venerdì 17 aprile 2020

Ilaria Tersigni: Fin da subito ho iniziato ad amare lo sport, la corsa e le gare

Le donne sono creature dalla forza di volontà incredibile
Matteo SIMONE 

Lo sport si può scoprire in tenera età ma poi non si sa se la passione e la motivazione restano costanti, aumentano o diminuiscono. 

E' importante fare quello che si sente di fare senza imposizioni, senza pressioni ma con la libertà di mettersi in gioco, di sperimentarsi e di crearsi un proprio futuro.
Ilaria, mezzofondista dell’Asd Romatletica Footworks, di seguito racconta la sua esperienza sportiva rispondendo ad alcune mie domande.
Qual è stato il tuo percorso per diventare atleta?Ho iniziato a vivere nel mondo della corsa che ero piccolissima, seguivo i miei genitori atleti in giro per l’Italia che conquistavano i titoli italiani Master di atletica e non vedevo l’ora di poter seguire le loro orme perciò fin da subito ho iniziato ad amare lo sport, la corsa e le gare. Mia madre è stata la mia prima allenatrice ed ero iscritta alla società di atletica fondata da mio padre: Atletica Castello Sora. Dopo pochi anni però ho lasciato tutto in quanto lo stress delle gare era diventato per me insostenibile. 
Il mio ritorno alla corsa qualche anno dopo ha visto una passione del tutto diversa e molto più forte perché era nata in me senza condizionamento alcuno. Avevo deciso di rimettermi in gioco, volevo movimentare la mia vita ed avere nuovi obiettivi. Sapevo di dover ripartire da zero e che la strada era tutta in salita ma questo non mi scoraggiava affatto, anzi mi accendeva emozioni e stimoli che non avevo da tempo. Ripresi a correre il giorno di Natale, avevo 25 anni, e da quel giorno niente mi ha mai più fermato”.

Ilaria ha i seguenti Personal Best: 800m: 2’19”09 – Rieti; 10.000m: 38’33”24 – Ostia; 1500m: 4’47”91 – Rieti; 3000m: 10’32”11 – Roma; 5000m: 18’28”07 – Roma. Ma la cosa più importante è che ha ancora tanta voglia di correre.
Come sei cambiata attraverso lo sport?Lo sport mi ha cambiato molto sia fisicamente che caratterialmente. Fisicamente mi ha reso molto forte, infatti ora riesco a svolgere allenamenti durissimi e gare difficili che prima erano impensabili per me. Caratterialmente mi ha insegnato a guadagnarmi i miglioramenti con il duro lavoro, perché sono tra quelle persone che non ha mai avuto un buon risultato ‘gratis’”.

Lo sport non regala niente, bisogna sapersi impegnare e meritarsi traguardi e successi con lavoro quotidiano e pianificazione di allenamenti e gare.
Hai sperimentato l'esperienza del limite nelle tue gare?Io sperimento il mio limite ad ogni gara, quando gareggio do sempre il massimo e lo faccio anche in allenamento”. 
Nello sport chi ha contribuito al tuo benessere e/o performance?Credo che il contributo principale lo abbiano dato i miei allenatori. Ho sempre aspirato ad avere risultati di qualità e non mi sono mai accontentata di schede o consigli di amici, ho sempre cercato allenatori competenti e preparati, e anche con esperienza sul campo”.

Ilaria ha le idee chiare, sa quello che vuole e cerca di ottenerlo con serietà e affidandosi ai massimi esperti.
La gara della tua vita dove hai sperimentato le emozioni più belle?Devo dire di avere almeno sei o sette gare davvero importanti, alcune per motivi sentimentali altre per motivi di prestazione. La prima, in ordine cronologico, è stata quando avevo 11 anni. Era una gara scolastica, la Coppa Speranze Fiat, a Cassino, e i miei genitori che mi seguivano negli allenamenti mi avevano rassicurato che sarei andata benissimo perché ero molto forte. La gara consisteva in un cross lungo un chilometro.
Alla partenza eravamo tantissime, ricordo che quando il giudice ci diede il via il gruppone mi assorbì del tutto e io sparii rovinosamente tra la folla di bambine che correvano come missili. A un certo punto il percorso entrava in un boschetto per poi uscire duecento metri dopo, quando la gara era quasi finita. Il gruppone compatto di bambine entrò nel boschetto (me compresa) e dopo poco uscii solo io, tutte le altre dietro e di parecchio. Ricordo lo speaker che mi chiamava vincitrice, e la professoressa che mi aspettava all’arrivo in lacrime”.

