La
mente è la nostra forza ed è necessario allenarla ad affrontare sempre nuovi
ostacoli
Matteo SIMONE
Il TOR130 è una corsa a piedi di circa 142 km con dislivello positivo di circa 11030 m con partenza a Gressoney S.J. e arrivo a Courmayeur.
Il tempo massimo per concludere la prova è 44 ore. L’edizione
del 2019 è stata vinta da Giuliano Cavallo che ha stabilito anche il record
delle tre edizioni disputate in 23:01:25 precedendo Marco Bethaz 24:17:18 e Michael Dola 24:36:20.
La gara femminile è stata vinta da Marina
Cugnetto in 28:53:46 che ha preceduto Marie Berna 31:07:20 e Kaz Williams 32:22:44.
Di seguito approfondiamo la conoscenza di Marina attraverso risposte ad alcune
mie domande di un po’ di tempo fa.
Ti sei sentita campionessa nello
sport almeno un giorno della tua vita? “Non saprei neanche definire il
concetto di campionessa. Prima facevo uno sport di squadra e difficilmente ti
senti campionessa quando fai parte di un gruppo: in quel caso è l’insieme che
raggiunge degli obiettivi mai il singolo.
Nella corsa non ho moltissima esperienza
e anche con le vittorie che ho raggiunto non mi sono mai sentita arrivata, anzi!
Penso di dover fare ancora tanta strada prima di sentirmi una campionessa, ma
soprattutto credo di dovermi confrontare con realtà più professionistiche e
internazionali per poter capire veramente quanta strada ancora ho da fare”.
Dalle parole di Marina traspare che per lei il meglio
debba ancora arrivare, ha già tanta esperienza a livello di squadra ma ora
vuole andarsi a prendere belle soddisfazioni in uno sport individuale dove la fatica
è tanta ma con la passione e il duro allenamento si può arrivare ovunque come
sta già dimostrando vincendo una gara di ultratrail.
Qual
è stato il tuo percorso per diventare atleta? “Più che
il percorso per diventare atleta posso parlare del mio percorso nello sport
agonistico. Penso che sia iniziato il primo giorno che ho indossato una maglia
di una squadra: ho giocato a pallavolo a livello professionistico per un po’ di
anni e in quel contesto ho iniziato a coltivare la mia passione per lo sport ma
soprattutto per i sacrifici che lo sport richiede. Il cambiamento nella corsa è
avvenuto quest’anno. Da quando ho smesso di praticare la pallavolo per un
infortunio ho iniziato a fare gare di corsa di breve durata, eseguendo
allenamenti senza metodo, ciò nonostante raggiungendo risultati discreti.
Memore degli allenamenti pallavolistici mi chiedevo cosa sarebbe potuto
accadere se avessi iniziato ad allenarmi con rigore e costanza anche in questa
disciplina; ho quindi deciso di iniziare un percorso con un allenatore che mi
segue e che ha sicuramente dato una svolta nelle performance e nei risultati,
ma soprattutto nel mio approccio alla corsa e al trail running. Non so se mi ritengo un’atleta e se mai mi
sentirò tale nella corsa, ma penso che il mio spirito agonistico e competitivo
possa fare invidia a molti atleti… Dedico molto tempo ad allenarmi; sono alla
continua ricerca della perfezione in quello che faccio anche se riconosco i
miei limiti (anzi, a volte questa mia visione negativa di me stessa mi porta ad
autolimitarmi eccessivamente) e sicuramente questo lo inserirei tra le
caratteristiche di una mente “atletica”. Allo stesso tempo però, non credo di
aver abbastanza esperienza in questa disciplina (soprattutto a livello
competitivo) per definirmi un’atleta”.
Basta lavorare duramente in allenamento e non a casaccio, se hai un allenatore che ti indirizza e ti segue tutto è più
facile ed efficace nel raggiungimento della performance, e Marina sa che
significa fare sport a livello professionistico e non perde tempo ma vuol far
bene già da subito senza attendere troppo, perché ora è il momento di mettersi
in gioco e fare del proprio meglio. Mi sa che nel prossimo futuro sentiremo ancora parlare di Marina.
