Il mio sogno più grande è quello di
indossare la maglia azzurra
Matteo SIMONE
Lo sport non è solo fatica ma tanto altro, si sperimenta libertà ed evasione soprattutto con la pratica di sport di montagna dove si è a contatto con la natura e tutto ciò che comporta dai colori ai suoni, viste mozzafiato, sensazioni incredibili e straordinarie che fanno apprezzare appieno la vita.
Di seguito Alex, dell’ASD Gruppo Podistico Il
Crampo, racconta la sua esperienza rispondendo ad alcune mie domande.
Ti sei
sentito campione nello sport almeno un giorno della tua vita? “Sì, mi
capita spesso, negli allenamenti, quando mentre corro sogno ad occhi aperti e
con le gambe che girano. Mi assento nei miei pensieri immaginando trionfi e
grandi emozioni. Sono momenti davvero speciali. Se dovessi fare riferimento ad
un unico evento, mi verrebbe da dire quando ho corso la mia prima Ultra Trail
nel 2016 al Trail Sacred Forest 80km 4500 mt D+. Arrivai sorprendentemente 2°
assoluto e quel giorno, è stato per me davvero speciale”.
Quella gara è stata vinta da Carlo
Salvetti che ha preceduto Alex Tucci e Claudio Lotti. Il 2016 è un anno da
ricordare per Alex anche per i suoi Personal Best a Roma sulla mezza maratona 1h14’26
e maratona 2h40’01.
Qual è stato il tuo percorso nella pratica sportiva?
“Come la maggior parte di noi runners amatori, ci si avvicina a questo sport
dopo averne provati altri. La corsa è vista da tutti come uno sport duro. Prima
di iniziare a correre, ho giocato a calcio per 12 anni. È stato uno sport che
ho avuto la fortuna di praticare a un buon livello e in settori giovanili dove
sono stato seguito sempre da grandi tecnici che prima della pratica del calcio
stesso, mi hanno dato tanta disciplina”.
Tanti runner provengono dal calcio e si dimostrano bravi atleti continuando a praticare uno sport con più introspezione, senza una squadra a cui dar conto, senza essere scelti come titolari o riserve ma diventando manager di se stessi, scegliendo loro allenamenti o gare per poter continuare ad alimentare una loro motivazione intrinseca che dura molto di più nel tempo senza giudizi e senza pressioni.
Tanti runner provengono dal calcio e si dimostrano bravi atleti continuando a praticare uno sport con più introspezione, senza una squadra a cui dar conto, senza essere scelti come titolari o riserve ma diventando manager di se stessi, scegliendo loro allenamenti o gare per poter continuare ad alimentare una loro motivazione intrinseca che dura molto di più nel tempo senza giudizi e senza pressioni.
Nello sport quali fattori contribuiscono al tuo benessere e alle tue prestazioni? “Dico
sempre che lo sport, specialmente lo sport di endurance è per me composto da
20% di forma fisica, 30% dalla giusta alimentazione e il 50% dalla mente che va
comunque molto allenata”.
Concordo, a questa conclusione sono
arrivati anche tanti allenatori che all’inizio si rifiutavano di allenare loro
atleti per distanze superiori alle maratone perché è un po’ più complicato,
bisogna mettere da parte un po’ di razionalità e un po’ di tabelle e lavorare
sugli aspetti mentali che hanno a che fare con la motivazione, fiducia in sé,
resilienza, pazienza.
C'è qualcuno che tiene al tuo benessere e alle tue prestazioni
nello sport? “Non ho nessuno a cui faccio riferimento. Cerco di prendere
spunti e filtrare le informazioni date dalle esperienze di persone che ne hanno
più di me. Poi ho comunque un tecnico (e grande motivatore) che mi segue nei
miei allenamenti. Il grande Enrico Vedilei. Avere un tecnico penso sia molto
importante perché ti aiuta a imboccare le giuste strade per arrivare prima al
tuo obiettivo”.
L’esperienza conta tanto soprattutto nello
sport di ultratrail dove sono tanti gli aspetti da curare oltre all’allenamento
fisico e mentale c’è anche un adeguato abbigliamento tecnico e integrazione per
poter permettersi di durare a lungo, anche giornate intere facendo sport.
Enrico ha una lunghissima carriera sia da atleta che da coordinatore della Nazionale
Ultratrail, ho avuto modo di incontrarlo in gara quando vinceva la maratona di
San Marino negli anni 2001 circa e poi in occasione del raduno premondiale
ultratrail proprio a Badia Prataglia nel 2015 dove Alex è arrivato 2° al Trail
Sacred Forest.
