Le donne sono creature dalla forza di
volontà incredibile
Matteo SIMONE
Lo sport si può scoprire in tenera età ma poi non si sa se la passione e la motivazione restano costanti, aumentano o diminuiscono.
E' importante fare quello che si sente di fare senza imposizioni,
senza pressioni ma con la libertà di mettersi in gioco, di sperimentarsi e di
crearsi un proprio futuro.
Ilaria, mezzofondista dell’Asd Romatletica
Footworks, di seguito racconta la sua esperienza sportiva rispondendo ad alcune
mie domande.
Qual è stato il tuo percorso per diventare atleta? “Ho
iniziato a vivere nel mondo della corsa che ero piccolissima, seguivo i miei
genitori atleti in giro per l’Italia che conquistavano i titoli italiani Master
di atletica e non vedevo l’ora di poter seguire le loro orme perciò fin da
subito ho iniziato ad amare lo sport, la corsa e le gare. Mia madre è stata la
mia prima allenatrice ed ero iscritta alla società di atletica fondata da mio
padre: Atletica Castello Sora. Dopo pochi anni però ho lasciato tutto in quanto
lo stress delle gare era diventato per me insostenibile.
Il mio ritorno alla
corsa qualche anno dopo ha visto una passione del tutto diversa e molto più
forte perché era nata in me senza condizionamento alcuno. Avevo deciso di
rimettermi in gioco, volevo movimentare la mia vita ed avere nuovi obiettivi.
Sapevo di dover ripartire da zero e che la strada era tutta in salita ma questo
non mi scoraggiava affatto, anzi mi accendeva emozioni e stimoli che non avevo
da tempo. Ripresi a correre il giorno di Natale, avevo 25 anni, e da quel
giorno niente mi ha mai più fermato”.
Ilaria ha i seguenti Personal Best: 800m:
2’19”09 – Rieti; 10.000m: 38’33”24 – Ostia; 1500m: 4’47”91 – Rieti; 3000m: 10’32”11
– Roma; 5000m: 18’28”07 – Roma. Ma la cosa più importante è che ha ancora tanta
voglia di correre.
Come sei cambiata attraverso lo sport? “Lo sport
mi ha cambiato molto sia fisicamente che caratterialmente. Fisicamente mi ha
reso molto forte, infatti ora riesco a svolgere allenamenti durissimi e gare
difficili che prima erano impensabili per me. Caratterialmente mi ha insegnato
a guadagnarmi i miglioramenti con il duro lavoro, perché sono tra quelle
persone che non ha mai avuto un buon risultato ‘gratis’”.
Lo sport non regala niente, bisogna sapersi impegnare e meritarsi traguardi e successi con lavoro quotidiano e pianificazione di allenamenti e gare.
Lo sport non regala niente, bisogna sapersi impegnare e meritarsi traguardi e successi con lavoro quotidiano e pianificazione di allenamenti e gare.
Hai sperimentato l'esperienza del
limite nelle tue gare? “Io sperimento il mio limite ad ogni gara, quando
gareggio do sempre il massimo e lo faccio anche in allenamento”.
Nello
sport chi ha contribuito al tuo benessere e/o performance? “Credo
che il contributo principale lo abbiano dato i miei allenatori. Ho sempre
aspirato ad avere risultati di qualità e non mi sono mai accontentata di schede
o consigli di amici, ho sempre cercato allenatori competenti e preparati, e
anche con esperienza sul campo”.
Ilaria ha le idee chiare, sa quello che
vuole e cerca di ottenerlo con serietà e affidandosi ai massimi esperti.
La gara della tua vita dove hai sperimentato le emozioni più belle?
“Devo dire di avere almeno sei o sette gare davvero importanti, alcune per
motivi sentimentali altre per motivi di prestazione. La prima, in ordine cronologico,
è stata quando avevo 11 anni. Era una gara scolastica, la Coppa Speranze Fiat,
a Cassino, e i miei genitori che mi seguivano negli allenamenti mi avevano
rassicurato che sarei andata benissimo perché ero molto forte. La gara
consisteva in un cross lungo un chilometro.
Alla partenza eravamo tantissime,
ricordo che quando il giudice ci diede il via il gruppone mi assorbì del tutto
e io sparii rovinosamente tra la folla di bambine che correvano come missili.
A un certo punto il percorso entrava in un boschetto per poi uscire duecento
metri dopo, quando la gara era quasi finita. Il gruppone compatto di bambine
entrò nel boschetto (me compresa) e dopo poco uscii solo io, tutte le altre
dietro e di parecchio. Ricordo lo speaker che mi chiamava vincitrice, e la
professoressa che mi aspettava all’arrivo in lacrime”.
Bellissimo aneddoto con tanti aspetti
psicologici che emergono e che spiegano cosa c’è dietro lo sport e soprattutto
dietro un atleta già in tenera età che può iniziare uno sport con gioco e poi
passare gradualmente all’agonismo con l’ausilio di familiari e allenatori che
alleviano lo stress e danno tanto coraggio. Bella l’immagine di essere
assorbiti dalla massa e poi di uscire da sola davanti a tutti, questa rimane a
vita per incrementare l’autoefficacia qualora ce ne volesse bisogno.