Nello sport chi e cosa contribuisce al tuo
benessere e performance? “Penso che ci sia una stretta
relazione tra benessere nelle relazioni, con le persone e con sé stessi, e
performance sportiva: se stai bene con te stessa, stai bene con gli altri e di
conseguenza anche nello sport riuscirai a raggiungere degli ottimi risultati.
Mi piace relazionarmi con gli altri e da queste relazioni cerco di trarre il
massimo per lo sport. Ho la fortuna di avere una famiglia numerosa che mi
sostiene in quel che faccio; un fidanzato che mi supporta e che è fortemente presente
sia dal lato sportivo che umano; non ho moltissimi amici stretti, ma i pochi
che ho sono persone speciali e anche loro contribuiscono enormemente nella mia
performance: penso che se qualcosa dovesse cambiare sicuramente anche i
risultati sportivi ne risentirebbero tantissimo. L’alimentazione è un altro
aspetto fondamentale ma non è certo una gran scoperta: senza energia non
pratichi sport.
Per me l’alimentazione è a volte un grosso problema essendo
celiaca e questo nelle performance incide moltissimo soprattutto se sono gare
lunghe dove l’alimentazione gioca un ruolo fondamentale.
Sto ancora cercando di
trovare una quadra nel poter riuscire ad alimentarmi sufficientemente in ogni
momento richiesto dal mio corpo. Infine il riposo: un aspetto che non tenevo molto in considerazione
quando non mi allenavo con metodo e che invece se utilizzato nella giusta
quantità può trasformare una brutta performance in una performance ottimale”.
Sembra che Marina abbia trovato il suo equilibrio e la formula
per il benessere e il successo nello sport, relazioni che supportano e buon
carburante per macinare chilometri tantissimi ma la cosa più importante che
tanti trascurano credo sia proprio l’adeguato riposo.
La gara dove hai sperimentato le
emozioni più belle? La tua gara più difficile? “Sicuramente il Tot Dret 130km x 12.000 d+ (sulla carta...dal gps risultava
parecchio più lunga) la mia gara più dura e quella più emozionante. Mi sono
iscritta un po’ per sfida personale sapendo che sarebbe stato quasi impossibile
finirla. Da qui la decisione di iniziare ad allenarmi “seriamente”. La gara è
stata un insieme di prime volte e di conseguenza anche le emozioni provate sono
state molto forti. Mi hanno fatto un video e rivederlo mi da tutte le volte i
brividi. Non credevo di finirla e soprattutto non credevo di vincerla!
Il superare
la linea dell’arrivo è stata sicuramente un’emozione bellissima. Tra le
emozioni più belle c’è stato il vedere i miei supporters nelle varie basi vita
che mi seguivano e mi sostenevano. Devo dire che ho passato molto tempo con me
stessa a correre/camminare e questo, inevitabilmente, mi ha portato a emozioni
forti. Per pochi secondi ho anche pianto...ho pensato a mio papà e quanto
sarebbe stato orgoglioso di quello che stavo facendo ma poi ho dovuto subito
ritornare a concentrarmi per non cadere. La sensazione più brutta è scaturita
dalla mia inesperienza nel correre per più giorni, il mio corpo non ha retto
molto bene il cambio tra un giorno all’altro e ho iniziato dopo alcune ore di
gara a non riuscire più a mangiare nulla...mi hanno detto che per almeno 10 ore
non ho toccato cibo!”.
Gli ultrarunner fanno esperienze considerate assurde ma
molto intense e ricche nel loro profondo, stanno molto tempo con sé stessi e
senza troppo distrarsi elaborano pensieri e situazioni in sospeso ma sempre
pronti a rifocalizzarsi sul percorso per non rischiare una caduta o di prendere
un sentiero alternativo errato.