Cosa pensano familiari e amici della tua attività
sportiva? “Sono molto fortunato su quest’aspetto perché ho amici che mi
stimano tanto per quello che faccio e i miei familiari sono altrettanto
entusiasti in ogni pazza idea che mi faccio venire in mente. Poi avendo anche
mio padre ultra trail runner, allora posso ritenermi proprio privilegiato”.
In effetti è un gran privilegio far parte
della grande famiglia degli ultratrailer, un mondo considerato bizzarro, forse
estremo ma tanto sorprendente e affascinante.
Un
episodio curioso o divertente della tua attività sportiva? “Proprio a
poche ore prima della mia prima ultratrail, nella mia ignoranza e paura di
avere delle crisi, ho preparato circa 15 panini con prosciutto e formaggio
oltre a barrette e frutta a volontà da consumare durante la gara. Avendo mio
padre a farmi assistenza non mi sono preoccupato delle quantità. Al traguardo
mi sono accorto di non averne toccato neanche uno di tutti quei panini. Ogni
tanto ci ripenso e rido da solo”.
Grande testimonianza, meglio essere
previdenti soprattutto alle prime esperienze poi ci si accorge che si viene
presi nel flow della gara, soprattutto se si è in giornata dove tutto fila
liscio, tutto è fluido, come stare in trance, attraversando boschi e foreste
con accortezza ma sicurezza di riuscire ad arrivare fino al traguardo sano e salvo senza
perdersi tra i pensieri e nemmeno tra i sentieri alternativi.
Cosa hai
scoperto del tuo carattere nel praticare lo sport? “Ho scoperto di
essere molto determinato. Ho capito che quando voglio e sogno una cosa, in un
modo o nell’altro riesco a ottenerla. Questa è una cosa molto bella e
gratificante, ma se in quello che faccio non ci credo al 100% ma ho già qualche
semplice dubbio, allora diventa tutto più complesso se non impossibile”.
In effetti, per raggiungere obiettivi
ardui e sfidanti, per tramutare sogni in realtà, bisogna avere una passione
altissima, una forte motivazione, e tanta fiducia in se stessi di potercela
fare e poi basta seguire percorsi di allenamento che fanno giungere fino al
traguardo per apprezzare quello che si è riusciti a fare soprattutto la tanta
fatica che alla fine si rivela amica, perché grazie a essa si ottiene tutto,
basta accoglierla, assecondarla e farsela amica.
Quali capacità, caratteristiche,
qualità ti aiutano nel tuo sport? “Penso che la qualità che mi aiuti di
più sia proprio la determinazione. Poi ovviamente ognuno di noi ha delle
diverse caratteristiche particolari che lo aiutano a essere migliore in
specialità diverse, basta capirle e vedere se combaciano con quello che ci
piace veramente fare”.
Volere, volere, volere, fare, fare, fare;
provare, provare, provare, insistere, insister, insistere, crederci, crederci,
crederci, rialzarsi, rialzarsi, rialzarsi. Queste sono alcune chiavi del
successo e sembra che Alex abbia dalla sua parte una grande consapevolezza e
una elevatissima determinazione che lo spingono a impegnarsi per raggiungere i
suoi obiettivi molto ardui ma tantissimo soddisfacenti per lui stesso e per chi
gli è vicino.
Che significato ha per te praticare il tuo sport? “Per
me praticare il mio sport è praticamente diventato una delle cose più
importanti della mia vita. Ho capito che oltre a farmi emozionare e sognare, lo
sport è il mio miglior insegnante di vita. Lo sport ci insegna tante cose che
se applichiamo al lavoro, famiglia e amici, ci aiuta a vivere meglio”.
Lo sport è un veicolo di apprendimento
graduale di come affrontare la vita giorno per giorno con le sue problematiche
ma anche di come goderne dei lati positivi, quindi vivere appieno attraverso lo
sport che permette di sperimentare sensazioni ed emozioni forti e intense
raggiungendo obiettivi e mete sfidanti e sorprendenti, un grande orto da
continuare a coltivare.
Quali sono le sensazioni che sperimenti nello sport?
“Essendo un ultra trail runner, le sensazioni che sperimento maggiormente
sono quelle legate alla fatica, come combatterla e come superarla. Praticamente
mi alleno a sperimentare le famose ‘crisi’ che possono durare diversi minuti o
diverse ore. La mente lì è tutto”.
È un allenamento alla fatica, alla crisi,
un adattamento graduale alle situazioni difficili che rende sempre più
fiduciosi in sé stessi, consapevoli e resilienti.
A cosa devi fare
attenzione nella pratica del tuo sport? Quali sono difficoltà e rischi?
“Le difficoltà maggiori nella pratica del mio sport insieme ai rischi sono gli
infortuni. Essere un ultra trail runner comporta aver a che fare con l’usura
del corpo. Bisogna quindi allenarsi in modo giusto e se possibile alternando
anche discipline diverse”.