Bellissimo aneddoto con tanti aspetti psicologici che emergono e che spiegano cosa c’è dietro lo sport e soprattutto dietro un atleta già in tenera età che può iniziare uno sport con gioco e poi passare gradualmente all’agonismo con l’ausilio di familiari e allenatori che alleviano lo stress e danno tanto coraggio. Bella l’immagine di essere assorbiti dalla massa e poi di uscire da sola davanti a tutti, questa rimane a vita per incrementare l’autoefficacia qualora ce ne volesse bisogno.
Una frase o parola che ti aiuta nelle difficoltà?Un piccolo passo alla volta”. 
Cosa dicono familiari e amici della tua attività sportiva?I miei familiari sono sportivi come me, mi appoggiano in tutto e sono orgogliosi di me. I miei amici sono orgogliosi, le amiche anche lo sono. Sono stata in passato vittima di commenti negativi sulla mia magrezza dovuta alla corsa, ma ormai è una fase superata. Non sono troppo magra io, sono le persone ad essere disabituate a vedere atleti”.

Sorrido leggendo questa risposta perché infatti è così un po’ per tutti gli atleti soprattutto quelli che corrono, importante è che davvero non ci si fissi sul peso che fa perdere preziosi secondi al chilometro. Si supera tutto, si diventa forti e resilienti e si continua per la propria strada.
Cosa hai scoperto di te stessa praticando sport?Ho scoperto di essere aggressiva, competitiva e combattiva, anche perseverante e paziente, caratteristiche che nella vita di tutti i giorni non mostro affatto. Nella quotidianità infatti sono molto insicura, e spesso non porto a termine un progetto perché credo di non esserne all’altezza”.

Sembra che Ilaria nello sport abbia trovato il suo confort, benessere e successo ora tutto ciò può essere possibile anche nella quotidianità partendo dalle motivazioni nel fare qualcos’altro, se è presenta questa si può fare tutto, credendoci e portando a termine ogni impegno che si ritiene importante e valido.
Quali sensazioni sperimenti facendo sport (allenamento, pre-gara, gara, post-gara? Le sensazioni che provo prima di una gara dipendono da quanto mi sento allenata e pronta per la competizione. Sono molto severa con me stessa e molto razionale, perciò se so di essere preparata perfettamente, sulla linea di partenza sarò determinata e concentrata. Non sempre è così, non sono sempre in forma quando gareggio, e in quei casi so che sarà un buon allenamento e affronto la gara comunque con un atteggiamento meno pretenzioso. Le sensazioni in particolare sono spesso di fatica talmente forte che qualche volta ho pensato di morire o di ritirarmi o di mollare, ma ho imparato che se supero questo momento e resisto, poi con il sopraggiungere del finale della gara torno in me e l’adrenalina mi regala sempre una buona volata”.

La consapevolezza è una grande chiave di lettura soprattutto in gara dove a volte bisogna capire e conoscersi per non mollare e per insistere fino alla fine credendoci e fidandosi fino alla fine.
Quali sono i tuoi pensieri in allenamento e in gara?In allenamento spesso devo fare un lavoro mentale parallelo a quello fisico. Quando devo svolgere lavori di quantità in particolare non voglio mai pensare alla totalità dell’allenamento, ma devo focalizzare uno step per volta, o meglio, una prova per volta. Ad esempio, quando devo fare otto volte i mille metri, non penso mai alla totalità del lavoro, ma mi concentro sul singolo. Il mio pensiero è: devo fare un mille. Dopo averlo fatto, penso di nuovo che devo fare un mille. Solo quando ne ho fatti più della metà inizio a pensare alla totalità del lavoro e riesco a portarlo a termine senza spavento. Mi alleno da sola quasi sempre quindi non è facile gestire i pensieri quando non hai nessuno con cui condividerli. In gara vale lo stesso discorso, ragiono frammentando la gara in tante parti, solo così riesco a sentire il controllo”.

Questo è un buon approccio che permette di non fasciarsi la testa già dall’inizio, permette di affrontare qualsiasi cosa un po’ per volta, un passo alla volta, così come si affrontano le ultramaratone, così come si affronta questo lungo periodo di crisi e di avversità dovuto alla pandemia, giorno per giorno, ora per ora, chilometro per chilometro.
La tua gara più estrema o più difficile?Ho corso diverse gare in condizioni estreme o difficili, ma se devo pensare alla gara più estrema o difficile non mi viene in mente quella in cui diluviava ed avevo il fango fino alle ginocchia, ma quella in cui non mi sono sentita molto bene, in cui ho sofferto troppo, in cui ho avuto sensazioni negative, pensieri scoraggianti e voglia di essere altrove. Ce ne sono state diverse di gare così, e mi hanno devastato a livello sia fisico che mentale perché è evidente che non ero nella condizione di poter gareggiare, magari per i motivi più impensati. Dopo queste gare alcune volte ho reagito con molta voglia di prendermi la rivincita, altre volte ho avuto bisogno di qualche giorno di riposo”.

