La soddisfazione di
andare avanti anche quando credi di non farcela più
Matteo SIMONE
Nello sport si fanno tante scoperte, si scoprono amici, si scopre se stessi, capacità e risorse impensabili, si scopre il contatto con la natura, le montagne, i sentieri, le salite, la fatica che non riesce a fermare l’atleta se è convinto e fiducioso.
Di seguito
l’esperienza di Barbare attraverso risposte ad alcune mie domande.
Qual è
stato il tuo percorso nella pratica dell'attività fisica? “Ho iniziato
attorno ai 17 anni con il nuoto, ben presto sono arrivata a nuotare 6 o 7
giorni a settimana per scaricare l'eccesso di energia. Sono andata avanti così
fino a 32 anni anche se negli ultimi tempi ero più svogliata e forse d'inverno
mi fermavo dopo 1,5 o 2 km. Nel frattempo nel 2008 avevo iniziato a correre una
volta a settimana, in seguito alla sfida lanciata da un amico. Ero convinta che
la corsa non mi sarebbe piaciuta, e invece mi ha dato sempre più soddisfazioni.
Nel 2009 mi sono iscritta a una società e ho cominciato ad allenarmi due volte
a settimana e a fare qualche garetta ogni tanto il weekend, poi nel corso degli
anni ho aumentato le distanze, le prime due (e ultime) maratone su strada nel
2012, nel 2013 la mia prima 6 ore su strada che è stata una rivelazione. La
soddisfazione di andare avanti anche quando credi di non farcela più, la
scoperta della gestione della fatica che non segue un crono particolare ma solo
l'obiettivo di non mollare. Nel 2014 lotto contro una fascite/tallonite che non
mi passa mai… tranne quando corro sui sentieri, grazie all'appoggio più
morbido e sempre diverso. Scopro il trail, scopro l'ultratrail, e da lì non mi
fermo più. 50, 60, 80, 120, 130km... e spero di poter ricominciare a gareggiare
appena possibile”.
Barbara, dopo tanti anni di nuoto, immersa
nelle acque esce su strada e salta sui monti sperimentando sempre più piacere e
amore incondizionato verso la fatica e la natura da non fermarsi mai alla
ricerca di stimoli e sensazioni ricche, intense e preziose.
Quali condizioni
fisiche o ambientali ti ostacolano nella pratica dell'attività fisica? “Ho
la fortuna di poter uscire di casa ed essere sui sentieri dopo 1km, con
dislivelli importanti. È un terreno di gioco perfetto. Certo se sono da sola e
piove preferisco ripiegare sulla cyclette o un allenamento funzionale a casa”.
Nello sport cosa e chi hanno contribuito al tuo benessere e/o performance? “Alcuni
amici della mia società, che mi hanno fatto sognare con il racconto dei loro
ultratrail. Un mio allenatore di palestra funzionale, che mi ha fatto capire
l'importanza di un allenamento di tutti i muscoli. L'esempio di atleti vegani
che seguo sui social network (sono vegana pure io)”.
Mi piace questo messaggio da una vegana per coloro che pensano che si indebolisce o si diventa fragili, in realtà si tratta di un’alimentazione naturale, essenziale, con attenzione che sviluppa anche serenità mentale nella maggior parte delle persone. Interessante il fantastico e privilegiato mondo dell’ultratrial dove si raccontano storie e aneddoti bizzarri che coinvolgono e attraggono anche i più restii alla fatica.
Un'esperienza che ti da la convinzione che ce la puoi fare nello sport
e nella vita? “Se puoi correre per più di 24 ore non c'è nulla che tu
non possa affrontare, con il ritmo e gli strumenti giusti”.
Cosa pensano
familiari e amici della tua attività sportiva? “Molti miei amici
praticano lo stesso sport e le stesse distanze quindi ci capiamo molto bene.
Gli amici non sportivi sono abbastanza increduli. I miei familiari ammirano
quello che sono in grado di fare”.
Praticando sport di lunghe distanze, di
endurance, di ultratrail, si scopre di avere risorse nascoste e residue
inimmaginabili, si riesce ad andare avanti nonostante la fatica e le crisi che
diventano passeggere, controllabili e gestibili così come diventa
controllabile, gestibile e superabile questo lungo periodo di avversità e
scomodità per tutti noi ma con pazienza e fiducia ne usciremo e ritorneremo a
correre nello sport e nella vita.
Un episodio curioso o
divertente della tua attività sportiva? “Se mi alleno da sola in
montagna preparo con cura il mio percorso… poi di solito mi perdo. E faccio
belle scoperte”. Quali capacità, risorse, caratteristiche, qualità
possiedi nella pratica del tuo sport? “Sono molto resistente sia
fisicamente che mentalmente. Altri sono più forti, altri sono più veloci, ma io
non mollo. Tranne quando so che mi sto facendo del male e che non mi sto
divertendo per nulla (condizioni meteo troppo avverse, ecc.)”.
Attraverso lo sport si scopre un mondo
rispetto a sé stessi, agli altri, all’ambiente che ci circonda e a volte è
bello perdersi seguendo propri istinti, sentieri, percorsi alla scoperta di
odori, suoni, colori, animali, fiori e piante.
Che significa per te
praticare sport? “Libertà, salute, amicizie”.
Quali
sensazioni sperimenti facendo sport? “Sensazioni di libertà, di
gratitudine, di gioia, di orgoglio, di spingere i limiti un po' più in là”.
A cosa devi fare attenzione nella pratica del tuo sport? Quali sono le
difficoltà e i rischi? “Nella corsa in montagna ogni passo è un rischio.