Una frase o parola che ti aiuta nelle difficoltà? “Un piccolo passo alla
volta”.
Cosa dicono familiari e amici della tua attività sportiva? “I
miei familiari sono sportivi come me, mi appoggiano in tutto e sono orgogliosi
di me. I miei amici sono orgogliosi, le amiche anche lo sono. Sono stata in
passato vittima di commenti negativi sulla mia magrezza dovuta alla corsa, ma
ormai è una fase superata. Non sono troppo magra io, sono le persone ad essere
disabituate a vedere atleti”.
Sorrido leggendo questa risposta perché
infatti è così un po’ per tutti gli atleti soprattutto quelli che corrono,
importante è che davvero non ci si fissi sul peso che fa perdere preziosi
secondi al chilometro. Si supera tutto, si diventa forti e resilienti e si
continua per la propria strada.
Cosa hai scoperto di te stessa praticando
sport? “Ho scoperto di essere aggressiva, competitiva e combattiva,
anche perseverante e paziente, caratteristiche che nella vita di tutti i giorni
non mostro affatto. Nella quotidianità infatti sono molto insicura, e spesso
non porto a termine un progetto perché credo di non esserne all’altezza”.
Sembra che Ilaria nello sport abbia
trovato il suo confort, benessere e successo ora tutto ciò può essere possibile
anche nella quotidianità partendo dalle motivazioni nel fare qualcos’altro, se
è presenta questa si può fare tutto, credendoci e portando a termine ogni
impegno che si ritiene importante e valido.
Quali sensazioni sperimenti
facendo sport (allenamento, pre-gara, gara, post-gara? “Le sensazioni
che provo prima di una gara dipendono da quanto mi sento allenata e pronta per
la competizione. Sono molto severa con me stessa e molto razionale, perciò se
so di essere preparata perfettamente, sulla linea di partenza sarò determinata
e concentrata. Non sempre è così, non sono sempre in forma quando gareggio, e
in quei casi so che sarà un buon allenamento e affronto la gara comunque con un
atteggiamento meno pretenzioso. Le sensazioni in particolare sono spesso di
fatica talmente forte che qualche volta ho pensato di morire o di ritirarmi o
di mollare, ma ho imparato che se supero questo momento e resisto, poi con il
sopraggiungere del finale della gara torno in me e l’adrenalina mi regala
sempre una buona volata”.
La consapevolezza è una grande chiave di
lettura soprattutto in gara dove a volte bisogna capire e conoscersi per non
mollare e per insistere fino alla fine credendoci e fidandosi fino alla fine.
Quali sono i tuoi pensieri in allenamento e in gara? “In allenamento spesso
devo fare un lavoro mentale parallelo a quello fisico. Quando devo svolgere
lavori di quantità in particolare non voglio mai pensare alla totalità
dell’allenamento, ma devo focalizzare uno step per volta, o meglio, una prova
per volta. Ad esempio, quando devo fare otto volte i mille metri, non penso mai
alla totalità del lavoro, ma mi concentro sul singolo. Il mio pensiero è: devo
fare un mille. Dopo averlo fatto, penso di nuovo che devo fare un mille. Solo
quando ne ho fatti più della metà inizio a pensare alla totalità del lavoro e
riesco a portarlo a termine senza spavento. Mi alleno da sola quasi sempre
quindi non è facile gestire i pensieri quando non hai nessuno con cui
condividerli. In gara vale lo stesso discorso, ragiono frammentando la gara in
tante parti, solo così riesco a sentire il controllo”.
Questo è un buon approccio che permette di
non fasciarsi la testa già dall’inizio, permette di affrontare qualsiasi cosa
un po’ per volta, un passo alla volta, così come si affrontano le
ultramaratone, così come si affronta questo lungo periodo di crisi e di
avversità dovuto alla pandemia, giorno per giorno, ora per ora, chilometro per chilometro.
La tua gara più estrema o più difficile? “Ho corso
diverse gare in condizioni estreme o difficili, ma se devo pensare alla gara
più estrema o difficile non mi viene in mente quella in cui diluviava ed avevo
il fango fino alle ginocchia, ma quella in cui non mi sono sentita molto bene,
in cui ho sofferto troppo, in cui ho avuto sensazioni negative, pensieri
scoraggianti e voglia di essere altrove. Ce ne sono state diverse di gare così,
e mi hanno devastato a livello sia fisico che mentale perché è evidente che non
ero nella condizione di poter gareggiare, magari per i motivi più impensati.
Dopo queste gare alcune volte ho reagito con molta voglia di prendermi la
rivincita, altre volte ho avuto bisogno di qualche giorno di riposo”.
Lo sport non è tutto rose e fiori ma è
tanta esperienza che può fortificare così come può indebolire la persona, è
importante elaborare sempre l’accaduto e prendere la parte buona che può essere
utile a conoscersi meglio, a capire cosa si è fatto , cosa si sta facendo, come
sta procedendo, come e quali sono le motivazioni e la voglia di continuare
nonostante tutto.
