Matteo Simone
Da un po’ di anni mi interesso al mondo delle ultramaratone.
Nel 2008 alla “100 km
degli Etruschi”, attraverso brevi video-interviste ad alcuni partecipanti, raccolsi
alcune impressioni, sensazioni e testimonianze con l’intento di comprendere le
motivazioni a intraprendere questo tipo di imprese estreme che comportano un’estenuante
prestazione sportiva e tra gli intervistati c’era anche Nunzia Patruno ex atleta
della Nazionale ultra-maratona 100 km e 24 ore.
Questo
interesse per il mondo delle lunghe distanze mi ha portato a mettermi in gioco
sperimentandomi in alcune gare di ultramaratona e ciò mi ha permesso di
scrivere articoli e libri.
Riporto le risposte tratte dalla videointervista e
tra queste alcune di Nunzia Patruno.
Dalle
risposte emerge che il correre per tanto tempo è un momento di libertà, è
liberatorio rispetto ai problemi che lasciano a casa, è gratificante.
Che significa per lei correre per 100 km? "Per le 24 ore che faccio è metà percorso, una passeggiata".
Cosa le permette la corsa? "Stare bene, avere soddisfazioni, mi ha gratificata molto perché ho avuto
diverse presenze in Nazionale sia nella 100 km che nella 24 ore, mi gratifica
tantissimo".
Alcuni
hanno fatto presente che durante questa competizione non è determinante solo la
preparazione fisica, ma anche la componente mentale. Essendo
una competizione estrema, per non compromettere la propria integrità fisica, è
importante stare in contatto con sé stessi per poter e voler decidere, nel caso
se ne sentisse il bisogno, di fermarsi e ritirarsi, decidendo di non portare a
termine la sfida prefissata.
Ma ciò non è accettato ben volentieri da molti, in
quanto per prepararsi per tale competizione, si è investito in termini
di tempo e di preparazione fisica facendo anche rinunce.
Questa
gara è stata valida sia come campionato mondiale ed europeo sulla distanza di
100 km, sia come gara aperta ad atleti amatori.
La
gara femminile è stata vinta dalla Russa Tatyana Zhirkova con il tempo di
7h23’33’’ che ha preceduto la Statunitense Kami Semick e l’Italiana Monica
Carlin che ha concluso la gara in 7h35’38’’, la Russia ha ottenuto anche il
titolo a squadra femminile grazie ad altre due atlete arrivate 4^ e 8^.
Giorgio
Calcaterra, il tassista di Roma, è stato il primo a tagliare il traguardo in 6h37’41’’
aggiudicandosi il titolo Mondiale ed Europeo precedendo un Polacco, uno Spagnolo,
un Finlandese ed un Francese, all’Italia è andato anche il titolo a squadra
maschile grazie agli altri due Italiani: Marco D’Innocenti ed Andrea Rigo
arrivati rispettivamente 6° e 7°.
I
filmati sono visibili su PSIC TV www.psic.tv,
la Web TV per la Psicologia e la Psicoterapia. Il video dura 17 minuti e 36 secondi, per
caricarsi richiede circa una decina di minuti.
Di seguito Nunzia racconta la sua esperienza rispondendo ad alcune mie domande.
Un'esperienza che ti può dare la convinzione che ce la puoi fare? “L’esperienza che mi dà la convinzione di farcela è la mia vita stessa, perché ce l'ho sempre fatta! E questo mi dà coraggio ad andare ancora avanti”.
L’esperienza di vita aiuta ad accettare, affrontare, gestire e superare le situazioni più difficili da soli o in compagnia, sia nello sport che nella vita. Esperienze di riuscita e di superamento difficoltà, crisi e avversità incrementano l’autoconsapevolezza, la fiducia in sé e soprattutto la resilienza, sapendo pazientare e rimodulare obiettivi, piani e programmi.
Cosa pensano familiari e amici della tua attività sportiva? “La mia famiglia è orgogliosa di ciò che faccio ed ho fatto. Certo, i miei figli si preoccupano un po' ma gli amici, quelli veri, mi ammirano molto”.
Nunzia non è da sola nella pratica dell’ultramaratona avendo al suo fianco un marito con la sua stessa passione ed è conosciutissima soprattutto in Puglia dove risiede per il suo trascorso di atleta della Nazionale di ultramaratona e per essere ancora in campo in gare cercando quando si può di andare a podio.
Un episodio curioso o divertente della tua attività sportiva? “L’episodio divertente è quando alle gare partecipano persone travestite, questo avviene spesso, per portare allegria durante le gare; un altro episodio è vedere atleti gareggiare con il proprio amico a 4 zampe”.
Se ne sentono e se ne vedono di tutti i colori in gare di corsa, maratona e ultramaratone, questo è il divertente, curioso e bizzarro mondo dello sport.
A cosa devi fare attenzione nella pratica del tuo sport? “Nella pratica dello sport ora devo stare attenta a non esagerare. Infatti, penso a divertirmi e a finire bene le gare e magari salire anche sul podio che fa sempre piacere”.
Come ti vedi a 70 anni? “A 70 anni spero di vedermi ancora in salute e se Dio vuole correrò ancora per divertirmi, magari con un genuino agonismo”.
