permetterci di più rispetto al reale: la simulazione mentale di un esercizio fisico induce un incremento della forza muscolare che è paragonabile a quello ottenuto col reale esercizio fisico; l’immaginazione, la visualizzazione, permette di esercitarsi, di allenarsi in vista di una situazione da affrontare; con la visualizzazione l’atleta infortunato può continuare ad eseguire un minimo di allenamento, la visualizzazione è importante dopo un infortunio per mantenere memoria dei gesti motori e per il recupero; con la visualizzazione l’atleta infortunato può continuare ad eseguire un minimo di allenamento, l’immaginazione è più importante di ogni conoscenza, la conoscenza è sempre limitata.
Già nel 1873 il fisiologo inglese William Carpenter (1813-1885) dimostrò che la semplice percezione o rappresentazione mentale di atti motori può condurre a reazioni muscolari, immaginare un movimento determina una stimolazione, seppure molto lieve, dei muscoli interessati dall'attività immaginativa Questo fenomeno è stato chiamato ‘effetto Carpenter’ o ‘legge ideomotoria’. Il risultato sarebbe un rinforzo, un consolidamento della traccia mnestica nella memoria del movimento, il che faciliterebbe la successiva esecuzione concreta. L'atleta dovrebbe non solo guardare se stesso mentre esegue l'esercizio, ma dovrebbe sentirsi quanto più possibile; più è vivida l'imagery, più la prestazione aumenta.
Per avere un'imagery efficace nello sport, l'immagine deve essere colorata, realistica, e coinvolgere le emozioni appropriate; l’imagery (sia visiva, che uditiva, che motoria) attiva molte aree corticali simili a quelle attivate quando percepiamo realmente un oggetto, una figura, un suono o eseguiamo un movimento.
Gallese, soprattutto a seguito della scoperta dei neuroni a specchio, nel suo testo La molteplice natura delle relazioni interpersonali (1), descrive l’importanza dell’immaginazione come una sorta di simulazione mentale: “Il potere della nostra immaginazione può dirsi pressoché infinito. L’immaginazione visiva condivide con la reale percezione diverse caratteristiche. Quando immaginiamo di compiere una data azione, vari parametri fisiologici corporei si comportano come se noi stessimo effettivamente eseguendo quella stessa azione. La frequenza cardiaca e respiratoria aumentano durante l’immaginazione di compiere esercizi motori. Tali aumenti inoltre, così come accade nel reale esercizio fisico, crescono linearmente col crescere dello sforzo immaginato.”
L’immaginazione, la visualizzazione, permette di esercitarsi, di allenarsi in vista di una situazione da affrontare. Terry Orlick descrive una modalità di visualizzazione per la performance nel suo libro Mental Links to Excellence (3): “Ho iniziato a visualizzare nel 1978. La mia visualizzazione è stata perfezionata sempre di più col passare degli anni. Questo è ciò che veramente mi ha dato il record del mondo e le medaglie olimpiche. Mi vedo nuotare in gara prima della gara reale ..... Circa 15 minuti prima della gara ho sempre visualizzato la gara nella mia mente e "vedo" come andrà. Vedo dove sono tutti gli altri, e poi mi concentro su di me. Non mi preoccupa nessun altro. Penso alla mia propria gara e a nient’altro .... Stai realmente nuotando la gara. Nella mia mente ... mi sento in acqua. "(Nuotatore olimpico di successo)”
Con la visualizzazione l’atleta infortunato può continuare ad eseguire un minimo di allenamento, può ricercare precedenti gesti atletici che gli hanno permesso di emergere, di ben figurare, di fare ottime prestazioni, può continuare a sperimentare le sensazioni occorrenti per continuare la carriera sportiva, può provare a visualizzare come sarà la sua ripresa all’attività sportiva e gradualmente può sperimentare come sarà in futuro la sua prestazione atletica, la sua performance.
La visualizzazione è importante dopo un infortunio. Angela ci racconta la sua esperienza: “Quando mi hanno operata alla schiena, per il primo periodo non potevo sedermi, piegarmi o ruotare lateralmente il busto. In quelle settimane ho usato le visualizzazioni per mantenere memoria di quei gesti e allenarmi a farli anche prima di poterli fare davvero. La rieducazione è stata più fluida così.”
Le visualizzazioni sono importanti per il recupero, ancora una testimonianza di Angela: “Brutta caduta da cavallo e microfrattura di una vertebra, alla quale è seguita, qualche anno dopo, l'espulsione della cartilagine: alcuni mesi immobile a letto, un intervento chirurgico con collocazione di distanziatori nella colonna. La previsione era che avrei zoppicato per il resto della vita ma...meno di due anni dopo dall'intervento, ho fatto un viaggio in bicicletta (circa 500 km in una settimana). Le visualizzazioni sono state uno degli elementi del mio recupero e nel mio presente, quando la piccola protesi brontola, la visualizzo e la metto più comoda. Ora corro, nuoto, vado in bici e altre bischerate così. Olè!”
L’immaginazione è più importante di ogni conoscenza, la conoscenza è sempre limitata, Corrado Mazzetti ci racconta la sua esperienza traumatica superata con successo: “In coma ho visto un’idea, ho immaginato di svegliarmi, l’immaginazione è più importante di ogni conoscenza, la conoscenza è sempre limitata, mentre l’immaginazione abbraccia il mondo intero. Il pensiero visivo è legato all’emisfero destro ed è molto più fluido perché alimenta l’ispirazione. Ho disegnato il mio risveglio ed il 25 Marzo alle ore 22,30, dopo 63 giorni, ho aperto gli occhi. Si è gridato al Dopo che ho visto il buio mi sono convinto sempre più quanto è importante lasciarsi guidare da un SOGNO. A Settembre mi sono trasferito negli Stati Uniti dove alla Stanford University c’è uno dei migliori dipartimenti di Medicina dello Sport al mondo guidato dal Prof. M. Dillingham. Ho immaginato sogni, desideri, ambizioni, miraggi ed illusioni realizzarsi facilmente, a volte quasi con arroganza. Il 6 Novembre ero a New York. Alla partenza ero emozionato, non era importante il tempo, solo una cosa contava. Giocarmela fino alla fine. In fondo avevo solo 41 anni. Ero lì per correre ed avrei corso fino all’ultimo respiro. Dovevo solo correre ed arrivare e lo feci, fino al mio ultimo respiro. Corsi in 2h43’40”, 3:55 a chilometro. Il 4 Dicembre ho corso nella mia città, era la terza volta che correvo a Firenze in una giornata fredda ed assolata, una nuova storia da raccontare. Ho corso in 2h30’23”, 3’30” a Km come quando ero giovane.”

(1)   V. Gallese, La molteplice natura delle relazioni interpersonali: la ricerca di un comune meccanismo neurofisiologico, 2003, Networks 1, p.34.
(2)   F. Perls, L’APPROCCIO DELLA GESTALT, Astrolabio, Roma, 1977, p. 24.
(3)   Terry Orlick, John Partington, Mental Links to Excellence, The Sport Psychologist, 1988, 2, 105-130.

Matteo Simone
Psicologo, Psicoterapeuta Gestalt ed EMDR
Esperto in psicologia dello sport
3804337230- 21163@tiscali.it
http://www.ibs.it/libri/simone+matteo/libri+di+matteo+simone.html

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