Un messaggio rivolto ai ragazzi
per avvicinarsi allo sport? “Fare sport è il miglior modo di
sentirsi liberi, di farsi degli amici, di passare il tempo. Fare sport è la miglior
droga che si possa provare, da tante soddisfazioni, ti aiuta anche nelle altre attività
di tutti i giorni, è un’ottima palestra di vita”.
Cosa
ti dà la convinzione che ce la puoi fare? “Quando parto in gara non sono così
convinta; sono fin troppo autocritica. Ma quando sono in gioco, alla fine mi
piace giocare e, se riesco, anche vincere. Il mio spirito competitivo mi porta
a cercare di superare sempre la persona che ho davanti e spesso questa cosa non
mi fa percepire il tempo che passa e soprattutto lo sforzo. In questo, la testa
gioca un ruolo fondamentale. In ogni caso, so di avercela fatta quando ho
raggiunto il traguardo”.
Marina sembra essere una cacciatrice, va sempre avanti
soprattutto se davanti c’è un avversario e si ferma solo quando arriva al
traguardo. Concentrata nella sua prestazione non si accorge del tempo che passa
e nemmeno della fatica, è abituata alla competizione.
Le
sensazioni che sperimenti facendo sport (pre-gara, in gara, post-gara)? “La prima cosa è felicità;
diversamente non lo farei. Se la felicità non sovrastasse di gran lunga le
altre sensazioni smetterei di correre. Anche quando giocavo a pallavolo per me la cosa più importate era stare bene con le mie compagne e divertirmi. Nel
pre-gara sono molto concentrata, a volte mi si chiude un po’ lo stomaco ma
generalmente non vedo l’ora di partire...odio aspettare. Mi capita la stessa cosa
quando devo fare un giro nuovo con amici in luoghi che non conosco: ho sempre
tanta voglia di partire ed esplorare. Una cosa che non faccio in partenza è
ripercorrere il percorso mentalmente (soprattutto se già lo conosco): me lo
voglio tenere per la gara. In gara dipende da come sto ma spesso i primi 30
minuti sono necessari per spezzare un po’ il fiato e soprattutto per smetterla
di pensare ai polpacci che mi fanno male...purtroppo questa cosa non l’ho
ancora superata e spero che si affievolirà con il tempo. Dopo, le sensazioni
possono essere di vario tipo. cerco di non arrivare mai all’affanno e soprattutto
di godermi il paesaggio facendo attenzione a dove metto i piedi. Il post-gara
sono sempre molto euforica. Mi piace quando ci sono i momenti conviviali (pranzi/cene
con gli altri partecipanti) e si sta tutti insieme, se poi ho raggiunto il mio
obiettivo per quella gara o, meglio ancora, il podio sono ancora più contenta”.
Insomma diventa un grande viaggio esperienziale paesaggistico,
naturalistico ma anche molto emozionante e ricco di soddisfazione soprattutto
se si conquista un posto sul podio e a maggior ragione se si è in buona
compagnia.
Cosa dà e cosa toglie lo sport? A cosa devi
prestare attenzione nel tuo sport? “Cosa dà: soddisfazioni, felicità,
amicizie, nuove conoscenze, nuove esperienze, vedere posti nuovi, nuove
sensazioni ed emozioni...le novità in generale potrei metterle al primo
posto. Lo sport è anche stare insieme.
Sono nata con uno sport di squadra e forse è stato lo shock più grande passare
alla corsa, molto più individuale. Ma con il tempo sto amando anche questi
aspetti. Allo stress tempo mi piace correre insieme ad altre persone o fare una
camminata in compagnia. Non c’è niente di più bello di raggiungere una cima,
sedersi con i compagni di viaggio e mangiare qualcosa insieme con la vista a
ciò che ci circonda. Lo sport è ovviamente tanto sacrificio, frustrazione,
rinunce e cose che non vorresti che andassero in determinati modi, ma penso che
senza questi aspetti più negativi non ci godremmo così tanto gli aspetti più
belli. Mi piace la sensazione di benessere che si prova dopo uno sforzo tanto
intenso da portarti alla nausea ed è secondo me esplicativo della dicotomia
compensativa tra malessere e benessere nello sport.