Lo sport non è tutto rose e fiori ma è tanta esperienza che può fortificare così come può indebolire la persona, è importante elaborare sempre l’accaduto e prendere la parte buona che può essere utile a conoscersi meglio, a capire cosa si è fatto , cosa si sta facendo, come sta procedendo, come e quali sono le motivazioni e la voglia di continuare nonostante tutto.
Cosa ti ha fatto mollare o cosa ti fa continuare a fare sport?
L’unica cosa che mi fa mollare è il caldo. La mancanza di forze che mi causa il caldo mi porta a mollare ogni anno un paio di mesi, per poi riprendere con tutte le difficoltà che il periodo di fermo comporta”.

È sempre più importante sviluppare sempre più consapevolezza delle proprie capacità, qualità, caratteristiche, risorse e anche limiti per capire come potenziare le parti deboli e scegliere gare e periodi più vantaggiosi e meno stressanti o traumatici.
Come hai superato eventuali crisi, sconfitte, infortuni?Ho avuto pochissimi infortuni, ma anche io spesso mollo un po' e devo ricominciare da zero. Riesco a riprendere sempre perché mi pongo obiettivi arrivabili lungo il mio percorso di ripresa, io sono dell’idea che bisogna fare un piccolo passo per volta, ed è proprio così che faccio. Non guardo mai l’obiettivo finale, ma quello parziale. Quando inizio a sentirmi meglio, allora sì che inizio a guardare più lontano”.

Il goal setting è un ottimo punto di partenza, un’accurata definizione di obiettivi a breve, medio e lungo termine e poi sviluppare un piano di allenamenti per arrivarci un passo alla volta, con allenamenti duri e faticosi, appropriati test, con accortezza e dovuti recuperi, integrazione adeguata e rimodulare sempre in base a quello che succede durante il percorso. In questo periodo di pandemia, per esempio per ora è tutto fermo si tratta di congelare eventuali obiettivi futuri e focalizzarsi giorno per giorno per sopravvivere e per mantenere un minimo di forma fisica anche per non appesantirsi.
Un tuo messaggio rivolto ai ragazzi per avvicinarli allo sport? “Non saprei cosa dire ai ragazzi, credo che abbiano abbastanza stimoli per trovare da soli un motivo per provare ad avvicinarsi allo sport. Se non lo trovano non è perché qualcuno non li ha stimolati, ma perché non sono interessati, e questo è un loro diritto. Non amo persuadere le persone a fare qualcosa, deve partire da ciascuno di loro. Da piccola ho desiderato fortemente studiare il pianoforte nonostante nessuno mi abbia mai detto nulla della musica, e la mia famiglia fosse del tutto estranea al mondo musicale”.

Beh! Hai detto anche tanto, importante sono stimoli propri e naturali e poi ha già raccontato l’aneddoto della gara dove ti sei trovata avanti a tutti che potrebbe incuriosire i più giovani a giocare a buttarsi nella mischia con coraggio e fiducia.
Per quali aspetti e in quali fasi ritieni utile lo psicologo nello sport? ? “Ritengo molto utile la figura di uno psicologo, mi avrebbe aiutato molto in questi anni in cui ho dovuto fare tutto da sola. Le motivazioni, il coraggio, la grinta e la fiducia in me stessa le ho dovute trovare da sola dentro di me e non è stato facile. Conosco molte ragazze che hanno grosse potenzialità ma non le tireranno mai fuori. Ho allenato una squadra di calcetto femminile in cui prima di ogni partita, nello spogliatoio, si dicevano tra loro che le avversarie erano troppo forti, e puntualmente perdevano contro delle squadre più scarse di loro”.

Possiamo dire che Ilaria ha fatto quasi tutto da sola e si è dimostrata alquanto resiliente continuando a praticare questo sport di impegno e determinazione.
Sogni realizzati e da realizzare? Il mio sogno sarebbe stato fare il minimo per i Campionati Italiani in pista, ma non l’ho realizzato. Non so se lo realizzerò mai, di sicuro non ho lasciato nulla di intentato”. 
Come ti vedi a 50 anni?A 50 anni mi vedo in splendida forma, ma non più in gara”. 
Un messaggio per le donne del mondo?Non ho messaggi per le donne nel mondo. Le donne sono creature dalla forza di volontà incredibile, tutte le donne che hanno voluto fortemente seguire un sogno, hanno sfidato qualsiasi avversità per realizzarlo. Tutte le donne che non lo hanno fatto, vuol dire che non lo volevano fortemente”.

Sembra essere molto modesta Ilaria, ma ha moltissima esperienza da poter inviare brevi messaggi ma utili e significativi. La forza delle donne l’ho colta anch’io da tantissime interviste e alcune delle quali è possibile leggerle nel mio libro “Lo sport delle donne”, edito da Prospettiva Editrice.
Un’intervista a Ilaria è riportata nel mio libro "Correre con la mente. Perché correre? Come iniziare? Superare le avversità, raggiungere obiettivi, realizzare sogni", pubblicato da Progetto Cultura 

Matteo SIMONE 380.4337230 - 21163@tiscali.it
Psicologo, Psicoterapeuta Gestalt ed EMDR

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