Matteo Simone
Il Tor Des Geants, 330km 24.000 D+, sulle Alte Vie della Valle d’Aosta con partenza ed arrivo a Courmayeur, è considerato "il trail più duro al mondo", il tempo limite è di 150 ore, in regime di semi-autosufficienza.
Lo spagnolo Javi Dominguez, 43 anni, vince il Tor in 67h52’15”, Oliviero
Bosatelli arriva secondo assoluto in 69h16’, al terzo posto si è
classifica Andrea Macchi in 74h51’.
Di
seguito Andrea ci racconta la sua esperienza al Tor rispondendo ad alcune mie
domande.
Come hai deciso di fare questa gara? “Questa gara è il 4° anno che la corro,
nel 2014 arrivai chiedendo la mano a mia moglie come già ti raccontai
piazzandomi 201° e mi innamorai dell'ambiente; ho iniziato anche a crescere
come atleta e quindi ad avere più velleità di classifica, nel 2015 mi
classificai 18^ ma costretto a fermarmi a 50 km dalla fine causa brutto tempo
quindi nel 2016 la rifeci per tagliare il traguardo perché m'era rimasto
l'amaro in bocca dell'anno prima, ma causa un blocco renale dovetti fermarmi al
250° km ed ero in 5^ posizione, quindi rosicai molto; quest'anno sognavo di
poterla rifare al mio 100% e dai direi che ce l'ho fatta considerando che col
mio tempo avrei vinto 5 edizioni su 8 quindi contentissimo.”
Grande
prestazione di Andrea, una progressione negli anni da specialista delle ultra
trail di alcune centinaia di chilometri, al quarto tentativo passa dalla 201^
posizione alla terza posizione, qual è il segreto del suo successo? Il godersi
il viaggio senza stress con in testa il pensiero di farsi i selfie con suo
figlio, tutto il resto è benessere mentale a contatto con la natura faticando
ma sentendosi bene dentro di sé.
Che sapore ti lascia? “Troppi sapori, difficili da descrivere
se non la si prova.. sicuramente ti porta all'estremo di tutto, fisico, assenza
di sonno, freddo pazzesco, caldo massacrante, difficoltà di respiro a 3300 metri
di quota, alimentazione difficoltosa.. un vero viaggio interiore dove conoscere
se stessi è fondamentale per poter affrontare difficoltà del genere e dove
capisci che tutto ciò da soli non si può superare senza l'amore di chi ti
segue, dei volontari, della natura e della propria passione.”
Belle
parole che trasmettono il senso dello sport che vogliamo, uno sport all’insegna
del benessere, il cui motore è passione e motivazione, assaporando gli odori
dei percorsi, stimolando tutti i suoi sensi, la vista delle albe e dei
tramonti, le luci del giorno e i bui della note, sperimentando fame e sete,
sonno e tanto entusiasmo di arrivare al traguardo, anche da protagonista.
Cosa racconterai a casa e agli amici? “Onestamente racconterò ben poco perché
è difficile far capire certe esperienze, racconterò naturalmente le parti belle
che ho nel cuore mentre le difficoltà affrontate le tengo per me perché non
potrebbero capire.”
Il
mondo degli ultrarunner sempre incompreso, al di là dell’ordinario, solo chi
sperimenta la passione, l’entusiasmo, la forza di andare avanti, le crisi da
superare, le risorse residue da reclutare in difficoltà, può comprendere cosa
avviene in tali circostanze.
Prossimi obiettivi e sogni da realizzare? “Onestamente con quello che ho
combinato quest'anno ora voglio solo riposarmi e godermi un po' la mia famiglia
e amici a cui ho dedicato poco tempo per i miei sacrifici.”
Importantissimi
i recuperi, i riposi adeguati, quello che io chiamo autoprotezione e
importantissime anche le coccole che si fanno e che si ricevono, perché il
mondo non è fatto solo di superuomini e supereroi ma anche di persone sensibili
e presenti, quindi un po’ e un po’ c’è il momento dell’allenamento e della gara
e poi si ritorna a godersi se stesso e chi ci sta vicino.