Lo sport toglie anche tanto
tempo ad altre attività. Stare con gli amici, andare a delle feste, leggere un
libro, guardare la tv, insomma passare del tempo in modo diverso (anche pulir
casa, ma questo mi piace decisamente di meno). Sinceramente non mi pesa. Ho la
fortuna di condividere gran parte del mio tempo libero dalla corsa facendo
sport con il mio ragazzo che su questo mi completa e capisce alla grande. Se ho
del tempo libero per me stessa lo passo a leggere, la mia seconda passione. L’unica cosa che mi manca è il nuoto.
Purtroppo spesso mi trovo a dover scegliere e ovviamente scelgo la corsa ma
appena posso mi metto cuffia e costume e mi butto in acqua, l’unico mio modo di
estraniarmi completamente dal mondo”.
Insomma Marina sembra essere alla ricerca completa del
benessere attraverso lo sport che è il suo più grande orto da coltivare e per
di più in ottima compagnia.
Quali condizioni ti possono
indurre a fare una prestazione non ottimale? “L’ansia da prestazione,
l’alimentazione, la stanchezza, una litigata...in verità qualsiasi cosa può
influenzare una prestazione. Penso che l’unico modo per non influenzare una
prestazione sia vivere in una bolla, lontano da tutto e tutti. Questo potrebbe
avere molti vantaggi ma anche enormi svantaggi. Sicuramente l’esperienza aiuta
nel riuscire a modulare ogni eventuale effetto negativo che potrebbe
condizionare una prestazione”.
Come
superi eventuali crisi, sconfitte, infortuni? “Prima di tutto facendo leva sulla
forza interiore; nulla come noi stessi ci può far rialzare dopo una caduta. La
mente è la nostra forza ed è necessario allenarla ad affrontare sempre nuovi
ostacoli. Sicuramente anche in questo caso l’esperienza è fondamentale. Basti pensare
ad una crisi glicemica in gara; se non l’hai mai sperimentata difficilmente
saprai come gestirla. A forza di crisi glicemiche saprai prevenirle ed
evitarle. Così avviene per qualsiasi evento avverso. Anche un infortunio lo
affronti in modo diverso se sei abituata ad averne. L’importante è saper
ascoltare il proprio copro e capire quando fermarsi e dargli il tempo di
ricuperare; è inutile accanirsi, si peggiorano le cose”.
Sembra essere
tutto sotto controllo per Marina, sa come fare e cosa può ostacolare la
prestazione, importante è fare esperienza e apprendere sempre da tutto ciò che
succede senza scoraggiarsi.
C’è stato il rischio di incorrere nel
doping? Un messaggio per sconsigliarne l’uso? “Non mi è stato mai proposto
ufficialmente ma io stessa non mi metto nella condizione di farmelo proporre. Purtroppo
è sempre più utilizzato, soprattutto in sport di nicchia e meno conosciute e mi
chiedo perché. Spesso il limite tra farmaco, abuso di farmaci e doping è molto
sottile e le stesse persone che ne fanno uso non ne percepiscono le differenze.
Conosco tante persone che prima di una gara assumono antidolorifici per non
sentire eventuali dolori (che spesso non ci sono né in partenza, né si
presenteranno in gara) questo è doping? Io penso di sì. Fino a poco tempo fa ero
restia ad aggiungere i sali nella borraccia quando andavo ad allenarmi ad oggi
non solo aggiungo i sali, ma assumo gli amminoacidi per gli sforzi fisici e le
malto destrine quando gli sforzi sono molto intensi.
Cerco il più possibile di
evitare gel integratori o altri alimenti per sportivi privilegiando la torta
della mamma o pane e marmellata ma mi rendo conto che spesso è necessario integrare.