Prossimi obiettivi? “In futuro spero di poter svolgere il mio hobby per più tempo possibile”.
Lo sport come dà così toglie, bisogna essere consapevoli delle proprie risorse, capacità limiti e fare del proprio meglio per divertirsi e per eccellere ma senza troppe pretese, osando ma senza strafare per continuare a essere in campo anche avanti con gli anni.
Hai rischiato di mollare? “A volte capita fi dover abbandonare una gara o per problemi fisici o per una questione psicologica”.
Ritieni utile lo psicologo nel tuo sport? “Per quanto mi riguarda lo psicologo non serve perché la corsa in sé per sé e già terapeutica a livello psicologico. Correre fa stare molto bene”.
Le gare di ultramaratona sono molto difficili e sfidanti si tratta di percorrere tanti chilometri e a volte le condizioni fisiche, mentali, atmosferiche non sono al 100% e c’è il rischio di mollare o di non mollare nonostante dolori e problemi fisici. Bisogna conoscersi bene, capire quanto si può osare e quando è bene fermarsi. La corsa è terapeutica ma bisogna sapersi somministrare le giuste dosi e nei tempi giusti.
L'evento sportivo dove hai sperimentato le emozioni più belle? “L’esperienza più bella, indubbiamente, è stata la convocazione in Nazionale”.
Indossare la maglia azzurra è il sogno di tanti, e quando il sogno diventa realtà le emozioni e le sensazioni sono uniche e intense da non dimenticarle mai.
La tua situazione sportiva più difficile? “Una delle difficoltà maggiore a cui sono andata incontro è nelle gare in notturna dove il rischio di incorrere in ostacoli non visibili e quello di trovare animali è alto”.
Le gare di ultramaratona permettono di fare esperienze intense attraversando luoghi in diversi momenti del giorno per la lunghezza della gara, capita di dover incontrare oggetti o essere viventi particolare ma è anche possibile avere deliri uditivi e visivi.
Come hai superato crisi, sconfitte, infortuni? “Le crisi le ho superate facendo esperienza sul campo, ricordando dove ho sbagliato. Così ho cercato di mettere tenacia nelle gare successive. Per quanto mi riguardo penso che le crisi arrivino e si superino con coraggio”.
Lo sport mette a dura prova gli atleti, soprattutto nella corsa di lunga distanza dove è più probabile incontrare crisi e a volte infortuni, l’esperienza sul campo aiuta a conoscersi meglio e a essere più sicuri e fiduciosi nel riuscire ad andare avanti o a risolvere qualsiasi situazione da soli o in compagnia.
Un messaggio per avvicinare i ragazzi allo sport? “Ai giovani voglio dire che qualunque sport vogliano intraprendere, quella è la strada giusta per tenersi in forma. Non arrendersi perché i risultati arrivano sempre”.
E’ difficile da ragazzi individuare uno sport che fa per se stessi ma bisogna provare e riprovare e all’inizio può essere duro, noioso, pesante, ma bisogna avere fiducia e insistere per ottenere risultati nel tempo senza fretta.
Cosa hai scoperto di te stessa nello sport? “Grazie all' ultramaratona ho scoperto di avere un carattere forte che senza dubbio mi ha aiutato molto anche nella vita. Mi ha dato il coraggio di andare avanti in ogni situazione proprio come in gara”.
Ti ispiri a qualcuno? “Non mi ispiro a nessuno e la mia forza è quella di credere in me stessa”.
Lo sport è una palestra di vita, l’ultramaratona è una palestra per sviluppare resilienza, ti mette di fronte a gare che sembrano impossibili ma si riesce a gestire tutto con fiducia e con tanta esperienza, ogni gara insegna qualcosa che poi serve nella quotidianità.
Come hai scelto la tua squadra? “Per l’ idea proposta, creare una società nata da zero e creata da Enzo Cascella”.
Grazie a tante persone come Nunzia, Enzo Cascella è riuscito a metter su uno squadrone di ultramaratoneti che hanno dato filo da torcere a tante altre squadre ottenendo risultati prestigiosi sia individualmente che di squadra.
Nunzia ha vinto due edizioni della 100 km di Jesi: il 21 luglio 2001 in 10h55’50” e il 20 luglio 2002 in 10h33’33”.
Il 14 settembre 2002 ha partecipato ai Campionati Europei 100km a Winschoten (NED) concludendo in 9h29’22”.
Il 19 aprile 2003 ha partecipato ai Campionati Europei 100km a Chernogolovka (RUS) classificandosi 4^ tra le atlete italiane in 9h23’39” dopo Monica Casiraghi 7h28’, Maria Luisa Costetti 8h18’17” ed Elvira Zoboli 8h47’31”.
Il 25-26 settembre 2004, ha vinto la 10^ Lupatotissima 24h pista, classificandosi al 4° posto, dopo i primi tre uomini e totalizzando 190,146 km, hanno completato il podio Carmela Di Domenico 179,503 km e Reginella Peron 165,813 km.
Matteo SIMONE
Psicologo, Psicoterapeuta Gestalt ed EMDR
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