Quali condizioni fisiche o ambientali ti
ostacolano nella pratica del tuo sport? “Correre in ambienti naturali,
richiede maggior concentrazione, soprattutto nelle ore notturne. Non è semplice
riuscire a tenere alta la concentrazione per ore e a volte giorni. Purtroppo si
corrono spesso diversi rischi ed è capitato che a qualcuno gli è costata la
vita”.
La pratica di sport di endurance non
significa che bisogna spegnersi o consumarsi facendo sport ma far sì che si
possa sperimentare anche sollievo e riposo da periodi meno impegnativi dove
bisogna coccolarsi e aver cura di sé stessi, soprattutto delle parti più
soggette a traumi come gli arti inferiori, schiena, articolazioni.
Cosa ti
fa continuare a fare attività fisica, hai rischiato di mollare di fare sport?
“Sicuramente la voglia di spingersi oltre e di voler provare sempre nuove
sfide ed emozioni. Inoltre dico sempre che le corse sono ‘viaggi’ e io non
voglio smettere di farlo. Il rischio di dover mollare appartiene a tutti e ce
l’abbiamo in ogni momento. Io non do mai per scontato quello che riesco a fare
quotidianamente e ringrazio di essere così privilegiato”.
È importante sempre focalizzarsi nel
momento presente, cavalcando il bisogno e l’esigenza presente che porta a
sperimentare benessere e successo attraverso lunghi viaggi di fatica per mari e
monti, pianure e colline, salite e discese, sentieri e asfalti e quando c’è un
periodo avverso come stiamo vivendo questo della pandemia accettarlo, farsene
una ragione e rimodulare piani obiettivi con pazienza e fiducia.
Quale può
essere un messaggio rivolto ai tuoi ragazzi? “Spesso mi invitano nelle
scuole per parlare di endurance e sogni. Il messaggio che cerco di lasciare ai
ragazzi è sempre quello che non esiste l’impossibile, nella vita e nello sport.
Se pensiamo di avere delle difficoltà davanti a noi, basta cambiare la
prospettiva delle cose, guardarle in modo diverso, rimboccarsi le maniche e
andare decisi a realizzare quello che desideriamo”.
Questo è un ottimo messaggio che serve
anche in questo periodo di pandemia dove ognuno di noi deve davvero rimboccarsi
le maniche e diventare un collaboratore responsabile per la risoluzione di
questo grande problema comunitario.
Ritieni utile la figura dello psicologo
dello sport? Per quali aspetti e fasi? “La figura dello psicologo, io
non lo ritengo utile solo nello sport, ma in tutto. Lo psicologo è proprio
colui che ti invita e insegna a dover guardare le cose da prospettive diverse.
Penso che nello sport non esista una fase dove è più o meno importante. Penso
che la sua importanza sia sempre valida e di grande aiuto”.
In effetti, lo psicologo serve anche a
dare un indirizzo soprattutto nei periodi di crisi come un infortunio,
sconfitta, mancanza di motivazione, o anche in un periodo di pandemia come
questo che stiamo vivendo.
Sei consapevole delle tue possibilità, capacità,
limiti? “No. Sinceramente i miei limiti non li conosco, mi piace mettere
sempre tutto in gioco e vedere fin dove posso arrivare. Forse dei veri e propri
limiti non esistono o forse sì, ma io non lo so e sono felice di pensarla così”.
Quanto ti senti sicuro, quanto credi in te stesso? “Io in realtà pur
sembrando la persona più determinata al mondo, spesso metto tutto in dubbio. Ho
questa debolezza che mi porta di rado a fare dei passi indietro. Poi torno a
farmi coraggio e a credere nelle cose e quindi in me stesso. Torno a pensare al
fatto che se voglio davvero, allora posso provarci dando tutto me stesso per
arrivare agli obiettivi prefissati. Quando capita di fallire, devo essere
consapevole che non potevo dare più”.
A volte non bisogna essere troppo
calcolatori e razionali, a volte bisogna dare più spazio al cervello destro che
è più creativo, immaginativo e meno limitante e dar spazio ai propri sogni,
crederci un po’ di più.
Qual è una tua esperienza che ti dà la convinzione
che puoi fare? “Ne ho diverse, ma racconto una delle ultime. Lo scorso
giugno alle Lavaredo Ultra Trail 120 km e 5600D+ mi sentivo benissimo, avanzavo
km dopo km con ottime sensazioni. Al 50°km mentre albeggiava ero proprio ai
piedi delle famose Tre Cime. Dopo il ristoro, sono ripartito e le gambe non
andavano più. Completamente stanco, bloccato, rallentato. Ero in crisi totale e
piano piano sono andato avanti aspettando che questa crisi finisse. Non è mai
andata via. Ho fatto gli ultimi 70 km faticando tantissimo, ma sono arrivato
senza ritirarmi perché nella mia mente ho sempre pensato (e sperato) che quella
crisi stava per finire. Lì ho capito che se uno vuole e pensa positivo, ce la
può fare”.