Cosa ti ha fatto mollare o cosa ti fa continuare a fare
sport? “L’unica cosa che mi fa mollare è il caldo. La mancanza di forze
che mi causa il caldo mi porta a mollare ogni anno un paio di mesi, per poi
riprendere con tutte le difficoltà che il periodo di fermo comporta”.
È sempre più importante sviluppare sempre
più consapevolezza delle proprie capacità, qualità, caratteristiche, risorse e
anche limiti per capire come potenziare le parti deboli e scegliere gare e periodi
più vantaggiosi e meno stressanti o traumatici.
Come hai superato eventuali
crisi, sconfitte, infortuni? “Ho avuto pochissimi infortuni, ma anche io
spesso mollo un po' e devo ricominciare da zero. Riesco a riprendere sempre
perché mi pongo obiettivi arrivabili lungo il mio percorso di ripresa, io sono dell’idea
che bisogna fare un piccolo passo per volta, ed è proprio così che faccio. Non
guardo mai l’obiettivo finale, ma quello parziale. Quando inizio a sentirmi
meglio, allora sì che inizio a guardare più lontano”.
Il goal setting è un ottimo punto di
partenza, un’accurata definizione di obiettivi a breve, medio e lungo termine e
poi sviluppare un piano di allenamenti per arrivarci un passo alla volta, con
allenamenti duri e faticosi, appropriati test, con accortezza e dovuti
recuperi, integrazione adeguata e rimodulare sempre in base a quello che
succede durante il percorso. In questo periodo di pandemia, per esempio per ora
è tutto fermo si tratta di congelare eventuali obiettivi futuri e focalizzarsi
giorno per giorno per sopravvivere e per mantenere un minimo di forma fisica
anche per non appesantirsi.
Un tuo messaggio rivolto ai ragazzi per
avvicinarli allo sport? “Non saprei cosa dire ai ragazzi, credo che abbiano
abbastanza stimoli per trovare da soli un motivo per provare ad avvicinarsi
allo sport. Se non lo trovano non è perché qualcuno non li ha stimolati, ma
perché non sono interessati, e questo è un loro diritto. Non amo persuadere le
persone a fare qualcosa, deve partire da ciascuno di loro. Da piccola ho
desiderato fortemente studiare il pianoforte nonostante nessuno mi abbia mai
detto nulla della musica, e la mia famiglia fosse del tutto estranea al mondo
musicale”.
Beh! Hai detto anche tanto, importante
sono stimoli propri e naturali e poi ha già raccontato l’aneddoto della gara
dove ti sei trovata avanti a tutti che potrebbe incuriosire i più giovani a
giocare a buttarsi nella mischia con coraggio e fiducia.
Per quali aspetti e in quali fasi ritieni utile lo
psicologo nello sport? ? “Ritengo molto
utile la figura di uno psicologo, mi avrebbe aiutato molto in questi anni in
cui ho dovuto fare tutto da sola. Le motivazioni, il coraggio, la grinta e la
fiducia in me stessa le ho dovute trovare da sola dentro di me e non è stato
facile. Conosco molte ragazze che hanno grosse potenzialità ma non le tireranno
mai fuori. Ho allenato una squadra di calcetto femminile in cui prima di ogni
partita, nello spogliatoio, si dicevano tra loro che le avversarie erano troppo
forti, e puntualmente perdevano contro delle squadre più scarse di loro”.
Possiamo dire che Ilaria ha fatto quasi
tutto da sola e si è dimostrata alquanto resiliente continuando a praticare
questo sport di impegno e determinazione.
Sogni realizzati e da realizzare? “Il mio sogno sarebbe stato fare
il minimo per i Campionati Italiani in pista, ma non l’ho realizzato. Non so se
lo realizzerò mai, di sicuro non ho lasciato nulla di intentato”.
Come ti vedi a 50 anni? “A 50 anni mi vedo in splendida forma, ma non più in
gara”.
Un messaggio per le donne del mondo? “Non
ho messaggi per le donne nel mondo. Le donne sono creature dalla forza di
volontà incredibile, tutte le donne che hanno voluto fortemente seguire un
sogno, hanno sfidato qualsiasi avversità per realizzarlo. Tutte le donne che
non lo hanno fatto, vuol dire che non lo volevano fortemente”.
Sembra essere molto modesta Ilaria, ma ha
moltissima esperienza da poter inviare brevi messaggi ma utili e significativi. La forza delle donne l’ho colta anch’io da tantissime interviste e alcune delle
quali è possibile leggerle nel mio libro “Lo sport delle donne”, edito
da Prospettiva Editrice.
Un’intervista a Ilaria è riportata nel mio libro "Correre con la mente. Perché correre? Come iniziare? Superare le avversità, raggiungere obiettivi, realizzare sogni", pubblicato da Progetto Cultura
Matteo SIMONE 380.4337230 - 21163@tiscali.it
Psicologo, Psicoterapeuta Gestalt ed EMDR
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