Storte, strappi, cadute, ecc. Più sei allenato e reattivo, meno rischi. Ma
tornando da un infortunio per esempio bisogna stare attenti a recuperare molto
gradualmente. E accettare che certe cose forse non vanno più a posto”.
In montagna bisogna essere attenti e
cauti, ben allenati, non sottovalutare nessun pericolo ed essere attrezzati per
qualsiasi evenienza.
Cosa ti fa continuare a fare attività fisica? Hai
rischiato di mollare? “Amo avere un corpo allenato e forte. Fino adesso
non ho mai pensato di mollare. Se dovessi rinunciare al trail p.es. per
problemi articolari mi darei comunque all'escursionismo in qualche maniera”.
Ritieni utile lo psicologo nel tuo sport? Per quali aspetti e in quali fasi?
“Immagino che per un professionista l'aiuto di uno psicologo possa essere
importante. Per la mia attività amatoriale non ne ho mai avuto necessità, in un
senso perché l'attività fisica è la mia terapia”.
L'evento
sportivo della tua vita dove hai sperimentato le emozioni più belle? “L'ultra
trail del Lago d'Orta 120km 2018, che ho corso con due amici. Abbiamo
improvvisato questo trio alla partenza e ha funzionato molto bene. Ci siamo divertiti
molto e abbiamo pure ottenuto un risultato decente”.
L’ultratrail diventa un’esperienza
ambiziosa, faticosa, ma molto ricca e densa dal punto di vista esperienziale
dove si tratta di correre per ore e ore in percorsi di montagna attraversando luci
e ombre, giorno e notte, alba e tramonto.
Quale è stata la tua situazione
sportiva più difficile? “Lo Swiss Peaks Trail 2019 160km. Dovevo farlo
con gli stessi due amici ma hanno mollato di testa al primo ristoro e ho
proseguito da sola in condizioni meteo epiche. Tornavo da un grosso infortunio
alla caviglia e ci tenevo ad andare avanti ma ho mollato dopo 110km per il
troppo freddo preso e perché temevo di rifarmi male”.
Si cerca sempre di andare oltre, di
avvicinarsi al limite, di alzare l’asticella ma è altrettanto importante essere
in contatto con il proprio corpo, con le proprie sensazioni che trasmettono
messaggi importanti senza strafare e ogni tanto coccolandosi con adeguati
recuperi.
Come hai superato eventuali crisi, sconfitte, infortuni? “Crisi:
un passo dopo l'altro. Sconfitte: puntando sulla gara successiva. Infortuni:
allenando quello che posso continuare ad allenare. A fine luglio 2019 mi sono
procurata uno strappo dei legamenti alla caviglia, un medico frettoloso mi ha
detto che non avrei potuto correre per 6 settimane, dopo 6 settimane facevo i
110km di cui ho raccontato sopra. Grazie anche a un fisioterapista molto bravo
che ha creduto molto in me”.
Gli ultrarunner sembrano essere persone
particolari fuori dall’ordinario, hanno specificità e conoscenza adeguata del
proprio corpo con facilità maggiori nei recuperi ma più che altro una gran
forza mentale che li fa andare avanti leggeri fino al traguardo.
Un messaggio per avvicinare i ragazzi allo sport? “Fare sport è un privilegio. Sfruttatelo! Vi
regalerà emozioni indicibili, vi farà stare bene, vi farà sviluppare amicizie
sane".
Un messaggio per le donne del mondo? "Per le donne: siate forti e in salute prima di essere belle e magre,
ringraziate il cielo se vivete in un paese in cui potete fare sport liberamente”.
Mi viene da sorridere, bello il messaggio di
pensare non solamente a essere belle e magre ma anche un po’ atletiche e
sprovvedute. Grazie per queste simpatiche testimonianze che trasmettono belle e
piacevoli esperienze attraverso lo sport con amicizia che condivide fatica e
traguardi ma anche ritiri e rinunce senza stress, senza giudizi e senza
pressioni.
Una parola o una frase che ti aiuta a crederci e impegnarti?
“Unbreakable”.
Quanto credi in te stessa? “Nella corsa,
parecchio. Nella vita, è un altro discorso”.
Prossimi obiettivi e sogni realizzati e da realizzare? Come ti vedi a 50 anni? “Vorrei
ricominciare a gareggiare e abbattere il muro delle 100 miglia. Spero di
essere ancora più forte a 50 anni e di avere scoperto montagne in giro per il
mondo con la corsa”.
Sembra essere indistruttibile Barbara nello
sport e credo che anche nella vita ci sta lavorando per essere più sicura e
serena. Piacerebbe anche a me abbattere il muro delle 100 miglia, staremo a
vedere per entrambi nei prossimi periodi.
Come hai scelto la tua squadra e
che intenzioni hai? “Siamo una squadra di appassionati di montagna e di
natura”.
Cosa hai scoperto di te stessa nel praticare attività fisica?
“Che posso credere in me, che posso fare cose straordinarie”.
Hai un
riferimento? Ti ispiri a qualcuno? “Catra Corbett”.
All’età di 53 anni, Catra è diventata la
donna più anziana ad aver completato la tripla corona delle 200 miglia (Bigfoot
200, Tahoe 200 e Moab 240). Da giovane questa atleta ha avuto
problemi di tossicodipendenza e alcolismo, è stata anche arrestata, ma grazie
allo sport e la corsa in particolare ha trovato una nuova vita.
Psicologo,
Psicoterapeuta Gestalt ed EMDR
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