martedì 14 aprile 2020

Massimo Termite: Le gare di ultratrail sono un viaggio fisico e mentale

Ho un carattere introverso, lo sport forse è la mia forma di estroversione.

Nel 2008 iniziai a interessarmi al mondo degli ultramaratoneti, attraverso brevi interviste ad alcuni partecipanti alla “100 km degli Etruschi”.

Ho raccolto impressioni, sensazioni e testimonianze con l’intento di comprendere le motivazioni a intraprendere questo tipo di imprese estreme che comportano un’estenuante prestazione sportiva.
Questo interesse per il mondo delle lunghe distanze mi ha portato a mettermi in gioco sperimentandomi in alcune gare di ultramaratona e ciò mi ha permesso di scrivere articoli e libri e nel mio primo libro “Psicologia dello sport e non solo”, edito da Aracne Editrice, riporto le risposte tratte dalla videointervista e tra queste alcune di Massimo Termite.

lunedì 13 aprile 2020

Negli ultimi anni la corsa aveva portato luce e sollievo nella mia vita

Matteo Simone

Capita che ci sono eventi eccezionali, straordinari, inaspettati che stravolgono la vita delle persone e allora si tratta di riorganizzarsi prima di tutto per vivere e sopravvivere e poi per cambiare programmi e spostare impegni e mete da raggiungere.

In linea di massima la passione della corsa permette alle persone di mettersi alla prova, di condurre un sano stile di vita, di salire su un treno fatto di fatica e gioie, di relazioni, di mete e obiettivi da costruire, di situazioni da sperimentare.
Quando non siamo disponibili al cambiamento, quando rinunciare ci fa stare troppo male, questi sono campanelli a cui dobbiamo prestare attenzione. È importante considerare il momento presente: il “qui e ora”!  Dobbiamo sempre cavalcare l’onda del cambiamento con pazienza, fiducia e resilienza.

Il Paese ricomincia a pedalare, dopo oltre un mese di quarantena


Passa tutto se siamo fiduciosi, collaborativi, pazienti, se siamo comunque in contatto a distanza, se siamo sensibili, tolleranti. Passa tutto e si affronta tutto come i muri di tante maratone. Possiamo e dobbiamo farcela sviluppando resilienza per cercare di uscire più forti e determinati per ritornare anche a correre e pedalare sempre con il sorriso.

Bisogna andare avanti con coraggio, fiducia, speranza e resilienza. Abbiamo tanti progetti, sogni, mete, cose da continuare a fare, la vita può durare 100 anni ma anche un attimo, come un sorriso, un pianto, una caduta. Sentiamo il respiro, il cuore, la pelle e allora accorgiamoci che siamo vivi, che siamo sopravvissuti, che non è ancora l’ora.
Attraverso la meditazione la persona riesce a comprendere che tutto passa, tutto sorge e tutto muore, riesce a non reagire agli eventi spiacevoli, riesce a partire dal qui e ora e a programmare una formulazione del goal setting, un piano degli obiettivi graduali con una giusta scansione temporale.

domenica 12 aprile 2020

Irina Majdanyuk: Mi sto preparando a correre l'ultima delle sei maratone Major

Si può fare tutto, se c'è un obiettivo e un piano per raggiungerlo
Psicologo, Psicoterapeuta

La vita, attraverso lo sport, diventa un esperimento, si prova a fare qualcosa con un’adeguata preparazione oppure si può improvvisare ma con consapevolezza e attenzione apprendendo sempre dalla scuola dello sport. 

Di seguito l’esperienza di Irina attraverso alcune risposte ad alcune mie domande di un po’ di tempo fa.
Ti sei sentita campionessa nello sport almeno un giorno della tua vita?No. Campionessa mai. Sentivo soddisfazione, gioia, orgoglio, stanchezza, esaurimento. Ma campionessa non mi sono mai sentita”.

sabato 11 aprile 2020

Nei periodi difficili, vai avanti a piccoli passi

Matteo Simone 

Si può uscire da ogni tunnel con fiducia e gradualità, con piccoli movimenti un passo alla volta, con le risorse residue cavalcando l’onda del cambiamento, continuando ad approfondire la conoscenza del proprio corpo e della propria mente.


Interessante e utile il racconto di Elena Mikhalkova:
Una volta la nonna mi aveva dato un consiglio: – Nei periodi difficili, vai avanti a piccoli passi. Fai ciò che devi fare, ma poco alla volta. Non pensare al futuro, nemmeno a quello che potrebbe accadere domani. Lava i piatti.  Togli la polvere. Scrivi una lettera. Fai una minestra. Vedi? Stai andando avanti passo dopo passo. F i un passo e fermati. Riposati. Fatti i complimenti. Fai un altro passo. Poi un altro. Non te ne accorgerai, ma i tuoi passi diventeranno sempre più grandi. E verrà il tempo in cui potrai pensare al futuro senza piangere.”

giovedì 9 aprile 2020

Marina Cugnetto vince il TOR130 2019, ultratrail 130km e 12.000 d+

La mente è la nostra forza ed è necessario allenarla ad affrontare sempre nuovi ostacoli
Matteo SIMONE 

Il TOR130 è una corsa a piedi di circa 142 km con dislivello positivo di circa 11030 m con partenza a Gressoney S.J. e arrivo a Courmayeur. 

Il tempo massimo per concludere la prova è 44 ore. L’edizione del 2019 è stata vinta da Giuliano Cavallo che ha stabilito anche il record delle tre edizioni disputate in 23:01:25 precedendo Marco Bethaz 24:17:18   e Michael Dola 24:36:20.
La gara femminile è stata vinta da Marina Cugnetto in 28:53:46 che ha preceduto Marie Berna 31:07:20 e Kaz Williams 32:22:44. Di seguito approfondiamo la conoscenza di Marina attraverso risposte ad alcune mie domande di un po’ di tempo fa.

mercoledì 8 aprile 2020

Andrea Accorsi, ultrarunner Vorrei che la mia mente rimanesse per sempre Ultra

Ho vinto pochissime volte, ma tutte le altre ho imparato sempre qualcosa
Matteo Simone
Psicologo, Psicoterapeuta

Essere ultramaratoneta significa anche cercare di scoprire il più possibile se stessi, e sé stesso si scopre solamente quando bisogna risolvere una situazione difficile come può succedere in allenamenti difficili o gare ritenute estreme dove bisogna tirare fuori ogni risorsa fisica e mentale.

Di seguito l’esperienza di Andrea attraverso risposte ad alcune mie domande di un po’ di anni fa.
Qual è stato il tuo percorso per diventare ultramaratoneta?Dal punto di vista atletico ho accelerato i tempi. Da ragazzino correvo con scarsi risultati i 100 e 200 mt. Dopo anni di totale inattività, a seguito di un piccolo aneurisma cerebrale, ho ripreso a ‘muovermi’ come terapia riabilitativa. Da lì non mi sono più fermato e, forse, sono rinato, passando dalla maratona ai 100 km nel giro di 1 anno. Avevo 33 anni e una deriva psico-fisica preoccupante. Oggi, trovo ancora la voglia e l’emozione di fare certe distanze come se fossero per me del tutto inesplorate”.   

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