Hai avuto particolari problemi o criticità? “Problemi sono stati di stomaco che poi
ho recuperato al volo, e il vento gelido nei colli che portava la temperatura a
meno 15 percepita; ma questi creano problemi di testa, i più difficili da far
passare, perché una difficoltà fisica su una corsa di 330 km ti fa pensare di
non riuscire ad arrivare in fondo, quindi bisogna avere la lucidità per stare
calmi portar pazienza e riprendersi perché dove c'è un problema c'è sempre una
soluzione. La mancanza di sonno per 3 gg ti porta a vedere nei sassi, nei legni
figure umane o di animali ma nonostante tutto riuscivo a restare lucido e
capire che erano solo visioni date dalla testa che non riusciva a metabolizzare
le immagini quindi gli dava un senso veloce.”
Comprendo
l’esperienza di Andrea, a volte con la fatica e lo sforzo prolungato si hanno
deliri visivi e uditivi, quindi bisogna avere tanta esperienza e tanta
capacità di centratura, focalizzarsi sul momento presente, sul qui e ora e
proseguire mettendo i piedi a terra e guardando avanti quanto basta per fare
attenzione dove si mettono i piedi per non farsi ingannare da visioni che
distolgono e distraggono.
Hai fatto incontri particolari? “Si una stella cadente che ha
squarciato il cielo diventando rossa alla fine.. pazzesca.”
E' andato tutto come previsto? “Su una gara del genere non si può fare
previsioni, è troppo lunga e piena di mille di incognite.”
Comunque
Andrea porta a casa tanta roba, tanta esperienza intensa e densa un podio di
prestigio accanto a due campionissimi e ancora tanta voglia, passione e
motivazione per continuare a far bene.
Come trasformi questa esperienza in insegnamenti per te e per gli
altri?
“Sicuramente m'ha fatto capire che davanti a dei
problemi c'è sempre una soluzione e deve essere così sempre nella vita.”
Vero,
per ogni problema c’è almeno una soluzione, si tratta di essere cauti e pazienti
e capire cosa poter fare per affrontare, gestire e superare il problema.
Cosa racconterai a te stesso? “Per me è e resterà sempre un bel sogno
che mi porto nel cuore.”
Le
sensazioni e le emozioni che più ti restano addosso? “Il freddo che m'ha
attraversato anche se coperto con materiali super tecnologici, che quindi ti
entra dentro come la fatica, la stanchezza, la mancanza di sonno, la fame,
ma più di tutto quando ho toccato l'asfalto di Courmayeur uscendo dai sentieri
e ho capito di avercela fatta a chiudere il mio sogno.”
Bello,
quando arrivi a destinazione, quando ti rendi conto che davvero ce l’hai fatta,
allora puoi mollare tutto, puoi anche crollare ma sempre dopo aver tagliato il
traguardo con le energie residue con tanto entusiasmo e soddisfazione accolto
dalla fola di fans e dai familiari e amici cari.
Cosa hai respirato? Sentito? Percepito? “Ho sentito tanto la natura che mi
avvolgeva, mi abbracciava, ci aiutava a tutti, anche se cattiva a volte
col freddo, ma in fondo ci voleva bene perché la attraversavamo
rispettandola e ascoltandola.. sensazioni uniche, forse un po' primordiali.”
Bella
questa descrizione, coccolati e accolti dalla madre terra, seppur scossi da
essa come se trasmettesse il significato che dobbiamo capire che siamo sotto la
sua protezione ma anche che dobbiamo rispettarla altrimenti ci può far
assaporare il peggio, quindi ben vengano esperienze di complicità e
riconoscenza con gli ambienti naturali, tenendoli sempre puliti e in ordine.
Segnalo alcuni miei libri: Correre con la mente;
Sogni Olimpici; La 100km del Passatore; Sviluppare la resilienza; Cosa spinge
le persone a fare sport?; Maratoneti
e ultrarunner; Lo sport delle donne; Sport, benessere e performance; O.R.A.
Obiettivi, Risorse, Autoefficacia. Modello di intervento per raggiungere
obiettivi nella vita e nello sport; Psicologia dello sport e dell’esercizio
fisico.
Matteo SIMONE
Psicologo, Psicoterapeuta Gestalt ed EMDR
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