Anche questo messaggio torna utile in
questo periodo lunghissimo di crisi e sofferenza per tutti, questa grave
pandemia che arresta i nostri desideri e sogni ma che bisogna continuare a
vivere e sopravvivere andando avanti giorno per giorno finché ne usciremo da
questo tunnel, dai che manca poco.
Quali sono le sensazioni relative a
precedenti esperienze di successo? “Leggerezza, felicità, soddisfazione.
Il sapore del successo, dura poco, ma quando arriva devi gustarti tutto a pieno
perché non appena torni alla normalità e con i piedi per terra, devi ripartire
per fare altro. Soffermarsi troppo su cose fatte e che ci hanno portato al
successo aiutano a stare concentrati su quello che stai facendo oggi, per nuovi
successi”.
Vero, questa è una cosa che suggeriamo
anche noi psicologi dello sport, il successo fa metabolizzato, va custodito nel
cuore e nella mente, va tirato fuori insieme alle intense sensazioni correlate
nei momenti più bui quando siamo tentati a non crederci e abbiamo bisogno di
ritrovare entusiasmo.
Hai un modello di riferimento, ti ispiri a qualcuno?
“Ho pochi miti e tantissimi modelli. Uno dei miei modelli ad esempio è
Andrea Macchi. Lui è per me un modello perché il giorno fa un umile e faticoso
lavoro, la sera torna a casa dai suoi figli piccoli, ma fra le mille difficoltà
riesce a concretizzare il poco tempo libero per allenarsi e ad essere
determinato nelle sue uscite, tanto che oltre ad essere atleta della nazionale,
ha vinto alcune delle gare ultra trail più importanti al mondo. Inoltre Andrea
e uno dei più grandi insegnanti di umiltà”.
Questo è il privilegiato mondo degli
atleti di ultra trail che sembrano rispettarsi a vicenda mettendo da parte ogni
tensione e aggressività. Ho avuto modo di approfondire in diverse occasioni la
conoscenza di Andrea attraverso risposte ad alcune mie domande, di seguito il
link di una sua intervista: https://ilsentieroalternativo.blogspot.com/2017/09/andrea-macchi-3-al-tor-questanno.html
C'è una parola o una frase detta da
qualcuno che ti aiuta a crederci ed impegnarti? “Ho
diverse frasi che mi ripeto nella mia mente come dei mantra e che mi aiutano
davvero. Ultimamente mi capita di ripetermi continuamente queste due frasi: ‘L’ovvio
di oggi è sempre stato l’impossibile di ieri’ (Giancarlo Orsini) e ‘Solo i
pesci morti seguono la corrente’ (Gianluca Gotto)”.
Molto significative queste due frasi che
evidenziano la capacità di crederci in quello che si fa senza muri mentali e
mobilitando le energie occorrenti per raggiungere mete e sogni.
Come hai superato
eventuali crisi, infortuni, sconfitte, difficoltà? “Con tanta pazienza,
senza voler bruciare le tappe e con una grande forza di volontà nel voler
rimettermi sempre in gioco cercando di tornare a fare quello che mi piace fare”.
Prossimi obiettivi? Sogni realizzati e da realizzare? “Lo scorso
anno, grazie ad un progetto personale chiamato Mare Amaro, ho realizzato il
sogno di collegare in Abruzzo, la mia regione, mare-montagna-mare di corsa e in
un giorno (120km 3000D+). Il mio sogno più grande oltre a quello di correre
l’UTMB e il Tor Des Geants, è quello di indossare la maglia azzurra. Se bisogna
sognare, allora tanto vale farlo in grande. Grazie mille per l'occasione e la
possibilità che mi hai dato di raccontare un po’ di me”.
Molto bello ed entusiasmante il progetto
di Alex “Mare Amaro - l'Abruzzo in un giorno”, https://youtu.be/-g91EhaeWS4
Segnalo alcuni miei libri: Correre con la mente; Sogni olimpici; Sviluppare la resilienza; Cosa spinge le persone a fare sport?; Triathlon e ironman. La psicologia del
triatleta; Maratoneti e ultrarunner;
Lo sport delle donne; Sport, benessere e performance; Carlos Castaneda incontra don Juan, uno
sciamano divenuto suo maestro; Ultramaratoneti
e gare estreme; Sviluppare la
resilienza; Doping Il cancro dello
sport; O.R.A. Obiettivi, Risorse,
Autoefficacia; Psicologia dello sport
e dell’esercizio fisico; Psicologia
dello sport e non solo.
Psicologo, Psicoterapeuta, Terapeuta EMDR
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