Mi sono informata prima di assumere qualsiasi cosa di nuovo; mi fa paura dover
dipendere da qualcosa e soprattutto inserire qualcosa nel mio corpo che può
essere nocivo. Sicuramente quando entri nel mondo delle gare e dello sport
professionistico sei obbligato ad integrare per evitare di consumare il proprio
corpo ma è fondamentale informarsi su ciò che assumiamo per capire quanto
quell’alimento/farmaco è buono per la nostra salute. La verità è che le persone
assumono qualsiasi cosa pur di andare più forte, pur di sopportare uno sforzo
ma mi chiedo se poi queste persone guardano ai proprio risultati sapendo che
quello che c’è scritto in verità è frutto di chimica, non di pura prestazione
fisica. Penso che nel momento in cui devi dipendere da un farmaco per poter
fare sport in quel caso si debba parlare di doping. Non so se esiste un modo
per sconsigliarne l’uso; una cosa è certa, è la coscienza che parla: io non
potrei mai essere contenta di quello che ho fatto se so di averlo fatto barando”.
Purtroppo bisogna cambiare la cultura delle cose
facili, se si fatica e si ha dolore sarebbe bene tenerselo un po’ e non
nasconderlo per accorciare i tempi di recupero utilizzando antinfiammatori o
altri medicinali, meglio abituare il fisico alla fatica e al dolore e poi
fisico e mente saranno in grado di adattarsi e competere senza preoccupazione.
Familiari
e amici cosa dicono circa il tuo sport? “Alcuni mi vedono come un’aliena,
altri hanno smesso di venire in montagna con me per paura di non starmi dietro
(questa è la cosa che mi dispiace di più). La mia famiglia è orgogliosa, a
tratti preoccupata per eventuali ripercussioni sul fisico nel lungo periodo ma
cerco di tranquillizzarli spiegando loro che investo nella preparazione fisica
proprio per evitare di avere problemi in futuro. Infine ci sono quelli che
pensano che sia insensato quello che faccio e che non può essere sport il
correre in montagna e che non c’è rispetto della montagna in quello che faccio;
vorrei che venissero una volta con me per capire qual è il mio rapporto con la
natura in generale”.
Cosa hai scoperto di te stessa nel
praticare attività fisica? “Diciamo che ho confermato una cosa
che già sapevo: ho un gran brutto caratteraccio e questo a volte si trasforma
in caparbietà e forza di volontà, aspetti importanti nello sport”.
Bella la montagna, da soli o in compagnia, di corsa o
in cammino.
Ritieni utile lo psicologo dello sport? Per
quali aspetti ed in quali fasi? “Penso che sia una figura molto
importante. Non ho mai avuto a che fare con uno psicologo sportivo ma già solo rispondere
a queste domande mi ha permesso di fermarmi ed analizzare alcuni aspetti della
mia vita sportiva. Spesso nella nostra ‘foga’ nel voler praticare sport ci
dimentichiamo di fermarci e pensare in profondità a quello che stiamo facendo. Penso
che sia importante per tutte le fasi di preparazione dell’atleta”.
Prossimi
obiettivi? Sogni realizzati e da realizzare? “Cerco di mettermi obiettivi
nell’anno così da concentrarmi al meglio. Sicuramente farò la CCC dell’UTMB e
altre gare (tra cui una alle Canarie a maggio) per arrivare il più possibile
preparata ad agosto. Se dovessi invece pensare a dei sogni futuri mi piacerebbe
poter partecipare un giorno all’UTMB. Un’altra gara che mi piacerebbe fare è
sicuramente il Trofeo Mezzalama in ricordo di mio padre ma anche per questo c’è
tempo. Il mio sogno a breve termine è riuscire a fare un viaggio in bici con il
mio ragazzo di qualche settimana; solo io lui e la nostra tenda in qualche
posto nuovo e magari al caldo. Ma soprattutto spero di poter continuare a fare sport
con questo spirito!”.
Approfitto per ringraziare Marina nel rispondere a
queste domande che aiutano a comprendere il mondo dell’atleta fatto di
passione, motivazione, fiducia, dubbi, crisi, vittorie, relazioni, sogni e tanto
altro. In effetti rispondere a queste domande aiuta anche a riflettere, a
comprendere la propria vita, il proprio essere, il proprio fare, proprie scelte
e rinunce, propositi e tanto altro. Un buon punto di partenza per continuare a
vivere in contatto con propri bisogni ed esigenze e mobilitando energie per
trasformare sogni in realtà.
