lunedì 13 aprile 2020

Il Paese ricomincia a pedalare, dopo oltre un mese di quarantena


Passa tutto se siamo fiduciosi, collaborativi, pazienti, se siamo comunque in contatto a distanza, se siamo sensibili, tolleranti. Passa tutto e si affronta tutto come i muri di tante maratone. Possiamo e dobbiamo farcela sviluppando resilienza per cercare di uscire più forti e determinati per ritornare anche a correre e pedalare sempre con il sorriso.

Bisogna andare avanti con coraggio, fiducia, speranza e resilienza. Abbiamo tanti progetti, sogni, mete, cose da continuare a fare, la vita può durare 100 anni ma anche un attimo, come un sorriso, un pianto, una caduta. Sentiamo il respiro, il cuore, la pelle e allora accorgiamoci che siamo vivi, che siamo sopravvissuti, che non è ancora l’ora.
Attraverso la meditazione la persona riesce a comprendere che tutto passa, tutto sorge e tutto muore, riesce a non reagire agli eventi spiacevoli, riesce a partire dal qui e ora e a programmare una formulazione del goal setting, un piano degli obiettivi graduali con una giusta scansione temporale.

La velocità di respirazione influenza la mente, interessante quello che scrive Hirai T. nel suo libro “Curarsi con la meditazione zen”, Red Edizioni Milano, 2007:
Una respirazione lenta, tranquilla, porta compostezza e un naturale sollievo dalle alterazioni emotive. Controllando e regolando la respirazione, si ottiene un controllo completo su sé stessi, riuscendo a rimanere mentalmente tranquilli anche di fronte alle emozioni. Per questo in Giappone si crede tradizionalmente che lo Zen, in cui il controllo della respirazione occupa un posto importante, sia una via all’autocontrollo. La mancanza di autocontrollo fa sì che persone, altrimenti capaci, sotto stress non siano in grado di fare quello che in condizioni normali sanno fare benissimo. Quando c’è in gioco qualche cosa di importante, chi ha problemi emozionali di questo tipo si sente i muscoli e la mente tesi, il che impedisce di agire in modo appropriato”.

A volte le esperienze possono essere traumatiche, ma certe volte da esperienze forti si esce cambiati anche in positivo, si sviluppa una sorta di maggiore autoconsapevolezza, una crescita post- traumatica, si esce più forti da situazioni difficili.
È importante l’approccio positivo, fidarsi di sé stesso. Nel mio libro “Triathlon e Ironman. La psicologia del triatleta” è interessante l’esperienza di Daniel Fontana: Quali meccanismi psicologici ti aiutano nello sport? “Il fatto di essere nato e cresciuto in un paese dove le difficoltà sono la normalità anche per i bambini, e la normalità dell’affrontare situazioni difficili, di crisi ogni giorno e dove devono essere prese delle decisioni.”

I giorni passano e le cose cambiano di giorno in giorno ma la vita va avanti, perché la vita è resiliente, sa come svincolarsi dai mille problemi, sa come rimanere sempre a galla nonostante tutto. Ora tocca a noi prendere in mano le redini, decidere momento per momento cosa è meglio per noi. Ogni giorno è il nostro giorno.

È importante che i cittadini si sentano collaboratori e non esecutori, sviluppare la consapevolezza che insieme possiamo contribuire se non ad azzerare quanto meno a non incrementare il contagio anzi a ridurlo. Ognuno può fare il possibile per non ostacolare il processo di risoluzione di questo grande e grave malessere.
Bisogna comunque andare avanti fiduciosi, speranzosi con forza e coraggio mettendo da parte altro e focalizzandosi per la risoluzione del problema contingente non facile ma neanche impossibile, insieme si può, anzi si deve soprattutto per i più piccoli che hanno ancora tanta strada ma anche per i più grandi che si sono sempre adoperati per noi.
Passerà tutto se andiamo avanti anche con un po' di ansia, panico, paura, disperazione, sconforto. Rallentando o fermandoci, sì può approfittare per riprendere vecchie e sane abitudini messe da parte come scrivere, leggere, meditare, vedere vecchie foto cartacee, fare qualche telefonata.
Interessanti le parole di Eugenio Borgna nel suo libro “L’attesa e la speranza”, Feltrinelli, 2018, pagg. 77-78:
Gli scenari cambiano quando il dolore diminuisce e nel dolore rinascono le dimensioni del passato e del futuro: rinasce la speranza ma rinasce soprattutto l’attesa. L’attesa che il dolore si esaurisca e scompaia, e l’attesa che il dolore non si ripeta: l’attesa che i farmaci completino la loro azione terapeutica e che gli orizzonti della vita si riaprano: l’attesa che rinascano le relazioni interpersonali bruciate dal dolore; e l’attesa che rinascano le emozioni divorate dal deserto del dolore: l’attesa di conoscere fino in fondo le cause della malattia che ha trascinato con sé il dilagare del dolore: l’angoscia dell’attesa quando non si abbiano risposte alle domande sulle cause e sulla durata della malattia, e sulla riemergenza possibile del dolore: con i fantasmi del passato che si fanno allora vicini e strazianti nel ricordo delle ore e delle giornate trascorse nella solitudine e nella disperazione.
Le parole, che vorremmo dire quando siamo nella angoscia del dolore, non sono di questo mondo: nel senso che le conosciamo solo noi nel segreto della nostra interiorità ferita e lacerata; ed è davvero poco quello che gli altri possono ascoltare e possono capire. Il linguaggio delle parole si fa insomma oscuro e insondabile nei roveti ardenti del dolore; ma il linguaggio del corpo al di là di ogni nostra intenzione grida in silenzio per farsi intendere e, se è possibile, per farsi aiutare.

Gli psicologi possono intervenire dove c’è trauma e tragedia per contenere ed elaborare dolore, sofferenza, panico, disperazione, per accompagnare vittime e familiari per indirizzarli ad accettare e affrontare l’onda del cambiamento imposta della routine giornaliera in attesa di poter gradualmente ritornare alla quotidianità quando sarà possibile.
Di seguito alcune informazioni utili, a cura degli psicologi dell’emergenza CISOM, che possono aiutarci ad evitare due errori possibili: sopravvalutare o sottovalutare (negare) il problema.
https://www.cisom.org/news-2/covid-19-reazioni-psicologiche-e-vademecum-per-bambini/
Ce la possiamo fare, continuiamo a impegnarci anche da casa, andrà tutto bene se ci vogliamo bene, se ci rispettiamo, se siamo un po' più tolleranti, fiduciosi, pazienti, responsabili, solidali, sensibili ma soprattutto resilienti per poter cavalcare l'onda di ogni cambiamento improvviso e inaspettato.

Dott. Matteo SIMONE 380-4337230 - 21163@tiscali.it
Psicologo, Psicoterapeuta, Terapeuta EMDR

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