Dott. Matteo Simone
Passa tutto se siamo fiduciosi, collaborativi, pazienti, sensibili, tolleranti.
Passa tutto e si affronta tutto come i muri di tante
maratone.
Possiamo e dobbiamo farcela sviluppando resilienza per cercare di
uscire più forti e determinati per ritornare sempre
con il sorriso.
Bisogna andare avanti con coraggio,
fiducia, speranza e resilienza.
Abbiamo tanti progetti, sogni, mete, cose da
continuare a fare, la vita può durare 100 anni ma anche un attimo, come un
sorriso, un pianto, una caduta.
Sentiamo il respiro, il cuore, la pelle e
allora accorgiamoci che siamo vivi, che non è ancora
l’ora.
Attraverso la meditazione la persona riesce a comprendere che tutto passa, tutto sorge e tutto muore, riesce a non reagire agli eventi spiacevoli, riesce a partire dal qui e ora e a programmare una formulazione del goal setting, un piano degli obiettivi graduali con una giusta scansione temporale.
Attraverso la meditazione la persona riesce a comprendere che tutto passa, tutto sorge e tutto muore, riesce a non reagire agli eventi spiacevoli, riesce a partire dal qui e ora e a programmare una formulazione del goal setting, un piano degli obiettivi graduali con una giusta scansione temporale.
La velocità di respirazione influenza la mente,
interessante quello che scrive Hirai T. nel suo libro “Curarsi con la
meditazione zen”, Red Edizioni Milano, 2007:
“Una respirazione lenta,
tranquilla, porta compostezza e un naturale sollievo dalle alterazioni emotive.
Controllando e regolando la respirazione, si ottiene un controllo completo su sé
stessi, riuscendo a rimanere mentalmente tranquilli anche di fronte alle
emozioni. Per questo in Giappone si crede tradizionalmente che lo Zen, in cui
il controllo della respirazione occupa un posto importante, sia una via
all’autocontrollo. La mancanza di autocontrollo fa sì che persone, altrimenti
capaci, sotto stress non siano in grado di fare quello che in condizioni
normali sanno fare benissimo. Quando c’è in gioco qualche cosa di importante,
chi ha problemi emozionali di questo tipo si sente i muscoli e la mente tesi,
il che impedisce di agire in modo appropriato”.
A volte le esperienze possono essere traumatiche, ma certe volte da esperienze forti si esce cambiati anche in positivo, si sviluppa una sorta di maggiore autoconsapevolezza, una crescita post- traumatica, si esce più forti da situazioni difficili.
È importante
l’approccio positivo, fidarsi di sé stesso. Nel libro “Triathlon
e Ironman. La psicologia del triatleta” è interessante l’esperienza di Daniel Fontana: Quali meccanismi psicologici ti aiutano
nello sport? “Il fatto di essere
nato e cresciuto in un paese dove le difficoltà sono la normalità anche per i
bambini, e la normalità dell’affrontare situazioni difficili, di crisi ogni
giorno e dove devono essere prese delle decisioni.”
I giorni passano e le cose cambiano di
giorno in giorno ma la vita va avanti, perché la vita è resiliente, sa come
svincolarsi dai mille problemi, sa come rimanere sempre a galla nonostante
tutto.
Ogni giorno è il nostro giorno.
Bisogna andare avanti fiduciosi, speranzosi con forza e coraggio focalizzandosi per la risoluzione del problema contingente non facile ma neanche impossibile, insieme si può.
Bisogna andare avanti fiduciosi, speranzosi con forza e coraggio focalizzandosi per la risoluzione del problema contingente non facile ma neanche impossibile, insieme si può.
Passa tutto se andiamo avanti anche con
un po' di ansia, panico, paura, disperazione, sconforto.
Rallentando o fermandoci,
sì può approfittare per riprendere vecchie e sane abitudini messe da parte come
scrivere, leggere, meditare, vedere vecchie foto cartacee, fare qualche
telefonata.Interessanti le parole di Eugenio Borgna
nel suo libro “L’attesa e la speranza”, Feltrinelli, 2018, pagg. 77-78:
“Gli scenari
cambiano quando il dolore diminuisce e nel dolore rinascono le dimensioni del
passato e del futuro: rinasce la speranza ma rinasce soprattutto l’attesa.
L’attesa che il dolore si esaurisca e scompaia, e l’attesa che il dolore non si
ripeta: l’attesa che i farmaci completino la loro azione terapeutica e che gli
orizzonti della vita si riaprano: l’attesa che rinascano le relazioni
interpersonali bruciate dal dolore; e l’attesa che rinascano le emozioni
divorate dal deserto del dolore: l’attesa di conoscere fino in fondo le cause
della malattia che ha trascinato con sé il dilagare del dolore: l’angoscia
dell’attesa quando non si abbiano risposte alle domande sulle cause e sulla
durata della malattia, e sulla riemergenza possibile del dolore: con i fantasmi
del passato che si fanno allora vicini e strazianti nel ricordo delle ore e
delle giornate trascorse nella solitudine e nella disperazione.
Le parole, che
vorremmo dire quando siamo nella angoscia del dolore, non sono di questo mondo:
nel senso che le conosciamo solo noi nel segreto della nostra interiorità
ferita e lacerata; ed è davvero poco quello che gli altri possono ascoltare e
possono capire. Il linguaggio delle parole si fa insomma oscuro e insondabile
nei roveti ardenti del dolore; ma il linguaggio del corpo al di là di ogni
nostra intenzione grida in silenzio per farsi intendere e, se è possibile, per
farsi aiutare”.
Gli psicologi possono intervenire dove c’è
trauma e tragedia per contenere ed elaborare dolore, sofferenza, panico,
disperazione, per accompagnare vittime e familiari per indirizzarli ad
accettare e affrontare l’onda del cambiamento imposta della routine giornaliera
in attesa di poter gradualmente ritornare alla quotidianità quando sarà
possibile.
Ce la possiamo fare, se siamo un po' più tolleranti, fiduciosi, pazienti, responsabili, solidali, sensibili ma soprattutto resilienti per poter cavalcare l'onda di ogni cambiamento improvviso e inaspettato.
Dott. Matteo Simone
Psicologo, Psicoterapeuta Gestalt ed EMDR






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