Ti ispiri a qualcuno? “A seconda di quello che faccio
sicuramente faccio riferimento a qualcuno. La prima è la mia mamma, il mio
esempio di forza e caparbietà. Nella corsa mi piace guardare i video dei
maratoneti soffermandomi sulla perfezione dei loro movimenti. Francesca Canepa
è il mio ideale di ultra runner a cui faccio riferimento; ho avuto il piacere
di gareggiare contro di lei in una gara e se devo essere sincera vederla
correre è uno spettacolo. Un’altra donna che seguo molto è la vincitrice
dell’UTMB 2019 Courtney Dauwalter, un esempio di come lo sport debba essere
preso con la giusta dose di simpatia e stile”.
Mi piace di Marina che è molto legata alla sua famiglia,
al suo ragazzo, la mamma e il papà che non c’è più ma è sempre nei suoi
pensieri. Riguardo Francesca Canepa anch’io ho avuto modo di seguire le sue
vicende sportive facendole a volte delle interviste che riporto nei miei libri “Ultramaratoneti e
gare estreme” e “Lo sport delle donne”, editi da Prospettiva Editrice. Inoltre
Francesca è menzionata nel mio libro “Maratoneti e ultrarunner”, Edizioni
Psiconline.
Una parola o frase che ti aiuta nei momenti
difficili? “Una frase che ci ripetiamo sempre io e la mia amica
di avventure quando ci troviamo in una situazione difficile o difficoltosa: ‘Tutto
allenamento!’ L’altra frase che invece mi ripeto quando mi trovo
in un momento difficile della gara: ‘Anche le altre in questo momento stanno
faticando tanto quanto te!’”.
Come
sei cambiata attraverso lo sport? “Ogni sport richiede una fisicità a
sé. Quando praticavo la pallavolo ero decisamente più massiccia; adesso che
pratico più corsa e che faccio attività fisica di rinforzo specifica sono più
longilinea ma tonica. Vorrei avere braccia più muscolose, ma ci stiamo lavorando!
Anche a livello psicologico ogni sport crea in noi stessi dei meccanismi di
adattamento differenti a seconda del tipo di sport; per esempio giocare in
squadra o correre una gara in solitaria richiede alcune capacità completamente
differenti. Mentalmente, con il tempo, ho imparato ad affrontare gli ostacoli
in modo diverso ma non so se questo è dovuto al cambio di sport o al fatto che
sto crescendo”.
Ogni ostacolo da superare è una palestra per gli
ostacoli più difficili. Credo che Marina stia crescendo ed evolvendo attraverso
lo sport che sia di squadra o individuale ma comunque faticoso e non
impossibile.
Cosa hai scoperto di te? “Che ho una resistenza enorme e che
sono più testarda di quanto non pensassi. Ma soprattutto che la mi ricerca di
perfezione un po’ insita nel mio carattere non posso non trasportarla anche
nell’attività sportiva”.
Come
ti vedi a 50 anni? “Sempre attiva. Magari con una bici super attrezzata
per viaggi lunghi alla ricerca di nuovi itinerari e luoghi da scoprire”.
Non escluderei per Marina anche una gara di Ironman,
considerato che la corsa non la teme e che ha anche la passione del nuoto e
della bici.
Segnalo alcuni miei libri pubblicati: Correre con la mente; Il piacere di correre oltre; Cosa spinge
le persone a fare sport?; Maratoneti
e ultrarunner; Lo sport delle donne;
Sport, benessere e performance; Sviluppare la
resilienza; Doping Il cancro dello
sport; O.R.A. Obiettivi, Risorse,
Autoefficacia; Psicologia dello sport
e dell’esercizio fisico.
Psicologo,
Psicoterapeuta, Terapeuta EMDR
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